I diari di Ren

di coco95
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Premessa




Era una fredda mattina di inizi ottobre e un uomo alto e calvo camminava a passo svelto per la metropoli di Tokyo, saliva su un treno diretto a un paese più piccolo, un paesino perduto tra le montagne, aveva con se una valigetta e un piccolo zaino che dentro aveva una berretta di lana, un paio di vestiti di ricambio, tre pacchi di sigarette, una colonia, documenti e il portafogli. Il signore, probabilmente sui 25 anni, leggeva assorto una rivista e ogni tanto guardava dal finestrino il paesaggio che filava veloce.
Usciti con il treno da una galleria una pioggerellina iniziò a picchiettare sul vetro, con un sospiro il signore tirò fuori il suo computer portatile dalla valigetta e iniziò a digitare, cercò varie cose, in primis guardò le previsioni meteorologiche e poi cercò un albergo che avesse anche la colazione inclusa, lo trovò, si salvò il numero e chiamò:
“Pronto, volevo prenotare una stanza per una settimana da voi, una singola” ascoltò la risposta “ottimo, la segni a nome Yasushi Takagi” l’interlocutore gli disse un’altra cosa, lui rispose “verrò questa mattina, penso che sarò li per…” guardò l’orologio che segnava le 8.05 “per le 11! Arrivederci”.
Chiusa la telefonata cercò un ristorante dove facessero del ramen, aveva una gran voglia di mangiare quel piatto che gli portava alla mente tantissimi ricordi.
Il tempo non accennava a migliorare e anzi, sembrava volesse peggiorare, guardando fuori Yasu poteva vedere degli ammassi di nubi nere che si dirigevano, minacciose, verso il paese dove quell’uomo era diretto.
In treno la gente lo fissava ma Yasu non ci faceva troppo caso, sapeva bene che lo osservavano per via degli occhiali da sole. Forse, se qualcun altro li avesse portati, anche lui lo avrebbe fissato, chi mai metterebbe gli occhiali in un giorno di pioggia?
Ma per Yasu erano una difesa, inoltre in quel periodo aveva molte pratiche da seguire quindi i suoi occhi erano colmi di stanchezza… E di tristezza.
 
Sceso dal treno Yasu si diresse per prima cosa nell’albergo dove aveva prenotato, si fece accompagnare in camera e posò il computer e lo zaino, si fece una doccia e si accese una sigaretta. Inspirò il fumo con forza più volte, voleva che quel calore gli entrasse nei polmoni. Vestitosi prese 2000¥ dal portafogli, il pacco di sigarette, un accendino e una chiave. Dopo aver messo tutto con cura in una tasca uscì dalla stanza e consegnò la tessera magnetica della sua camera all’entrata del albergo dirigendosi poi verso un ristorante.
Dopo aver studiato accuratamente il menù optò per un piatto di ramen e del tonkatsu, dopo aver mangiato tutto decise per ordinare anche dei mochi. Pagò e uscì, si accese una sigaretta e andò dritto verso un complesso di edifici adiacenti al porto, tirò fuori la chiave, si avvicinò a una porta e la fece girare nella serratura.
La porta si aprì.
“…Ren” disse a mezza voce.
Ovviamente non ci fu risposta.
Chiuse la porta dall’interno, quella piccola casa era fredda, umida e buia. Come facesse a viverci un essere umano la dentro questo Yasu proprio non lo capiva. Poco importava però, oramai non ci viveva più nessuno e mai più ci avrebbe vissuto. Sospirò, Ren gli mancava e lui era li per leggere i suoi diari. C’erano molte cose che non gli erano chiare e che avrebbe voluto scoprire e capire.
La chitarra, la prima chitarra di Ren, era ancora la, al solito posto, le coperte erano smosse e nel portacenere c’era il mozzicone di una sigaretta.
 
Yasu si avvicinò alla libreria, c’erano molti libri di musica, poi vi erano alcuni romanzi classici come “Guerra e Pace”, “La signora delle Camelie”, “Se questo è un Uomo” e, Yasu sorrise quando lo vide “1984”, il libro che lui stesso gli aveva regalato. Lo sfogliò e notò che c’era ancora il biglietto dentro “1996 – Tanti auguri per i tuoi 18 anni vecchio mio. Spero che la lettura di questo libro ti faccia mettere la testa sulle spalle. Yasu”. Alla lettura di quel biglietto che, oramai, risaliva a 8 anni prima, Yasu fece una risatina triste. Ren gli mancava, moltissimo.
Scorse i dorsi dei diari, ce n’erano tanti, finché trovò il primo 1986-7, era il diario di quando loro due avevano 8 anni. Preso quel diario in mano si sedette sul letto, si accese una sigaretta e si immerse nella lettura…
 

 




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