CAPITOLO 3.
CAPITOLO
3.
Cantami, o Diva del Pelide Achille
l'ira
funesta che infiniti addusse
lutti
agli Achei, molte anzitempo all'Orco
generose
travolse alme d'eroi..
STOP.
No, no. Nessun proemio
omerico, non per la figura che avrei fatto quella sera.
Dopo colazione un
figlio di Atena
mi aveva raggiunto fuori dal refettorio, fin troppo incuriosito. Si
chiamava Ruth, aveva i capelli nerissimi e gli occhi grigi, un bel paio
di occhiali rayban poggiati sulla testa e un sorriso smagliante. - Hai
chiesto di incontrare uno di noi, vero? -
- Effettivamente no -
- Shila mi aveva detto
di sì -
-
Allora..sì -
- Bene -
Parlammo un'ora buona,
seduti sugli
scalini della casa di Atena. Tentò di spiegarmi il meglio
possibile l'importanza di avere un'arma propria e quello che Atena
definisce "strategia".
- Significa sapersi
muovere nel
mezzo del campo di battaglia come se fossi sempre stato lì
in
mezzo. Come se la battaglia fosse un bel pic nic -
- Siete troppo
positivi. Una
battaglia potrebbe sembrare di tutto, ma non l'avrei mai paragonata ad
un giardino felice colmo di tramezzini -
Ruth
scoppiò a ridere, poi si bloccò all'improvviso,
osservando il mio polso. - E quello cos'è? -
- Un bracciale -
- Dove lo hai preso? -
- Non mi crederesti,
me lo ha.. -
- Mi pare di averlo
già
visto.. - mi bloccò, lo sguardo come se il suo cervello
stesse
lavorando alla velocità della luce. - Senti, ti vengo a
cercare
dopo, devo fare una mini ricerca - aggiunse in fretta.
E sparì,
dileguandosi all'interno (gli occhi della civetta, a quel punto, mi
ficero intuire fosse meglio sloggiare).
Passai il resto della
mattina ad allenarmi con Luke e mi aveva distratto non
poco. Mi aveva quasi, potrei dire, convinta del fatto che avrei
migliorato davvero e sarei diventata un'ottima spadaccina. Almeno fino
a che non mi ero ritrovata sola nell'armeria.
- PERCHE'? PERCHE' DEVO ESSERE FIGLIA DI UN DIO?! - continuavo a
urlare, demolendo la fronte contro il muro.
Insomma, comprendetemi. Non avevo niente di divina importanza. Niente
che potesse rendersi utile, durante la caccia alla bandiera. Per di
più, le spade mi facevano schifo, ma a Luke non riuscivo a
dirlo. Guardarlo contento e convinto di poter cavare qualcosa di buono
in me, mi bloccava.
Al diciottesimo bocciare tra la mia testa e il muro mi fermai,
sedendomi a terra. Il braccialetto privo di qualsiasi segno familiare o
messaggio promozionale rifletteva la mia immagine: tutto quello che
vedevo erano un ammasso di capelli neri, gonfi, sparsi qua e
là. Due occhi nocciola - i soliti miei occhi nocciola -
quelli di
una ragazzetta come un'altra, di quelle che incroci alle fermate
dell'autobus con l'iPod alle orecchie e la testa chissà
dove,
persa nella musica a palla.
La musica, dannazione. Mi mancava da morire. A volte avevo
l'impressione di avvertire un vuoto nel petto, specie quando mi sentivo
sola o avevo bisogno di ratagliarmi una fetta di mondo.
Chissà
se avrei potuto avere un iPod..
Uscii dall'armeria che era ora di pranzo. Corsi alla cabina di Ermes e
mi cambiai in fretta, senza dare troppo nell'occhio. Travis mi
lanciò uno sguardo incuriosito (penso fosse per il fatto che
stessi zitta per più di tre minuti) e gli sorrisi di
rimando,
tentando di sembrare il più naturale possibile.
Mi affiancò senza dire una parola, quando vide che ero
pronta,
poi non ce la fece più. - Stai.. bene? - chiese, cercando di
non
tentennare.
- Benissimo - risposi, afferrando i capelli a caso e legandoli
in una coda stretta.
- Senti, volevo dirti che.. Si ecco.. Mi dispiace non averti detto
niente, della Caccia alla Bandiera - disse, con un tono che non avevo
gli mai sentito usare.
Quando incrociai i suoi occhi blu capii che fosse veramente veramente
preoccupato. E la cosa, ammetto, mi lusingò non poco.
Presi un bel respiro e gli sorrisi di nuovo, stavolta più
convinta. - Sta tranquillo, Travis, è tutto apposto. E poi
ci
sarai tu a coprirmi le spalle, no? -
Lui sobbalzò appena, poi annuì convinto. - Ci
mancherebbe, non ti lascerò di certo in balia dei cinghiali!
-
(alias, figli di Ares)
Scoppiai a ridere, spingendolo piano oltre la soglia delle camere. Lo
trascinai fuori, dove Shila stava poggiata contro il pilastro. Ci
salutò con un mezzo sorriso dei suoi e si diresse con noi
fino
al refettorio.
Come al solito, i tavoli erano in subbiglio. Dioniso sedeva al tavolo
principale, senza curarsi della presenza di nessuno, se non del tavolo
dei suoi figli. Vi era solo qualcosa di insolito: Chirone sedeva
accanto a lui e, al suo fianco, Tritone era riapparso.
Non capii se mi avesse notata o meno, ma continuai a guardarlo,
tentando di leggere il labbiale. Captai ben poco, dato il chiasso dei
miei compagni di tavolo e della premura di Travis a riempirmi il piatto
di qualsiasi cosa gli passasse davanti.
- Ehi, stai bene? - mi domandò Brandon, sedendosi di fronte
a
me. Lo fissai un momento, poi annuii. Lui sorrise, poi
aspettò
che Travis si fosse distratto e si chinò in avanti. - Devo
chiederti una cosa - cominciò, quasi sibilando.
- Certo - gli dissi - Dimmi..pure -
Brandon prese un bel respiro. - Conosci Shila, vero? -
- Sì, perché? -
- Sai per caso se.. Ha qualcuno che.. Hai capito - buttò
fuori in fretta, gesticolando con una mano.
- Ho capito..? -
- Non hai capito? -
- Non ho capito..cosa? -
- Quello che volevo dire -
- Cosa volevi dire? -
Il figlio di Ermes mi fissò preoccupato, poi alzò
appena
le sopracciglia. Okay, non ero di sicuro figlia di Afrodite.
- Ah, no, no - scossi in fretta la testa - Non ha nessuno.. Ho capito,
adesso -
Lui sorrise fin troppo compiaciuto, ma non aggiunse altro.
Kevin sembrava non esistesse. Era completamente
sparito dalla circolazione: nessun biglietto ("..auto sparita, potevate
morire, potevate essere visti!" Ah, quanto mi piaceva Molly Weasley..
Harry Potter, presente?), nessun messaggio, nemmeno un
segnale
dal cielo. Mi aspettavo di tutto, ne ero sinceramente pronta, ma lui
non aveva ritenuto importante rendermi partecipe della sua vita.
Vagai per il bosco circostante le capanne, fin giù al
laghetto delle
canoe, perfino i campi di fragole, ma nessuno dei satiri aveva idea di
dove fosse il mio amico. Per la prima volta dopo giorni in cui
cospiravo alle sue spalle, mi resi conto di quanto Kevin mi mancasse.
Un amico come lui non lo avrei rimpiazzato con nessuno.
Persa nei miei pensieri, mi ritrovai al tiro con l'arco. Non c'era
nessuno, a parte un ragazzo biondo due spanne più alto di
me,
con un'aria vagamente familiare. Eppure ero sicura di non conoscerlo
affatto..
Intercettò i miei passi e alzò il viso dalla sua
sacca di cuoio, fissandomi. Lo fissai anche io.
- Beh? -
- Eh? - riuscii a dire. Aveva davvero
un'aria familiare..
- Che fai, tiri o no? -
- No, direi proprio di no -
- E allora per quale motivo sei qui? - Domanda lecita.
- Non lo so, sinceramente - Grande risposta.
Mi squadrò incerto, alzandosi in piedi. Intascò
un
piccolo oggetto metallico color oro e poggiò la tracolla
sulla
spalla. - Non puoi ignorare i bersagli, comunque - continuò,
come se nulla fosse. Si allontanò verso quelli
più
distanti, tirando via alcune frecce, dorate anch'esse. Lo aspettai,
immobile.
- Vuoi tirare? - chiese al ritorno, impalandosi davanti a me.
- Io..ti ho già visto - decretai, ignorando la domanda.
- Probabile. Sai, il Campo Mezzosangue.. Ci vivi anche tu.. - disse,
trattenendo una risata.
- No, no, sto dicendo - scossi in fretta la testa - Fuori da qui -
Il ragazzo aggròttò di nuovo la fronte, facendomi
balenare in testa di nuovo un'immagine sfocata di qualcuno che gli
somigliava fin troppo. Non riuscivo a capire perché, ma ero
pronta ad ammettere che mancasse soltanto un passo alla risposta. Lui
continuò a fissarmi, poi notò il bracciale al mio
polso e
rilassò il viso, sorridendomi. Mi porse l'arco che aveva in
mano
e una freccia, attendendo.
- Vuoi che tiri? - chiesi. Lui annuì, incrociando le braccia
e
facendo qualche passo indietro. Alzai le spalle e incoccai la freccia,
tendendo l'arco.
- Ah-ah, ti piacerebbe -
- Che cosa..? - non ebbi nemmeno il tempo di finire la frase che il
biondo mi aveva fatto virare di 45°. Assottigliai gli occhi. -
No -
decretai - Sarà almeno a un raggio di cento metri! -
- Centosessantasette, per la precisione - mi corresse - Chirone ha
sbagliato di due centimetri. Capita -
- Non ce la farò mai, potrei beccare quel gruppetto di figli
di
Atena e sicuramente non sarebbe piacevole - conclusi, riporgendogli
l'arco.
- Non cercare scuse, tira - mi rimproverò. Okay, cominciava
a sembrare mia madre.
Respirai a fondo, rilassando i muscoli. Riappoggiai la freccia sulla
corda e chiusi un occhio, calibrando la traettoria. Per un
momento fu come camminare verso il bersaglio (o magari il contrario).
Riuscivo a sentire chiaramente la brezza e vedere ogni
possibilità di cambiamento. Sapevo per certo che avrei
dovuto
aspettare quella corrente d'aria passasse o si abbassasse, per centrare
il punto rosso, così vicino da poterlo quasi sfiorare.
Sentivo le dita prudere, ma non ancora a sufficienza, nemmeno quando il
vento cessò. Avvertii alla mia sinistra che anche lui aveva
la mia stessa consapevolezza che quello fosse il momento
giusto. Scoccai.
Veloce come la luce, la freccia si conficcò nel
bersaglio.
Abbassai le braccia e seguii di corsa il ragazzo (detto Biondo) che era
già partito a tutta birra. Quando arrivai dietro di lui,
fissai
l'opera incredula.
- Fantastico - commentò, distruggendo il mio centro perfetto
(infondo, era sua..). Si rigirò la freccia tra le dita prima
di
sorridermi - Beh, allora ci vedremo presto -
- Che vuoi dire? -
Non ottenni risposta, mentre si allontanava intonando Welcome To The
Jungle.
- ALMENO DIMMI IL TUO
NOME! - urlai, seriamente offesa.
- Hector - annunciò, mentre la sua voce si perdeva - E
gradirei te lo ricordassi o mi riterreò offeso -
Hector il Biondo che mi ricordava qualcuno di familiare si
rigirò e stavolta sparì in mezzo al gruppo di
semidei che
risaliva l'arena. Mai avrei pensato che lo avrei rivisto più
spesso del dovuto.
L'armatura non era male. Mi piacevano le piume azzurre. Mi piaceva
fosse leggera. Non mi piaceva il motivo per cui l'avrei usata.
Luke aveva radunato tutti i componenti della Casa di Ermes e stavamo
attendendo la chiamata di Chirone. Di fronte alla Casa Grande,
alcuni dei membri di Efesto erano già in
posizione, mentre
dal lato opposto, la marmaglia di Ares faceva notare la sua presenza,
intonando cori poco simpatici. Shila mi lanciò un saluto
entusiasta, indicando le piume sul suo elmo: era contenta che fossimo
dalla stessa parte.
I figli di Atena stavano cercando di aiutare alcune delle figlie di
Afrodite ad allacciare la loro armatura (con risultato qualche stratega
imbambolato di fronte a delle ragazzette divertite e in preda a
risatine acute isteriche), mentre i figli di Apollo si fermarono
accanto al nostro gruppo.
Il capo cabina, un ragazzo con folti capelli scuri e occhi marroni
come i miei, diede una pacca sulla spalla a Luke, che si
voltò
un po' sorpreso. - Lee! - disse poi, illuminandosi - Hai sgunzagliato
gli arceri, vedo -
- Oh, sì - confermò lui - Ma ci sarà
qualche nuova
sorrpesina per i figli di Ares, questa volta. C'è chi ancora
ha
un debole per il combattimento corpo a corpo, nelle nostre file -
I due ragazzi risero, cominciando poi a parlottare tra di loro, quando
Beckendorf li raggiunse. Scorsi con gli occhi tutti i componenti della
nostra squadra e, a differenza della rossa, avvertii una certa
unità ed equilibrio.
I figli di Efesto stavano controllando le spade ai figli di Ermes
(tutte in perfetto stato, erano già passati prima di cena,
ma non avevano resistito ad
ultimo controllino). I figli del dio del sole, stavano decidendo come
disporsi, mentre altri davano l'ennesima occhiata agli archi dei
fratelli più piccoli. Li invidiai a morte.
- Bene bene bene.. - disse una voce alle mie spalle.
Quando mi voltai, Hector mi guardava dall'alto, un sorriso strambo e
l'elmo con piumaggio azzurro sottobraccio.
- Vedo che siamo nella stessa squadra. Mi sarebbe dispiaciuto cercare
di farti fuori - aggiunse, seriamente sentito.
Quanto mi stava simpatico.
- Già, quindi.. Ehm.. Se non ti dispiace, mira a quelli
rossi.. - dissi in fretta, sforzandomi di sorridere.
- E' quello che faccio più volentieri, ho un conto in
sospeso
coi fantasmagorici bulli - continuò, facendo un cenno col
capo
ai figli di Ares.
Clarisse stava facendo un gran baccano, imponendo alle sue reclute
più giovani di non fiatare, non respirare, non dire nemmeno
una
vocale, quando lei parlava. La sua lancia elettrica emanava scintille
gialle, ogni volta che la sbatteva al suolo.
- Nah, Clarisse è innoqua - disse Hector di punto in bianco,
come se avesse letto nella mia mente il mio ultimo pensiero (ovvero:
gira a largo dallo stecchino con le scintille).
- Innoqua? Lì dentro nessuno mi sembra adatto all'aggettivo innoquo - dissi.
Hector dovette cogliere la mia vena ironica, perché
accennò una risata, poi scosse la testa. - No, quelli sanno
fare
solo un gran casino. Ma c'è qualcuno lì in mezzo
con cui
spero tu non debba incrociare la tua lama.. -
- Chi? -
- Non la vedrai qui, poco ma sicuro. Lei la incroci solo sul campo di
battaglia -
Notai un nuovo sorrisetto strano, ma non dissi nulla.
- Beh, ti saluto, devo aiutare Lee a far mantenere la calma ai
più piccoli - decretò - Vedi di restare tutta
intera -
aggiunse con un tono leggermento più basso.
Gli feci un cenno col capo, mentre si allontanava. Lo vidi aiutare una
delle sue sorelle a sistemare la faretra, poi un altro e
infine
testare la corda dell'arco della prima, quando Luke mi
occupò la
visuale.
E così Hector era figlio di Apollo. Insomma, avrei dovuto
capirlo dalla simpatia pungente fin troppo simile alla mia. O dal fatto
che avesse una certa abilità nel tiro. O dal fatto che, a
guardarlo, non avrei potuto piazzarlo da nessun altra parte.
Chirone ruppe il flusso dei miei pensieri, trottando di fronte a noi. -
Eroi! - cominciò, rimbombando - Giovani semidei! E' con
immenso
piacere per me annunciare questa nuova Caccia alla Bandiera! -
Molti cori di approvazione si levarono dalle fila di Ares. Per la prima
volta dopo giorni avvertii la voce di Dave e cominciai a tremare di
rabbia: se ne stava lì, tra Clarisse e un altro dei suoi
fratelli, un ghigno maligno in faccia.
- Oggi la Luna splende e illumina la foresta più del dovuto,
non
è meraviglioso? Ma non perdiamo altro tempo. Avete un
massimo di
tre ore per cercare di rubare la bandiera alla squadra avversaria! E
cercate di non perdere troppi pezzi, stavolta, non è vero,
Dioniso? -
Il dio non alzò nemmeno la testa dal suo giornale,
mugugnando un 'Mmmmhmh'.
- Che vinca la squadra migliore! Cominciate! -
I ragazzi cominciarono subito a sparpagliarsi, incitandosi a vicenda.
Una mano si poggiò leggera sulla mia schiena, costringendomi
a seguire
il gruppo dei figli di Ermes. Quando mi voltai verso di lei, mi accorsi
che era proprio una dei figli del dio dei ladri a starmi vicino.
Aveva
folti capelli castani che uscivano dal suo elmo, coprendole le spalle.
Notai un sorriso gentile, ma ardito, mentre mi faceva cenno di
infilarlo in fretta. - Tranquilla - disse - Non sei sola, siamo una
famiglia qui -
- Questo mi
tranquillizza - ammisi, infilando l'elmo e afferrando l'elsa della
spada.
-
Paige, mi chiamo Paige - disse, camminandomi a fianco - Sto un paio di
letti più in là del tuo e so che ti chiami Jen,
Travis mi ha parlato di
te -
- E ti ha detto di
farmi da badante -
Paige rise,
sfiorandosi la cintura.
- Quasi, mi ha detto che è la tua prima Caccia alla
Bandiera.
Dunque, è normale -
Il
forte accento texano della ragazza mi fece pensare ad un ristorantino
dove io e mamma andavamo a mangiare quando avevamo voglia di
trasferirci culinariamente in Texas (appunto). Guardai in direzione
delle sue mani e notai due pistole appese, capendo il perché
della
bandana appesa al collo: aveva davvero l'aria di uno di quei banditi
che vedevo nei film. Se l'avesse alzata sul naso e avesse inforcato un
cappello da cowboy, sarebbe stata perfetta.
Hector ci
schizzò a
fianco, seguito da Lee e Michael, un altro figlio di Apollo. Lo vidi
arrampicarsi su un cumulo di massi e coordinarsi con i fratelli per
piazzare il primo gruppo di arceri. Beckendorf e due componenti di
Efesto, tra cui Shila, partirono in esplorazione, mentre i restanti
rimanevano a guardia di quella che doveva essere la nostra bandiera.
Travis
e Connor affiancarono l'ultimo gruppo, mentre Luke e Chris seguirono
Beckendorf, seguiti da Hector, Michael e un altro della casa di Apollo.
La
foresta cominciava a farsi più fitta, mentre ci
addentravamo. Avvertivo
accanto a noi presenze non molto gentili e fruscii che mi facevano
scattare sull'attenti ogni minuto che passava. Una ninfa per poco non
mi fece perdere tre anni di vita, facendo spuntare il visetto dal suo
tronco.
- Non ti mollo, sta
tranquilla -
disse Paige a un certo punto. - Seguiamo Luke, di sicuro
sarà
più divertente che stare qui -
Non chiedetemi
perché la seguii.
Paige
si muoveva senza fare il minimo rumore. Sembrava accarezzasse l'erba,
più che calpestarla. Pensai che essendo figlia del dio dei
ladri,
avesse una certa specialità nell'intrufolarsi ovunque senza
dare
minimamente segno della sua presenza. Ci seguirono alcuni dei suoi
fratelli, spada sguainata. Feci lo stesso, tentando di non risultare un
problema, più che un'alleata.
Fu alla fine del
sentiero che notai un piumaggio rosso in lontananza.
- Shh, ehi, fermati! -
dissi a Paige.
- Che c'è? -
- Non li vedi? Figli
di Atena! -
- Dove.. Oh, cavolo..
- sibilò, gettandosi dietro un cespuglio (che fece Ahia! o almeno
credo).
Azzardai
più o meno la stessa cosa, prendendo in prestito l'albero di
una ninfa.
Cercai di sbirciare, mentre avvertivo le loro voci più
nitidamente. Vidi
Ruth parlare con una delle sue sorelle, prima di partire con un
gruppetto di fratelli verso il bosco.
I
figli di Atena erano i più problematici della squadra rossa,
questo lo sapevano tutti. Era quasi impossibile batterli sul campo,
dato che era come se fossero a casa loro o a un picnic, come aveva
detto proprio Ruth quella mattina.
Paige
attirò la mia
attenzione, facendomi notare una cosa che non avevo ancora captato:
nascosti nel fogliame, Luke e Beckendorf, seguiti da Chris e altri
della nostra squadra, avevano torvato quella poastazione esattamente
come noi. Luke alzò gli occhi verso di me e un lampo di
consapevolezza
gli attraversò il viso.
- Io?! - riuscii a
bisbigliare.
- Eh? - chiese Paige.
Luke annuì,
come in conferma, mentre Paige già si esaltava, afferrando
il pugnale dal suo stivale.
- Non posso, Paige,
non posso, diglielo tu! -
- Ehi, Luke sa quello
che dice, fidati un po' degli altri -
- Ma.. - tentai di
contraddirla, ma sapevo aveva ragione. C'era chi credeva in me
nonostante tutto.
Presi un lungo
respiro, stringendo di più l'elsa, e guardai Luke, che
aspettava soltanto un cenno. Poi, tutto esplose.
Corremmo
lungo la picola discesa, attaccando assieme. Un figlio di Atena
sguainò
la spada più in fretta degli altri, facendo capire ai
fratelli che
qualcosa non andava.
Beckendorf
attaccò quello che sembrava il capo
del mini plotone, mentre due dei rossi se la prendevano con Luke.
Decisi di aiutarlo, attirando l'attenzione di questi.
- Ah, la nuova
arrivata! - disse lui, facendo roteare la sua spada.
- Quella che non
scorderai tanto in fretta, bello - confermai, attaccandolo in fretta.
Gli
stetti dietro senza problemi, parando i suoi affondi. Cominciai a
tenere un certo ritmo (e fu strano più per me
che per gli
altri,
credetemi), fino a che non mi accorsi che le sue mosse stavano
diventando fin troppo coordinate. Trovavo una certa fatica a
prevederle, ma non mi arresi nemmeno quando un urlo arrivò
dalla
foresta.
- I figli di Ares,
bene! - disse lui, gongolando.
- Ci
mancava solo questa! -dissi, sentendomi di nuovo intrattabile come
prima. Presi a sfogare la mia rabbia repressa sul poveretto, tanto che
cominciò a indietreggiare fin contro un tronco, fissandomi
sconcertato.
Quando lo disarmai,
non lo degnai nemmeno di uno sguardo. Aspettavo i figli di Ares come se
non volessi altro.
Paige
e Luke mi arrivarono a fianco, mentre gli altri catturavano e
intrappolavano i prigionieri. Sentivo i passi dei nuovi ospiti farsi
più vicini e qualcosa in me stava seriamente facendomi
perdere il
controllo.
- Calmati -
sentenziò Luke - Non diventare come loro -
- Voglio farlo a pezzi
-
- Ho detto non
diventare come loro! -
- Non garantisco
niente -
Luke
stette per aggiungere qualcosa, ma era troppo tardi. Cinque o sei
ragazzi ci arrivarono davanti, fermandosi come una mandria impazzita.
Clarisse reggeva la sua lancia, mentre un ragazzo al suo fianco puntava
gli occhi verso la sottoscritta.
Era la resa dei conti.
O almeno
pensavo lo fosse, quando notai che quel ragazzo non era Dave e che una
furia più piccola si fece strada dal gruppetto, con me come
unico suo obbiettivo.
La
ragazza mirò un fendente diritto sulla mia faccia, che
schivai, mentre
Luke al mio fianco iniziava un duello con la sorella. Non aveva la
stessa stazza robusta e mascolina di Clarisse, era anzi piuttosto
bassina e tre volte più agile. Mi ricordava tanto Dave.
Non mi dava
nemmeno il tempo di pensare ad una mossa per controbattere. L'unica
cosa che potevo fare era difendermi e cercare di mantenere tutti i miei
pezzi al loro posto.
La voce di Paige mi
arrivò all'orecchio,
incitandomi a non mollare. Da Clarisse, invece, si levò una
risata di
scherno, mentre cercava di stare dietro a Luke. Insomma, la tipa in
questione doveva avere non pochi ammiratori tra i suoi fratelli.
- Avanti, combatti
come si deve! - mi disse all'improvviso. Aveva una lunga treccia di
capelli neri che le usciva dall'elmo.
Quella voce
più che darmi forza, mi fece sentire esattamente come quando
avevo incrociato la spada con Dave all'arena.
Arrancai,
inciampando in qualcosa. Clarisse rise più forte, mentre
Luke si
voltava verso di me. La ragazza mi guardò, pronta ad
attaccare. Strizzai gli occhi.
Al
contrario di ciò che mi aspettavo (la mia morte), qualcosa
si scontrò
con la sua lama. Aprii un occhio e la vidi balzare all'indietro,
slegarsi l'elmo e gettarlo a terra, in preda all'ira funesta.
- Russel,
stanne fuori! - ringhiò contro alla figura sopra di me.
- Nadja - canzonò Hector - Anche per me è sempre
un piacere incontrarti -
La figlia di Ares lo guardò con un lampo assassino negli
occhi. Temetti stesse per sputare anche fiamme.
Lui ignorò completamente gli insulti in greco antico che
aveva cominciato a gettargli addosso.
- Levati, non devi intrometterti negli affari miei! -
sentenziò, riafferrando la sua spada.
- Ti conviene andartene - mi disse lui, continuando a guardare gli
spostamenti di Nadja.
- Non ci riesco - confessai.
E in effetti era vero. Il bracciale sul mio polso aveva cominciato a
risultare un peso. Letteralmente.
Nadja
partì a tutta birra contro di noi prima che lui potesse
aggiungere
altro. Mi scavalcò con un salto e parò i suoi
colpi, facendola
indietreggiare per darmi il tempo di rimettermi in piedi.
Li guardai
combattere come se non dessero nemmeno tempo al tempo di agire. Nadja
si muoveva come se stesse danzando, ma con la precisa
finalità di farlo
fuori, mentre Hector si limitava semplicemente a tenerla buona.
- Allora, ti vuoi mettere a riparo o no?! - mi urlò infine,
abbassandosi appena in tempo di ricevere un colpo in pieno naso.
Mi
afferrai il polso, reggendolo come se fosse un sacco, e cominciai a
correre dalla parte opposta. Mi pareva di portare un gioiello di piombo.
Tentai di non dare nell'occhio, ma ciò durò poco:
la voce
di Dave si levò dal nuovo gruppo che stava arrivando.
Attraversai di corsa la radura, continuando a sentire i figli di Ares
alle calcagne. Il bracciale al polso si faceva sempre più
pesante ed ebbi quasi paura di non riuscire a raggiungere una buona
velocità (diamine, papà, che razza di regalo
è? Un
braccialetto per fare i pesi?!).
Non riuscivo a capire dove stessi esattamente andando, ma non mi
importava: dovevo togliere quell'affare.
Cominciò
ad annebbiarmi la vista, quando cercai di farlo girare. Niente. Mi
stava togliendo il respiro. Immaginai di vedere la mia mano sparire
nelle viscere della terra, risucchiata.
Qualcosa nella mia testa
mi fece cominciare ad invocare tutti gli dei. Non era possibile. Non
così. Volevo contare qualcosa anche io, volevo fare anche io
la
differenza e ripagare tutti quelli che avevano creduto in me.
Strinsi gli occhi, avvertendo le voci dei ragazzi alle mie spalle come
lontane mille miglia.
Una
luce, abbagliante, illuminò lo sprazzo verde a giorno. I
passi dei
nuovi arrivati si inchiodarono al suolo. Sentii un calore crescermi in
pieno petto e il bracciale scattò, roteando di 180°:
un arco dorato era
ora tra le mie mani.
Sulla sua curva perfetta brillava in, caratteri greci, la scritta λαμπρός,
splendente.
- Che diavolo..? - sussurrò Dave, cercando di vedere
attraverso quella luce, il viso riparato da un braccio.
Quando
mi alzai ebbi una visuale completamente diversa di tutto, come se la
luce del sole sopra la mia testa avesse cambiato
e perfezionato i
pigmenti dei colori di ogni cosa. Tesi l'arco e una freccia di luce
apparì da sé. Sapevo esattamente cosa fare.
Mirai ai figli di Ares
appena in tempo per sentire grida di giubilio provenire dalla foresta.
Scoccai una freccia dopo l'altra senza aver bisogno di alcuna faretra.
Quando
i miei compagni si ritorvarono dietro di me, Luke per poco non fece
cadere la bandiera scarlatta, fissando prima i figli di Ares conficcati
nella parete di roccia, poi sopra la mia testa. Hector
apparì poco
dopo, l'elmo a mezzaria, uno sguardo vagamente stupito, ma non troppo.
- Non ci posso credere.. - disse Shila, un filo di voce. Paige
inforcò un paio di occhiali da sole per guardarmi meglio.
Il
trotto di Chirone arrivò in tempo per annunciare la fine
della Caccia
alla Bandiera e la vittoria della squadra azzurra, ma alla luce quasi
senza fine si coprì appena gli occhi, poi sorrise.
- Ave Jennifer Kane! - annunciò - Figlia di Apollo, dio del
sole e delle arti! -
eeeeh,
salve!
sì, lo so,
ci ho messo tantissimo a pubblicare il nuovo capitolo, ma ne
è valsa la pena.
avevo bisogno di
stimoli e li ho trovati u.u
dunque, stavolta
Dioniso non si è degnato di apparire (tanto
meglio) e ho deciso di passare direttamente ai ringraziamenti:
a tutti quelli che non
si sono scordati di jen (figlia di quel ganzo di apollo);
a chiunque sia passato
per caso o per noia;
a chiunque sia
passato, davvero, grazie.
e poi due
ringraziamenti speciali: ai creatori di due personaggi da ora
presenti in questo racconto.
parlo di hector e nadja, due autentiche perle.
e..ho finito.
Penny?
oh no..
Penny,
che stai facendo?
niente, signor D.
Hai
contattato Ermes? No perché devo aggiungere una lamentela,
non mi ha rinnovato l'abbonamento a Somelier
Oggi.
e io che c'entro?
Beh,
fai da tramite, mi sembra ovvio.
...
Penny,
andiamo, vuoi che mi perda gli aggiornamenti di questa settimana?
no, si figuri.. sia
mai.
Lo
so, sarebbe scioccante, privo di ogni possibile scusa, privo di..
va bene, va bene, ho
capito!
Mi
sento affranto.
oh dei..
Non
capito.
...
Non
rispettato.
chissà come
mai, eh?
Come
hai detto, Penny?
ahm.. vado a cercare
ermes su divin-maps. addio.
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