Oblivate

di Juliet Leben22
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Capitolo 1° " Her Unhapp Day"

Il silenzio aleggiava nella sua stanza. Dalle pareti ricoperte di carta da parati color celeste si potevano sentire degli strani rumori, come ogni notte. I rami del ciliegio nel suo giardino battevano sulla finestra, provocando un ticchettio costante.  Si era posta domande che non aveva nemmeno il diritto di farsi, anche perché doveva vivere una parte che ancora non le calzava a pennello  e, molto probabilmente, non le sarebbe mai bastata. Prese sonno dopo qualche ora, pregando che i ricordi non la tormentassero durante il sopore. Non era sicura di niente, se non di una cosa: che non giungesse mai domani.
-Hermione! In piedi, forza! Arrivi tardi al “tuo” giorno!-
La ragazza scosse la testa. – Ma che ore sono, mamma?-
-Sono già le sette!- disse mentre preparava i trucchi sulla scrivania della figlia- Eddai Hermione.. Non vorrai farlo aspettare!-
Invece sì. Voleva tornare indietro nel tempo, voleva tornare a quel maledetto giorno che aveva reso la sua esistenza così abitudinaria, così infelice. Quel giorno che l’aveva lasciata sola e vuota. Ma non ci sarebbe stata nessuna possibilità per quel passato. Nessun ritorno.
-Hermione!- urlò per l’ennesima volta la madre, scoprendola.
Un brivido di freddo le percorse la schiena e anche l’anima, forse.
Fece un sospiro e si alzò.
-Finalmente!-esclamò sua madre.
Si guardò allo specchio. Sapeva esattamente quale fosse il suo riflesso: capelli dorati, boccolosi e lunghi, occhi castani e grandi e infine un esile e femminile corporatura. Sua madre le passò il vestito, facendole segno di cominciare ad indossarlo. Era bianco panna, con le spalle larghe in tulle che le si incrociavano sul petto per darle la forma del seno, lasciandole un piccola e garbata scollatura. Il resto  del vestito era di raso, lungo e morbido. Era incantevole. Sua madre le mise in ordine l’abito e chiuse la cerniera, nascosta nel tulle. Era perfetta. Mentre sceglieva le scarpe, colei che le aveva dato la vita le sistemò  i capelli: rigorosamente racconti morbidamente, con due boccoli che le cadevano davanti al viso. Assomigliava tanto alla capigliatura che aveva scelto per il Ballo del Ceppo. Si sfiorò i capelli e poi la guancia.. si stava abbandonando ai ricordi e ancora non poteva. Era passato così tanto tempo da quel momento.. ma era ancora così vivido nella sua mente!
Jane Granger le sfiorò il nasino, con un buffetto.
-Mamma..-
-Si?-
- Ti voglio bene.-
Jane l’abbracciò, stringendola a sé. Aveva gli occhi lucidi. –Anche io, piccola mia.-
Scelte le scarpe, rigorosamente dello stesso colore del vestito e con il tacco, decise di guardarsi nuovamente allo specchio.
Bella fuori, vuota dentro. La tenacia di andare avanti le veniva a mancare.. ma aveva fatto una promessa. Una solenne promessa. 




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