-Notte
insonne-
Le lunghe ombre dei mobili erano proiettate sul muro dalla luce
dell’abat-joure posata sul comodino. Di solito odiava
leggere, ma quel libro lo aveva preso completamente, e non sarebbe
riuscito a dormire se non fosse andato avanti.
La figura stesa nel letto vicino al suo si mosse.
-Tom…- bofonchiò, la testa affondata
nel cuscino – spegni quella luce per piacere… non
riesco a dormire…-
Tom alzò lo sguardo dal libro. Di Bill riusciva a vedere
solo dal naso in su, perché tutto il resto del corpo era
coperto dal piumone.
-Fammi finire il capitolo…-
-L’hai detto anche mezz’ora
fa… dai che domani c’è la
scuola… ho sonno…- disse Bill lamentoso. Tom fece
una smorfia e riprese a leggere.
-TOM! Dai finiscilo domani quel libro… ti regalo
il seguito se spegni quella lampada…-
Tom non lo sentì neppure. Bill allora lanciò
qualche esclamazione arrabbiata, si girò sul fianco e ti
coprì la testa con le coperte. Quando Tom spense finalmente
la luce erano le due. Un ringhio soffocato lo raggiunse
dall’altra parte della stanza.
-Notte Bill- disse tranquillamente.
Silenzio. Ma Bill non dormiva, o il respiro sarebbe stato
più regolare.
-Biiill… non ti sarai arrabbiato spero…-
Silenzio. Tom sbuffò e si girò sul fianco, ma non
riuscì a prendere sonno. L’autore di quel libro,
chiunque fosse, riusciva davvero a mettere paura. La donna nel letto,
la stanza buia, i passi per le scale… era tutto
così… così vero… Chiuse gli
occhi e li riaprì subito. Poco ci mancò che se la
facesse sotto, sentendo che c’erano davvero dei passi per le
scale. Passi felpati. Rilassati Tom, si disse, sarà la
mamma. Ma i passi si dirigevano proprio verso la sua stanza. Se fosse
stato Bill? Ma non poteva essere uscito dell’arco di un
battito di palpebre. I passi erano sempre più
vicini… e il cuore di Tom batteva sempre più
forte. Strinse la coperta e le nocche, anche ce non poteva vederle,
divennero bianche. Poi la porta si aprì ed entrò
una figura, stringendo in mano un pugnale. Era Bill. Tom
gridò con quanto fiato aveva in gola, mentre il gemello, con
sguardo assatanato, gli si avventava sopra e il pugnale si conficcava
nel cuscino, dove un momento prima c’era la fronte del rasta.
-NOOOO! BILL NON UCCIDERMI!! NOOOO!- gridava Tom. Bill
rideva, una risata crudele da far gelare il sangue, mentre tentava di
recuperare il pugnale.
-NO! BILL, SONO TUO FRATELLO! NON UCCIDERMI, NO!-
-Ti uccido eccome se non la pianti di urlare!-
Tom spalancò gli occhi. La luce era accesa e Bill era sopra
di lui.
-AHHH!- gridò. Sgusciò fuori dal letto
e corse nell’angolo più lontano della stanza,
terrorizzato e madido di sudore.
-Non uccidermi!- supplicò quasi piangendo.
-Ma sei matto Tom, o cosa?- gli chiese Bill, trattenendosi
dal ridere.
-Non vuoi uccidermi?-
-Ma no! Hai fatto un incubo, nient’altro.
Tom tornò al letto accanto a Bill, e vi si lasciò
cadere con un sospiro di sollievo.
-Urlavo?-
-Sì, mi sono preso un colpo. Poi hai cominciato a
gridare: “Non uccidermi Bill, non uccidermi!” e ho
capito che stavi avendo un incubo. Ci ho messo un po’ a
svegliarti.- spiegò Bill.
-Avevi un pugnale- disse Tom annuendo serio –e
quasi me l’hai conficcato in fronte.-
Bill rise –Ora sì che so come spaventarti.-
-NON CI PROVARE!-
Bill adocchiò l’orologio. Erano le quattro.
Sbadigliò.
-Abbiamo ancora un po’ per dormire. Guai a se fai
un altro incubo.- disse infilandosi nel proprio letto.
-Notte.- disse.
-Notte.- rispose Tom spegnendo la luce. Bill notò
una strana sfumatura nella sua voce, ma aveva troppo sonno per
pensarci. Però doveva chiarire una cosa.
-Tom?-
-Sì?- Bill stava per dire che non si azzardasse
mai più a leggere la sera, ma qualcosa nel tono del fratello
lo fermò: c’erano speranza e desiderio. Allora
capì.
-Vuoi che dorma con te?- chiese.
Tom sospirò rumorosamente.
-Grazie fratellino.-
Bill sorrise tra sé mentre si infilava sotto le coperte di
Tom. Stavano un po’ stretti, ma ci stavano. Lo facevano da
quando erano piccoli, di dormire assieme se avevano avuto degli incubi,
solo che quella era la prima volta che il sognatore spaventato era Tom.
Di solito era lui che sentiva Bill gridare, lo calmava e poi rimaneva
con lui fino al mattino. Invece quella notte no.
C’è sempre una prima volta, si disse Bill, e non
è mica vietato fare incubi a quindici anni.
Tom, dal canto suo, era più rilassato. Non aveva mai fatto
un incubo così e non ci teneva a rifarlo, ma sapeva che se
Bill dormiva con lui avrebbe fatto sonni tranquilli. Il maggiore dei
gemelli Kaulitz chiuse gli occhi e si addormentò, ma lo
stesso non accadde a Bill. Non stava proprio comodo: i rasta di Tom gli
erano quasi in bocca e riusciva a malapena a non rotolare
giù dal letto. Si spostò un po’, ma
superava la testa di Tom solo dal naso in su. Provò a
spingerlo un po’ più in là senza
svegliarlo, ma l’impresa risultò infattibile.
Allora, esausto, si addormentò sperando di non cadere dal
letto.
Tom si sentì afferrare. Delle unghie gli si
conficcarono nella carne mentre qualcuno accanto a lui
gridava. Gridò anche lui, e il proprietario delle unghie lo
trascinò verso il basso. Batté contro qualcosa di
duro. Un altro incubo??? Poi sentì una voce familiare.
-TOM LEVATI! MI SCHIACCI!-
Bill e Tom erano stesi sul pavimento, in un groviglio di braccia, gambe
e coperte. Tom si affrettò a spostarsi, le gambe semi
bloccate dal lenzuolo; una volta di nuovo in piedi, i due gemelli si
guardarono e scoppiarono a ridere senza un vero motivo. Poi,
asciugandosi una lacrima, Tom chiese, seduto sul pavimento:
-Cosa accidenti è successo?-
-Sono caduto dal letto.-
-Sei cosa?- esclamò Tom, trattenendosi ancora dal
ridere.
-Guarda che sei stato tu!- ribattè Bill con una
smorfia.
-IO?-
-Mi hai spinto.-
-E tu mi hai quasi fatto sanguinare il braccio.-
-Scusa. Mi sono sentito cadere, mi sono aggrappato.-
-A ME???-
-Alla prima cosa che mi è capitata a tiro.-
Tom sbuffò.
-Mi sa che stanotte siamo destinati a non dormire.- disse.
Bill si fece pensieroso un momento, poi esclamò:
-Aspetta, ho un’idea.-
Prese il piumone di Tom e lo stese per terra al centro della stanza.
Poi prese il proprio e ve lo mise sopra. Aggiunse i loro cuscini e si
allontanò di qualche passo per ammirare la sua
“opera”. Era una specie di enorme sacco a pelo.
Guardò Tom.
-Geniale!- esclamò il biondo.
Si infilarono nell’improvvisato letto fatto da Bill e
spensero la luce. Finalmente, il moro disse:
-Non ti azzardare mai più a leggere la sera.-
Tom soffocò un risolino.
Infine, i due fratelli si addormentarono, le mani intrecciate, i volti
vicini.
Forse, pensò Tom prima di scivolare dolcemente tra le
braccia di Morfeo, fare incubi non era poi così male, se poi
finiva così…
-Ende-
Spero tanto che vi sia piaciuta… mi raccomando, recensite!!!
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