~
Flame ~
The Beginning
[ Fuoco, cammina con me!
]
Jim
Morrison
- Ma che idea del
cazzo...lasciamelo dire, sprizzi gioia da tutti i
pori.-
- Grazie Phin, detto da uno che
se ne sta stravaccato in terrazza a farsi una canna è veramente
consolatorio.-
- Andiamo amico, lo sai anche tu.
A quest’ora dovresti essere qua con me e Jas a programmare il venerdì sera
invece che su un treno pulcioso che ti porta chissà dove in mezzo a
scoppiati piromani che non sanno neanche accendermi il torcione che ho in
mano...-
- Molto divertente...aspetta, c’è
una galleria...-
Lucas James Potter avvertì un
irritante sfrigolio e si scostò di qualche centimetro il cellulare
dall’orecchio.
Non doveva neanche preoccuparsi
di parlare a bassa voce. Lo scompartimento e il vagone erano quasi
completamente vuoti. Aveva visto due o tre Babbani leggere oziosamente i
giornali, anzi...più che altro, agitarseli in faccia a causa della calura
micidiale di quel trentun giugno.
Dallo sportello mezzo aperto, la
maniglia era rotta e non era riuscito a chiuderlo, il giovane mago sentì il
canticchiare stonato di un demente che ascoltava una vecchia canzone di
Bowie.
Il treno, un regionale che
attraversava mezza Scozia e le Highlands, viaggiava spedito, ma era partito
con un ritardo considerevole. E
dopo tre ore e mezza di viaggio, lui iniziava ad annoiarsi, senza contare
che a ogni fermata, scendeva più gente di quanta ne
salisse.
Avrebbe preferito di gran lunga
Smaterializzarsi direttamente a quel maledetto Chandler Fort Castle, come
indicava quel dannato coupon che il Ministero della Magia si era premurato
di fargli avere.
- Ecco, ti sento di nuovo...-
disse, buttando uno sguardo vago ai bei paesaggi della Scozia dove un
castello di nascita normanna faceva bella mostra di sé sulle sponde di uno
dei tanti laghi della regione – Colin arriva più
tardi?-
- Si...- bofonchiò Phin,
levandosi di bocca la cartina e iniziando a lavorare l’erba con precisione
chirurgica – Sono riuscito a convincerlo a disertare il Krack per una sera.
Lo sapevi tu che in quel locale ti offrono la meta anfetamina Paranoid
insieme ai cocktail meno cari?-
- Ecco spiegato perché Jason vive
lì dentro.-
In sottofondo, la voce di Jason
Steins giunse ancora più impigrita di quella di Manners. Si fece passare
quell’astruso aggeggio Babbano e dopo aver capito da che parte indirizzare
orecchie e bocca, emise un sono sbuffo.
- Allora, che mi
racconti?-
- Niente di che. Il coupon
sembrava interessante. Mia madre era d’accordo con me, papà un po’ meno
anche se non ne capisco il motivo.-
- E’ uno stage per
Phyro?-
- Si, ci siamo informati. E’ un
corso intensivo. Questo Chandler è famoso nei paesi nordici a quanto mi
hanno raccontato. Sa il fatto suo...insegna ai Phyro a dosare il proprio
potere e ad aumentarlo. Inoltre il posto sembra bello...un po’ isolato, ma
bello.-
- Quanti
sarete?-
- Non ne ho la più pallida idea.-
confessò, sospirando – Due mesi di cazzeggio per Londra era chiedere troppo
ai miei.-
- Gli abbiamo affondato la barca
l’anno scorso, ricordi?-
- Sottigliezze. Non avrei potuto
affondargli niente sulla terra ferma.-
- Ma che cazzate...- Jason rise,
buttando un occhio alla perfetta canna ottenuta dal lavoro da certosino di
Phin – Comunque potrebbe essere interessante. Conoscere altri Phyro,
intendo.-
- Almeno potrò ballare nudo intorno a
un fuoco di notte in compagnia.-
- Senti...stasera le ragazze
fanno festa a casa nostra. Jen ha invitato tutte dal quinto anno in su. Se
vedo Vicky...le devo dire qualcosa?-
- Ci siamo già detti tutto,
davvero. Non era contenta, preferiva che fossi rimasto con lei per conoscere
il parentado della famiglia degli Squali ma alla fine se n’è fatta una
ragione. E poi vado in Scozia, mica parto per le
Hawai.-
- Goditi le tentazioni, fidanzato
modello.- gli consigliò Jason – Ti ripasso lo
spacciatore.-
- Non dire stronzate!- sbottò
Phin, riprendendosi il telefono – Lucas, occhio a quello che fai o finirai
castrato prima di compiere i diciotto anni. La gente è pettegola anche in
Scozia.-
- Se lo dite
voi...-
Adagiò il capo all’indietro,
contro l’imbottitura bitorzoluta del sedile e li salutò. Ah, si. I ragazzi
gli sarebbero mancati. Aveva progettato una bella estate e invece il
Ministero aveva fatto sapere che altri incendi alla proprietà della Scuola
di Hogwarts non sarebbero stati tollerati.
Come se fosse stato lui a dar
fuoco al Platano Picchiatore. Bhè, l’idea più volte gli era passata per la
testa ma a sentire Piton, che si teneva i suoi fidi bimbi serpenti stretti
come una madre ossessiva, non era vero che Vicious era uscito in piena notte
con tanto di tanica di liquido infiammabile.
Bastardo.
Chiuse il cellulare e lo infilò
nella tracolla, tirandone nuovamente fuori gli auricolari del
lettore.
Lo aspettava ancora un’ora e
mezza di viaggio e più il treno avanzava, più la vegetazione si faceva
fitta. Estese colline verdi smeraldo, campi di bucaneve, pendii rocciosi di
terra bruna bagnata.
Si, lo scenario era
mozzafiato.
Lift Me
Up di Moby vibrava nelle sue
orecchie come qualcosa stava agitando il suo
cuore.
Fuoco. Era tutto ciò a cui
pensava.
Avrebbe incontrato altri Phyro.
Visto altro potere simile al
suo...non sarebbe più stato l’unico come invece era a
Hogwarts.
Un sogghigno estatico gli piegò
la bocca carnosa e volitiva, mentre si appoggiava con un gomito al
finestrino.
Era eccitato, sebbene avesse
tentato di smorzare il suo entusiasmo in presenza di Victoria. Toccò la sua
fedina e si sentì subito meglio: si, due mesi sarebbero passati in fretta.
Le avrebbe scritto, sarebbe andata a trovarlo...e finalmente avrebbe
imparato a domare davvero il suo potere.
Harry
sarebbe stato fiero di lui.
Con una nuova energia, riaprì il
coupon per l’ennesima volta, incapace di stare fermo. Chandler Fort Castle
pareva una dimora accogliente. Un po’ cupa forse, niente da paragonare con
Hogwarts anche se lì almeno, sperava, l’avrebbero lasciato bruciare ciò che
gli andava.
Era indicato un orario esiguo di
lezione teoria, tre ore al mattino e poi quattro ore di pratica nel
pomeriggio per quattro giorni la settimana. Per il resto erano liberi di
aggirarsi per i villaggi vicini, senza sorveglianza se si era
maggiorenni.
Avrebbe baciato in fronte quel
Chandler. Nel complesso non sembrava un collegio militare, sebbene
continuasse a dirsi che da qualche parte la fregatura doveva pur
esserci.
Comunque, se avesse scoperto che
lo staff di Chandler comprendeva uno squadrone di replicanti di Piton,
avrebbe preso la strada di ritorno a casa alla velocità della luce. Ne aveva
già abbastanza per il resto dell’anno di
scoppiati.
A mezz’ora dall’arrivo a
destinazione il treno fece una fermata obbligatoria in un piccolo villaggio
fuori mano immerso nel verde. La sosta sarebbe durata dieci minuti, così
scese dal treno, sullo spiazzale di quella minuscola stazione dall’aria
campagnola, e si accese una sigaretta.
Aveva caldo. Per quanto
possibile, in estate per un Phyro vivere era quasi
intollerabile.
I jeans chiari erano sdruciti
sulle ginocchia, la camicia bianca era la più leggera che avesse. I Ray Ban
gli riparavano le iridi cerulee dal sole a picco ma imprecò ugualmente,
passandosi una mano fra i folti capelli.
Avrebbe dovuto tagliarli prima di
partire.
Si portò la cicca alle labbra e
si guardò attorno. Nessun Babbano. Solo un vecchietto che dormiva appisolato
su una panca qualche metro lontano da lui. Fece per portarsi un dito sotto
la sigaretta, ma qualcuno lo prevenne.
La fiamma fece scaturire una
piccola scintilla e lui levò lo sguardo,
stupito.
Non l’aveva notato. Insolito per
lui. Dagli altri vagoni erano scesi almeno una dozzina di ragazzini, dai
quindici a vent’anni. Si dette dello stupido, come aveva fatto a non
accorgersene? Fra tutti quanti, emanavano un calore che anche un pivellino
sarebbe riuscito a sentirli.
Ad accendergli la sigaretta era
stato un ragazzo alto e corpulento coi capelli
scuri.
Dietro di lui c’erano altri due
tizi. Uno biondo e uno bruno. Poco indietro anche una ragazza minuta e con
sguardo passivo. Pareva un po’ spaesata.
- Ciao.- lo salutò il suo
avventore – Anche tu per Chandler Fort Castle?-
- Già.- Lucas gli strinse la mano
– Hai idea di quando arriveremo? Quanto ritardo abbiamo
accumulato?-
- Abbastanza da farmi passare la
voglia di riprendere uno di questi affari Babbani.- masticò il biondo
rimasto nel gruppetto indietro – Ma a quanto pare non ci si può
Smaterializzare. C’è una barriera.-
- Ci aspettano tante dannate
scarpinate.- commentò quello che gli aveva acceso la sigaretta – A meno che
Nox non tiri fuori le scope dalla valigia.-
- Puoi anche succhiarmelo
Harvey.- il biondo si risolve a Lucas, divertito – Amico, sta lontano da
Harvey. Ha la spiccata capacità di sparare cazzate e intontire la gente.
Così domani mattina ti sveglierai e la penserai come lui sul fatto che le
more sono meglio delle bionde. O che è meglio una prima misura a una quarta
di tette.-
- Facciamoci riconoscere, mi
raccomando.- commentò la ragazza alle loro
spalle.
- Scusa Salomè.- tubò l’ultimo
rimasto, che si presentò come Peter Anderson – Sai che noi scherziamo e
basta.-
- Io sulle tette non scherzo
mai.- ridacchiò Harvey, strizzando una palpebra a Lucas – Tu da dove
arrivi?-
-
Londra.-
- Chissà che caldo.- sospirò
l’altro – Io d’estate mi chiudo nella casa dei miei nello Yorkshire e
aspetto che passino i giorni tracannando thè freddo. Spero che Lord Chandler
abbia ghiaccio per farmi passare i bollori.-
- E qualche bel set di porcellane
per il tiro al bersaglio.- Nox, il biondo, s’infilò un cappellino con
visiera Babbano sul capo (Lucas dedusse che fosse un Purosangue che il
semplice fatto che ricamato sopra c’era un personaggio stravecchio dei
cartoni animati della mattina) – Come hai detto che ti
chiami?-
- Lucas. Lucas
Potter.-
- Porca puttana!- Harvey fu il
primo a parlare dopo un attimo di silenzio. Apparve estremamente compiaciuto
e gli strinse ancora più vigorosamente la mano – Ci sarà davvero da
divertirsi, accidenti!-
- Tua madre è una grande,
lasciatelo dire!- seguitò Nox – Signori, questo ritiro si preannuncia meglio
del previsto.-
Risalirono sul treno quando
vennero richiamati dai macchinisti. Stavolta il viaggio, in gruppo con quei
quattro, fu decisamente più movimentato. Venne a sapere che Nox aveva
studiato in casa, da due genitori professori. Che Salomè Weisz era
austriaca, per questo parlava in modo un po’ stentato e lento e che Harvey
viveva in Irlanda per gran parte dell’anno, dove aveva studiato e conseguito
il M.A.G.O. due anni prima.
Il villaggio di Peebles fu
l’ultima fermata.
Dal vagone del treno stavolta
scesero più di una ventina di ragazzi. Il più giovane dava quindici anni e
fra tutti, c’erano solo quattro ragazze, almeno da quello che poté osservare
Lucas scendendo da quel treno maledetto.
Il sole stava leggermente
calando, allungando ombre e fiati.
Guardò l’orologio, senza levarsi
gli auricolari dalle orecchie per non essere costretto a sentire un vecchio
capostazione che imprecava perché aveva trovato un sedile affumicato nel
quinto vagone, roba che ancora usciva fumi dai
finestrini.
Mandò un rapido messaggio sul
cellulare di sua sorella, avvisando che era arrivato a
destinazione.
Chiudendo tutto in tracolla e
tirandone fuori le sigarette, sollevò lo sguardo per studiare il
paesaggio.
Come la precedente fermata,
Peebles sembrava uscito da un quadro bucolico dell’Ottocento. Non si sarebbe
stupito di vedere gente del luogo andare a spasso a torso nudo e in kilt,
così come iniziava a farsi in strada in lui l’idea che quel posto fosse...troppo
isolato.
Anche viaggiando spediti, Cosmo
avrebbe impiegato un più di ventiquattro ore con la posta. Il cellulare
aveva perso improvvisamente campo e tutto attorno c’erano solo colline,
boschi estesi e vallate. E laghi.
Che diavolo avrebbe fatto per due
mesi lì in mezzo?
-
Fantastico.-
- Qua siamo in ritardo di un’ora
e mezza...- sentì qualcuno dire più avanti.
Ecco spiegato perché non c’era
nessuno ad aspettarli.
- Forse dovremmo chiedere al
villaggio.- commentò Salomè Weisz.
- O forse possiamo farci tutti un
giro prima di chiuderci in cella per due mesi.- propose una voce alle spalle
di Lucas.
Girandosi, insieme a tutti gli
altri Phyro, Potter trovò il punto più infuocato di quella
combriccola.
Accidenti, pensò. Quella si che
era pura lava.
Inquadrò una figuretta in jeans a
vita bassa, una maglietta nera che lasciava appena intravedere un lembo di
pelle di un pancino sodo e piatto. Infradito e unghie delle mani e dei piedi
laccate di un intenso color porpora.
Era una ragazza bionda, con corti
capelli arricciati in boccoli.
Immaginò profumassero di
margherite.
La ragazza sorrideva con fare
invitante, illuminando tutti con due profondi occhioni nocciola e pagliuzze
dorate.
- Andiamo ragazzi!- rise,
spavalda – Non vorrete stare qua accampati ad aspettare che il vecchio Lord
si scomodi a rimandarci i mezzi per raggiungere il castello. Due bevute in
un pub del posto non ci avveleneranno di
certo.-
- Non possiamo bere!- ribatté
un’altra ragazza mingherlina ma tozza, con un caschetto di capelli
neri.
- Allora non mi attaccherò alla
bottiglia.- l’assicurò la biondina con fare malizioso – Che ne dite?- e
puntò i presenti, uno a uno – Andiamo, non ci cacceremo nei guai già il
primo giorno.-
- Senza contare che possiamo
lasciare un messaggio se mai torneranno a prenderci.- commentò Nox – Ci
sto.-
- Si, anche io.- annuirono Harvey
e Peter insieme – Salomè? Lucas?-
- Perché no.- rispose Potter,
infilando gli auricolari nella tracolla – Più noiosa di così la giornata
non può diventare. Farci due passi ci farà bene dopo aver rischiato la
paralisi in quel cazzo di vagone.-
-
Perfetto!-
La biondina gli strizzò l’occhio,
come per ringraziarlo di aver convinto il gregge e infine si girò alla sua
sinistra dove l’ultima ragazza del gruppo e un tizio biondo e ombroso si
stavano facendo gli affari loro.
- Kristal, che fai
vieni?-
Lucas rimase a studiare
l’insolita coppia, nascosto dalle lenti riflettenti dei Ray Ban. La ragazza
pareva essere più grande del suo amico. Doveva avere più di vent’anni, con
folti capelli castani, lisci e lunghi fino alla vita. Un fisico prominente e
un’aria tutt’altro che amichevole.
Quello che le stava a fianco era
ben piazzato, con corti capelli biondi a spazzola e iridi chiare. Celesti o
grigie.
Non seppe spiegarne il motivo, ma
provò per lui una sorta di...oscuro interesse. Le due dita erano piene di
anelli.
- Si, veniamo.- rispose la tizia
che si chiamava Kristal.
- Lex, non ti fa male parlare
sai?- l’apostrofò la biondina con un sogghigno.
- Non preoccuparti per
me, Lilian.- ribatté allora il biondo, rivelando a Lucas il nome di
quella vulcanica organizzatrice di guai – Conoscere o meno questo posto non
fa differenza.-
Vedendo quella parata di
adolescenti incamminarsi fuori dalla fermata, per un breve istante Potter si
chiese come l’avrebbero presa quelli dello staff di Chandler non vedendo
nessuno.
Possibile che non fossero stati
informati del ritardo?
- Grazie
dell’aiuto.-
La biondina si avvicinò a lui,
mentre scendevano i gradini di un sottopassaggio per uscire dalla
stazione.
- Non potrei tollerare di passare
due mesi in mezzo a un mortorio.- e senza aspettare altro, gli porse la mano
salda e bollente – Io sono Lilly Everslight. Vengo da
Edimburgo.-
- Lucas Potter, abito a
Londra.-
Se si stupì del suo nome non lo
diede a notare. Perché scoppiò in una risata argentina che per qualche
strano motivo fece sfarfallare lo stomaco del Phyro. Che bocca! Piena, col
labbro inferiore leggermente più grande di quello superiore e un fantastico
piercing ad anello all’angolo sinistro!
- Non ci credo...tu sei quello
finito sulla Gazzetta in pagina mondana l’anno scorso! Hai affondato il
sessanta metri dei tuoi genitori con i tuoi amici allargo dell’isola di
Skye, vero? Ah, che avrei dato per esserci!-
Però.
Vicky l’aveva massacrato
d’insulti!
Provò un leggero brivido quando
la ragazza si avvicinò e gli levò delicatamente i Ray Ban dal
viso.
Si sentì quasi
nudo.
- Anche meglio.- sussurrò Lilian
Everslight, con chiara ammirazione alle sue iridi
celesti.
- Credo che ci divertiremo
insieme, Lucas Potter.- fu l’ultima cosa che la sentì dire, prima
dell’arrivo di un altro treno il cui fischio coprì la sua irrefrenabile
risata vitale.
[ Vivi ogni attimo e questo non sarà mai
l'ultimo. ]
Jim
Morrison
Luglio arrivò e passò anche
troppo in fretta.
Dalla sua camera al quinto piano
del castello di Chandler Fort, Lucas Potter guardava il cielo sperando di
vedervi scorgere grandi ali bianche e una melodiosa
canzone.
Cosmo non
arrivava.
Sospirò impaziente e riprovò ad
accendere il cellulare. Inserito il pin, la risposta era sempre la
stessa.
Mancanza di campo. Lo stesso al
villaggio di Peebles.
Dannate
colline.
Allungò le gambe sulla mensola
della finestra e tentò di rilassare i muscoli. Praticamente aveva più
notizie da casa grazie alla Gazzetta del Profeta che dalla posta che
riceveva. Poche lettere, tutte abbastanza impersonali da suo
padre.
Si chiese se al lavoro avesse
problemi. Anche le missive di Faith, che era nota per scrivere lunghe
filippiche, parevano diventate solo un bollettino meteorologico di ciò che
accadeva a Londra. Inoltre presto sarebbe partita per la California con
Beatrix e loro zio, J.J. quindi non avrebbe avuto più modo di sentire
neppure lei con la stessa regolarità.
Si sentiva strano. Come se fosse
stato dimenticato in mezzo a quella vallata.
Come se...si fosse perso, fra
quelle colline e nessuno dei suoi parenti riuscisse a
trovarlo.
E la cosa buffa, strabiliante per
un certo punto di vista, era che l’unica lettera che aveva veramente gradito
era giunta dalla Baviera. Glorya si era presa la briga di scrivergli e ne
era stato fin troppo felice.
Rasserenato, abbassò gli occhi e
seguì l’elegante quanto tonda calligrafia di Glory che oltre a raccontargli
di com’era la casa di Vicious in Baviera e a stilare una lista di pessimi
alcolici, altro non faceva, se non chiedere invece notizie del suo
addestramento.
Già. Addestramento.
Glory in quel momento era l’unica
persona con cui avrebbe parlato volentieri dei suoi
dubbi.
La musica che proveniva dalla
sala comune dove Peter, Nox, Gregory Forrester e tutti gli altri era
altissima, ma non per questo Lucas ignorò una sorta di basso gemito
proveniente da un bagno attiguo.
Dalla finestra poteva vedere i
ragazzi divertirsi col bigliardo e una sorta di tiro a segno infuocato
attaccato alla parete.
Nessuno aveva visto Rudy Faulkner
tornare dalla sua ora pomeridiana nei sotterranei umidi, ben adatti a
testare la resistenza...almeno, questo secondo
Chandler.
Mani e labbra blu a lui non erano
mai parse un bel segno.
E dire che non era mai stato una
femminuccia, aveva sempre creduto che per crescere come maghi bisognasse
anche un po’ soffrire ma...era l’unica a pensare che forse certi metodi
erano esagerati?
Certo, stasera a galla in una
piscina d’acqua congelata per far bollire l’acqua poteva anche essere
divertente per la prima mezzora. Dopo, con lo staff di Chandler che usava
l’Incanto Glacialius per far tornare di nuovo la temperatura sotto i meno
20°, il divertimento forse travalicava la barriera del
pericolo.
Chissà che ne avrebbe pensato
Glory? Forse doveva scriverglielo? Doveva
informarla?
Le sarebbe importato però?
Sconsolato, sbuffò e lasciò
cadere la lettera in grembo. Fece per alzarsi per raggiungere Rudy in bagno
e vedere se stava bene, ma qualcuno gli bloccò lo spazio inserendosi fra la
finestra e la strada verso le docce.
Una gamba allungata su un
tavolino di legno, gettata quasi con sprezzo e
noia.
Lucas piegò l’angolo sinistro
della bocca in un ghigno.
Lexus Havenport lui non l’avrebbe
mai capito.
Non che si sapesse molto di lui.
Di Lex, nome che evocava tetri scenari nella storia Babbana, Lucas conosceva
pochi dettagli: avrebbe dovuto compiere 19 anni di lì a poco. Non parlava
volentieri, tanto meno con lui. La sua ragazza, Kristal, aveva due anni in
più e si comportava come se lui non esistesse.
D’altronde, l’aveva pescato più
volte a fissare quella sinistra ragazza con sguardo assorto,
meditabondo.
Solo di una cosa, Lucas James
Potter era certo.
Lex aveva potere.
Così tanto da potersi permettere
di calpestare chiunque, lì in mezzo.
Perché fosse venuto a sedersi
vicino a lui, poi, era solo un puro caso. Il ragazzo non amava il chiasso e
sebbene fosse un discreto giocatore di carambola, era chiaro che aborriva
mescolarsi con i loro compagni.
Da un mese, si erano scambiati
poche parole. Da subito era parso a Potter di non stargli molto
simpatico.
Problema misero, a ben vedere.
Lucas non era uno che teneva sfacciatamente alle lusinghe del
prossimo.
E proprio per quel motivo, Lex lo
intrigava.
In un modo strano. E poco
piacevole, perché il fuoco di quel Phyro...era come...animato.
Non era insolito che durante i
loro esercizi, Lucas avvertisse delle voci attorno alle fiamme di
Havenport.
Voci. Urla.
Risate.
C’era decisamente qualcosa che
non quadrava in quel tizio. Ma si sa, per un Phyro il fuoco era
fuoco.
Havenport si accese una
sigaretta, dette un tiro incuneando le guance e inspirò a fondo l’aspro
fumo.
Tutto questo senza degnarlo di
un’occhiata.
- C’è qualche problema?-
bofonchiò Lucas, scrutandolo diffidente.
Il biondo, levando un solo
sopracciglio, lo spiò con pari pigrizia.
- Assolutamente Potter.- replicò
– Tu ne hai?-
Ne aveva con lui? Non nascose a
se stesso che mettere le mani addosso ad Havenport gli avrebbe insinuato
addosso un sottile senso di piacere. Avrebbe dovuto smetterla, però, di
ragionare con le risse e i pugni.
O almeno questo era quello che
Vicky e Roger gli ripetevano.
La porta del bagno si aprì
improvvisamente e ne uscì Rudy Faulkner, con le mani cacciate in tasca.
Sembrava stare bene. Lex, invece, piegò le labbra in un
sogghigno.
-
Dilettante.-
- Vorresti dirmi che sei abituato
a sguazzare nel ghiaccio?- lo interrogò Lucas.
- Vorresti dirmi che tu non l’hai sciolto
tutto anche con Chandler che continuava ad aizzare col Glacialius?- e siccome
sapeva già la risposta, si stravaccò meglio sulla sedia – Andiamo. Non posso
sopportare la mediocrità.-
- Rudy è giovane. Col tempo andrà
meglio.-
- Tu sogni
Potter.-
Parlando di sogni, la loro semi
accesa discussione venne interrotta da un sodo borbottio molto simile alle
fusa.
Lilly Everslight, appena destata
da un sonnellino, entrò nella camerata stiracchiandosi come un gatto. Le
braccia, levate verso l’alto, scoprirono il suo addome fino all’ombelico e
le curve del seno, piccolo e sodo privo di reggiseno, si sollevarono al
ritmo del suo respiro.
- Buongiorno.- tubò maliziosa,
raggiungendoli scalza.
- Sono le nove di sera.- le fece
eco Lex, sarcastico.
- Sottigliezze.- replicò Lilly,
girandogli attorno come un felino e carezzandogli i
capelli.
Vedere la sua mano delicata e frenetica affondare nelle
punte bionde dei capelli d Lex fece rivoltare le viscere a Lucas. La ragazza
gli levò la sigaretta dalle labbra e gli si sedette in grembo, passandogli
un braccio al collo.
- Ho fatto un bel sogno.- raccontò, stiracchiandosi
ancora addosso ad Havenport.
- Cosa? Evadere da questo schifo di rudere?- le chiese
Lucas, rimettendosi a sedere sulla mensola.
In un mese, quello fu il secondo sguardo inequivocabile
che Lilly gli rivolse.
La prima volta era accaduto alla stazione di
Peebles.
E quella sera, ne ricevette un altro.
Gli intensi occhi color cioccolata della Phyro parvero
denudarlo, frugargli dentro.
- Ho dato fuoco a una città.- rivelò la biondina,
ripassando la sigaretta ad Havenport, che se la teneva sulle ginocchia senza
tentare di stringerla o di approfittarsi della situazione.
- Però.- Lex ghignò, freddo e divertito – Bella
sensazione deve essere.-
- Già...- Lilly rise, come una bambina – Non avevo mai
sentito le ossa umane bruciare. Fanno un rumore strano. Come lo scoppiettio
dei pop corn.-
Quel cinismo ricordò a Lucas qualcuno. Glory, senza
cadere nell’ossessivo, spesso aveva dimostrato quella crudeltà.
Allora perché provò un brivido?
Lilly stava osservando la sua reazione. Non era la prima
volta che lo provocava.
Sembrava studiarlo da un mese. Si muoveva circospetta
attorno a lui, a volte famelica, a volte compita.
Ma non c’era giorno in cui non lo mettesse alla prova.
E cosa ancora più certa...lei non scherzava.
Oh, giocava con la vita Lilly. Era piena di brio, di
fuoco, di vitalità.
Ma sul suo potere, così come Lex, lei non scherzava.
Fuoco sovrano, deboli in cenere.
Così dicevano quei due.
E così diceva anche Kristal, che si materializzò di
punto in bianco alle spalle di Lex e Lilly e afferrato senza furia ma con
presa salda il braccio alla biondina, la scostò dal collo di Havenport,
senza tentare però di farla alzare dalle gambe di quello che ufficialmente
era il suo fidanzato.
Al pari di Lex, Kristal Syracuse agli occhi di Lucas e
di molti altri era una bizzarra creatura. Di cerca 22 anni, tre in più di
Havenport, parlava con minor enfasi della sua vita al di fuori di quel mondo
ristretto. Purosangue orfana, stava con Lex dalla bellezza di due anni, ma
non era né affettuosa e neppure...interessata a lui.
Il suo era più possesso forse. Lex non pareva dolersene
di essere la parte debole della relazione, ma entrambi erano persone così
chiuse e atipiche che era difficile capire cos’avessero nella testa e nel
cuore.
In compenso, Kristal in quelle settimane si era sciolta
a tal punto da diventare molto assidua con Lilly e Salomè.
- Giù le mani dalla roba altrui.- disse, sorridendo a
Lilly.
- Chi te lo tocca.- ridacchiò la Everslight – Anche se
ci provassi, sarebbe inutile. Potrei farmi trovare nuda nel suo letto
coperta di panna e Lex non mi vedrebbe.- rimise il braccio al collo del
biondo Phyro e gli scoccò uno sguardo ammiccante – Sarà il fascino della
donna matura a tenerti lontano da me?-
- Non offenderti tesoro, so come tenermi stretto il mio
ragazzo.-
Qualunque metodo Kristal usasse, un conto erano le
catene e un altro era il cuore. Quello di Havenport, se ne aveva uno,
batteva per lei e con ancora maggior violenza per la gloria.
Lucas ricordava ancora i primi duelli nei sotterranei,
in mezzo a fuochi d’esplosioni e il buio delle fondamenta del palazzo.
Improvvise colonne di fuoco, vampe in grado di sciogliere la pelle, la carne
e sbriciolare le ossa.
La potenza illimitata.
Quando rialzò il viso, Lex se n’era andato. Odiava come
si muoveva. Con tale silenzio che avrebbe potuto attaccare le persone alle
spalle e ucciderle senza il minimo rumore.
Bastardo.
Anche Kristal sparì poco dopo, salutando Lilly con una
sorta di velata minaccia a non strusciarsi più tanto a Lex.
Lilly, divertita da quell’avvertimento, stava seduta
comodamente sulla sedia di fronte a lui. I jeans le fasciavano le gambe
snelle, che accavallò puntandolo attentamente.
- La tua ragazza ti ha scritto?-
Schiuse le gambe e si sporse, poggiando i gomiti sulle
rotule.
- Una lettera a luci rosse? Wow. Fammi vedere.-
- Non mi ha scritto Vicky.- rispose, sogghignando – E’
della ragazza che vive con me.-
- Ah, quella di cui non si parla.-
Si alzò, lenta, strusciò i piedi nudi sul pavimento in
parquet e con un piccolo balzò salto sulla mensola, al suo fianco.
Prima ancora che Lucas se ne fosse accorto, lei aveva in
mano il suo portafoglio.
- Ma tu guarda che ladra...- masticò, tutto serio – Un
giorno o l’altro ti ficcherai nei guai.-
- Oh, lo spero proprio. Sai, si può capire molto di una
persona sbirciando nel suo portafoglio o nella sua borsa.- aprì la chiusura
in pelle e ghignò, come se se lo fosse aspettato – Niente preservativi.-
- Si rovinano nel portafoglio.- la informò.
- No, tu non li hai portati perché pensavi di non
usarli.-
- Forse lo penso ancora.-
Lilly, senza smettere di ridere, sollevò languidamente
lo sguardo su di lui.
- Non si può mai dire.-
Eccola che ricominciava. Insieme a quel rimescolamento
alle viscere, il Phyro provò un fastidioso quanto inopportuno languore
all’inguine. Serrò i denti e si passò una mano fra i capelli. Capendo di
aver esagerato, sebbene non le importasse nulla, Lilly riprese a
frugare.
- BlockBuster? Cos’è?-
- Roba da Babbani.-
- E queste...foto!- emise un risolino eccitato e spiò
delle micro tessere con aria interessata – Classiche foto da fidanzati!
Carina! Lei è Victoria, giusto?-
- Tieni giù le mani da quelle!- sbuffò, prendendogliele
– Dio, che fisse che ti prendono.-
- Hai ragione, sono compulsiva.- gli spiegò, trafficando
con altre foto – A volte mi fisso su cose, oggetti. Persone. Raramente però
qualcuno mi attrae in particolar modo. Lex, per esempio. Non è come Kristal.
Nemmeno come gli altri che sono venuti qui. Lui è un po’ come te.-
E non sentendolo rispondere a quell’affermazione, troppo
confuso, proseguì - Questa è carina...è tua sorella?- gli indicò Faith, con
un sorriso timido, quasi delicato – Mi sarebbe piaciuto avere fratelli,
sorelle...ma i miei non sono più riusciti ad avere altri figli, dopo di me.
Vi assomigliate molto, sai?-
- Ah si? Sei la prima che lo dice.-
- E questi?- sollevò una foto, dove era ritratto con
Phin, Roger, Colin, Jason e i gemelli – Amici?-
- Già. Siamo a Hogwarts. Stiamo tutti al
Gryffindor.-
- E non hai foto di Glorya?-
- Perché ti sei fissata con lei, me lo spieghi?-
- Trovo affascinanti i Veggenti. Ho sempre sperato
d’incontrarne uno. Poi irretirlo e legarlo a me per sempre.-
- Magari con Glory funziona.- disse Lucas, fra il serio
e il faceto – Ma non so se abbia quei gusti.-
- Mi parli poco di lei.-
- Che vuoi sapere?-
- Non so...gli uomini che parlano poco di una donna mi
preoccupano. O provano totale indifferenza per lei, e non credo che sia il
tuo caso...o ce l’hanno in testa in maniera quasi ossessiva.-
Ah, le chiacchiere delle donne.
Poggiato alla finestra, sentì crescere quella maledetta
ossessione.
Per la prima volta da quando si era messo con Vicky,
provò un desiderio estraneo. Perfido.
Nessuno l’avrebbe saputo, sussurrò una vocina dentro di
lui.
Nessuno.
Lilly si fece più vicina. Posò le mani sulle sue
ginocchia, le separò e si pose fra di esse, come a farsi avviluppare da
lui.
Lo guardò con cauta aspettativa. Traspariva esaltazione
da lei, più che eccitazione.
Si mosse avanti di altri pochissimi centimetri, una
frazione alla volta. Bastò poco perché sentisse il fiato caldo del Phyro
sulla pelle.
E quei pochi centimetri le furono sufficienti per
cogliergli addosso indecisione.
Sacra indecisione.
- Lilly...- mormorò, serrando le mascelle – Non
posso.-
- Le parole magiche dovrebbero essere “non
voglio”.-
Viene il momento in cui ognuno si accorge che l’amore
che credeva indissolubile non è poi il piccolo che credeva.
L’amore non è un abisso. Non è un oceano o una
montagna.
Non è cielo, non è terra e non è mare.
Al massimo è una pozzanghera.
Lucas si lasciò sfuggire un respiro lungo e quasi
completamente silenzioso.
- Io non sono una brava ragazza, Lucas.- gli sussurrò a
fior di labbra, i nasi che si sfioravano, i dolci boccoli biondi di lei che
gli solleticavano la guancia – Non sono una di quelle che sapendo che il
ragazzo che le piace è fidanzato, si fa indietro. Probabilmente neanche la
tua Victoria è come me.-
Lo sentiva ansimare, un fiato rapido e affrettato, come
se gli mancassero le forze per allontanarla.
Quando finalmente lui staccò gli occhi dalla sua bocca
invitante, Lilly si mosse lesta, mostrando un primo timore che lui la
scostasse davvero.
Gli fu addosso, schiacciandosi al suo torace e sentì una
forte pressione sul petto che non proveniva al corpo formoso della ragazza.
Rimorso?, si
chiese il Phyro. Scorse le sue palpebre socchiudersi, provocatrice e
finalmente Lilly gli coprì la bocca con la sua.
Un bacio. Umido e leggero.
- Io capisco...- sussurrò Lilly, prima di baciarlo di
nuovo e staccarsi – E lei?-
Un altro bacio.
Le labbra che schioccano.
Le lingue che s’incontrano solo a metà strada.
Le mani di Lucas affondarono improvvisamente nella sua
schiena, alla base dei reni, attirando i loro corpi vicini in modo che
fossero in assoluto contatto. Lilly a sua volta, conscia che ormai si era
buttato, si spinse in avanti finché lui non fu schiacciato alla parete della
finestra. In trappola.
Lo toccò, gioendo. Era bollente. Tutto il suo corpo era
in fiamme e non in senso letterale. Avvertì la sua temperatura salire
vertiginosamente quando Lucas, forse sollevato nell’aver finalmente deciso,
fece scivolare la lingua fuori dalle sue labbra per incontrare quella di
lei.
Il suo autocontrollo crollò come un castello di
sabbia.
- Fuoco, Lucas...- gli sussurrava, vagando con le mani
sul suo torace – Fuoco...-
Insinuò con forza la lingua nella sua bocca.
Si era abbandonato.
Era euforico. Così come l’aveva sempre visto durante le
lezioni.
Era fuoco.
Fuoco e potere.
Finalmente stava venendo a galla il vero Lucas
Potter.
Si ritrovò con le braccia avvolte strettamente attorno
alla vita del Phyro, pronta a tutto pur di averlo. Si divorarono le bocche,
famelici, e nonostante fossero letteralmente avvinghiati l’uno all’altra a
nessuno dei due parve abbastanza.
Era quasi doloroso.
Non aveva mai provato nulla del genere, pensò Lucas. Che
fosse il tradimento? Era solo quello?
No, pensò disperato. Non poteva essere solo l’ebbrezza
del tradimento, già mescolato al dolore che avrebbe causato a Victoria. No
era solo quello.
Era Lilly. Lilly, che poteva toccare senza rischiare di
scottarla.
Lilly, che abbracciata a lui mescolava il suo fuoco con
quello scaturito dalle sue membra.
Lilly, che sognava di bruciare città intere, che
disegnava mostri sulle pareti della sua stanza col carboncino, che trovava
sempre posti nuovi per farci piercing, che tatuata sulla schiena aveva la
scritta “Life is
a Joke” e che nei giorni di pioggia estiva correva sotto il cielo di
piombo, a ballare a ritmo di una musica antica e silente.
Era Lilly che incantava.
Da come si muoveva, avrebbe voluto fargli a pezzi la
schiena con le unghie tinte di viola, fino a sentire il suo sangue come lava
sulla punta delle dita e più giù, fino a scorrere lungo i palmi.
E così, implacabile, giunse la lussuria. Prepotente al
punto tale da fargli desiderare di strapparle i vestiti e farsi largo nel
suo corpo ammaliante.
Niente l’avrebbe soddisfatto di più che domare...il fuoco.
[ Ognuno di noi ha un
paio di ali, ma solo chi sogna impara a volare. ]
Jim Morrison
Il riverbero del sole unito a una brezza più fresca del
dovuto aveva reso quella giornata piacevole.
Steso all’ombra di un nocciolo, Lucas James Potter
osservava il cielo sgombro di nuvole.
Cosmo, ancora una volta, non si vedeva.
Si massaggiò la mano bendata, sentendo ancora fastidiose
punture ad irritargli l’epidermide.
Era stato fortunato. Solo la sua mano destra aveva avuto
bisogno di ripetuti ammolli nell’acqua bollente.
Gettò di lato il libro che stava leggendo e strisciò più
in basso sull’erba.
Il nocciolo stava su una collina, poco lontano da
Chandler Fort Castle e al contempo abbastanza da permettere a lui e Lilly
una certa privacy.
La guardò con espressione languida, divertito e
fintamente scandalizzato.
Carezzò senza l’aiuto delle mani la sua schiena
leggermente arcuata, quel profilo curvo e sensuale. La spina dorsale che
tendeva la pelle olivastra, colorata dal sole.
I seni sodi, schiacciati sull’erba fresca. Le braccia
ripiegate sotto al mento.
Le gambe che dondolavano in aria, snelle e
scattanti.
Solo una leggera mutandina nera a coprirle i glutei
rotondi e alti, affinché tutto il corpo potesse bearsi del calore del sole.
Accidenti a Lilly.
Prendere il sole quasi completamente nuda in un posto
frequentato da adolescenti scatenati e quel vecchio bavoso di Chandler.
Dubitava persino che Lilly non lo facesse apposta a provocare il
vecchio.
Come quella mattina. A tavola aveva inscenato una
pratica pornografica su un bicchiere dal collo lungo, cilindrico.
Mescolare sesso orale a colazione, a tavola con uno come
Chandler e più di quindici ragazzi dai sedici ai ventitre anni, aveva fatto
sbrodolare non solo il bavoso...ma persino Lex.
L’algido Lex!
Subito dopo si era alzata come nulla fosse.
Lasciando Chandler a fumare di rabbia.
Non fosse stato pericoloso, l’avrebbe trovato persino
divertente.
Lilly, che non dormiva ma semplicemente stava riposando
le membra, come un gatto in un giorno estivo, da sotto le lunghe ciglia
naturalmente ricurve spiò da lontano il giovane Potter.
Si, spiava.
Perché cogliere un uomo nell’istante in cui pensa di non
essere scorto, è come denudare una parte della sua anima.
E’ vederlo senza veli, senza difese, privo del suo scudo
di orgoglio ed energia.
C’era una cosa però, che in quel Phyro non difettava
mai.
La totale mancanza di paura.
Oh, Lucas Potter sarebbe stato capace di combattere da
solo contro un esercito di mille nemici. Sarebbe stato capace di battere un
campo di cadaveri, con in mano solo una spada e una bandiera, affrontando a
muso duro guerrieri con la bocca e le mani macchiate di sangue.
E lo stesso, lui non avrebbe battuto ciglio.
Ma c’era coraggio senza paura? Era unicamente uno
sciocco? Uno stupido?
O un essere troppo lontano dalla corruzione del cuore
umano?
Qualunque fosse stato il suo mistero, Lilly pregò con
tutto il cuore che la sua fiamma non si fosse mai spenta.
Era ancora ingenuo.
Viveva per l’amore. Era talmente radicato nella figura
paterna che un perverso senso del dovere lo spingeva a cercare di non
deludere mai il padre, in una dannosa ricerca della perfezione a cui non
sarebbe mai arrivato.
A cui, forse, nemmeno Harry Potter avrebbe badato.
Perché era evidente che Lucas era stato cresciuto
nell’amore.
Tutt’altra realtà era stata vissuta da Lex.
Chiudendo le palpebre, Lilly si girò sul dorso sentendo
il vento soffiarle impudico sulle punte dei seni.
Creatura oziosa Lex Havenport.
Come lei d’altronde. Perché negarlo?
Lei e Lex non erano distanti come Lucas poteva credere.
Perché lo credeva, nella sua candida purezza.
Tremò al pensiero del giorno in cui Potter avrebbe perso
quella sua speranza, perché i sogni prima o poi
s’infrangono.
Fuoco sovrano, deboli in
cenere.
Prima o poi si scontrano con la realtà, quasi sempre
grezza, quasi dura e violenta.
Non che a lei tutto questo toccasse.
Aveva manipolato la realtà molto spesso, fin da
bambina.
E oltre a lasciarla completamente indifferente, aveva
sempre creduto che una buona di forza nella vita l’avrebbe sempre aiutata a
superare ogni misero ostacolo avesse osato frapporsi fra lei e il suo
obiettivo.
Che questo ostacolo fosse stato quell’idiota di Chandler
o una città da radere al suolo...niente l’avrebbe turbata.
Anche a occhi chiusi, sentì uno spostamento d’aria al
suo fianco e Lucas le si sdraiò accanto, subito dopo averle gettato addosso
la sua camicetta bianca a maniche corte.
Rise, ben sapendo che quei suoi gesti nascondevano la
sua anima lussuriosa e senza fiatare indossò l’indumento, lasciandolo aperto
sul torace dove, fra l’incavo dei seni, spiccava la sua magnifica
Lucciola.
- Ci pensi mai che saremo fra quarant’anni?- gli chiese,
incrociando le braccia dietro alla testa.
- Vecchi.- sospirò lui, con una lieve nota acida nella
voce – Non sopporto i vecchi.-
- Davvero?- lo fissò, girandosi appena sul fianco – So
che da vecchia forse non sarà più come adesso...ma quando mi guarderò allo
specchio e vedrò le rughe, le pieghe sul mio viso, saprò che sono una
testimonianza di quanto ho vissuto. Saprò che la mia faccia e il mio corpo
saranno stropicciati da tutto quello che ho passato...so che vivrò, sarò
felice, arrabbiata, euforica, triste, che odierò, ballerò, combatterò,
canterò, lavorerò, farò l’amore...so che se invecchierò, lo farò
strapazzando questo corpo decadente fino a morire davvero per la troppa
vita. E non d’inerzia.-
- Sei sempre stata più brava di me ad argomentare i
discorsi.- ghignò, passandole le dita fra i boccoli ancora più corti – Che
diavolo combini con quelle forbici?-
- Ho tentato di convincere Kristal a tagliarsi i
capelli. A momenti mi tagliava la gola.-
- Quella ragazza è irritabile. Decisamente troppo. Ma se
sta con Havenport...-
- Sai, con tutto l’interesse segreto che fluisce fra voi
due maschietti dovrei quasi essere gelosa.-
- Ah, disgustoso.- sibilò lui, tirando fuori la lingua
in un gemito d’ansia – Quello finirà in galera prima o poi.-
- Conoscendoti, ti do fino alla fine dell’anno!- lo
sfidò, sollevandosi su di lui fino ad adagiarsi sul suo torace – Sul serio,
che faremo quando usciremo da qui?-
- Magari potremmo denunciare Chandler.-
- O magari potremmo arderlo su una pira.- fu la proposta
pacata della bionda – Sarebbe la fine giusta per uno come lui. Sai cosa mi
ha raccontato Kristal? Chandler è stato per lungo tempo in Svezia circa
dieci anni fa. Pare che lì avesse dei protetti, altri Phyro come noi. Un
giorno insorsero in una città abbastanza famosa, ora non ricordo quale...e
molti morirono. Di quel gruppo ne rimasero solo due. Uno dei quali bruciò
vivi i famigliari dell’altro.-
- Se fosse vero il vecchio starebbe in cella.- la
contraddisse, massaggiandole le braccia per tutta la loro lunghezza – Non
dare retta a questi pettegolezzi.-
- Ma ammetterai che dopo il comportamento del vecchio
negli ultimi tempi, forse queste chiacchiere potrebbero contenere un fondo
di verità, no?-
- Certo che lo penso. Come penso che quell’uomo abbia
qualcosa di storto nella testa.-
- Ti fa male la mano?-
- No. Non è l’ipotermia che mi fa paura.-
- Tu non hai paura di niente, vero?-
- Qualcuno lo ritiene una pecca.- rispose
semplicemente.
- Io ti trovo magnifico.- svelò, con una tale enfasi da
fargli battere più veloce il cuore – Solo un pazzo o una stupida potrebbe
non capire quanto tu abbia da offrire. Tu volerai dove nessuno ha mai osato
spiegare le ali. Più alto di chiunque altro abbia mai osato pensare. Tutto
viene da qui...- gli posò una mano al centro del petto, un po’ a sinistra,
beandosi del palpitare del muscolo sotto le dita -...dal fuoco. Dal
coraggio. Che tu sia pazzo o meno, sono sicura che tutti gli occhi del
pianeta non vedevano qualcuno come te da tanto tempo.-
Un silenzio imbarazzato, da parte di Lucas, colmò i
secondi seguenti.
Mordendosi le labbra, non poté impedirsi di fissarla.
Ammaliato.
Un po’ valchiria, un po’ poetessa.
- Ti hanno aspettato a lungo. Come aspettarono tuo
padre, quando nacque.-
Brucerai Phyro. E sarà lieto il giorno in cui darai
fuoco al mondo.
Brucialo. E compirai il tuo destino.
Quando la baciò, capì che le catene avevano ceduto.
Ora Lucas James Potter era suo.
[ Non diventerò
vecchio: io sono come una stella cadente. ]
Jim Morrison
Il gelo era qualcosa che lei non aveva previsto.
Si, non avrebbe mai creduto che...
Mai. E poi mai.
Eppure era accaduto...perchè?
Perché a lei?
A lei non sarebbe dovuto succedere.
Il suo fuoco si era spento. Era stata piegata così
miseramente che la morte, che presto sarebbe sopraggiunta, già la vedeva
ridere di lei, così arrogante nella magnificenza del suo potere che aveva
pensato di essere eterna.
Una fiamma inestinguibile.
Il suo sangue era freddo.
Le sue braccia, le sue gambe, il collo, la schiena, le
dita...blocchi di pietra.
Pronti a sgretolarsi.
Qualcuno si muoveva nell’ombra di quella cella che da
giorni non sentiva che il lento sgocciolare dell’acqua.
Subito pronta a solidificarsi.
Non era più Chandler.
Non era più l’uomo che aveva barbaramente deprezzato,
sedotto e spudoratamente ignorato.
Non era più un vecchio folle a toglierle l’ultimo alito
di vita. L’ultima fiamma languente.
Attraverso gli occhi quasi ciechi, un’ombra si mosse a
suo agio in quell’ambiente gelido.
La figura emanava vapore...come un tempo aveva fatto
lei.
Appesa all’amo come un verme. Pronta a morire.
Che fine infame.
Non era questo che aveva sognato...
La figura stava di fronte a lei.
Era una Scintilla quella che il suo assassino portava al
collo?
Era un Phyro? E poteva considerarlo il suo
assassino?
Non era stata lei a cedere forse?
Non aveva voce.
A malapena sentiva il suo cuore.
Niente più fuoco. Più nessun ardore.
Era questa la morte? Era semplicemente scivolare?
Aveva creduto in estesi campi infuocati, in lava su
stuoli di cadaveri carbonizzati.
In un’agonia violenta, non in un misero abbandono.
- Vedrai, l’inferno ti piacerà.-
La figura svanì. Completamente cieca, solo il suo udito
la tenne ancorata a quella voce.
- Così perì la temibile Lilly...-
Le camminava attorno. Girava attorno a lei come un leone
che attende di dare il colpo di grazia alla preda.
- Chi...chi...sei?- esalò, capendo che ora ogni respiro
sarebbe potuto essere l’ultimo.
- Chi sono?-
Il cigolio sinistro di una catenella le ferì le
orecchie. Sentì la pelle creparsi al livello dei polsi.
Non ne uscì sangue...pareva diventato denso come
petrolio.
- Chi sono io?- le sussurrò, alitandole un fiato
bollente sul collo – Io sono il padre dei figli che ucciderai di notte,
soffocandoli nel fuoco dei tuoi incendi. Io sono il marito delle mogli
mezzosangue assassinate e stuprate dalle tue schiere di Mangiamorte. Io sono
il fratello di tutte le sorelle che hai bruciato vive sulle soglie delle
nostre case. Io sono il figlio di colei a cui porterai via il cuore.-
Era una Lucciola.
Era un Phyro.
- Io sono dolore.-
Con forza, il suo assalitore sollevò le braccia e si
aggrappò alle sue catene, serrando forte la presa su quelle manette che le
straziavano i polsi. Lo sentì rovente. E la sua pelle ormai gelata ghermì al
suo contatto.
- Là, all’inferno dove presto ti manderò, diverrai
l’amante del diavolo e potrai bruciare per l’eternità come ora stai facendo
dal mondo da cui provengo io. Ma oggi...tu morirai. Così come hai ammazzato
e lasciato ardere migliaia delle persone che sono trapassate gridando e
piangendo. Se c’è una giustizia, spero che tu possa pagare per entrambe. Per
ciò che hai fatto fino ad ora...e per ciò che stai facendo ora, a casa
mia.-
La scosse e la rabbia divampò.
Sentì nuovamente la pelle spaccarsi, brandelli interi
d’epidermide staccarsi dalle sue braccia e finire a terra, già in
briciole.
- Mi senti ancora, Lilly?-
Un altro strattone.
- Lilly, ascolta la battaglia che infuria là fuori...i
Phyro combattono. Alcuni moriranno, altri sopravvivranno. Ma stai pur certa
che farò in modo, sempre e comunque, che lui stia ben lontano dalla strada
su cui l’hai condotto. Lui ci salverà tutti. Poco importa se uccidendo te,
sto firmando la mia condanna a morte. Te l’avevo detto che avrei venduto
cara la pelle...ed eccoti qua. Tu così potente e forte, appesa qui al
soffitto come un pezzo carne per le tigri. Chi l’avrebbe mai
detto...modificando un solo, piccolo, fottuto dannato tassello, tutto quanto
cambierà. Fuoco sovrano, deboli in cenere.
Giusto? E' così che mi hai sempre detto...in quel fottuto labirinto in cui
mi hai rinchiuso! Peccato che Lex ti abbia tradito, vero? Non hai più
saputo amare dopo la morte di papà...stronzate. Tu non sai neanche cosa sia
l'amore. Veneri il fuoco, l'odore della carne che brucia! Che terribile
delusione quando Lex mi salvò, eh?-
Lasciò la presa.
Si fece indietro e la guardò agonizzare.
Non un palpito d’emozione su quel volto.
Lilly vide soltanto un sinistro bagliore argenteo.
Metallo fuso.
Erano le sue iridi...erano fredde come lei.
Eppure l’aveva sfiorata con mani così calde...come
quelle di Lucas. Come quelle di Lex.
- Chi...sei tu?- alitò di nuovo, spaccandosi le labbra,
la lingua ridotta a un pezzo informe di carne.
- Uccidendo te...sarò segnato, lo sai?-
Se ne stava andando. L’avrebbe lasciata sola a
morire.
Era giusto prendere per mano il proprio carnefice?
O doveva compiangere se stessa?
Tutto aveva senso.
Eppure non riusciva più a capire.
- Com’è stato facile...infrangi la legge più sacra della
magia, svicoli in un mondo di pace, uccidi la puttana...e fra qualche mese,
sarò pronto per suicidarmi. Ne avremo di cose da raccontarci all’Inferno
Lilly, non credi? Quelli come noi non si meritano niente se non le fiamme
eterne.-
Le suole dei suoi stivali pestavano il ghiaccio con uno
scricchiolio piacevole.
Erano gli ultimi rumori che avrebbe udito...invece, se
fosse stata fortunata, avrebbe sentito le urla di Chandler.
Lucas e Lex l’avrebbero ucciso...dovevano farlo.
O sarebbero stati in pericolo.
Doveva avvisarli...
- Tu...-
La sua lingua emise un suono secco. Un dente l’aveva
quasi tagliata in due.
- Tu...- biascicò -...Lucas...Lex...loro due...-
- Lucas, Lex...- cantilenò l’ombra, appoggiandosi alla
parete ghiacciata – Si, l’eterno dilemma.-
- Tu...tu devi...-
- Io non ti devo niente.- sibilò, facendo salire una
bordata d’aria caldissima che fece fumare ogni superficie in quella stanza –
Tu non dovresti neanche osare rivolgerti a me, miserabile puttana.-
- Tu...devi aiutarli...- mormorò, con la testa che le
penzolava avanti e indietro.
Il silenzio che seguì fu interrotto solo dal rallentare
del suo cuore.
Battito dopo battito, ognuno più irregolare del
precedente, la discesa diventò più impervia.
Se n’era andato?
L’avrebbe ascoltata?
- Crepa Lilly.- fu l’algida replica – Sarai riuscita a
incantare Lucas Potter una volta. Non ci riuscirai una seconda. Non meriti
pietà né rimorso. Lui arriverà presto. Goditi i tuoi ultimi istanti. D’ora
in poi, per lui non sarai che un fantasma.-
Se ne andò.
Così com’era arrivato.
Era stato l’Angelo della Morte a parlarle?
Era con lui che aveva trascorso i suoi ultimi
istanti?
Si riaprirono le porte.
Non avvertì più il calore, sebbene oltre le palpebre
congelate un tenue fascio di luce le irradiò la mente.
Lo immaginò stagliato su estesi campi infuocati, in lava
su stuoli di cadaveri carbonizzati.
La sua voce dolce fu l’ultima cosa che udì.
La voce di Lucas.
Il suo tenero abbraccio.
La sua forza. Le sue braccia che avrebbero potuto
sollevare il mondo.
Ma non poté vedere la battaglia, né il castello ardere
sotto il potere di Phyro ribelli.
Non vide mai quell’alba macchiata di sangue né quegli
sguardi sui visi dei suoi compagni.
Non vide Lucas piangere, levarle la sua Lucciola dal
collo e prenderla per sé.
Non rivide più quell’Angelo della Morte con una
Scintilla al collo e le mani di un Domatore di Fuoco.
Una cosa si fece più chiara, quando tutto divenne
buio.
Il suo Angelo della Morte assomigliava a Lucas...
“Non
voglio andare in Paradiso.
Là non potrò ardere...non potrò più bruciare.
Tu verrai con me
all’Inferno, vero Lucas?”
[ Alchimia del Sangue,
Lucciole, Capitolo I° ]