vajont
Come ogni anno da cinquant'anni a
questa parte una moltitudine di longaronesi sfila dietro il sindaco
diretta al cimitero monumentale cittadino, tutti a testa bassa dai piu'
vecchi ai piu' giovani commossi e partecipi di quella tragedia che
l'avessero vissuta oppure no.
Gigliola, una donna sulla settantina osserva i suoi concittadini: in
alcuni riconosce dei compagni di sventura che come lei, quella notte
alle 22.39 correvano per le vie cercando di rifugiarsi in
casa o che piangevano invocando i loro cari periti sotto quella
gigantesca onda, ogni tanto nei bar del paese ancora si rievocano quei
ricordi lontani ma e' questione di poco, quasi nessuno ha ancora voglia
di parlarne.
"Noi italiani siamo sempre i soliti dementi! Quando c'e' qualcosa di
piu' o meno palesamente pericoloso tutti a negare l'evidenza e poi ci
si chiede com'e' potuto succedere!" disse con veemenza una
ragazzina di vent'anni al massimo rivolta ai genitori poco distante da
lei.
"Shhh non fare la saccente come tuo solito Bianca! Neanche c'eri, cosa
vuoi saperne" la rimprovera la madre.
"E' vero, ma sai com'e' mamma: esiste internet se vuoi rivedere vecchi
documentari e lo sapevano tutti che era pericoloso, gia' qualche giorno
prima la montagna aveva avuto delle frane ma nessuno se n'e'
preoccupato e infatti poi s'e' visto com'e' andata a finire" ribatte'
la ragazza.
"Mi spiace intromettermi ma la signorina ha ragione: molti espressero
dubbi sulla sicurezza della diga e non parlo di gente comune ma di
esperti, dissero che quella avrebbe retto ma non la montagna e che noi
avremmo fatto la fine dei topi" disse Gigliola avvicinatosi.
"Com'e' stata quella notte?" le chiese Bianca.
L'anziana donna sorrise tristemente e disse: "probabilmente la piu'
orribile della mia vita: avevo la tua eta' ed ero diplomata alle
magistrali, avrei dovuto fare la maestra ma siccome alla scuola locale
mancava qualche mese al pensionamento di un'insegnante io andavo a
servizio nelle case delle persone benestanti in attesa di quel posto,
quella sera ero tornata a casa alle 10 avevo cenato e stavo per
mettermi a letto quando sentii quel boato: mai vista una cosa del
genere, tutta quell'acqua riversa nelle strade...chiamai i miei
genitori ma fui l'unica della mia famiglia a soppravvivere".
"E poi cosa fece?" chiese la ragazzina con gli occhi lucidi.
"Andai a vivere da una mia zia a Venezia, trovai lavoro e mi sposai ma
certe cose non si dimenticano" rispose Gigliola facendole
segno di tacere mentre il sindaco iniziava il suo discorso.
"Quando la diga cadde io non ero ancora nato: cio' avvenne l'anno
successivo ma i miei genitori erano presenti e mia madre mi confido'
che per anni ebbe incubi notturni sull'incidente, troppo spesso in
Italia accadano cose simili per incuria o negligenza..."
"...perche' siamo intelligenti, figuratevi se eravamo idioti"
commento' Bianca a mezza voce guadagnandosi un'occhiataccia
dai suoi genitori: loro potevano anche dire che le sue parole e
opinioni erano dettate dalla giovane eta' ma a suo giudizio erano
troppo ingenui: come potevano anche solo pensare che nessuno sapesse?
Che nessuno avesse potuto prevedere o immaginare una cosa simile??
Certo! E poi c'era la marmotta che confezionava la cioccolata.
"...ma io ritengo che affermare che un simile genocidio non si sarebbe
potuto prevedere sia un insulto a tutte le vittime e ai loro parenti in
vita" affermo' con forza il sindaco suscitando un caloroso
applauso.
"Dunque rendiamo omaggio a quelle povere vite stroncate per la maggior
parte nel fiore degli anni e vorrei dedicare un applauso anche alla
signora Tina Merlin la quale svolgendo coscenziosamente la sua
professione ha fatto si' che quella tragedia non venisse mai
dimenticata e che per questo si merita che il suo nome sia quello del
nuovo campus universitario di Feltre come e' stato detto poche
settimane fa" concluse accalorato.
Prima di tornare a casa Bianca volle gettare un mazzo di fiori giu'
dalla diga mentre Gigliola se ne andava piuttosto felice al pensiero
che quell'orrenda notte non sara' mai dimenticata.
angolo autrice: quando venni a conoscenza di questa immane tragedia ne
rimasi molto colpita e questa storia vuole essere un omaggio alle
vittime ed ai soppravvissuti, mi perdonino gli eventuali longaronesi
presenti ma ho voluto dare il mio personale contributo al ricordo della
piu' grande tragedia ambientale per mano umana che l'Italia ricordi.
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