Motes

di Ita rb
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Note: Salve a tutti, oggi ho avuto voglia di scrivere una breve fan fiction introspettiva s'una delle mie OTP e considerata la raccolta in questione ho pensato che non vi fosse altro luogo migliore all'infuori di questo per postarla *blushes*
Si tratta solo di parole, infondo: riflessioni di attimi vagamente amari, ma nulla di più; perciò spero che vi piaccia, sebbene non abbia chissà quante pretese in merito.
Xoxo

 

Da quando era comparso sul suo cammino, come se nulla fosse, Sitri si era quasi dimenticato il reale motivo che l’aveva spinto nel regno mortale: il principe elettore non era più solo quello che gli era stato detto da suo zio, ma qualcosa di ben più grande, come il peso dell’anima che portava nel suo petto senza esserne neppure consapevole.
Quel ragazzo era proprio ciò che non si sarebbe mai immaginato, vale a dire un individuo affine alla scienza e al secolo illuminista che aveva gettato le basi per quelle convinzioni strafottenti in grado di annichilire perfino il credente più arguto, se messo dinanzi alla realtà dei fatti; lo stesso visconte non era riuscito a replicare quando William Twining aveva palesato la sua esistenza in quanto massa atomica e almeno su quello non poteva dargli torto – poiché conscio di essere tangibile quanto tutto ciò che concerneva i diversi piani.
Aveva imparato subito a conoscerlo come creatura a sé stante, sin dal momento in cui era stato costretto letteralmente a pulire il pavimento del dormitorio come punizione per aver infranto le regole dello stesso; allora aveva compreso istantaneamente quanto il principe elettore non fosse altro che un ragazzo sul quale gravava una grande condanna: essere l’erede di Salomone, nonché involucro del medesimo spirito.
Avrebbe fatto di tutto per lui, dal momento che, nonostante le apparenze un po’ megalomani e perfezioniste, William gli apparisse come un giovane pieno d’entusiasmo e aspettative per il futuro – un piccolo uomo che aveva bene in testa le idee che avrebbe voluto perseguire senza fermarsi mai; così, mentre batteva le palpebre, fissandolo da lontano al di là del tavolo cui erano seduti i suoi simili, non faceva che chiedersi se stesse facendo la cosa giusta, perché tacere dinanzi a un complotto ordito nei suoi confronti da Baalberith non era certo il miglior modo per tenerlo stretto a sé – no, affatto, non era quella la maniera con la quale voleva imporre la sua presenza e il suo affetto: con la costrizione sarebbe stato in grado solo di distruggere ciò che aveva creato fino a quel momento, ma qualcosa lo lasciava impietrito sulla sua stessa sedia, mentre il cuore gli galoppava nel petto, raschiando contro la gola in un muto allarme.
Se solo avesse potuto tornare indietro a quel giorno, pulendo il pavimento con veemenza e un briciolo di fatica, allora sarebbe stato felice, perché il mondo degli esseri umani appariva ai suoi occhi come la terra irraggiungibile cui sarebbe stato in grado di realizzare qualcosa.




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