maròòòòòòò
C'era una volta.. una ragazza che vive su una collina nel paese di Crollandia.
Questo non era il vero nome di quel paesino così delizioso. Il
fatto è che lì vicino abitava un gigante che aveva paura
degli uccelli. Ogni volta che ne vedeva uno cominciava a correre e ad
urlare, così facendo faceva tremare la terra e così
colpiva anche Crollandia.
Gli abitanti di questo paese non sapevano cosa causasse tutte quelle
scosse e quindi davano la colpa al paese vicino che, ironia della
sorte, si chiama Sismaland.
Perciò si era creata una dolorosa guerra. Una guerra che causava
molti morti, molto dolore; ogni giorno ormai era così e la
poveretta, che da quando era nata si trovava alla vista di avvenimenti
tanto tristi ed angoscianti, decise di allontanarsi.
Prima però salutò tutti i suoi amici cacciatori, gli
amici pescatori, che lavoravano vicino al ruscello, e tutta la gente
che era rimasta in quel paesino, un tempo tanto grazioso.
Lei era proprio bella: aveva i capelli biondi lunghi con due occhi
verde smeraldo. Cantava sempre in onore del sole che l'era amico.
Purtroppo questa ragazza, non sapendolo neppure lei poverina, era
vittima di un incantesimo: tanto tempo fa, mentre lei gustava un
delizioso gelato vicino allo stagno, incontrò un mago, un bel
mago, che si innamorò di lei. La poverina, che faceva nome
Johanna, se ne innamorò subito, appena lo vide.
Loro vissero tanto giorni insieme felici e spensierati. Il suo amore
per il mago, di nome Carlus, cresceva sempre di più quando un
giorno.. tutto cambiò.
Una sera il mago Carlus bevve una pozione di un'altra ragazza folle di
lui. Allorché lui si dimenticò dell'esistenza di Johanna.
Dopo una settimana che il mago non si faceva vedere, Johanna
andò a cercarlo, con gli occhi pieni di paura e tristezza, gonfi
di lacrime. La ragazza dopo poche ore di viaggio lo vide tra le braccia
di quest'altra ragazza, che fa di nome Fedra. E di colpo sentì
un dolore al petto. Il suo cuore si spezzò in due.
Per lui non scese nemmeno una lacrima, ma ella non parlò per due mesi.
Un giorno di primavera al mago capitò di vederla per strada:
l'incantesimo infatti si spezzava alla vista della vera amata.
Così subito l'abbracciò e le chiese perdono, e si
scusò. La ragazza non lo guardò nemmeno in faccia. Per
due giorni il mago Carlus le mandò doni e chiese perdono. Ma
Johanna faceva finta di non conoscerlo.
Allora il mago, reso folle dalla rabbia, gli lanciò un
incantesimo << Se lei non ama me, non amerà più
nessun altro! >>
Di colpo il cuore della ragazza si trasformò in ghiaccio, e non
amò più nessuno. Volere bene si, ma amore per un altro
uomo no.
E così pur non sapendolo era incapace di amare ma noi sappiamo
che non c'è antidoto più forte che il vero amore.
Camminava lentamente, incuriosita da fiori, piante, roccie mai viste
prima. Per la strada incontrò creature fatate che le regalarono
fiori tanto profumati che quell'odore gli rimase per tutta la vita. Si
costruì una coperta con i fili dell'erba perché
più camminava, più le temperature si abbassavano.
Finché le nuvole divennero talmente fitte che non vide
più il suo amico sole. Inizò a sentire un po di
inquetudine, quini si fermò ai piedi di un albero molto grande
che, sentendola stremare, le sussurrò dolci parole.. parole che
non posso scrivere perché troppo pure. Cosìcché la ragazza si tranquillizzò e si addormentò.
Dormì un sonno profondo, e si risvegliò al tramonto, per
colpa di violenti scosse che stavano avvenendo. Vide gli animali
scappare dentro una grotta e li seguì.
Impaurita chiese spiegazioni e uno scoiattolo gentilmente ma con aria
seria, le raccontò che lì vicino viveva un gigante
spaventoso che si cibava di poveri animali indifesi, era feroce e
cattivo. La ragazza allora si fece accompagnare per vederlo. Da dietro
una rupe scorse solo la possente schiena. Il gigante fortunatamente
dormiva e Johanna sperò che non si svegliasse più.
Allontanatasi da quel luogo, poco dopo, calò la notte. Ella si
posizionò vicino all'albero, suo amico. Accese un fuoco e si
cibò di fragole e lamponi, colti poco prima nel bosco.
Raccontò tante belle storie sul ruscello, sulle creature fatate,
ma anche brutte su Crollandia e le cattive persone che aveva incontrato
nella sua vita. L'albero non parlava, ma lei sapeva che ascoltava.
La notte non riusciva a prendere sonno, allora si aggirò per il
bosco. All'improvviso, da lontano, vide una creatura brillare alla luce
della luna. La fanciulla rimase meravigliata.
La creatura con fare molto docile e pacifico giaceva sull'erba, senza
vestiti, e dedicava una melodia, suonata con il clarinetto, alla sua
amica luna.
Johanna rimase a lungo a gurdarlo, prima di accorgersi che si trattava
di un essere umano. D'un tratto, cercandosi di avvicinare,
spezzò un ramoscello posato sul terreno.
La creature allorché si girò spaventata e alla vista di
Johanna fuggì. La ragazza sentì una fitta al cuore.
Voleva rivedere quel ragazzo strano e misterioso. Corse dall'albero
amico e con molta dolcezza gli raccontò cosa aveva visto e cosa
meravigliosamente aveva provato. L'albero la tranquillizzò
ancora una volta e lei si addormentò.
Il giorno dopo il re del bosco, Capo Orso Bruno, l'andò a
trovare. Dopo aver gustato una deliziosa banana, le chiese di
partecipare alla guerra contro il gigante.
Dovete sapere che inizialmente l'orso era bianco, ma un giorno il
gigante, molto affamato evidentemente, uccise la sua amata e suo figlio
piccolo.
L'orso ne rimase così tanto addolorato che si rinchiuse in una
grotta per molti inverni e ,stando sempre al buio con la sporcizia e
l'umidità, l'orso cambiò colore del pelo.
La ragazza, vedendo l'odio e il dolore negli occhi dell'amico orso e
ricordandosi degli occhi pieni di terrrore e dei corpicini esili dei
suoi amici animali, accettò.
Era un attacco a sorpresa. Ne fecero parte: animali, Elfi, Gnomi. Gli
Gnomi erano i più arroganti, ma Johanna vedeva che in
realtà avevano un grande cuore.
Le sue amiche fate, incontrate lungo il cammino, le crearono uno scudo
e un' armatura formata da acqua di ruscello vetrata misto con polvere
di stella per darne lucentezza e polvere di roccia per darne
resistenza.
A lungo la ragazza sentì le terribili storie dei suoi amici
animali: alcuni avevano perso casa, alcuni famiglia, ad altri l'unica
cosa che rimaneva era l'odio.
La sera la passò insieme al suo amico albero, preoccupato per lei.
La notte Johanna raggiunse di nuovo quel luogo incantato. Questa volta il ragazzo stava in silenzio e guardava l'orizzonte.
Johanna si avvicinò con molta calma all'estraneo e gli mise la
coperta di fili d'erba addosso e gli porse la mano. Il ragazzo subito
si girò e la sorrise.
La ragazza si sentì sciogliere il cuore. Ebbene si, l'incantesimo era spezzato. Era lui il vero amore.
Il ragazzo, in maniera molto affettuosa, le raccontò di lui: si
chiamava Francisko, aveva i capelli neri neri, gli occhi color nocciola
e la pelle chiara come la luna. Diceva che non aveva memoria del suo
passato, da quel che si ricordava, lui era sempre vissuto nel bosco. Si
cibava di tutto quel ch'era commestibile.
Parlarono fino all'alba. Poi, allo spuntar dei primi raggi, lui la salutò frettolosamente e scappò.
Lei ritornò dal suo amico albero che però dormiva.
Mancavano 4 giorni al grande scontro con la belva. Ma lei aveva la testa solo per quel misterioso ragazzo senza origini.
Per 3 sere consecutive lei si vide con lui, e il suo cuore batteva come
da anni non aveva mai battuto prima. Lui le presentò la sua
amica Luna e lei gli presentò il suo amico
albero. Finché arrivò il giorno dello scontro.
Capo Orso Bruno preparò l'esercito. Johanna allora sentì
una paura tale che si bloccò dal terrore. Non riusciva a
muoversi tanto che le sue amiche fate dovettero prepararle una miscela
con succo di papavero.
Dopo essersi vestita con l'armatura, Johanna e gli animali si
incamminarono. E camminarono e camminarono così tanto che
Johanna inziò a sentire male ai piedi e iniziò a capire
quanto era dura la guerra. Camminarono così tanto perché
il gigante si era spostato in un posto più lontano.
Arrivati al monte, costruirono tanti piccoli nidi e Johanna si stabilì in una piccola grotta.
Il giorno dopo ci sarebbe dovuto essere lo scontro. Essendosi mossa,
lei non poteva raggiungere quel luogo magico dove incontrava sempre
Francisko, il ragazzo misterioso.
Ma con sua grande sorpresa, quella notte, lo vide seduto su una roccia a guardare la luna. Appena vide Johanna rimase sorpreso.
<< Che ci fai quì?! >> urlava. << Mi hai tradito! Sapevo che non dovevo darti fiducia! >>
Johanna non capiva. Rimase in silenzio incredula, poi disse docilmente << Ma.. io non ho fatto nulla .. >>
<< Bugiarda! Con me hai chiuso! >> e se ne andò.
La ragazza ancora non capiva. Iniziò a piangere chiedendosi cosa
avesse fatto. Rimpiangeva le dolci e tranquille parole del suo amico
albero, ma ormai non poteva più nulla.
Ritornò nella grotta e, piangendo, si addormentò.
Ecco il giorno dello scontro: Johanna si svegliò con il rumore
di una lama affilata. Era lo Gnomo Elbert che stava facendo tutto quel
casino.
Gli Elfi e le Fate stavano creando elisir guarenti per gli eventuali feriti. Capo Orso Bruno rifletteva.
La ragazza rientrò dentro la grotta e uscì con indosso
l'armatura. Dopo essersi tutti riuniti e preparati, a notte fonda
s'incamminarono verso la tana del gigante. Ma non vi trovarono nessuno.
Allora decisero di aspettarlo dietro una grossa collina.
Alle prime luci dell'alba si iniziarono a sentire le prime scosse e
Johanna vide, in un primo momento, solo uno stormo di uccelli che si
allontanavano velocemente.
Subito dopo il gigante uscì in preda al terrore. Iniziò a
prendere dei bastoni appuntiti e a lanciarli dritto nel cuore di alcune
di quelle povere bestiole. Dopo averne uccise una decina, prese i corpi
e accese un fuoco.
Capo Orso Bruno lo studiava insieme alle antilopi che conoscevano meglio di chiunque altro le motagne.
Johanna era incantata dai suoi gesti, sebbene bruschi.. ordinati e composti.
Circa mezz'ora dopo, Capo Orso Bruno dette il segnale dell'assalto.
Erano circa 1.000 tra animali, Gnomi ed Elfi. Allorché il
gigante si girò e subito cominciò a buttare calciagli
animali più piccoli. Gli Elfi gli lanciavano frecce sul viso,
sul petto ma sopratutto sui piedi.
Johanna non faceva niente. Lo guardava, guardava i suoi capelli, già conosciuti, i suoi occhi che davano un tono dolce.
Circa 2 ore dopo, il gigante era catturato e rinchiuso dentro un enorme
grotta senza luce. A fare la guardia c'eranp 2 Elfi e uno Gnomo, che si
racconta divennero grandi amici. Johanna aveva curiosità nel
rivederlo e così fece.
Poco dopo il tramonto, guardata un po con disapprovazione dalle
creature per il poco aiuto dato durante la battaglia, entrò
nella grotta e l'iniziò a guardare.
Il gigante aveva uno sguardo triste ma, alla vista di Johanna, divenne
arrabbiato, furioso. La ragazza, anche se impaurita, non si muoveva:
primo perché era incatenato; secondo perché lo guardava
cercando di capire quei lineamenti già conosciti.
Ma il gigante si dimenò così tanto che fece tremare la grotta e di conseguenza scappare Johanna.
Impaurita, pensò che era una creatura spregevole, che sarebbe vissuta per sempre senza amore e sarebbe morta da sola.
Ma già due sere dopo, lei si ritrovò in quel punto
dinanzi alla soglia della grotta con un cesto pieno di frutti in mano.
Era notte fonda, le guardie dormivano. Lei entrò e lo vide
seduto a guardare il terreno. Appena vide la fanciulla avvicinarsi con
il cesto di frutti in mano, cominciò a piangere silenziosamente.
Johanna allora posò subito il cestino e, con la sua piccola
mano, iniziò ad accarezzargli un dito, essendo le altre parti
del corpo troppo grandi. Guardò il gigante negli occhi, e lui
fece la stessa cosa.
Poi con voce possente e roca disse << Johanna.. >>
Lei si meravigliò, come conosceva il suo nome? All'improvviso il
gigante frugò tra le taschee prese un minuscolo oggetto, lo
diede a Johanna: era un clarinetto!
La ragazza capì tutto d'un tratto. Gli occhi gli si gonfiarono
di lacrime improvvisamente << Come sei finito in questo stato?!
>>
Il gigante, allora, con il dito puntò verso l'alto. La ragazza
non capiva. Allora lui con il dito disegnò una luna sul terreno.
Johanna con un cenno del capo fece capire che aveva capito,
tonrò all'ingresso della grotta e con molta astuzia e con molto
silenzio riuscì a prendere le chiavi delle catene che tenevano
rinchiuso il gigante dalle guardie che dormivano. Si avvicinò a
lui, le aprì. Lui la prese con una mano e la portò con
sé fino alla soglia di quel luogo così cupo e umido. La
poggiò a terra e non appena il suo corpo fu a contatto con i
raggi della luna.. si rimpicciolì diventando di nuovo Francisko.
La ragazza corse ad abbracciarlo e gli porse il suo scialle.
Fu allora che Francisko cominciò a parlare: in passato lui
lavorava presso la regina del cielo, una signora metà donna,
metà uccello che incuteva cattiveria e terrore.
Per garantirsi un riparo, il povero giovane doveva lavorare per lei
commettendo numerose cattiverie. Ma il cuore di Francisko, non essendo
cattivo, dopo un po si stancò e decise di scappare. Ma la Regina
lo scoprì e gli innescò una maledizione pronunciando
queste parole:
"Cuore grande pur essendo malvagio
ti ha donato casa e ti ha fatto sentire a tuo agio.
Se con questo gesto tu mi offri la tua gratitudine
allora io ti obbligo a morire in solitudine"
Essendo sera, quando Francisko si allontanò velocemente dal
castello, non notò niente di particolare. Pensò potesse
essere un virus e con l'anima in pace si addormentò.
Però il giorno seguente, quando si alzò, notò di
essere altissimo, di essere possente ed estremamente forte. Si
specchiò sull'acqua calma di uno stagno e fu lì che vide
il suo viso sfigurato, la sua bruttezza.
Provò a cercare aiuto ma invano: appena le persone lo vedevano,
scappavano in preda al terrore. Provò a lungo a comunicare con
la gente, ma nessuno aveva il coreggio di avvicinarsi. Così il
ragazzo si nascose nel bosco.
In più la Regina degli Uccelli, ogni settimana, mandava stormi
di uccelli a fargli del male ed è per questo che lui aveva
paura.
Johanna rimase tutto il tempo ad ascoltarlo affascinata dalla storia e
da lui. Finito il racconto, lei con voce molto sicura lo
rassicurò dicendogli che l'avrebbe aiutatp a sciogliere
l'incantesimo.
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