Love me Tender
Apri
gli occhi e lei è lì, a fissarti.
Quasi
si schernisce nel vedersi colta sul fattaccio.
Arrossisce
appena, sorridendoti seria, ed ecco che fa capolino la deliziosa
fossetta sulla guancia sinistra.
Il
sole che filtra dalle persiane semichiuse le illumina i capelli
facendoli brillare come fiamme.
Segui
con gli occhi le volute e gli intrecci intricati della sua chioma
ribelle.
Ami
il modo in cui si riavvia i capelli quando è concentrata a
fare
altro, ami il modo in cui li scuote...
Ami
lei.
Tutto
ciò che la riguarda.
Quante
volte ti sei preso in giro da solo, per questo?
Era
iniziata quasi come un gioco.
Lei
ti aveva sempre affascinato: la guardavi da lontano, la spiavi quasi.
Seguivi
le sue mosse all'interno della sua piccola casa, attraverso quella
finestra.
Ti
chiedevi chi fosse, cosa pensasse, cosa sentisse.
Così
misteriosa, evanescente da chiamarla scherzosamente “il mio
fantasma”.
Di
tanto in tanto la incrociavi per strada: teneva sempre la testa
bassa, quasi volesse nascondersi, camminando vicinissima al muro, gli
occhi nascosti dietro lenti enormi e scure.
Sempre
da sola, lontana da tutti, lontana dal mondo.
Come
te.
E
poi, quella notte che ti ha cambiato la vita, in un certo senso.
Ti
sei ritrovato a guardare quel viso e dietro di esso hai trovato la
tua “Prinsessa”.
Hai
subito pensato che sarebbe stata una facile conquista e volevi
divertirti un po'... ma non avevi calcolato che lei non faceva mai
quello che ci si aspettava.
Non
aveva abboccato alle tue moine, alle tue provocazioni... anzi: ti aveva
fatto capire chiaramente che non ti voleva fra i piedi.
Non
l'avevi affatto abbindolata con il tuo fascino.
Qualche
sera prima avevi flirtato con la sua amica e ti eri divertito come
sempre a lanciare sguardi languidi, per poi mandarla in bianco,
raffreddandola con la tua aria altera.
I
tuoi amici ti hanno sempre chiamato scherzosamente
“Constipated
whore”.
Una
puttana stitica di sentimenti.
E
ti è sempre piaciuto esserlo.
Ti
vedono come qualcosa di intoccabile, irraggiungibile.
Quelli
che non ti conoscono bene, i fan e la maggior parte delle persone che
non si è mai soffermata a pensare che anche tu sei un uomo
come
tutti gli altri; con difetti, tanti... e paure, innumerevoli.
Non
avevi mai pensato, prima di diventare famoso di poter usare la tua
faccia da schiaffi, da eterno adolescente, come un'arma per ottenere
ciò che volevi, o i tuoi modi di fare da stronzo presuntuoso
a tuo
piacimento.
Per
allontanare o attirare a te le persone.
E
intorno a ciò che la gente pensava di te, hai costruito il
personaggio.
Molto
comodo a dirla tutta.
Un
modo per tenere il vero Ville protetto, al sicuro, quasi quanto le
mura arrotondate del tuo rifugio e l'alto cancello tengono lontani i
fan troppo invadenti.
E
nonostante i terremoti interni, gli scossoni che hanno costellato la
tua travagliata vita sentimentale, non ti eri mai sentito
così.
Normale.
Sereno.
Con
la voglia di proiettarti al futuro.
Ma
quella prima notte...
La notte che hai trascorso nel suo letto a fare
da balia ad un gatto rachitico e a lei, che poco prima ti si era
avvinghiata sul divano, ti hanno travolto.
Infiammandoti
dentro e fuori.
Quel
profumo di vaniglia ti aveva sopraffatto inaspettatamente.
Il
suo profumo... e stringerla tra le braccia, sentendo dentro il tuo
cuore dopo troppo tempo, una sensazione strana di tenerezza.
Lei
così piccola, scostante, così irritante e tenera
allo stesso
tempo, così semplice nella sua bellezza poco appariscente
eppure
capace di sconvolgerti.
Incappucciata
e nascosta sotto quell'enorme giacca troppo grande per lei... i
capelli con quella sfumatura così strana, tra il biondo
scuro e
rosso... non avevi notato quanto invece somigliasse ad una piccola
bambola fatta d'oro.
Una
piccola ninfa, una perfetta e minuta Venere di Botticelli.
Quando
ti aveva fatto entrare in casa era tutto tranne che contenta e
affabile, anzi... sembrava non vedesse l'ora di sbatterti fuori di
nuovo al gelo, insieme al gattino mezzo morto di freddo che avevate
trovato.
Si
teneva a debita distanza, facendoti venire ancora di più la
voglia
di conquista.
Sfidando
il tuo ego smisurato.
Quando
lei ti era letteralmente saltata addosso, incosciente e strafatta di
farmaci avevi pensato di approfittarne.
Ne avevi voglia fin da quando ti aveva guardato dritto negli occhi e
reagito con fastidio e indifferenza.
Ma
qualcosa ti aveva fermato all'improvviso: un senso di protezione nei
suoi confronti, a te del
tutto sconosciuta.
Tu, che ti curi raramente anche di te stesso.
E
una impellente voglia di fare l'amore con lei.
Non
sesso.
Volevi
scoprirla lentamente.
Volevi
che ti guardasse con fiducia e non come se morisse dalla voglia di
sputarti in faccia.
Volevi
vedere il suo sorriso.
Quello
tenero e solare che riservava sempre al vostro anziano vicino di
casa.
Volevi
farla brillare.
Vedere
il suo viso accendersi solo per te.
Perderti...
Non
avevi chiuso occhio quella notte, così irritato con te
stesso dal
fatto che non riuscissi ad andartene via, a mollare lei e quel gatto
al loro destino, per tornartene al sicuro nella tua torre, lontano da
lei.
La
guardavi dormire stretta a te, col pugno chiuso intorno al collo
della tua t-shirt come una bambina, e l'irritazione aveva lasciato
pian piano il posto ad un nodo intorno alla gola.
Osservavi
la fronte aggrottata, le piccole labbra strette a broncio, e i capelli
che si infilavano ovunque tra di voi quasi a formare una cortina di
seta dorata.
Avevi
cantato sottovoce per lei, come qualche ora prima per quel gatto
rognoso e moribondo... e lei si era rilassata, distendendo le labbra
e la fronte.
Quasi
sorriso.
Si era
sistemata tra le tue braccia come se quello fosse stato sempre
il suo posto.
Il
senso di esaltazione ti aveva fatto sentire così stupido...
e
perfettamente a tuo agio.
La
familiarità di sentirla stretta a te... tu che non sopporti
che
qualcuno si avvicini troppo, sconfinando in una confidenza che non
concedi quasi mai, se non alle persone che conosci da una vita.
Le
gambe che si intrecciavano alle tue, le braccia che si allungavano a
chiudersi intorno alla tua schiena, il suo viso nascosto nell'incavo
del tuo collo, tutto così giusto... così bello.
Avevi
lottato contro la voglia si svegliarla a furia di baci e la crescente
eccitazione fisica.
Stringendo
i denti e imprecando dentro di te, invece te n'eri stato disteso con
lei addosso, consapevole di ogni parte del suo corpo morbido, delle
forme voluttuose che avevi intuito sotto quel maglione informe, del
piede nudo che strofinava contro il tuo polpaccio.
Ne
sentivi il calore anche attraverso il jeans.
Il
respiro che ti veniva a mancare ogni volta che lei muovendosi,
sfregava contro la tua parte intima tesa e dolente.
Contavi
di fargliela pagare quanto prima per quella dolce tortura e quel
pensiero ti aveva scioccato più di tutto quello che stavi
vivendo:
il fatto di aver pensato a voi due, oltre quella notte.
E
avevi capito che volevi rivederla.
Tenerla
di nuovo tra le braccia e sentirla respirare sul tuo collo.
Che
volevi toglierle quel maledetto maglione e vedere cosa si nascondesse
sotto e se fosse così come lo stavi immaginando.
Baciarle
quella bocca rosea, così piccola e perfettamente disegnata...
Perderti...
Con
la luce del mattino lei aveva di nuovo alzato quel muro tra voi,
scontrosa come pochi;
ma
non ti era sfuggita la scintilla di piacere quando ti guardava e
allora ti eri rilassato...
Quando
poi qualche ora più tardi, durante le quali lei non aveva
lasciato
per un istante i tuoi pensieri, eri tornato per occuparti del gatto
che contrariamente ad ogni aspettativa, si era ripreso alla grande,
l'avevi trovata con un altro.
Col
viso arrossato e gli occhi ridenti.
Rilassata
come con te non era stata.
La
rabbia ti era salita alla gola come bile velenosa e avevi reagito
scioccamente, da perfetto imbecille geloso.
Per
una settimana eri rimasto nascosto dentro casa, con il gatto che
quasi per punizione le avevi portato via.
Spiandola
da dietro le tende, al buio, come un ladro.
Passeggiando
nervoso da una stanza all'altra, con il bisogno di fumare una sigaretta
dopo l'altra; tornando ogni due minuti alla finestra come stava
imparando a fare il piccolo gattino che ti imitava e seguiva passo
passo, incapace di concentrarti sui pezzi che stavi scrivendo.
Temendo
o forse sperando di vedere il tipo alto, moro, muscoloso e dal sorriso
abbagliante che
era con lei.
Sarebbe
stato facile metterla da parte se lei era già impegnata,
giusto?
Giusto?
No,
affatto.
Quello
che era iniziato come un gioco ti stava prendendo troppo e il
campanello di allarme che risuonava nella tua testa era diventato
assordante.
Ma
lo ignoravi.
Volevi ancora provare quel calore semplice e pulito che lei sembrava
irradiare spontaneamente.
La
volevi.
E
l'avresti avuta.
A
costo di togliere di mezzo il fastidioso tipo dal sorriso
abbagliante.
A
costo di farti male e passare per coglione.
Con
ogni mezzo.
Ma
non era servito.
E
avevi imparato che lei non era come le altre.
Che
non aveva bisogno di effetti speciali.
Le
avevi semplicemente detto ciò che pensavi e lei ti aveva
guardato
come speravi.
Davanti
a quella finestra, con lei tra le braccia, e la luna...
Una
parte di te rideva divertito, ironico e scuoteva la testa prendendoti
in giro.
L'altra...
l'altra sentiva lei.
Solo
lei.
E
non c'era nulla al mondo che ti importasse quanto quel momento.
Irripetibile.
Perdersi...
Come
ti eri perso la prima volta che sei entrato dentro di lei.
Stretto
nel groviglio delle sue gambe e braccia e capelli...
L'aver
atteso un tempo infinitamente lungo per il tuo bisogno di averla, ne
era valso ogni istante.
Avevi
aspettato che fosse lei a prendere in mano la situazione, a darti il
suo consenso con gli occhi color del miele.
Ti
piaceva guardarla negli occhi mentre facevi l'amore con lei; vederle
passare sul viso ogni emozione, chiara e limpida... vedere le sue
pupille dilatarsi dal piacere, quando la fissavi per qualche istante
di più.
Arrossire
e sviare lo sguardo, imbarazzata.
Inconsapevole
della sua bellezza, la tua “Prinsessa”...
Fiduciosa
nell'affidarsi a lui, completamente... con tutta se stessa.
La
sua forte e fragile “Prinsessa”...
Prometti
a te stesso di non farle mai del male volutamente.
Vuoi
meritarti quella fiducia incrollabile che giorno dopo giorno lei ti
dimostra.
Prometti
a te stesso di non deluderla.
Sai
che dentro di lei è in atto una dura lotta; sai che ci sono
lati di
sé che ancora non vuole svelarti.
Qualcosa
o qualcuno l'ha fatta soffrire e una parte di lei è nascosta
così
bene, così a fondo... ma stranamente tu riesci a scorgerla.
E
sei geloso.
Geloso
di quella parte che lei tiene solo per sé.
Geloso
di non averla completamente.
Geloso
ed egoista, sì, certo che lo sai.
La
sera prima hai dovuto scacciare malamente Amy; un'amica da lungo
tempo, con la quale c'era stato qualche attimo di sesso, molto, molto
tempo prima, ma che ormai per te era solo una collega di lavoro.
Lei
continua a provocarti, a tentarti, fallendo miseramente.
Ogni
volta che siete in giro insieme, non perde occasione di appendersi al
tuo braccio, appoggiarsi, sorridendoti complice.
Ogni
scusa è buona per piombare a casa tua nel bel mezzo della
notte, o
facendo di tutto per rimanere soli quando tutti vanno via.
Un
tempo le avresti detto di togliersi di mezzo, senza tanti giri di
parole... ma Lou anche in quello ti ha
ammorbidito.
Hai
pensato per la prima volta a come ci si sente ad essere dall'altra
parte, a sentirsi rifiutati.
E
sei stato gentile.
Le
hai detto che sei innamorato di un'altra, che non c'è
un'altra donna
che ti interessa.
Ed
Amy inaspettatamente ha reagito con rabbia, avventandosi contro di
te.
Avete
perso l'equilibrio e tu come un coglione sei finito a terra, con lei
sopra che ne ha approfittato per baciarti.
Te
la sei tolta di dosso ridendo e prendendo le distanze, ma lei non
è
divertita affatto.
Ti ha
accusato
di usarla, di illuderla e di scherzare con i
sentimenti altrui.
Ed
è andata via, lasciandoti con il culo a terra, sbattendo
forte la
porta dietro di sé, facendo tremare le pareti della sala
incisione.
Uno
spiacevole aneddoto che vuoi raccontare a Lou: vuoi essere
sincero con lei, raccontarle ogni cosa.
Sperando
che anche lei un giorno si sarebbe sentita di non tenerti
più
nascosto nulla.
E ti aprisse il suo cuore.
L'hai
trovata arrabbiata invece e avvertito di nuovo la distanza di un muro
invisibile tra voi.
Infastidito
e sotto sotto spaventato a morte dal pensiero di una Lou che non ti
ama più, che non ti guarda come solo lei fa, di non vedere
quel viso
amato illuminarsi quando appari, quella luce di tenerezza
sconfinata.
La
sua “Prinsessa”...
Hai
impiegato
gran parte della notte appena trascorsa a farle tornare il
buonumore e allontanare quella nube nera che le aleggiava sopra la
testa.
Sei
curioso
della sua vita, quando ancora non eri con lei: vuoi saperne
di più...
La
foto di una ecografia e della Lou piccola e imbronciata avevano
smosso qualcosa.
L'hai
stretta
a te, cercando di infonderle fiducia.
Ma
ancora una volta lei ha tirato su il muro.
Non
sopporti quando lei ti sguscia via dalle braccia, scappando per
nasconderti il viso ormai diventato quasi un libro aperto.
Ti sei
talmente adagiato nella vita di Lou, in quella casa, nel suo
letto, che pensare di non poterli più avere, ti apre un
vuoto al
centro del già scarno petto.
Vuoi
esserci.
Vuoi
assaporare ogni giorno, sempre di più, quella
normalità che solo
quando sei con lei è genuina e vera.
E
poi hai sognato... forse...
Hai
sognato lei che dice di amarti.
Hai
sognato un
prato verdissimo, il sole che ti scalda,
sdraiato su una panchina di pietra.
Le mani
accarezzano i capelli castani pieni di boccoli di un
bambino che riposa sul tuo petto; Lou ti passa accanto e
tu vedi solo le gambe nude, un vestito corto a fiori le danza
leggero intorno.
La
sua mano ti sfiora leggera i capelli, il viso, il braccio, la
mano, le dita... per posare una carezza anche tra i riccioli del
bimbo che riposa sul tuo cuore, velocemente, prima di tornare a
mettere in ordine chissà cosa, nel suo passaggio attraverso
il
giardino.
E
il sogno è così vivido e reale che quando apri
gli
occhi,
senti ancora il calore del corpo di quel bimbo sopra di te.
E
lei è lì.
Lei
c'è e non è svanita col sogno.
Non ha
il
vestito a fiori, ma la tua camicia nera addosso... ed è la
cosa più bella che tu abbia mai visto.
Perdersi...
e ritrovarsi.
«Ho
sognato che mi dicevi di amarmi...», dici con la voce
rotta
che
suona strana persino alle tue orecchie.
«Non
era un sogno.»,
ti risponde
Lou, seria.
Pieghi
il braccio avvicinando il viso a quello di Lou.
Vuoi
sentirla più vicina.
«E
io che ho detto al riguardo?», le chiedi a voce
bassa.
Le
accarezzi il dorso della mano con un dito.
«Non
ricordo bene... ma se la memoria non mi inganna, non hai proferito
parola...»,
risponde lei ansando, fissandoti le labbra.
Eccola: quella scintilla di eccitazione che non riesce mai a
nascondere nonostante tutti gli sforzi.
«Uhmm...
che spregevole distrazione da parte mia.»
«Eri
impegnato a fare altro: non pretendo mica che tu faccia due cose
contemporaneamente. Sono una donna materialista, ma
ragionevole.»
Ti
prende la mano baciandone piano la punta delle dita.
Osservi
rapito la bocca morbida di Lou, con la voglia pazza di assaggiarla.
Ma
non ti fai distrarre facilmente.
Se
lei non continua a stuzzicarti, ovviamente.
Hai
qualcosa da dirle... non puoi più rimandare.
Ricordi.
Lei lo
ha
detto e non è stato un sogno.
«Forse
possiamo riprendere il discorso.»
Perdersi
e ritrovarsi... ed essere tutt'uno con lei.
"Love
me tender,
Love
me long,
Take
me to your heart
For
it's there that I belong...”
*******
Angolo dell''autrice:
Eccomi
di
nuovo qui a
tediarvi con un'altra Missing Moment di "Ikkunaprinsessa".
Che volete farci?
Ogni
tanto mi prende e devo scrivere... per vostra sfortuna! :D
Ancora una volta
entriamo nella testa di Sua Maestà Guglielmo (che spero mi
perdoni l'ardire di dar voce ai suoi illustri pensieri, basandomi sui
miei deliri notturni);
ancora una volta
sono
tremendamente in imbarazzo a permettermi di dar voce ad una persona che
esiste davvero e con tutta probabilità è
totalmente diversa da ciò che io immagino...
Molte di voi mi
hanno
chiesto di scriverne ancora, di scrivere ancora qualcosa dal punto di
vista di lui, che molto spesso
è misterioso e non ben capito...
Per cui eccola...
spero
vi piaccia e vi dia un pò di emozione come ne ha dato a me
scriverla.
Ringrazio fin da
ora,
tutte quelle splendide fanciulle che leggeranno e lasceranno un
segno... vi amo, sappiatelo. Tutte. <3
Come sempre senza la mia
Beta Deilantha: questa OS non poteva essere
pubblicata, come da rito ormai!
Grazie Mugliera
mia!
<3
PS:
non
serve dire il perchè del titolo, vero? Sono certa che lo
sapete, ;)
A presto,
*H_T*
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