Since
Always
Quell'intervista
andava avanti da minuti; l'intervistatrice iniziava ad annoiarli,
ponendo loro sempre le stesse domande scontate di sempre.
"E
se poteste tornare indietro nel tempo, cosa direste a voi stessi?"
fu l'ennesima delle sue questioni.
Louis
aveva sempre pensato che, porre certe domande, fosse incredibilmente
stupido. Anche se ci fosse stata una risposta, anche se avessero voluto sul
serio dire qualcosa a loro stessi, come avrebbero potuto? Mica si
può
tornare indietro ad anni prima.
Harry,
invece, sembrava sempre felice di domande di questo genere. Abbassava
gli occhi, rispondeva in modo evasivo, ma pensava tante cose mentre
sulle sue labbra si dipingeva un sorriso triste e nostalgico.
Perché,
dopotutto, se Harry ne avesse avuto la possibilità, sarebbe
tornato
indietro nel tempo e avrebbe detto a sé stesso tantissime
cose.
Ma
questo era impossibile, giusto?
Almeno
fino a qualche mese dopo.
*****
"Andrà
tutto bene, Lou" sorrise Harry, rassicurando il suo ragazzo.
Louis era ansioso, e tutta quest'idea del viaggio nel tempo di prova
non lo allettava molto; quando aveva scoperto la notizia, Harry aveva
subito dato la sua disponibilità al creatore dell'invenzione
per
provarla per primo, incurante degli eventuali imprevisti e di tutti i
guai che avrebbe potuto causare nel passato. Louis, invece, se ne
preoccupava eccome.
La
macchina del tempo aveva due posti e poteva andare sia avanti nel
tempo che indietro, e non poteva andare nel futuro e nel passato
oltre cinquant'anni dalla data di partenza. Era la prima volta che la
tecnologia arrivava a questo punto, ma l'invenzione in questione era
frutto del genio di uno scienziato poco conosciuto e, per questo, di
cui non molti si fidavano.
Ma
Harry si fidava ciecamente. Louis sapeva quanto il
suo ragazzo
potesse essere ingenuo, ma quella era davvero una pazzia.
"No,
Harry" fece risoluto. "Non ho voglia di disintegrarmi in
milioni di particelle nello spazio."
"Ma non succederà!"
protestò Harry.
"Allora
ci perderemo in qualche universo parallelo e ci resteremo
intrappolati per l'eternità, che ne dici? Ti piace di
più, questa
versione?"
"Magari
sarà un bell'universo" sbottò il più
giovane, sottovoce.
"Bene,
Harry, ascolta" sbuffò il ragazzo. "Per quanto ne so,
quella macchina potrebbe scoppiare con noi dentro e potremmo morire
in un secondo. Non mi va di perdere la vita per un esperimento"
cercò di farlo ragionare. Ma Harry non dava segni di
cedimento.
"Harry,
si può sapere perché ci tieni così
tanto?" fece, infastidito.
Di solito bastava una sua sola parola perché Harry lo
accontentasse,
ma stavolta era davvero deciso e sembrava assolutamente fermo nelle
sue intenzioni.
"Voglio
avvisare noi stessi del passato" spiegò, a testa bassa,
mostrandosi debole per la prima volta dopo tutti i suoi discorsi
pieni di forza. "Non voglio che facciano i nostri stessi errori"
continuò, "e non voglio che soffrano come noi."
Louis
tacque.
"Okay"
sospirò infine, e Harry lo baciò entusiasta.
****
Harry
e Louis si fecero a fatica spazio nell'armadio in cui dovevano
entrare, non prima che il maggiore avesse lanciato un'occhiataccia al
creatore della macchina del tempo.
“Lei
è sicuro che questa sia la sua invenzione e non il suo
armadio,
vero?” sibilò.
“Sicurissimo”
accertò l'uomo, poco più che trentenne. Davvero,
Louis doveva
essere impazzito per fidarsi in quel modo. “È per
assicurarmi che
voi arriviate nel passato sani e salvi, capite? È un luogo
che io so
per certo ci fosse anche...quando avete detto?”
“Tre
anni fa” sorrise Harry tranquillo, mentre Louis si passava
una mano
sul viso all'idea che lo scienziato non si ricordasse nemmeno la data
che gli avevano detto.
“Harry,
siamo ancora in tempo per tornare indietro” lo
chiamò,
preoccupato.
“Non
c'è motivo di allarmarsi” disse lo scienziato,
calmo. “Conoscete
già tutte le procedure, quindi non vi tratterrò
ancora. Pronti per
la partenza?”
“No”
fece Louis, mentre Harry annuiva emozionato.
“Quindi,
che giorno avete detto?” lo ignorò lo scienziato,
mentre Louis
mugolava disperato. Harry ripeté la data e prese la mano di
Louis,
senza smettere di sorridere.
“Bene,
ecco a voi il telecomando per il ritorno” continuò
l'uomo,
porgendo loro un oggetto che sembrava una piccola calcolatrice,
“vi
consiglio di tenerlo in mano e non nei vestiti che indossate,
perché
con molte probabilità quelli si disintegreranno durante il
salto
nello spazio” e Louis sbiancò.
“Ci
sono probabilità anche che noi faremo la
stessa fine?”
chiese, senza riuscire a non balbettare.
“Qualcuna”
e, prima che Louis potesse lanciarsi fuori dall'armadio, Harry prese
il telecomando dalla mano dello scienziato e chiuse le ante.
“Pronti!”
affermò, rivolgendo a Louis un sorriso felice ed emozionato.
Strinse
forte le loro mani, ponendo in mezzo ad esse il telecomando in modo
che entrambi potessero tenerlo.
Si
affrettò a dargli un bacio veloce, poi tutto divenne buio.
*****
Louis
non avrebbe saputo dire esattamente quando, né quanto tempo
dopo, ma
risollevò gli occhi dopo aver sentito un turbinio di
sensazioni
diverse e impercettibili scuotergli le budella e sentì un
leggero
senso di nausea, appena prima che il panico prendesse il sopravvento
su di lui.
Harry?
pensò preoccupato, non sentendo la voce del ragazzo.
Improvvisamente
si ricordò delle loro mani intrecciate, così
strinse la presa nel
buio dell'armadio e sospirò sollevato quando
scoprì ancora la mano
del ragazzo nella sua.
“Usciamo?”
propose Harry. Louis annuì e spalancò un'anta
dell'armadio nello
stesso momento in cui Harry aprì l'altra, mentre le loro
mani erano
ancora congiunte e fra di esse si trovava il telecomando.
“Oh!
Siete arrivati” c'era un uomo dinanzi a loro, sembrava
più giovane
dello scienziato che aveva fornito loro la possibilità di
viaggiare
nel tempo. “Benvenuti nel 2010. Da quale epoca
arrivate?”
“2013”
rispose Harry. Fece per uscire dal buio dell'armadio, ma l'uomo lo
fermò porgendo loro dei vestiti.
“Io
non uscirei prima di averli indossati” fece tranquillo, per
poi
voltarsi e andare a digitare qualcosa sulla tastiera del suo
computer. Harry arrossì e sia lui che Louis si vestirono,
perché
come aveva detto lo scienziato nel loro tempo, i loro vestiti si
erano disintegrati.
Louis
tossicchiò per attirare l'attenzione dell'uomo non appena
finirono
di rivestirsi, e questi si voltò verso di loro con aria
curiosa.
“Mi
fareste vedere quel telecomando?” domandò.
“Io non riesco a
finire il mio. Vorrei vedere che cosa mi sono inventato per farlo
funzionare” e Harry glielo porse, nonostante Louis stesse per
urlargli di non farlo; magari l'avrebbe rotto!
Tolse
la plastica che ricopriva i circuiti, sollevandola con attenzione, e
studiò i fili elettrici per qualche secondo.
“Oh”
fece lo scienziato, ammirato. “Ma certo! Come ho fatto a non
pensarci?”
Segnò
qualcosa sul suo portatile, poi sistemò la copertura e porse
di
nuovo a Harry il telecomando. “Okay, ragazzi, siete a posto.
Fate
quello che vi pare, purché non dite a nessuno di venire dal
futuro.
Chiaro? Fatevi vedere poco in giro.”
“Dobbiamo
parlare con noi stessi di questo tempo” spiegò
Harry, mentre Louis
era ammutolito a quella notizia.
“Avete
fatto qualche errore, mh?” e Louis pensò che lo
scienziato di
quell'epoca fosse molto più perspicace dell'altro,
evidentemente.
“Non
lo considererei errore, solo...avrebbe potuto andar meglio”
spiegò,
prendendo finalmente parola. L'uomo annuì, ma non sembrava
starlo
ascoltando sul serio.
“Beh,
vedete solo di non scombinare l'universo e fate quello che
volete”
li liquidò. “Quando il telecomando inizia a
lampeggiare tornate
qui di corsa, o potreste sparire nel continuum
spazio-temporale.”
“Eh?”
fece Louis con una smorfia.
“Ve
ne andate? Devo lavorare!” lo scienziato si tuffò
nei suoi libri e
Louis prese la mano di Harry allontanandosi, sbottando qualche
imprecazione.
“Dove
credi che siamo ora, Lou?” domandò Harry appena
arrivarono fuori
dalla casa dell'uomo, guardandosi intorno per niente colpito dal suo
essere rude.
“Io
e te ci cacciavamo sempre in qualche guaio”
suggerì Louis,
ritrovando il buonumore al ricordo.
“Perché
tu mi trascinavi nei casini” sorrise Harry, accarezzando
delicatamente il dorso della sua mano.
Quasi
si fossero chiamati in causa, videro i loro stessi del passato
passeggiare tranquillamente davanti a loro, Harry con una busta del
Gamestop in mano e la psp di Louis che faceva capolino dalla tasca
posteriore dei suoi jeans.
Louis
li indicò con la mano, poi rise nel riconoscersi
così...piccolo.
Beh, meno male che in confronto a prima almeno era cresciuto un po'
in altezza. In quel momento, era ancora più alto di Harry;
già
immaginava la faccia di sé stesso del passato nel vedere
Harry del
futuro così alto.
Louis
fece per dirigersi direttamente verso di loro, ma Harry lo
tirò
indietro.
“Che
c'è?” domandò il più grande.
“Ti sei pentito, Haz? Non vuoi
più parlare con noi?”
“No,
certo che voglio” negò Harry, “ma io e
te non stavamo ancora
insieme” spiegò, guardando le loro mani
intrecciate. Louis
comprese subito, dal suo sguardo, che gli dispiaceva non poter
camminare con lui mano nella mano in pubblico, in un passato in cui
nessuno sapeva chi loro stessi sarebbero diventati e in cui quindi
potevano.
“Hai
ragione” gli sorrise, per consolarlo. Lasciò la
sua mano con
delicatezza, poi si portò le proprie a imbuto accanto alla
bocca e
urlò: “Harry! Louis!”
“Cazzo”
sibilò Louis, a qualche metro da loro, senza voltarsi.
Harry,
accanto a lui, sobbalzò ma non si mosse di un centimetro.
“Harry,
avanti, guarda che ci raggiungono se non ti muovi!” lo
incitò
l'amico, tirandolo per un braccio nel tentativo di allontanarsi prima
che qualcun'altro li riconoscesse.
“No,
Lou!” protestò Harry. “Guarda
che...” si voltò, sorpreso,
“guarda che quella è la tua
voce!”
Anche
Louis si voltò, e rimase a bocca aperta.
Era
come se si stesse guardando a uno specchio, in cui era giusto di
qualche anno più grande.
“Cosa...”
boccheggiò, sorpreso.
“Ciao”
sorrise Harry, amichevole. Sé stesso arretrò di
un passo,
spaventato.
“Che
razza di scherzo è, questo?” sbottò
Louis. L'altro rise forte,
divertito dalla sua espressione interdetta.
“Calmatevi,
non è uno scherzo. Veniamo dal 2013”
spiegò tranquillo.
“Non
esiste una macchina del tempo” protestò il
più giovane dei
quattro.
“Sì,
che esiste! Altrimenti non saremmo qui” insistette il suo
riflesso,
senza riuscire a smettere di sorridere. Louis del presente
fissò
quello del futuro, pieno di rabbia.
“Okay,
questo è davvero molto poco divertente. Addio” e,
preso Harry da
un braccio, continuò a camminare stringendolo a
sé con fare
protettivo. Invece di arrabbiarsi, l'altro Harry sorrise ancora di
più; anche allora, Louis era così dolce con lui.
E,
allora, Louis del futuro tirò fuori la sua migliore arma.
“Curly,
davvero non mi credi?”
Entrambi
gli Harry lo fissarono, sorpresi. Perché certe cose non
sarebbero
cambiate mai.
“È
lui” mormorò l'Harry più giovane,
incredulo. “Cioè, Lou” si
rivolse al ragazzo accanto a lui, riscuotendosi, “sei tu!”
“Saprò
io chi sono e chi non sono, no?” si
imbronciò il Louis
diciottenne. “Dai, non dare retta a quel maniaco.”
Louis
del futuro fece un'espressione interedetta uguale a
quella del
Louis del presente nell'averli visti per la prima volta.
“No,
è lui!” sbottò ancora Harry, allora
Louis si voltò verso sé
stesso con aria esasperata.
“Bene,
mi dimostri che tu sei me?”
gli chiese con un
sibilio. L'altro annuì, sicuro di sé, lo prese in
disparte e gli
sussurrò velocemente qualcosa nell'orecchio. Louis, per la
prima
volta da quando l'Harry del presente lo conosceva, arrossì.
“Okay”
balbettò. “Lui...credo che sia me.”
Non
disse più una parola.
*****
“Cosa
gli hai detto?” bisbigliò curioso Harry a Louis,
sorpreso di come
sé stesso di quell'epoca si fosse lasciato convincere.
“Un
segreto fra me e lui” gli fece l'occhiolino l'altro, prima
che
Harry e Louis del presente entrassero nella loro (vecchia) stanza ad
X-factor.
“Bene,
abbiamo fatto un giro e sembra tutto tranquillo” sorrise
l'Harry
più giovane, e Louis del futuro sorrise a sua volta nel
vederlo così
adorabile. Doveva ammetterlo, l'Harry sedicenne gli piaceva un sacco
e tuttora gli faceva lo stesso effetto. “Quindi
raccontateci!”
“Abbiamo
fatto un viaggio nel passato, cioè ora, per...chiacchierare
un po'
con voi” spiegò l'altro Harry, con lo stesso
sorriso che c'era
sulle labbra del suo riflesso.
“Com'è
la nostra vita fra tre anni?” domandò il
più piccolo, curioso.
“Questo
dovreste scoprirlo da soli” consigliò il Louis
più adulto,
ridacchiando. L'altro gli lanciò un'occhiata truce.
“Se
io fossi me del futuro, e parlassi con me del passato, gli direi cosa
lo aspetta” commentò con astio.
“Non
cercare di fregarmi, bud” lo prese in
giro il maggiore,
“conosco la tua mente più di quanto
pensi.”
La
sua proiezione aggrottò le sopracciglia, infastidito.
“Mi dispiace
essere così antipatico, nel futuro.”
“E
a me dispiace non credermi nel passato” ribatté
l'altro.
“Okay,
basta litigare” sospirò l'Harry più
grande. “Me lo aspettavo,
comunque siamo venuti qui per un motivo. Solo che...adesso che ci
penso...”
Si
rivolse al Louis del suo tempo, “Lou, come facciamo? Loro,
cioè
noi, non hanno -non abbiamo ancora...uhm...”
Louis
del presente trasalì. “Aspetta, aspetta,
aspetta” sbiancò, “non
abbiamo fatto sesso da ubriachi o qualcosa di simile che ha rovinato
per sempre la nostra amicizia, vero?”
“Ti
piacerebbe” mimò l'altro Louis con le labbra, bene
attento che
nessuno dei due Harry lo vedesse.
“No,
non-” e Harry si interruppe, perché in effetti la
prima parte del
discorso era anche stata vera, qualche volta, “non abbiamo
fatto
sesso rovinando la nostra amicizia” ridacchiò poi,
senza mentire e
senza lasciare trapelare la verità.
“Non
credo che comunque questo fermerebbe la nostra amicizia, Lou”
protestò l'Harry più giovane, aggrottando le
sopracciglia. E Louis
ventunenne scoppiò a ridere così forte che tutti
e tre gli altri
sobbalzarono.
“Louisss?”
lo gelò il suo ragazzo, facendo sibilare pericolosamente la
esse
mentre arrossiva a dismisura, apposta per infastidirlo. Loro stessi
del passato li fissarono, confusi.
“Scusa,
scusa, eri troppo-” e si fermò per non dire altro.
“Mi
state confondendo” si morse un labbro il più
giovane fra i
quattro, preoccupato.
“Non
è questo il punto” scosse la testa l'altro,
temendo che avesse
capito qualcosa. “Harry...possiamo parlare in
privato?”
*****
“Cos'è
quel lucchetto sul tuo polso, Harry?” chiese il
più piccolo,
osservando incuriosito il polso di sé stesso mentre l'altro
Harry
sedeva davanti a lui sul letto di Louis.
“Sapevo
che me lo avresti chiesto” rise. “Ed è
proprio di questo che
volevo parlarti. Tu...fra tre anni, non sarai più
così libero.”
“Sarò
assalito dalle fan ovunque andrò?”
esclamò allegramente l'altro.
“Beh, non mi dispiace affatto!”
“Anche”
ridacchiò Harry, “ma non mi riferivo a
questo.”
Il
più giovane lo guardò in attesa.
“Sarai
controllato, avrai degli obblighi e dei divieti”
spiegò Harry,
abbassando lo sguardo.
“Perché
ho la sensazione che ci sia Lou di mezzo?” domandò
l'altro,
preoccupato.
“Perché
c'è” sospirò la sua proiezione
futuristica. “I tuoi divieti
saranno legati sopratutto a lui.”
Harry
tacque, poi parlò con voce tremante. “Ha-Harry, mi
stai
spaventando.”
“Guarda
che supererai tutto!” lo rassicurò il ragazzo.
“Solo che sarà
difficile. Non voglio spaventarti, voglio solo avvisarti...la vita di
una popstar non è tutta rose e fiori come sembra,
anzi.”
“Credo...credo
di saperlo” mormorò Harry. “Non mi
aspetto che lo sia.”
L'altro
attese in silenzio, aveva intuito che ci fosse di più che
voleva
dire.
“È
il fatto che anche Louis sia coinvolto in questo, che mi
preoccupa”
sospirò infine il minore. “Io...cosa intendi con
il fatto che sarà
difficile?”
“Proprio
quello che ho detto” rispose Harry, senza rispondere sul
serio.
Sapeva di non poter parlare troppo.
Sorrise
dell'espressione di sé stesso; conosceva bene i suoi
pensieri a
quell'età. Ricordava la sua attrazione per Louis che
considerava
sbagliata, i sentimenti che cominciavano a nascere e che non riusciva
a cacciare indietro nonostante tutti i suoi sforzi. Era perfettamente
a conoscenza di quanto si sentisse spaventato e fuori posto in quella
nuova scoperta di sé stesso, e di quanto desiderasse
parlarne con
qualcuno.
“Harry”
lo chiamò quindi, “non aver paura.”
Il
più giovane alzò lo sguardo, mordendosi un
labbro. “Di cosa?”
domandò.
Harry
rise e gli venne voglia di raccontargli tutto, ma si trattenne.
“Lo
sai” disse soltanto, sorridendo.
*****
“Tu.”
iniziò Louis, sospettoso. “Non mi stai
simpatico” concluse
guardandolo storto.
“Nemmeno
tu, Louis” rispose sé stesso più
adulto, steso pigramente sul
letto di Harry. Annusò il cuscino, facendo sbiancare Louis
dalla
gelosia, poi glielo lanciò addosso.
“Tieni,
sniffatelo quanto vuoi” lo prese in giro, sapendo bene cosa
gli
passava per la testa, “tanto non hai idea di quanto buono
è il suo
vero odore.”
“Che
intendi?” corrugò le sopracciglia l'altro.
“In
questo tempo sta ancora usando un profumo che gli ha regalato sua
sorella prima delle audizioni ad X-factor”
raccontò il maggiore,
“e copre decisamente il suo odore. Non sai che ti
perdi.”
Davvero,
quanto poteva essere divertente stuzzicare sé stesso?
“Dio!”
esclamò il Louis minore. “Mi stai facendo girare
le palle.”
“Harry
odia le parolacce” gli ricordò l'altro, fingendosi
indifferente.
“Lo
so” sibilò il più giovane.
“Non era una parolaccia.”
“Cos'è,
devi ancora insegnargliele?” lo prese in giro, sempre
più
divertito. L'altro strinse i pugni dalla rabbia.
“Non
so come fa a sopportarti” lo gelò. Louis rise.
“Devi
parlare al plurare, amico. Guarda che io me lo ricordo, che razza di
testa di cazzo ero alla tua età.”
Il
minore sorrise vittorioso. “Harry odia le
parolacce” gli ritorse
contro, imitandolo.
Louis
si limitò ad ignorarlo, levandosi le scarpe per stendersi al
meglio
sul letto di quello che sarebbe diventato il suo ragazzo.
“Tu
non sai cosa ti aspetta” fece, con un piccolo sorriso
malinconico.
“Anche Harry comincierà ad imprecare.”
L'altro
rise. “Impossibile.”
“Dico
sul serio” ribatté il maggiore. “Gli
farai del male, piangerà
fra le tue braccia, ti urlerà contro ma ti
perdonerà ogni volta.
Harry è fatto così.”
Louis
abbassò di poco la testa in modo colpevole. “Mi
dispiace. Lo
eviterò.”
“Non
puoi” fece l'altro, senza ammettere repliche. Poi nello
sguardo del
suo riflesso si accese la luce della curiosità.
“Aspetta,
questo vuol dire che stiamo insieme nel futuro?”
domandò,
sorpreso. Louis sorrise divertito prima di rispondere.
“Ti
piacerebbe, eh?” lo istigò, con la sua migliore
espressione da
bastardo.
“Stronzo”
lo additò infatti sé stesso. “Avanti,
dimmelo.”
“Non
ci penso nemmeno!” rise l'altro. Tornò serio in un
secondo. “Però
dico davvero, Louis. Non dare mai nulla per scontato, specialmente i
sentimenti di Harry. Che siano di affetto, di amore o di qualsiasi
altra cosa...prenditi cura di lui.”
Louis
sorrise. “Sembri davvero innamorato di lui.”
L'altro
ricambiò il sorriso, con una risata divertita ma piena di
significato mentre alzava gli occhi nei suoi.
“Potrei
dire lo stesso di te.”
Buon
viaggio nel tempo a tutti! Sono Seele, e questa
è la mia
seconda long Larry dopo You're
every line, you're every word, you're everything , a cui
se
vi va potete dare un'occhiata. Questa è una long
già conclusa, che
dovrebbe contare circa cinque-sei capitoli: nulla di enorme, insomma,
ma vi prometto che questa storia vi farà sempre sorridere.
Almeno
spero che vi piaccia quanto piace a me! Mi sono davvero divertita a
scriverla.
Bene,
che altro dire? Potete contattarmi su twitter
e su ask, se
non sullo stesso efp con un messaggio personale. Non
mordo, anzi sono molto gentile -così dicono!-, per cui non
siate timidi!
Direi
che non c'è altro da aggiungere, dunque vi saluto. A presto
:)
Seele
P.S.:
nel caso qualcuno fosse interessato a farmi un banner per questa
fanfiction me lo faccia sapere tramite messaggio personale qui su
efp, mi farebbe davvero piacere :)
|