Ce la faremo

di mamie
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Ce la faremo
 
— Vieni a prendere il tè.
La mano posata sulla tua spalla è leggera. Leggero anche il sorriso, come sempre. Ma gli occhi sono seri e intenti. Sono occhi stanchi.
 
Prima avresti reagito con una risata, l’avresti preso a braccetto e avresti detto qualcosa di sconcio, tanto per farlo ridere. Prima.
Ora, invece, lo segui in silenzio.
 
Guardi i suoi gesti con un’attenzione concentrata. Ti sembra quasi che stia diventando leggermente trasparente, ogni giorno un po’ di più. Ha l’aria di un fantasma.
D’altra parte neanche tu sei messo tanto bene. Con quella benda da pirata e quel kimono rosa che ormai è solo il pallido riflesso di un te stesso che non esiste più.
 
Capitano Comandante Kyouraku… dovrebbe suonare solenne, no? Perché invece ci trovi una nota inevitabilmente stridente?
Lui, almeno, riesce ancora a sorridere mentre ti passa la tazza che manda verso il soffitto un filo sottilissimo di vapore bianco. Te la rigiri un po’ tra le mani. È una ceramica bizen, antichissima. Ti dà la sensazione di un tempo remoto che scorre come sabbia e tu non sei che un granello, insignificante, in balia del vento, completamente solo.
 
Quando rialzi gli occhi lo scopri a fissarti con quel suo sguardo grave e dolce.
— Ce la faremo — sono le sue uniche parole.
E quel “noi” sottinteso scioglie un po’ del tuo ghiaccio e ti conforta.
Sì, Jyuushiro. Ce la faremo.
 




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