Absurd
Theater
Apri
gli occhi Finnick.
Di nuovo ti
svegli in una camera che non è la tua, ti volti
appena per vedere da quale delle tue insulse amanti hai passato la
notte e una cascato di capelli dai colori sgargianti appare nella tua
visuale: niente di nuovo, a Capital City nessuno ha i capelli di un
colore naturale.
Senza dare un
nome a quella chioma innaturale ti alzi, lasciandotela alle spalle,
come ogni mattina, come ogni giorno.. Povero Finnick.. rinchiuso in una
vita che non ti appartiene, segregato in un mondo che non ti
rappresenta.
Con calma ti
fai una lunga doccia. Lasci che l'acqua fredda e scrosciante di scivoli
sulla pelle fino quasi a farti male, come se così riuscissi
a cancellare la sporcizia che ti senti addosso.
Perché
tu Finnick ti senti sporco. Sporco e vuoto.
Ma
soprattutto, ti sento solo. Nonostante gli abbracci delle tue numerose
donne, nonostante la compagnia dei potenti uomini, nonostante il calore
della folla di Capital City, nonostante tutto questo tu sei solo.
Solo a
combattere per la tua sopravvivenza, solo a lottare con quegli incubi
che ogni notte ti rigettano nell'arena a rivivere ancore e ancora gli
orrori dei tuoi Hunger Games, solo a soffrire per una vita che
indirettamente ti sei scelto, ma che non ti appartiene.
Solo.
Una lacrima ti
scende sulla guancia, venendo seguita poco a poco da molte altre.
Piangi.
Piangi
silenziosamente protetto da quel getto sempre più gelato,
che tu comunque ti ostini a non cambiare perché
là, in quella campana dagli sgargianti colori e dalle
soffocanti luci, là in mezzo a tutta quella grottesca
"perfezione", soltanto l'acqua ti sembra naturale.
Soltanto
l'acqua è come a casa.
Soltanto
l'acqua ti fa sentire a casa.
Di scatto fai
cessare il getto e con rabbia tiri un pugno alla parete.
Quella
non è casa tua!
Capital City
non è mai stata casa tua e mai lo sarà.
Non importa
che tu abbia vinto una delle maledettissime edizioni degli Hunger
Games, non importa che tu sia amato dalle folle, non importa che tutti
ti adorino, quell'accecante gabbia colorata non ti appartiene.
Non potrai mai
sentirla tua, mai potrai definirla casa.. Quella è soltanto
una prigione dorata a cui sei stato condannato nel momento stesso in
cui sei uscito vivo da quell'arena, quasi come se fosse una colpa,
quasi come se tu dovessi essere punito per questo. Inglobato in un
mondo di finzione, in cui tutto è artificiale,
superficiale.. in cui tutto è esageratamente eclatante..
falso.
Ti senti come
imprigionato in un orrendo teatro grottesco in cui tutti indossano
sfavillanti maschere di superficialità.
Maschera che
tu hai imparato a portare, ma che pesa ogni giorno di più..
«
Finnick» ti senti chiamare.
E tu sospiri.
E' il momento
di rientrare in scena: indossi nuovamente la tua maschera, con una
facilità che quasi ti spaventa, ma questo fa parte della tua
recita.
Queste sono le
regole del gioco.
Ed
è ora di tornare a giocare, Finnick.
..Spazio
Autrice..
Salve a tutti!
Questa è
la mia prima fanfiction su Hunger Games e spero sia venuta perolmeno
decente.
Dopo aver appena
finito di leggere La
Ragazza di Fuoco non
sono proprio riuscita a resistere e ho dovuto buttare giù
qualche riga.
Perchè
proprio Finnick come protagonista del mio primo tributo (scusate il
gioco di parole) a questa favolosa trilogia? Non so dare una risposta,
so solo che questo personaggio così apparentemente sicuro di
sé, forte e bellissimo mi affascina ed ho voluto rendergli
omaggio andando a scavare più nel profondo della sua anima e
questo è ciò che è venuto fuori.
Beh, cosa
aggiungere.. Grazie a tutti coloro che spenderenno cinque minuti del
loro tempo per questa storia, per chi lascerà qualche
commento e per chi semplicemnte dirà dopo aver letto "ma che
è 'sta roba?!".
Che
la sorte sia sempre a vostro favore
Raika.
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