Ritagli di identità

di Namelesssoul
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Il ritmo è: “il susseguirsi di una serie di accenti con una periodica regolarità, esso è basato sulla suddivisione del tempo in forme e misure variabili”; wikipedia parla chiaro.
Sappiamo tutti riconoscere ed apprezzare una melodia. Entra nel corpo, i muscoli si contraggono, le sensazioni si intensificano, gli stimoli divengono incontrollabili e ci provocano i fantomatici brividi.

 

Il fastidioso tintinnio delle chiavi di casa che saltano nella tasca del cappotto sta riuscendo a deconcentrarmi alla perfezione. C’è un profumo di lavanda accompagnato dalla misera sporcizia che mi ricorda che mi trovo in una stazione della metropolitana. Davanti a me una donna anziana, sulla settantina, regge una valigetta arancione. I capelli bianchi abbastanza lunghi le donano un aspetto vissuto, le scarpe mal ridotte e fornite di un tacco di quattro centimetri faticano a tenerla in piedi. All'improvviso il suo telefono squilla un tono piuttosto antiquato. Sfila dalla borsa rovinata delle salviettine racchiuse in una busta bordeaux, le quali sembrano essere l’unica cosa che gradisca di quella giornata. 

Ella si sposta, scomparendo quasi per magia dentro il numerosissimo assemblaggio di persone.
Ora davanti a me c’è un uomo distino, strattona una bambina bionda. 

Sembra che lei voglia scappare da un momento all’altro; sembra che cerchi riparo in ognuna delle anime che le passano di fianco ignorandola con tale spontaneità. 

Mi guarda sfoggiando la veste dell’autocommiserazione senza scrupoli e tanto meno moine. Non capisco cosa voglia comunicare, si morde le labbra piano, sfrega le sue dita l’una contro l’altra. Le sue labbra viola tremano. Le sue labbra viola mi confondono. Le sue labbra ghiacciate mi stanno parlando.

 

Gli occhi tristi e grandi -così grandi da somigliare a dei fari- emettono una solitudine cruda. 

Osservo la treccia che le lega i capelli, così curata ed armoniosa, un elastico rosa ornato d’un fiorellino cinge la fine della sua pettinatura lasciando libere le sue punte nell’aria. 

Smette di fissarmi quando un uomo le si avvicina mentre suona il violino. Io e lei sembriamo le uniche accorgersi di lui, egli regge lo strumento con una bellezza disarmante. 

 

Ecco che intona una melodia inconcepibile, è dolce, è cruda, è originale, è intensa. 

Mi piace la musica. 

E’ tutta questione melodia. 

Mi tocco le braccia, invase e percosse dalla pelle d’oca quasi come se volessi allontanare quella sensazione. 

 

Continuo a sorseggiare il mio caffè mentre lo osservo, è come se all’improvviso non riuscissi più a staccargli gli occhi di dosso.

 

Ma, la bimba scosta docilmente la treccia e mi permette di scorgere un ematoma dal colorito bluastro. 

Solleva piano la manica del braccio destro ed.. una lesione molto dolorosa contorna il suo gomito, l'avambraccio è segnato da graffi che suscitano la mia pietà.

Mi sembra di conoscerla; rivedo in lei il mio passato. 

Ho bisogno di intervenire, non posso rimanere con le mani in mano anche questa volta. Desterei sospetto se cercassi un approccio con lei o con il suo accompagnatore. È mio dovere agire in incognito.
Continuo a seguire la coda ed in mezzo alla folla non mi capacito di nulla. 

 

L'uomo del violino procrea suoni sempre più acuti, ora riesce a trasmettere tutta la sua tensione. 

 

 

Il presunto padre della bambina le preme morbosamente il polso e lei, piange in silenzio.

Indossa un paio di scarpe piene di paillettes argento che sembrano essere costate una fortuna. 

 

Muove i piedi, su e giù, li sbatte con coerenza. 

 

Segue la musica del violinista, non sbaglia perché segue il ritmo. 

Non è facile credetemi, provo anch’io a battere l’indice sul caldo bicchiere di carta che custodisce la mia bevanda. 

 
 




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