Apartment six

di Il Saggio Trentstiel
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-San Valentino è una stupidaggine.- -Oh, avanti!- esclamò Sebastian, sollevando impotente le mani -Si tratta solo di uscire, bere qualcosa e ballare un po'!-
Da un mese ormai la convivenza nell'appartamento Smythe-Lopez sembrava essere divenuta perlomeno civile. Certo, i due non perdevano occasione per lanciarsi frecciatine e, di tanto in tanto, litigare come una vecchia coppia di anziani inaciditi dal tempo – sarebbe stato strano il contrario, visti i due – ma fondamentalmente sembravano aver raggiunto un armistizio. Armistizio che, grazie alla proposta serale di Sebastian, stava per essere gettato nel dimenticatoio.
-Mettiamo in chiaro una cosa...- puntualizzò Santana -... Seguirti in qualche bettola, bere sciacquatura di piatti con limone e diventare l'oggetto del desiderio di qualche lesbica dai capelli a spazzola e con un cocktail di ormoni nel bicchiere non accadrà, né oggi né mai.-
Sebastian sbuffò e lanciò alla coinquilina un'occhiata infastidita.
-Sai qual'è il tuo problema?- -Stupiscimi, Freud.- -Hai paura di fare una figuraccia e di collezionare unicamente due di picche!-
Per quanto fosse infantile quell'affermazione, Santana parve prenderla con discreta serietà: si alzò dal divano e, con disarmante lentezza, avanzò fino a trovarsi a pochi centimetri da Sebastian.
-Zia Tana...- sussurrò -... Non ha paura di nulla.-
Sebastian sorrise sornione.
-Dimostralo.-
Il sorriso che incurvò le labbra di Santana sarebbe potuto essere paragonato a quello di uno squalo che sta per riempirsi lo stomaco con un grosso, grasso tonno. La ragazza si fece ancora più vicina al coinquilino e, senza indugi, cominciò a giocherellare con la cintura dei suoi pantaloni; Sebastian, nonostante il primo istante di smarrimento, decise di stare al gioco: afferrò Santana per le spalle e la strinse a sé, facendo aderire i loro corpi e annullando la distanza tra le loro labbra.
Quando le loro lingue si incontrarono, rendendo il bacio via via sempre meno casto, entrambi parvero perdere la ragione. I loro abiti finirono ben presto gettati sul pavimento senza alcun riguardo e le loro urla di piacere riempirono la casa.
Placati i loro bollenti spiriti, i due si abbandonarono l'uno sull'altra: dopo parecchi minuti di silenzio, Santana socchiuse gli occhi e si lasciò andare a una risatina.
-Pare proprio che io abbia vinto...-
Sebastian si puntellò sui gomiti e, sollevato appena il busto, lanciò un'occhiata scettica a Santana.
-Non c'era alcuna scommessa in atto. E se hai vinto è stato unicamente perché sono stato io a conquistarti.- -Sono lesbica, ti è passato di mente, Smythe?-
Il ragazzo ridacchiò.
-Non l'ho dimenticato, Lopez.-
Lei inarcò le sopracciglia e si scostò da lui.
-Trovi divertente il fatto che ho reso indimenticabile il tuo San Valentino?- domandò sarcastica -No, Lopez.- replicò Sebastian -Trovo esilarante il fatto che dopo quattro mesi mi hai chiamato per nome mentre scopavamo!-
A quelle parole Santana assunse un'espressione indecifrabile: dopo qualche istante insinuò le mani tra i capelli del coinquilino e, cominciando a mordergli il collo, sorrise.
-Allora scopiamo ancora, Sebastian.-
Lui le afferrò le natiche e le strinse con foga, pronto a soddisfare nuovamente i propri bisogni.
-Scopiamo, Santana.-





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