Gelosia_compromessi di coppia
Gelosia – compromessi di coppia
La
gonna fino al ginocchio blu con un lungo spacco laterale, che ne
lasciava intravedere leggermente le cosce, la camicetta sbottonata
sopra il seno al punto giusto e quei bottoni dorati che davano
luminosità al suo busto facevano sì che ogni uomo
entrasse nel suo ufficio o andasse a bere un caffè con lei la
guardasse dalla punta dei piedi, ornati con una scarpa col tacco in
tinta con i bottoni, ai capelli che corti le esaltavano il volto ovale.
Bulma Brief era un mistero: una donna tanto avvenente, proprietaria
della più grande industria tecnologica del mondo, quanto
splendidamente presuntuosa superba e nel contempo gentile. Un
controsenso unico, una donna dalla quale si poteva avere tutto, come
anche il nulla più totale. I suoi collaboratori più
stretti la definivano come la mente più geniale avessero mai
conosciuto, ma anche la donna più isterica e volitiva
dell’intero pianeta Terra. Yambo produttore di materiali
metallici era da molti anni che collaborava con la Capsule Corporation
e l’aveva vista si e no un paio di volte poiché aveva
sempre contrattato con il Dottor Brief, ma da quando sua figlia Bulma
aveva preso le redini dell’azienda, oltre ad averla fatta
crescere in maniera esponenziale con idee e progetti incredibili, aveva
Yambo cominciato a concludere i suoi affari con Bulma stessa. Lei si
era sempre presentata in maniera molto garbata e gentile e in molti
gliel’avevano descritta come una donna irraggiungibile e con lo
sguardo rivolto sempre su di un altro pianeta. Gli avevano persino
detto che lei aveva uno sguardo deciso e che difficilmente si riusciva
a sfuggirle. Tante parole pensò per una donna che dopotutto era
semplicemente bella, forse la sua particolarità era proprio
quella di essere estremamente intelligente e questo giocava molto a suo
favore. Una donna intelligente è molto più spiazzante per
un uomo di una che ha semplicemente un bell’aspetto. Dal canto
suo Yambo aveva avuto molte donne in vita sua: era certo un tipo
avvenente e aveva per lungo tempo vagato sui più svariati fiori,
ma con Bulma Brief sarebbe stato diverso. Prima di tutto lei era molto
ricca e poi sembrava quel genere di donna che sa il fatto suo quindi il
rischio era esattamente quello di diventare uno tra i tanti. Le voci
che giravano erano difatti innumerevoli: in primis si diceva che lei
fosse una mangiatrice di uomini, altri invece sostenevano che avesse
avuto due fidanzati in tutta la sua vita: uno Yamcha, il famoso
giocatore di baseball, e il secondo un uomo sconosciuto con il quale
aveva avuto un figlio, ma dal quale si era separata molto tempo prima;
nel vero nessuno sapeva con precisione nulla. Così Yambo aveva
deciso di agire e chiederle di uscire, poiché non vi era nulla
di più splendido che conquistare una donna così
misteriosa. Entrò così nel suo ufficio e si
accomodò ella lo salutò con un sorriso e gli fece segno
di sedersi, mentre concludeva la conversazione telefonica che era in
corso.
“Sì tesoro, va bene. Però stai attento e non fate disperare Chichi, mi raccomando. ”
Vi fu un attimo di silenzio dove la donna parve ascoltare le parole dall’altra parte della cornetta.
“Ok, allora un bacio. Ci vediamo stasera!”
Bulma depose la
cornetta e Yambo si accomodò tirando fuori dalla valigetta nera
un copia commissioni per metter giù con lei il solito ordine.
“Ciao Yambo, scusami, ma era mio figlio.”
“Figurati, i figli vengono sempre prima di tutto.”
Le sorrise e
lei sfuggì lo sguardo verso una foto sulla propria scrivania
dove il bambino dalla capigliatura lilla era ripreso con una tuta blu
legata con una cintura gialla in vita, probabilmente scattata durante
qualche corso di arti marziali.
“Già, sta crescendo così in fretta, ormai ha cinque anni.”
“Lasciatelo dire è proprio un bel bambino. Assomiglia tutto a te.”
Bulma rise
prendendo la foto sulla quale Yambo si stava sporgendo per fargliela
vedere meglio, era così orgogliosa di suo figlio e tale
sentimento le traspariva dagli occhi.
“Tu dici? Io vedo suo padre in tutto, soprattutto negli occhi e gli atteggiamenti”
Aggrottò
leggermente le sopracciglia a quell’ultima osservazione e Yambo a
quel punto intese che avrebbe dovuto spostare l’attenzione
dall’argomento scottante del padre di quel bambino, soprattutto
contando il fatto che Bulma pareva non sapere che effettivamente
nessuno aveva mai visto quell’uomo quindi oltre a lei nessun
altro avrebbe potuto riconoscerne delle somiglianze con il bambino.
“Vedo che
pratica le arti marziali, anche io ho fatto judo per anni. Ho pure
partecipato ad un torneo tanti anni fa!”
Bulma lo
guardò stupita, Yambo sapeva che quel discorso faceva sempre
breccia nei cuori delle donne. Un guerriero era sempre ben visto
soprattutto da quando Mister Satan aveva sconfitto quel mostro di Cell.
“Ma davvero? Io ho molti amici che hanno partecipato a diversi tornei mondiali.”
“Pensa che coincidenza e ora non lo fanno più?”
Bulma scosse la
testa e un velo di nostalgia solcò i suoi occhi blu,
probabilmente aveva ricordato qualcosa di particolarmente doloroso o
semplicemente aveva incontrato il padre di suo figlio ad uno di quei
tornei. Bene era fatta: una donna afflitta era una facile preda.
“Trunks però si allena costantemente, ma non so che stile pratichi.”
La donna parve
pensarci portandosi un dito sotto il mento e poi distolse completamente
l’attenzione da quell'argomentazione e prese le scartoffie che
erano posate su di una mensola e prese a scrivere l’ordine.
Finito il lavoro si alzarono entrambi dalla sedia per congedarsi e
Bulma gli strinse la mano.
“E’ sempre un piacere, Bulma”
“Anche per me.”
Lui la guardò con maggiore intensità e poi assottigliò gli occhi e fece un mezzo sorriso.
“Sai Bulma, mi piacerebbe molto uscire con te una sera di queste.”
Bulma lo guardò in viso sgranando gli occhi per lo stupore.
“Eh?!”
Le uscì soltanto dalle labbra.
Bulma
arrivò a casa a tarda ora, aveva dovuto andare al supermercato a
comprare qualcosa da mangiare poiché sua madre l’aveva
chiamata dicendole che non c’era più nulla nel frigorifero
e neppure nella dispensa; al ché Bulma aveva immaginato che vi
fosse lo zampino di qualche saiyan a caso sotto questa strana
sparizione. Le luci della Capsule Corporation erano quasi tutte spente,
tranne quelle del vialetto d’ingresso e dell’esterno.
Dedusse che i suoi genitori non erano ancora rientrati oppure sarebbero
stati via per lungo tempo, erano sempre un mistero facevano sempre
quello che volevano; e Gohan non aveva riportato ancora a casa Trunks.
Di certo come prima cosa avrebbe dovuto chiamare Chichi e sincerarsi
sulla loro situazione, poi si sarebbe occupata dell’abitante
più silente della Capsule Corporation. Chiamò i robot di
servizio che si animarono subito per portare la spesa all’interno
della casa. Bulma lì seguì poco distante gustandosi
l’aria fresca della sera. Entrò in casa poggiando la
giacca sul pavimento, tanto un robot domestico avrebbe provveduto a
sistemarla e si avviò verso il salotto da dove proveniva la luce
bluastra della televisione.
“Pensavo di non trovarti”
Disse alla
losca figura che sostava spaparanzata sul divano mentre un film western
scorreva sul monitor gigantesco della sala. Bulma si avvicinò
non ottenendo risposta e si sedette sul bracciolo del divano cercando
lo sguardo del compagno.
“Mi ha
chiamato mia madre e mi ha detto che non c’è più
cibo nel frigorifero né nella dispensa, ne sai qualcosa? Non
c’era neppure Trunks oggi.”
Fece in
quell’attimo mente locale e si sollevò per prendere il
cordless e chiamare Chichi. L’individuo sdraiato sul divano
proseguì nella sua osservazione del film sbadigliando, ma senza
fare alcun verso. Bulma si rimise nella stessa posizione di prima e
compose il numero.
“Pronto, Goten?”
Ci fu un attimo d’attesa.
“Sì, passami la mamma. Grazie”
Una vece
femminile dall’altra parte dell’interfono la salutò
cordialmente, mentre il moro si sedette poggiando la schiena al
cuscino morbido rosso che prima teneva sotto il braccio, continuando a
non degnare la donna di uno sguardo. Gli occhi di Bulma invece vagavano
su di lui imperterriti ed accigliati.
“Chichi
ciao, allora per che ora rientra Trunks? Se c’è qualche
problema e non vuoi mandare Gohan vengo io a prenderlo. No, non
può rimanere domani abbiamo molte cose da fare.”
Mentì
spudoratamente, semplicemente voleva il suo bambino a casa e tutto per
sé; sebbene avrebbe dovuto andare ugualmente in ufficio il
giorno seguente.
“Sì, ok allora passo più tardi; per le dieci digli di prepararsi. Ok, ciao Chichi.”
Mise giù
la cornetta e si lasciò scivolare nello spazio del divano che il
compagno le aveva lasciato. Guardò prima il soffitto perdendosi
nei suoi pensieri e poi si voltò a fissare il profilo spigoloso
della persona al suo fianco.
“Allora? Non mi hai ancora risposto. Cos’è, hai fatto un voto segreto di silenzio per caso?”
Lui
latrò qualcosa di incomprensibile e Bulma scoraggiata prese il
telecomando e spense la televisione; fu buio all’istante nella
sala ed entrambi furono rischiarati dalla luce dei corridoi adiacenti
che Bulma aveva lasciato accesa.
“Perché hai spento?”
Proferì finalmente la voce roca e penetrante di lui.
“Perché tanto non ti interessava, non dirmi davvero che stavi guardando questo stupido oggetto terrestre?”
Gli fece il
verso lei tornando a fissare il soffitto; il saiyan dal canto suo non
disse nulla e si alzò per lasciare la stanza diretto
chissà dove.
“Che hai?”
Gli chiese lei
che in quel momento ancora non aveva compreso cosa avesse fatto il
saiyan per essere così silente e scontroso, non che di solito
non lo fosse, ma quella sera non l’aveva nemmeno insultata,
minacciata o apostrofata con appellativi ridicoli nemmeno una volta.
“Ho fame”
“Ma se ti sei mangiato pure la dispensa!”
Ella si sporse
dal divano e vide la sagoma di lui resa visibile dalle luci della
città, poiché si era mosso in direzione della finestra.
“Sei arrivata tardi!”
Si era seduto
sullo stipite della finestra chiusa di quel giorno d’autunno e
prese a guardare fuori assorto. Bulma lo osservò attentamente
immaginando che dopotutto le avventure che aveva vissuto nello spazio
erano state esperienze indimenticabili e che fosse quantomeno ovvio che
per lui i film terrestri non erano altro che delle stupide riproduzioni
di cose che lui aveva fatto o che aveva vissuto in maniera più
intensa. Se lo immaginò vestito da cowboy con pistola alla mano
e immaginò che fosse un bandito pericoloso che a bordo del suo
cavallo nero seminava terrore per le terre del far west e magari lei
poteva anche essere una ricca coltivatrice di cotone e lui avrebbe
potuto rapirla per richiedere il riscatto ed in questa avventura si
sarebbero indubbiamente innamorati. Scosse la testa ritornando alla
realtà e continuò a guardare il compagno e ripercorrere
le sue frasi dall’inizio. Dunque facendo due calcoli…
“Mi
dispiace tesoro, lo so sono stata via tutto il giorno e non abbiamo
neppure pranzato insieme. Hai perfettamente ragione; ma aveva un
sacco di cose da sbrigare in ufficio e anche domani… Sai a breve
abbiamo l’esposizione mondiale della tecnologia, dobbiamo essere
pronti e…”
“Tsk”
L’interruppe lui scocciato incrociando le braccia al petto.
“Non mi importa quello che fai.”
Lei si era
avvicinata sfiorandogli una guancia e depositando la sua mano sul suo
collo, sorrise perché tutti quei controsensi di Vegeta la
facevano letteralmente impazzire e sciogliere. Si sedette sulle sue
gambe e attirò il suo sguardo su di lei, mentre egli
discioglieva le braccia dalla sua solita postura e poi lo baciò
sulle labbra. E come tutte le volte la sua pelle ebbe un fremito a quel
contatto e non mancava mai di sentirsi quelle fantomatiche farfalle
allo stomaco.
“Vegeta
sai pensavo che alla fine nessuno sa che io e te stiamo insieme;
cioè penso che nessuno sappia che io ho un compagno. Ho come
l’impressione che pensino che ho fatto Trunks con un uomo a caso
e che da allora non l’ho mai più rivisto.”
Vegeta aggrottò le sopracciglia e Bulma proseguì il suo ennesimo monologo.
“Pensa che oggi un nostro collaboratore, Yambo, mi ha chiesto di uscire”
La mascella del
saiyan si era stretta e le sue sopracciglia si erano impercettibilmente
inarcate più del solito, a lato delle sue labbra ben serrate si
era formata una fossetta tipica di quando Vegeta era nervoso. Bulma lo
guardò abbozzando un sorriso allegro e si sollevò dalle
sue gambe passandosi sinuosamente una mano tra i capelli.
"D'altra parte come biasimarlo: sono una donna affascinante io!"
"Tsk"
Il saiyan aveva
preso a guardare fuori dalla finestra e aveva incrociato le braccia al
petto rimanendo serio e composto nella sua figura.
"Beh, che vorresti dire: non mi trovi bella o pensi che nessuno potrebbe mai chiedermi di uscire?"
Lui aveva
roteato gli occhi su di lei osservandola nella sua interezza scrutando
prima i piedi per poi scorrere più su verso le sue gambe, i suoi
fianchi il suo seno. Bulma arrossì sentendo i suoi occhi
scorrere sul proprio corpo. Certo solo lui poteva farla sentire in quel
modo.
"Non trovo
sensato che ti pavoneggi in questo modo senza che nessuno ti abbia
fatto alcun complimento in questo momento e soprattutto penso che ti
vogliano per i soldi"
Si erano
scrutati per interminabili istanti fino a quando Bulma stizzita non si
era voltata e allontanata da lui. Era inutile parlare con un tipo
così ottuso e che no le aveva mai dedicato un singolo
complimento. Non ammetteva neppure che aveva una donna immensamente
bella e desiderabile e la sua non era certo vanità!
"E la mia cena?"
Bulma aveva sollevato il mento stizzita puntando le braccia ai fianchi.
"Arrangiati! Io vado a prendere mio figlio!"
Quel mattino si
era alzata con un cerchio alla testa. Aveva dormito certo, ma aveva
dormito male. Vegeta non si era presentato nel letto, nel loro letto, e
si era addormentata verso quasi le tre del mattino con mille pensieri
nella testa. Pensava Vegeta fosse geloso, ma a parte la piccola
increspatura delle sue sopracciglia non gli era parso che se la fosse
particolarmente presa per quell’invito ad uscire che aveva
ricevuto. Forse avrebbe dovuto accettarlo così forse Vegeta le
avrebbe dimostrato qualcosa. Si rigirò nel letto cercando di
capire, con il solo potere della propria mente, dove fosse
finito… Vegeta era sempre un mistero, ma era sempre e solo
l’unico che riusciva nell’intento di destabilizzare le su
convinzioni: e se tutti quelli che la guardavano lo facevano davvero
solo perché era una delle donne più ricche del pianeta e
non perché era affascinante e stupenda? Il telefono di Bulma
cominciò a suonare incessantemente e d’improvviso ella si
ricordò che doveva andare al lavoro e che aveva un mucchio di
cose da sbrigare. Sbuffò rispondendo al telefono, anche se la
voglia di cercare Vegeta e provocarlo ancora un po’ era tanto
forte da spingerla ad indossare lo scooter all’occhio e cercare
l’aura del compagno.
“Pronto?”
“Signorina Brief, mi scusi se la disturbo… Ma abbiamo un problema.”
Bulma
sgranò gli occhi e chiuse all’istante la conversazione
vestendosi in fretta e furia e correndo in ufficio velocemente. Ancora
non poteva crederci, non poteva pensare fosse davvero successa una cosa
del genere... Era impensabile persino e il cuore le pompava forte nel
petto emozionato.
In un battito
fu in ufficio, dopo aver preso Trunks ed esserselo caricata in
macchina, e come prima cosa aveva guardato verso la parte più
alta del grattacielo dove dei pompieri erano già all’opera
per sistemare il misfatto. Bulma non credeva ai suoi occhi.
“Trunks, tesoro segui la mamma.”
Disse al
bambino che ancora si stava strafogando con delle merendine che gli
aveva piantato in mano appena usciti di casa. Il bambino se l’era
trangugiate in poco tempo e non aveva mancato di raccontare alla madre
le sue marachelle con Goten per tutto il viaggio.
“Signorina
Brief finalmente è arrivata. Non sappiamo com’è
successo. Appena arrivati abbiamo pensato ad un attentato, ma dopotutto
non è morto nessuno.”
Bulma aveva
assottigliato gli occhi convinta che ci fosse sempre lo stesso solito
zampino sotto ogni tipo di casino le succedesse.
“Mikuro prendimi i video della sorveglianza riguardanti il mio ufficio e portameli su.”
Si
abbassò verso Trunsk e gli scompigliò i capelli, mentre
il bambino apriva una nuova merendina e se l’infilava in bocca.
“Tesoro mio, rimani qui con Mikuro io vado su a vedere. Mi raccomando fai il bravo.”
“Ok, mamma.”
Ma gli occhi
del bambino le dicevano chiaramente che sarebbe sgattaiolato via
chissà dove il prima possibile, volle ugualmente fidarsi.
Guardò da sopra in giù quella faccia da furbetto che dopo
averle fatto dei dolcissimi occhi innocenti si era già
arrampicato sul tavolo della reception e stava aprendo le caramelle.
Bulma aveva preso subito l’ascensore per salire all’ultimo
piano, scalpitava dalla curiosità e dal timore di dover dare
della spiegazioni. Finalmente la porta dell’ascensore si
aprì sul suo enorme ufficio e una folata di vento la colpi in
volto. L’enorme vetrata della stanza era stata completamente
sventrata. Aprì e chiuse la bocca incredula, mentre i pompieri
rientravano con il corpo di un uomo scioccato e che ancora barcollava
per la paura. Bulma si era portata una mano alla bocca. Yambo era stato
chissà quante ore appeso per la camicia al parafulmini sul tetto
del grande ed immenso complesso della Capsule Corporation. Bulma si era
avvicinata a lui tendendo la mano, ma l’uomo si allontanato
all’istante e l’aveva guardata negli occhi.
“Io…
Non sapevo fossi sposata… E non volevo offenderti
né ledere alla tua dignità di donna.”
Bulma inarcò il sopracciglio.
“Lo so, mi dispiace per quanto successo”
Lui aveva abbassato lo sguardo facendo un sorriso amaro.
“Ma lui chi è un terrorista…?”
“Ehm, no… Non lo è…”
Anche se nella
sua mente stava passando solo una frase da dire: no, non è un
terrorista è solo un mercenario, assassino intergalattico,
sterminatore e distruttore di interi pianeti che sto cercando di
cambiare…
“Beh, ha una forza incredibile. Credo Bulma che ti manderò una mia dipendente d’ora in poi”
“Non ce
n’è bisogno Yambo, quello zuccone mi sente sta volta, ha
passato il limite! Dove diavolo pensa di essere alla base di
Freezer!”
Nessuno
capì le sue parole, ma tutti si chiedevano una sola cosa: chi
diavolo era il presunto marito di Bulma Brief? La porta
dell’ascensore si era nuovamente aperta e Mikuro era uscita con
in mano uno schermo touch screen, Trunks alle sue spalle era corso alla
finestra per guardare di sotto.
“Signorina Brief, oddio suo figlio si sta sporgendo un po’ troppo… ”
Trafelata fece per raggiungerlo, ma Bulma la bloccò.
“Dammi quello schermo, Trunks se la cava da sé.”
Mikuro aveva arrestato il passo e aveva dato il monitor alla donna dai capelli turchesi che aveva di fronte.
“Signorina Brief… ”
“Signora…”
Corresse Yambo che si era seduto su di una sedia osservando la scena e
soprattutto lo strano bambino che si sporgeva dalla finestra in mezzo
ai vetri senza che la madre si preoccupasse per lui. Mikuro aveva
sollevato le sopracciglia stupita, mentre le altre segretarie di Bulma
si erano affacciate alla stanza per vedere quello che stava accadendo.
“Comunque
questo casino l’ha fatto un uomo affascinante. Oh, signorina
Brief – ehm signora- deve vederlo ha un fisico e uno
sguardo… L’abbiamo visto tutte giù e…”
“Dammi quel coso!”
Aveva ordinato la presidentessa stizzita da tutta quell’assurda situazione.
“C’è anche l’audio?”
“Sì, certo signora Brief: ma lei conosce il colpevole?”
Bulma aveva
stretto il monitor e mentre Trunks alle sue spalle si inerpicava nel
luogo più pericoloso vi fosse guardando di sotto, il suo sguardo
si era fatto diabolico e pieno delle peggiori intenzioni.
“Papà è stato grande: ha fatto un bel buco.”
Fu il bambino a palesare i dubbi di tutti, mentre Bulma si accingeva ad afferrarlo per il braccio e trascinarselo appresso.
“Non c’è nulla da ammirare, Trunks. Tuo padre l’ha fatta grossa e questa volta me la paga cara!”
Poi si voltò verso Mikuro.
“Da a
Yambo tutto quello di cui a bisogno” E si voltò verso di
lui. “Mi dispiace, mio marito è un tipo un po’
irascibile…”
E si diresse a
grandi passi verso l’ascensore con il chiaro intento di prendere
Vegeta e disintegrarlo con le proprie mani, non gli sarebbe bastato
diventare un super saiyan questa volta. Le ragazze degli uffici la
guardarono uscire trascinandosi il piccolo Trunks appresso che intimava
Bulma di lasciarlo andare, che era abbastanza grande e sapeva fare da
solo.
“Pazzesco…
E noi non sapevamo neppure che fosse sposata. Che hai fatto Yambo per
farlo arrabbiare in tal modo?”
Nella penombra
della sera stava attendendo la propria vittima sul divano con solo la
televisione accesa e immaginando che lo stesso Vegeta la sera
precedente l’avesse attesa tramando le peggiori intenzioni nei
suoi confronti. Aveva mollato, e non solo letteralmente, Trunks da
Chichi voleva gustarsi quella succulenta vendetta da sola. Senti i
passi cadenzati di lui farsi avanti e quando fu arrivato dietro le sue
spalle Bulma osò pronunciare parola.
“Non sapevo fossimo sposati.”
E con quella
frase scelta con accuratezza e attenta riflessione aveva voluto fargli
notare in primis che sapeva ogni cosa e poi che non avrebbe potuto
sottrarsi in alcun modo da quella conversazione. Il suo piano sembrava
aver funzionato poiché il saiyan si era bloccato esattamente
dietro la sua testa.
“Beh, l’ho deciso l’altro giorno”
Sentenziò
lui ovvio, come se quella decisione spettasse unicamente a lui e che a
lei non era dato sapere né l’ora né la data del
loro presunto matrimonio che era accaduto solo ed unicamente nella
mente del principe dei saiyan.
“Ma che assurdità è mai questa, Vegeta! Non è così che funzionano le cose sulla Terra!”
Era furiosa e
come sempre lui riusciva a farla uscire dal suo drittissimo binario
della razionalità e farla entrare in un baratro che la faceva
ogni volta eruttare come se nel suo corpo abitasse la peggiore delle
vipere pronta in ogni attimo ad attaccare la propria preda.
“Ci sono
delle carte da firmare, una cerimonia, dei voti da scambiarsi, un abito
da indossare speciale… Questo è un matrimonio non: mi
sveglio un mattino e per gelosia decido che la mia compagna è di
colpo mia moglie!”
“Non dire assurdità Bulma: io geloso?”
Lei irritata si sporse dalla spalliera del divano per osservarlo meglio negli occhi.
“E cos’era dunque la sceneggiata di oggi Vegeta?”
“Non quello che credi tu!”
“Ah, sì e tu pensi di poter fregare me la donna più intelligente del mondo?”
Mossa scontata:
Vegeta si voltò per andarsene poggiando l’asciugamano che
teneva in mano sulla spalla, ma Bulma aveva un piano e fece partire un
filmato sul maxi schermo del salone.
“Perché volevi uscire con lei?”
“Non credo che siano affari suoi, non so neppure chi lei sia!”
“Non sono affari miei? Bulma è mia moglie certo che sono affari miei!”
“Tesoro, questa si chiama gelosia”
Lui si era voltato e senza pensarci un solo istante aveva disintegrato il televisore.
“Maledetto!
Ah, ma se pensi di averla scampata questa volta ti sbagli di grosso
principe dei miei stivali. Ne ho fatte delle copie, molte copie.”
Lui si era
avvicinato allora minaccioso e Bulma aveva ghignato contenta:
l’aveva messo nel sacco e adorava averlo nelle sue mani.
“Dammi quel coso!”
“Non ci penso nemmeno, con questo nelle mie mani sei mio”
Vegeta aveva voltato il volto da un’altra parte incrociando come di consueto le braccia sul petto.
“Se pensi
che ti basti così poco per avermi ti sbagli di grosso, Bulma. Mi
sarei comportato in quel modo anche se un babbeo qualunque avesse
voluto entrare nella mia GR e passarci un’intera giornata. Non fa
alcuna differenza per me.”
Bulma
sbatté la bocca a vuoto prima di schiacciare ancora una volta un
tasto del telecomando che aveva in mano e dagli altoparlanti
uscì di nuovo la voce di lui.
“Perché volevi uscire con lei?”
“Non credo che siano affari suoi, non so neppure chi lei sia!”
“Non sono affari miei? Bulma è mia moglie, certo che sono affari miei!”
Se voleva il gioco pesante l’avrebbe avuto, così una volta per tutte avrebbe finito col fare il duro orgoglioso.
“Questi giochetti non funzionino con me, sei un’illusa: io non ero geloso in quel momento.”
La frase si
ripeté nuovamente nell’aria, ma Vegeta, seppur
visibilmente irritato, cercò di far finta che la cosa non lo
interessasse ed era svanito per i corridoi.
“Me ne vado a dormire non ho tempo da perdere con queste assurdità!”
“Vai a
dormire dove sei stato ieri perché nel mio letto non
c’è posto” Lo seguì per un pezzo prima di far
partire nuovamente la scenata di gelosia di Vegeta via audio.
“Visto che non ho liberamente deciso di essere tua moglie vai a sceglierne un’altra!”
Mikuro svolgeva
le sue solite attività di routine, quando ad un tratto una
figura massiccia, ma non eccessivamente alta, si erse davanti ai suoi
occhi in tutto il suo splendore. La ragazza balbettò un
buongiorno e il losco figuro dalla parte opposta del suo bancone
d’accoglienza, con sopra stampato il marchio della Capsule
corporation, vestito di quella che sembrava una tuta da combattimento
non le rispose e mantenendo la propria imperturbabile posa ed
imperscrutabile espressione le diede con la sua vece profonda un
semplice ordine.
“Fammi passare, devo andare da mia moglie.”
La ragazza lo
interpretò come un atto di incomprensibile educazione, dato che
pareva saper bene dove fosse l’ufficio della compagna visto che
ci aveva portato il povero Yambo la mattina precedente, e tremante
balbettò un certo schiacciando un pulsante che aveva aperto le
porte dell’ascensore che portava direttamente all’ufficio
del direttore.
“Trunks, tu rimani qui. Non ti voglio tra i piedi.”
“Ma papà questa ragazza non mi è simpatica, voglio venire dalla mamma!”
“Ubbidisci.”
Il bambino
aveva mugugnato qualcosa, ma poi si era arreso all’imperativo del
padre e si era poggiato con la schiena al muro.
Mikuro e le altre ragazze della reception si erano guardate trepidanti, Bulma Brief aveva un marito che era un vero schianto.
“Accidenti tutte le fortune a lei!”
Per la seconda
notte consecutiva non aveva chiuso occhio e ora si stava
inevitabilmente addormentando sulla sedia della propria scrivania. Gli
occhi si stavano per chiudere quando sentì il campanello
dell’ascensore trillare.
“Vi avevo detto che volevo essere lasciata in pace!”
“Se devi dormire certo che potresti farlo a casa.”
Alzò il
capo e lo vide entrare in tutta la sua regale magnificenza e con quello
sguardo che sembrava costantemente dire all’universo quanto lui
era indispensabile per il mondo intero.
“Che cosa sei venuto a fare, Vegeta?”
Lui con estrema
semplicità si sedette sulla sedia e accavallò le gambe
guardandola con il suo solito sguardo serio in viso.
“Mi hai
tediato tutta la notte con quella storia del matrimonio, del fatto che
non sei ufficialmente mia moglie così: sono venuto a
firmare quel contratto di cui parlavi.”
Bulma
sgranò gli occhi e fece un elenco veloce delle cose senza senso
di quel momento e le esternò al compagno, forse marito, che
aveva davanti.
“Non ci siamo visti questa notte quindi come posso averti infastidito?”
Lui non rispose e Bulma proseguì, intuendo che anche lui probabilmente non aveva dormito riflettendo su quanto successo.
“Il
matrimonio non è propriamente un contratto e non si firma come
fosse un progetto o un acquisto di un televisore! E perché
diavolo indossi la battle suit!?”
Si era sollevata sbattendo con forza le mani sulla scrivania senza smettere un secondo di guardarlo.
“Ieri mi
hai parlato di un contratto e pensavo si firmasse qui, visto che
è un ufficio! E la battle suit è il mio abito
cerimoniale. Credevi che sarei andato in giro da umano?”
“Vegeta,
ma che assurdità è questa! Per celebrare un matrimonio ci
vuole del romanticismo e venire qui a chiedermi di sposarti in questo
modo è davvero un’idiozia.”
“Io non
ti ho chiesto di sposarmi, non so neppure cosa voglia dire! E poi
spiegami cosa accidenti è questo matrimonio, perché
davvero non l’ho capito. So solo che quando due persone vivono
insieme sono marito e moglie, se voi terrestri vi complicate la vita
con questo matrimonio o sposalizio non è certo colpa mia!”
La Bulma
più razionale non aveva smesso un secondo di fissarlo dritto
negli occhi basita e sorpresa insieme; Goku si era stupito ugualmente
della medesima cosa, ci mancava solo Vegeta pensasse il matrimonio
fosse da mangiare. Dall’altro lato la Bulma più spavalda
aveva solo una voglia eccessiva di saltargli addosso; dopotutto lei
amava Vegeta e qualunque assurdità pensasse o provasse
arricchiva semplicemente quello che lei sentiva per lui.
“Signora Brief, signor Vegeta giusto? Mi scusi ma non conosco il suo cognome…”
“Mikuro stringi mi sto stufando di questi convenevoli. Cosa vuoi?”
“Mi scusi
signora Brief se ledo la vostra privacy, ma … Beh, il piccolo
Trunks è appena fuggito e non sappiamo dove sia finito. Mi
dispiace… Noi…”
Bulma interruppe la conversazione.
“Hai abbandonato Trunks al piano di sotto?”
“Non l’ho abbandonato, l’ho solo lasciato lì un attimo!”
Bulma aprì la finestra appena riparata e invitò il saiyan a uscire da lì.
“Tuo figlio è veramente disubbidiente: ha preso tutto da te!”
“Che dici, quando fa queste cose è proprio come sua madre: priva di un senso logico nell’agire!”
Bulma gli
sorrise ed egli si avvicinò alla finestra pronto a
lanciarsi di sotto e dare una bella lezione a quel disubbidiente
di Trunks. Era già sospeso nell’aria quando Bulma gli
posò una mano sulla spalla fermandolo.
“Hai
ragione noi umani ci complichiamo la vita con cose che sono in fondo
così semplici. Noi dopo tutto siamo noi e qualsiasi cosa accada
siamo pur sempre io e te prima di tutto. Bulma e Vegeta soltanto e se
tu vuoi chiamarmi moglie… Per me non c’è cosa
più meravigliosa che esserlo.”
“Tsk”
Fu
l’unica risposta di lui prima che Bulma alzatasi sulle punte lo
baciò sulle labbra. Lui era fuggito subito e Bulma si era
affacciata con il cuore che le batteva forte nel petto.
“Trova nostro figlio, maritino mio!”
"Non chiamarmi in quel modo o ti ammazzo, Bulma!"
Ora che aveva
urlato al mondo la propria appartenenza si sentiva proprio come se
l’avesse davvero sposato. Ora sapevano tutti che stavano insieme
e che in un modo o nell’altro loro erano marito e moglie.
Angolo Autore:
Dalle mie parti c'è aria di
matrimoni e convivenze dunque ispirata da questo momento happy diciamo
che ho scritto questa fic. Quindi spero per chi sia arrivato alla
conclusione di avervi divertito con questa stupidaggine partorita in
attimi di follia. Spero davvero vi piaccia e se vorrete farmi sapere il
vostro pensiero sarò lieta di prendermi ogni vostro tipo di
considerazione!^_^
Grazie infinite a chi leggerà!!
Un abbraccio,
Yori
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