What a wicked game to play

di dolce memole
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Se chiudeva gli occhi poteva ancora sentirlo chiaramente, quel bacio. Poteva sentire il suo sapore, il suo calore, il suo respiro.
In pochi secondi era cambiato tutto. Si erano baciati come se fosse la cosa più naturale da fare in quel momento. E nell'attimo stesso in cui le loro labbra si erano incontrate, avevano capito. I mesi passati insieme fino ad allora erano chiari. Ecco cos'era quella sensazione che la pervadeva ogni volta che lo vedeva, che passava del tempo con lui. Le giornate, le notti passavano così in fretta quando erano insieme. Le risate erano così sincere e le lacrime così amare. Sembrava tutto così amplificato e così assolutamente speciale. Ora aveva capito. E capiva anche perchè, la prima volta che l'aveva incontrato, le sembrava di conoscerlo da una vita. C'era stata subito complicità tra loro, come se fossero amici da sempre. Se ne era accorta anche Susan, la sua coinquilina, che li aveva fatti incontrare. Ora pensava che aveva ragione lei quando diceva che i loro sguardi facevano trasparire ben altro, oltre alla semplice amicizia. Lei aveva sempre negato, aveva riso alle sue affermazioni, sicura di quello che sentiva. "Solo amicizia!", aveva ripetuto non sapeva più quante volte. Amicizia.
Ora non rideva più. Stringeva tra le mani la lettera che Ville le aveva scritto e che l'aveva tranquillizzata da un lato e spaventata dall'altro. Era passata una settimana da quando era partita, una settimana da quel bacio e Ville non si era più fatto sentire. Aveva passato delle giornate orribili, perchè non sapeva cosa pensare. Passava dal credere che anche per Ville quel bacio era stato sconvolgente, a pensare che quello era stato il suo modo di dirle addio. Ma poi cercava di essere obiettiva e si diceva che quello che aveva sentito lei, lo aveva provato anche lui, perchè lo aveva guardato negli occhi e aveva visto il suo sguardo velato dalle lacrime. Era uno sguardo dolce, felice e triste allo stesso tempo, uno sguardo pieno d'amore e tristezza per la sua partenza. Se si concentrava su quello, allora si sentiva meglio e sapeva che lui avrebbe avuto bisogno di tempo per capire, per concentrarsi sui suoi sentimenti.
E quando aveva visto quella lettera  nella buca delle lettere l'aveva presa, appoggiata sulla scrivania e l'aveva fissata per un tempo interminabile, prima di riuscire a trovare il coraggio di aprirla e leggerla.
Mentre la stava leggendo, il suo viso era solcato dalle lacrime. Tremava, rideva, piangeva. Troppe emozioni. Ma in fondo era sempre stato così, da quando l'aveva conosciuto. Niente mezze misure. Potevano esserci giornate in cui era solare, sorridente ed era piacevole stare con lui, ridere con lui fino alle lacrime. Poi c'erano giornate in cui era di umore nero e non sopportava la presenza di nessuno, se non la sua. Era così difficile stare con lui in quei giorni, lo vedeva sul'orlo dell'abisso. Era difficile stargli accanto, ma sapeva che aveva bisogno di lei, che gli avrebbe fatto bene la sua compagnia, quindi gli stava accanto anche in quei momenti. E lui le era stato vicino molte volte. C'era sempre quando aveva bisogno di lui. Non aveva bisogno di chiedere, lui nel momento giusto compariva sempre. I veri amici sono quelli che ti stanno vicino soprattutto nel momento del bisogno. Amici. A volte si chiedeva come aveva fatto a non accorgersi di quello che stava succedendo tra di loro. Ripensandoci ora, era tutto così chiaro, tutto sotto ai loro occhi.
Ma nemmeno Ville si era accorto di niente, visto quello che le aveva scritto.
Quante volte aveva riletto quelle parole, scritte nero su bianco? Aveva paura che potessero svanire sotto i suoi occhi, che fossero solo frutto della sua immaginazione. Invece erano proprio lì,  nero su bianco. Quella scrittura che aveva visto spesso sui fogli sparsi per la torre. I suoi appunti, i suoi pensieri. Questi erano per lei, solo per lei. Lui che a volte sembrava una fortezza inespugnabile, ora si era aperto completamente a lei. E lei si sentiva così fortunata. Sapeva di aver incontrato una persona speciale, sapeva che loro due insieme erano speciali.
"Caro Ville- pensò- aspettami. Sono tua, ci apparteniamo."
 




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