Apartment six

di Il Saggio Trentstiel
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Sebastian rientrò a casa qualche minuto dopo la mezzanotte e, lanciata un'occhiata distratta al salone, fu stupito di trovarvi Santana.
-Ancora qui, Lopez?- la dileggiò prima di potersi fermare -Non dovresti essere a cavallo di una scopa a distribuire dolci e carbone?- -Evapora, Smythe.-
Il ragazzo rimase di sasso. Non per la risposta – le loro conversazioni, sempre se così potessero essere chiamate, terminavano spesso così – ma per la voce di Santana.
Bassa, smorta, come se avesse pianto. Rabbrividì senza poterselo impedire.
Fin da piccolo Sebastian aveva odiato vedere le bambine piangere: se sua sorella si faceva male, o litigava con qualcuno e scoppiava in lacrime, anche lui sentiva il prepotente desiderio di darsi a un pianto liberatorio.
Crescendo aveva modificato questa sua tendenza e aveva appreso a rispondere con rabbia a scene simili. Rabbia che, come rammentò quasi incredulo a se stesso, era sempre rivolta alle cause delle lacrime.
Si avvicinò timoroso alla coinquilina, venendo immediatamente fulminato con lo sguardo.
-Non ti ho detto di sparire?-
Aveva gli occhi arrossati. Sebastian tentò di ignorare il fastidioso groppo che gli era salito in gola e finì col sedersi sul divano accanto alla ragazza.
-Hai pianto.-
Non era una domanda, e a Santana non piacque tutta quella sicurezza. Lei celava le proprie emozioni, non si faceva leggere come un libro aperto dal primo idiota di passaggio! Roteò gli occhi e sbuffò.
-Però, che intuito...- -Cosa è successo?-
Ecco, quella era una domanda. Tra l'altro avrebbe preferito non sentirla.
-Mia nonna ha saputo da qualche impiccione che sono lesbica. Mi ha mandato una lettera dicendo che non vuole più saperne di me.-
Aveva parlato rapidamente, senza riflettere, senza pensare con chi stesse sfogandosi. Si morse un labbro, ma ormai era troppo tardi.
Sebastian occhieggiò la lettera abbandonata sul tavolino davanti a loro ma, contrariamente a quanto avrebbe fatto in una situazione normale, non allungò una mano per prenderla.
-Contento, ora?-
La voce sferzante di Santana lo costrinse a voltarsi. Fissando quegli occhi arrossati da lacrime ingiuste, versate a causa di persone immeritevoli, il ragazzo sentì la risposta salirgli spontanea alle labbra.
-No.-
Stupendo prima di tutto se stesso, Sebastian passò un braccio attorno alle spalle di Santana e la strinse a sé.
Stupendo prima di tutto se stessa, Santana non si sottrasse a quel contatto.





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