Minaccia alla
famiglia tradizionale
I
Brambilla sono una famiglia tradizionale. Udumberto è il capofamiglia:
è alto,
moro, occhi verdi, fa palestra e dirige un’azienda di famiglia. Magda
fa la
casalinga, è bionda, colleziona tazzine da tè e fazzoletti pregiati. I
loro due
figli Edenrico e Giannandrea sono sempre stati bravi a scuola,
ubbidienti,
quasi ordinati, e nonostante qualche birbanteria sono cresciuti
bellissimi e
intelligenti.
Un
giorno però accadde una disgrazia: Magda aveva fatto cadere uno
specchio a
terra e quella stressa sera Giannandrea ha raggiunto i genitori a cena
con una
terribile notizia:
«Papà...
Mamma... sono
gay»
Disonore e
vergogna cadde nella perfetta
famiglia tradizionale Brambilla.
Com’era
potuto accadere? I genitori non facevano che interrogarsi sulla
questione dì e
notte.
«È
colpa tua, te l’avevo detto di non chiamarlo con un nome che finisce
per A!», sbottò Udumberto alla
consorte.
A
quelle parole Magda pianse l’intera notte: probabilmente il marito
aveva
ragione, nel sentire quel nome che finiva per A, come quello delle sue
compagne di classe a scuola, suo figlio
era diventato
gay.
Eppure
Giannadrea aveva una fidanzatina all’asilo e loro a tavola avevano
sempre
parlato a favore della famiglia tradizionale. Non riusciva a
spiegarselo.
«‘Sti froci!», brontolò Udumberto col
telecomando in mano, ascoltando il tg mentre
si parla di un ragazzino suicida perché gay.
«Povero piccolo, doveva
chiedere aiuto:
esistono ancora i centri dove si cerca di curare l’omosessualità»,
disse invece
Magda, servendo a tavola pasta Banilla. «Mangiate tutto, buon appetito»
Ecco
cosa doveva fare! Ricordando quell’episodio pensò di cercare un centro
che
potrebbe far tornare
etero il suo
povero figlio, ora diventato servo di Satana. Prese il pc portatile e
dedicò
ore a cercare aiuto per Giannandrea: si era pericolosamente imbattuta
in un
branco di omosessualisti che con la
loro propaganda
omosessuale
volevano
convincerla che niente e nessuno può convertire l’omosessualità in
eterosessualità ma Magda non si arrese e finalmente trovò un account su
Facebook che condivideva le sue idee, affermando di essere una
psicologa che da
anni lavora nel settore per guarire questa terribile
deviazione.
Giannandrea era salvo.
L’incantevole
Magdy
Salve
lei e per kaso kuella ke dice
d essere una psi ke cura i gay???
Ines
Serenella
si
sono io senti nn mi skocciare i
gay sono contronatura e pedofili!!!!! possono guarire!!!!!
L’incantevole
Magdy
si io
volevo far curare mio figlio
ke e diventato gay!!! cs posso fare??? sn una mamma disperata.........
Ines
Serenella
sei
vera??? devi fargli trovare
dio!!!!!!
L’incantevole
Magdy
si
sono vera ma cm posso fare deve
trovare dio ok ma cm???? deve pregare????
Ines
Serenella
si
Magda
stampò da internet almeno dieci pagine di preghiere e alcuni versetti
della
Bibbia, per abbondare, sperando che queste potessero far tornare
Giannandrea
sulla retta via. Tuttavia però, Magda scoprì una terribile verità: gli omosessualisti erano arrivati prima di
lei e avevano fatto il lavaggio del cervello al povero figlio. Il
ragazzo non
voleva assolutamente starla a sentire e quella sera litigarono molto.
«Non
sono mai stato etero! Non puoi farmi diventare ciò che non sono»,
strillò il
giovane, agitato.
I
fogli ancora freschi di stampa caddero precipitosamente sul tappeto
color
lavanda del soggiorno, insieme alle speranze della donna.
«Non
dire così, Gian! Tu sei mio figlio, ti ho visto nascere e crescere, lo
so che
sei normale»
«Sono
normale infatti»
«I
gay non sono normali!!», urlò Magda: ormai il suo viso era rosso dal
furore. «Ho
sempre immaginato che avresti sposato Luisella e che mi dessi almeno
tre nipoti»
Luisella
era la loro vicina di casa con cui Giannandrea andava molto d’accordo.
Magda
non aveva mai visto quella donna in compagnia di un uomo se non con suo
figlio
e a volte si era sorpresa a controllarli dalla finestra sognando una
loro vita
insieme. Suo figlio ad ogni modo non sembrava aver visto lo stesso
sogno e
senza più dire una parola corse in camera sua, lasciando la donna in
lacrime.
Il
giorno dopo decise Udumberto di prendere in mano la situazione con suo
figlio. Bastava
fargli vedere per cos’erano stati creati gli uomini e tutto si sarebbe
risolto,
pensava.
Dalla
mattina partirono presto per una giornata padre e figlio e viaggiarono
fino al
bar dietro casa.
«Dimmi
cosa vedi, Gian», disse fiero l’uomo, gonfiando il petto e salutando
con gesti
della mano vecchi amici di bevute.
«E
così stai qui quando dici a mamma che vai a controllare il lavoro dei
dipendenti?»,
chiese il ragazzo e l’uomo lo prese fra le sue braccia, in un sorriso.
«Giannandrea,
è arrivato per te il momento di scoprire tutti i segreti del vero uomo»
Udumberto
ordinò una bottiglia di birra e due bicchieri, ma quando ancora il
ragazzo
stava a metà del primo bicchiere, suo padre ordinò altre due bottiglie.
Il vero
uomo, a detta sua, non doveva tirarsi indietro ad una bella bionda.
«C’è
una ragazza che ti piace, Gian?»
Suo
padre in macchina tentò la domanda ma non ricevette risposta.
Lo
portò al campetto di calcio asserendo che quello è lo sport del vero
uomo e brontolò
quando il figlio disse che non gli piaceva, preferendo la pallavolo.
«La
pallavolo è da donne!!», urlò. «Vedi di non farmi arrabbiare»
«Veramente
esiste anche la squadra maschile», bofonchiò, inutilmente.
«Sei
senza speranza... Vuoi essere senza speranza, eh? Vuoi esserlo? I
giocatori
maschili di pallavolo sono tutti finocchi e tu vuoi diventare come
loro, eh?»
«Non
devo diventarlo, lo sono»
Suo
padre a quelle parole impallidì. Strinse forte gli occhi e i denti: gli
sembrava di impazzire. Lui aveva educato entrambi i suoi figli alla
virilità e
all’amore
per la gnocca,
era
inammissibile che uno di loro fosse una... checca. Faceva fatica
perfino a
pensarlo. Continuava a ripetersi che Giannandrea era recuperabile, che
doveva
solo ritrovare il piacere di due belle tette.
Corse
fuori dal campetto e si affacciò all’edicolante accanto, ritornando con
in un
mano una rivista di autentica cultura: Play Porn.
«Ecco»,
disse Udumberto mettendo fra le mani di suo figlio il prezioso
giornale. «Apri
e dimmi cosa ne pensi, ragazzo mio»
Giannandrea
aveva aperto la rivista con una tale forza che a suo padre pareva di
vederlo
aprire con quella stessa virilità le gambe di una dolce donzella.
Finalmente,
pensava, il suo piano stava riuscendo: suo figlio stava guarendo.
«Belle
tette eh, Gian?», sorrise orgoglioso. Suo figlio guardava con così
tanta
attenzione quella pagina che gli sembrò di sognare. «E guarda anche il
culo;
forse si vede meglio sulla pagina a fianco»
Udumberto
allungò una mano alla pagina ma Giannandrea lo interruppe.
«Aspetta,
non ho finito di leggere»
«Leggere?»,
spalancò gli occhi, sorpreso. «Leggere cosa?»
«Qui
spiegano come fare un buon milkshake», indicò un trafiletto sotto la
ragazza
raffigurata e Udumberto restò qualche attimo in attesa prima di
strappargli il
giornale dalle mani e tirare via suo figlio. «Andiamo»
Con
la macchina questa volta viaggiarono tanto fino a qualche paesello più
lontano.
Giannandrea non sapeva cosa suo padre stava architettando, ma lo
avrebbe
scoperto presto poiché finalmente stava rallentando e sembrava aver
intravisto
ciò che gli interessava. Poi Udumberto fermò la macchina e prese il
portafogli,
contando quanto avrebbe potuto spendere.
«Arrivo
quasi a cento», sussurrò poco dopo, cupo. «Forse se trovo un
bancomat...»
Il
ragazzo guardò con sorpresa suo padre e girandosi intorno vide delle
donne ai
lati della strada, sbiancando sul viso.
«Vuoi
pagare una prostituta per stuprarmi?»
Udumberto
subito fece la voce grossa, aggrottando le sopracciglia. Questa era la
sua
ultima spiaggia e non poteva permettere che fallisse.
«Sei
tu che devi montare lei, cretino!», quasi urlò. «Scegline una»
«Non
andrò con una prostituta», il ragazzo s’irrigidì: si stava arrabbiando
seriamente stavolta, Udumberto aveva toccato il fondo.
«Sei
mai stato con una donna?»
«No»
«E
allora come fai a dire di essere frocio? Devi prima provarla: se la
provi non
la lasci più»
«Neanche
tu sei mai stato con un uomo per dire che non ti piace», Giannandrea
contrattaccò.
«È
una cosa diversa», sbottò l’uomo. Non voleva rassegnarsi di avere un
figlio
dell’altra sponda: un malato, un deviato, una femminuccia a cui piaceva la pallavolo.
Eppure da piccolo giocava
con i dinosauri e le macchinine: in cosa avevano sbagliato nel
crescerlo? «Senti,
Gian, è quella che fa figli, ok? Cazzo in
culo non fa figli»,
digrignò.
Anche
Giannandrea decise di provarci e mantenne il sangue freddo, sedendo
meglio sul
sedile, per guardare in faccia suo padre e leggergli gli occhi. Sarebbe
stata
un’impresa di livelli epici.
«Io
non sono sterile», disse subito. «O almeno credo. La sterilità in una
coppia
omosessuale è solo di coppia, come quella che hanno due eterosessuali
che
vogliono figli e non ci riescono»
Suo
padre sgranò gli occhi: non capiva dove volesse andare a parare adesso.
«E
così si ricorre ai traguardi della scienza, dove è possibile riuscire a
concepire un figlio anche con la sterilità di coppia»
Inutile
dire che Udumberto tagliò la discussione mettendosi ad urlare e
riaccese la
macchina con la furia negli occhi. I due restarono in silenzio per
tutto il
tragitto finché l’uomo affacciandosi alla strada di casa fece scendere
il
figlio per poi proseguire dritto, per fare una passeggiata in
solitaria. Aveva
bisogno di pensare e, forse, urlare.
Il
giorno dopo ancora decise di tentare la fortuna, con il fratellino finocchio, il fratello maggiore
Edenrico.
Edenrico
amava l’immediato, senza giri di parole, e per questa ragione aveva
portato suo
fratello davanti ad una lampada. Giannandrea si domandava cosa ci fosse
d’interessante da ammirare e il fratello smontò la presa, mostrandola
al più
piccolo di casa.
«Vedi?»,
esclamò subito ma ancora Giannandrea non capiva. «La presa e la spina
sono un
maschio e una femmina e incastrano»
«E
con ciò? Anche due uomini incastrano»
«Ma
due uomini non fanno figli, intelligentone»,
rispose Edenrico, credendo di aver vinto la sfida: ora suo fratello
doveva per
forza diventare etero. Davanti a una tale realtà dei fatti...
«Neanche
la spina e la presa fanno delle piccole presine e spinine»
«Ma
danno corrente»
«Volendo
essere precisi, danno corrente anche le prese con gli spinotti e i
buchi
insieme e volendo possiamo vederlo come un uomo: perché ha sia quello
per
prendere che quello per dare. E, volendo essere ancora più precisi, io
non mi
ritengo una spina»
Edenrico
restò in qualche attimo di completo silenzio prima di pensare ad una
nuova mossa
per convertire suo fratello. Eppure, pensava, da piccolo non gli era
mai
piaciuto il rosa, non poteva essere gay.
«Viti
e bulloni?»
Giannandrea
rise e lo lasciò solo.
Il
giorno dopo ancora quando Giannandrea rientrò a casa ritrovò tutta la
sua
famiglia tradizionale seduta intorno al tavolo, in sua attesa.
Avevano
provato di tutto ma sembrava non esserci più alcun rimedio. Loro però
si
consideravano una famiglia tradizionale, una famiglia perfetta, l’unica
in
grado di portare avanti la specie umana che con
tutti gay si sarebbe estinta. Eppure, la loro famiglia
tradizionale aveva
tirato su un
gay.
Magda
una sera aveva letto su Facebook di un’idea che partiva dal prendere
tutti i
gay e tutte le lesbiche e metterli in un recinto: non potevano
procreare e si
sarebbero estinti. L’aveva raccontata ad Udumberto che le aveva dato
ragione.
Ora però i conti non tornavano: uno dei loro figli non poteva essere
gay perché
né Magda né Udumberto lo erano. Com’era stato possibile? Da famiglie
tradizionali potevano nascere solo future famiglie tradizionali, non
gay. Che
senso avrebbe farli estinguere in un recinto se poi spuntavano fuori
dalle
famiglie tradizionali stesse? Non potrebbero estinguersi!
Giannandrea
poi era il loro figlio, non un gay qualsiasi, e decisero di dargli
quell’ultima
possibilità.
«Noi
siamo una famiglia tradizionale e non possiamo accettare altri tipi di
famiglie»,
disse Magda per tutti.
«Essere
una famiglia tradizionale non significa dover per forza odiare il
prossimo.
Esistono altri tipi di famiglie e sono tutte valide», rimbeccò
Giannandrea.
«No!»,
tuonò suo padre. «E adesso ti dirò una cosa, ragazzo», gli puntò contro
un
dito. «Ti troverai una ragazza e sarai come tutti gli altri! Niente
froci nella
nostra famiglia»
I
Brambilla sono una famiglia tradizionale. Udumberto è andato in
pensione e
Magda passa le sere tra Facebook e le pulizie di casa. Edenrico si è
sposato e
ha avuto un figlio. Poi ha divorziato, si è risposato e ne ha avuto un
altro.
Ama così tanto le famiglie tradizionali che sta pensando di farsene una
terza.
E
Giannandrea dite? Giannandrea si è sposato e ha avuto tre figli. Si è
sposato
in Norvegia con Pietrobaldo e hanno avuto i loro figli Lucrezio,
Pierstefano e
la piccola Ermengarda in Canada, aiutati con la gpa. Hanno una famiglia
e hanno
quella tradizionale di Pietrobaldo che hanno accolto Giannandrea come
un figlio
loro; e hanno la famiglia tradizionale di Gretina, la donna canadese
che ha
aiutato loro ad avere i figli che li accoglie in casa sua come membri
effettivi
della sua famiglia.
Giannandrea
non ha più rapporti con la sua famiglia tradizionale di nascita.
La
morale?
I
gay non nascono dagli alberi. Occhio con
‘ste famiglie tradizionali.
*******************************************
Momento
d’ispirazione sotto la doccia e
nasce questa cosa. Mi sono proprio sbizzarrita con i nomi XD
Che dire?
Gestisco insieme ad altri una
pagina su Facebook contro l’omofobia e ne ho sentite tante, ma tante,
ma tante
che un paio ho deciso di utilizzarle qui dentro. E sì, alcune cose ti
fanno
davvero cadere le braccia. Poi sono FISSATI con questa “famiglia
tradizionale”,
come se una coppia omosessuale che si sposa possa mettere in pericolo
le loro
famiglie °-° Ma chi gliele tocca?
Vedono minacce
inesistenti.
Naturalmente non
ho nulla contro “la
famiglia tradizionale”: non che ci sia bisogno di metterlo in chiaro,
solo che
io, personalmente, la chiamo “famiglia” e basta. Come sono famiglie -e
basta-
anche quelle allargate, quelle con genitori single, quelle con genitori
omosessuali ecc.
Veniamo a qualche
nota:
- “diventare
gay”: molti omofobi sono assolutamente convinti che gay si
diventi per
ragioni misteriose
- “omosessualisti”è
una delle parole più stupide che io abbia mai sentito. Per gli omofobi
sono
“omosessualisti” tutti coloro che lottano per i propri diritti
- “propaganda
omosessuale”: dopo che in Russia è stata vietata per legge
“la propaganda
omosessuale” e cioè nessuno può parlare di omosessualità (lgbt in
generale), né
in giro, né in tv, né tra poco in famiglia (in Russia stanno succedendo
le cose
più atroci a causa di questa legge: un gruppo di nuovi nazisti cerca
persone
gay per umiliarle riprendendole con telecamere, picchiandole nelle
maniere più
inumane, come se fosse un gioco), in Italia questa cosa si sta
spargendo tra
gli omofobi che vorrebbero vietarla anche qui per legge (quando
imparano una
parola nuova la usano ovunque in qualunque contesto)
- “Ines
Serenella” è la parodia di un fake che gira su Facebook
gridando ai quattro
venti di essere una psicologa che cura i gay in centri che, facendo una
ricerca
su internet, non esistono (come neanche il suo nome nell’albo degli
psicologi)
- “centri
che cercano di convertire gli omosessuali in eterosessuali”
purtroppo
esistono davvero, pur essendo illegali. Fanno credere che seguendo Dio
si possa
essere etero
- “pasta
Banilla” è una parodia della Barilla. Dopo il caso scoppiato
per ciò che ha
detto Guido Barilla per le famiglie tradizionali in un’intervista ho
colto la
palla al balzo
- “la
specie umana con tutti gay si sarebbe estinta: questa è una
perla che sento
spesso. Secondo gli omofobi, se si legalizzano i matrimoni per persone
dello
stesso sesso l’umanità corre l’estinzione. Sì, potete ridere
- La storia del
recinto con gay e lesbiche è
vera, purtroppo. Mi pare sia un’idea originaria di un uomo di chiesa
oppure un
politico, non ricordo bene, degli Stati Uniti comunque
- Io ho usato
stereotipi e ho accentuato per
rendere più enfatizzato il ridicolo, tuttavia so che molti ragazzi e
molte ragazze
si trovano in difficoltà in famiglia a causa dell’omofobia e, a volte,
vengono
anche cacciati via (più in altri paesi che qui, ma ciò non significa
che qui
non accada)
- Edenrico
divorzia e si risposa: ricalca il
classico omofobo che attacca le famiglie con genitori omosessuali
perché la
famiglia tradizionale è perfetta bla bla, come se il divorzio fosse
contemplato
nella famiglia tradizionale (dicono che la famiglia trad. è uomo+
donna=figli
sotto matrimonio e poi sono i primi che hanno magari prima moglie,
seconda
moglie e/o figli fuori dal matrimonio. Beata coerenza)
- la gpa è la
Gestazione per Altri ed è
troppo lunga da spiegare qui, cercate su internet!
Il mio intento
era far ridere, sì, perché
dopo un po’ che senti tutte queste cose ti viene voglia di riderci, se
non
altro, ma non sono certa di esserci riuscita! Non importa, perché in
fin dei
conti, mi sono divertita a scriverla :)
Grazie a chi ha
letto e a chi eventualmente
lascerà una recensione!
... non
linciatemi, sono in buona fede,
davvero!
Ciao, ciao da
Ghen =^___^=
|