L'amore di Eileen

di Eylis
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1. Dolore mortale

La ragazza chiuse la porta dietro di sé, e guardò verso la finestra. Vi corse appresso, spostò un poco la tenda ed osservò il paesaggio al di fuori del vetro. La luna era già alta nel cielo, e irradiava coi suoi pallidi raggi le spoglie piante invernali che si stagliavano contro il vellutato blu della notte. Era una notte fredda, ma l’aria era immobile, non un suono veniva dall’esterno, non uno dall’interno. La casa era vuota, Eileen era sola. E sola si sentiva, disperatamente, mai come prima d’ora. Cosa doveva fare? Che cosa avrebbe potuto cambiare quella situazione, se non un miracolo? Perché tutto ciò era successo? Si lasciò cadere a terra con malagrazia, e i singhiozzi scossero il suo piccolo corpo.
Avrebbe voluto poter sparire da quel mondo, in cui nessuno l’amava, tutti la deridevano. In cui lei esisteva. Avrebbe voluto essere una di quelle piante che la osservavano impassibili dall’alto dei loro rami, sempre immobili qualunque cosa succedesse. Avrebbe voluto essere un pugno di terra, un fiore dalla breve vita, qualunque cosa, ma non un essere umano in grado di provare sentimenti. Sentimenti come l’amore, sentimenti come il dolore. Sentimenti che la stavano distruggendo giorno dopo giorno, calpestando il suo cuoricino ed infrangendo ogni minima parte del suo corpo con una violenza inaudita.

Tutto era iniziato quell’infausto giorno, in cui, presa dal coraggio – o meglio, dalla follia – le aveva dichiarato il suo amore. Era la sua migliore amica, da quando poteva ricordare, avevano passato assieme ogni cosa, poi lentamente Eileen aveva compreso di provare per lei qualcosa di più della grande amicizia che le legava. Giorno dopo giorno quel sentimento si era accresciuto sempre di più ingigantendosi, e non era più riuscita a comportarsi normalmente, fino a che, accortasi che qualcosa non andava, ella gliene aveva chiesto motivo. Stavano pranzando assieme, chiacchierando del più e del meno, fino a quando lei le aveva rivolto quella domanda.
“Che ti succede Ely? Di questi tempi sei così strana!” Eileen aveva respirato profondamente. Sapeva di non poter più sfuggire alla verità, così si era infine decisa a confessarle i suoi sentimenti.
“Io… sono innamorata di una persona. Non è stata una mia scelta, non me l’aspettavo, ma è successo e ormai non riesco più a fingere che questi sentimenti non esistano.” Lo sguardo dell’amica si era irrigidito, ma la sua voce era rimasta gentile.
“E di chi si tratta?” C’era quasi curiosità nella sua domanda, e per un istante Eileen visse un dolce sogno. Illusione che però durò solo pochi istanti.
“Io… sei tu. Mi sono innamorata di te…” A quelle parole il volto della ragazza si era rabbuiato in un attimo, poi questa si era alzata e l’aveva salutata con estrema freddezza. Con rabbia, quasi. E se n’era andata.

Da quel giorno, Eileen non era più riuscita a parlarle in nessun modo. Pentita di quanto le aveva detto si era risolta anche nel ritrarre ciò che aveva detto, nella vana speranza di riconquistare la sua amicizia, ma anche questo le fu impedito poiché lei la evitò in ogni modo, trovandosi nuove amiche e sfuggendole quando era sola. Eileen si sentiva tradita, ma soprattutto terribilmente triste ed angosciata. Non sapeva cosa fare, non sapeva come soffocare quei sentimenti tanto forti e pretenziosi, non sapeva come trarsi da quella situazione. La situazione era così rapidamente peggiorata, fino a quel giorno.

La ragazza arrivò a casa, era sola e disperata, e lo sarebbe stata ancora per molto tempo poiché nessuno sarebbe venuto a darle conforto, anche grazie alla persona che amava che, diligentemente, aveva provveduto a spargere la notizia perché tutti si allontanassero da lei. Nessuno a scuola osava più avvicinarla, tutti parevano colti da qualche strana paura, come se Eileen fosse malata di un male incurabile e contagioso.
Pianse a lungo, pensando e scacciando i pensieri, urlando e tacendo, ridendo istericamente ed ancora piangendo, ed in quella condizione rimase per ore e ore. Poi, come presa dalla follia, si alzò barcollante in piedi e si avvicinò alla scrivania. Aprì un cassetto, vi frugò dentro alla febbrile ricerca di qualcosa, ne trasse un taglierino. Con improvvisa lucidità girò la rotella per far uscire la lama, si lasciò ricadere seduta per terra, e con fredda determinazione la fece scorrere sul proprio polso destro.

La striscia purpurea di sangue scivolò lenta a terra, macchiando il bel tappeto di quel liquido tanto prezioso, poi ben presto si allargò mentre Eileen si lasciava cadere distesa canticchiando senza rendersene conto mentre attendeva la morte liberatrice. Lentamente, sentì l’ombra calare su di lei, e perse conoscenza.





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