Una notte crudele, una luna
complice e
testimone, sangue sulle strade.
Un'auto aveva tagliato la
strada ad una
due ruote; la moto era
scivolata
sull'asfalto umido e sdrucciolevole, il casco non aveva attutito lo
scontro coll'asfalto a sufficienza: la violenza di quell'impatto era
stata troppa.
Un
clacson ripetuto
e poi una sirena dell'autoambulanza.
Ueueue...
sembrava
un lamento, un ululato.
Un
grido di dolore.
Una
telefonata e
l'ospedale.
Una
notizia
insopportabile.
Mai non c'è
più e la
notizia irrompe in prima pagina sui rotocalchi di moda, o come
ulteriore articolo tra i fogli dei quotidiani.
Yugi arrivò a
passo spedito a
casa di Joey e suonò ripetutamente il campanello.
“ Joey, aprimi,
sono io!”
Nessuna risposta.
“ So che sei in
casa, per favore,
Joey, aprimi! Starò qui a suonare
finchè...”
La portà si
schiuse, lentamente,
e l'alter ego del faraone Yami si precipitò dentro
all'appartamento.
“
Joey...Cosa...Come... stai?” osò
chiedere, con una domanda evidentemente retorica.
Il biondo lasciò
accomodare
l'amico su un divano, poi ricadde pesantemente su di esso e,
sbattendosi violentemente le mani sul volto, chinò il busto
e
pianse.
Pianse anche se l'amico si
sforzava di
trattenere un singhiozzo, il quale, ahimè,
fuoriuscì
poco dopo come un lamento silenzioso ma sconvolto.
Pianse per parecchi minuti,
interrottamente, convulsamente, spasmi di dolore mossero la sua bocca
che mormorava ad intervalli cadenzati
“Perchè...?”.
Il vento muoveva le tende
di quel
piccolo appartamento, una brezza primaverile scuoteva le novelle
foglie sugli alberi.
Yugi era sconvolto e rapito
dal dolore,
come l'amico, ma si sentiva responsabile dei nervi di quest'ultimo:
Joey con Mai aveva sempre avuto un rapporto particolare, lei era
sempre stata il suo punto debole.
“ L'ho vista lì, sul lettino, morta. Yugi, muoio
dentro ogni
volta che ripenso a quell'immagine! La volevo abbracciare, ma sapevo
che non l'avrei più lasciata andare. Dovevo dirle che
l'amavo,
Yugi! La amavo, la amo... Io...” singhiozzava, mentre il suo
fedele
amico lo sorreggeva.
La notte precedente, un
medico aveva
trovato tra i numeri più chiamati quello di Wheeler, che
ricevette la nefasta telefonata. Si precipitò in ospedale e
vegliò, in sala d'attesa, pregando, pregando, pregando,
piangendo.
Non chiamò Yugi
e gli altri, lo
fece solo quando il tutto si concluse, forse per non guastare quel
suo momento di silenziosa preghiera, forse perchè,
inconsciamente, temeva di disturbare i chirurghi, che avrebbero
dovuto essere concentrati al massimo delle loro possibilità
per salvare la sua Mai.
“ Signor
Wheeler?” un dottore
uscì dalla sala operatoria.
“ Come
sta? Ce la fatta?” Joey
balzò in piedi.
“ Temo
di no, signor Wheeler. Mi
dispiace”
Proprio nell'ultimo
periodo, in cui
tutto sembrava andare nel verso giusto, per i due ragazzi... Proprio
quando Joey aveva deciso di “svegliarsi”, di
dichiararsi, anche
su suggerimento o incoraggiamento degli uomini del gruppo
inseparabile d'amici...
La compagnia degli eterni
amici sapeva
cosa aveva sempre covato in sè Joey, in realtà,
per la
giovane, bionda modella: sapevano tutti, infatti, che lui ne era
ciecamente innamorato, la amava di un amore puro e sincero,
nonostante la donna in questione fosse una gatta seducente e
bellissima.
Il biondo sicuramente
apprezzava tali
caratteristiche, ma la questione era ben diversa: le era
così
legato che, per paura di allontanarla o di guastare quei bei momenti
spensierati che avevano passato insieme, non le aveva mai confidato
ciò che il suo cuore custodiva gelosamente, ma,
faticosamente,
lo nascondeva.
Serenity, sua sorella,
d'altro canto
non era meno addolorata: aveva perso la sua sorellona, come spesso la
chiamava. Il suo modello d'ispirazione, perchè lei lo
sapeva,
Mai era molto più di una statuaria modella tutta curve e di
una giocatrice di Duel Monsters senza paura.
Tea non aveva detto una
parola da
quando aveva appreso il fatto, nè aveva alzato gli occhi dal
pavimento in tutto quel pomeriggio; qualche volta, si ricordava, si
era ritrovata ad invidiare la bionda per le qualità che
l'avevano portato al successo: fascino, bellezza, coraggio,
determinazione e anche una buona dose di sfrontatezza. Ma l'aveva
amata, anche lei come tutti. L'aveva vista orgogliosa, mentre vinceva
un duello, l'aveva vista stringere i denti e concentrarsi
sull'avversario, l'aveva vista triste e sconsolata, l'aveva vista
indifesa di fronte al grande amore, un'impresa che forse non aveva
ancora conosciuto e di fronte al quale non sapeva come porsi.
L'impavida e altezzosa Mai Valentine le aveva raccontato delle sue
avventure amorose, del suo orgoglio nei confronti della sua
indipendenza: ma Tea lo sapeva, sapeva che Mai, almeno per una volta
nella sua vita, si era innamorata davvero, e proprio del suo piccolo
Joey.
Un pomeriggio, pochi giorni
dopo la
tragedia, la compagnia si era ritrovata al gran completo a casa della
moretta, ma il tempo non era trascorso molto felicemente.
“ Be', ragazzi,
mi sa che è
ora di andare a casa...” disse Joey, che iniziò a
salutare
gli amici.
“
Fratellone...?” la sua sorellina
gli domandò
“ Sì,
Serenity?”
“ Potrei andare a
dormire da Reiko,
questa notte? Mi ha invitato ad un pigiama party.”
Joey stava per rispondere
(in modo
negativo, a giudicare dall'espressione che assunse), poi
riflettè,
aiutato dalla spalla di Yugi che evidentemente gli infondeva fiducia
e positività. La ragazzina avrebbe potuto distrarsi un po',
passando del tempo con le amiche.
“ Chi
è Reiko?” le domandò,
allora.
“ Eh, dai! E'
quella mia compagna di
scuola...bionda, occhi blu, è alta una spanna più
di
me, più o meno... Non la ricordi?”
Bionda, occhi
blu... Joey, Joey...
Te la ricordi, com'era bella, la tua Mai?
“ Ah, giusto,
giusto, Reiko. Be'...
Va bene.”
Serenity sorrise, con occhi
velati di
tristezza.
Arrivati a casa, i due
fratelli si
accordarono, la minore preparò il piccolo borsone con il
quale
sarebbe di lì a poco uscita, il maggiore l'avrebbe
accompagnata e l'avrebbe riportata a casa il mattino seguente, verso
le dieci e mezza.
Dopo la cena, il biondo
afferrò
le chiavi e chiamò Serenity.
In auto (ormai il nostro
piccolo Joey
aveva raggiunto e superato la maggiore età), durante il
tragitto, il maggiore cercò di alleggerire l'atmosfera che
da
qualche giorno aleggiava intorno alla sua mente.
Arrivati a destinazioni,
Serenity
ringraziò il “fratellone”; gli
schioccò un bacio
sulla guancia e aprì la portiera: “ Sei sicuro di
non
sentirti solo, questa sera? Se vuoi dico a Reiko che...!”
“ No, piccolina,
non preoccuparti,
va' dalle tue amiche. Starò bene. Farò un salto
da
Yugi, probabilmente!”
“ Allora
okay...allora vado.
Buonanotte, Joey!”
Lui rispose con un sorriso
e con un
cenno della mano a Reiko, la ragazzina bionda affacciata dalla porta
di casa.
" Sta' bene, sorellina..."
pensò.
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Grazie a tutti coloro che hanno letto il mio primo capitolo.
Me lo lasciate un commentino?
^^
Murrina
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