Collana rossa,
collana della libertà
Mi
piacerebbe avere una collana rossa, di quelle lucide e non tanto lunghe.
La
metterei appena uscita di qui, simbolo della mia libertà.
Per
ora, però, credo che dovrò aspettare, non ho
ancora svolto il mio lavoro e non posso andarmene.
Prendo
in mano il fedele ago, piccolo, sfuggente, arrugginito.
Infilo
uno spago spesso nell’asola e lo taglio.
Ora
sono pronta.
Ricomincia
la routine quotidiana, il ritmo che scandisce le mie giornate.
Cuci,
taglia, cuci, taglia, cuci, taglia…
E
intanto borse, palloni e scarpe magicamente creo, come una fata.
Canticchio
un poco, forse convinta che questo giorno sarà veramente
l’ultimo che passerò qui dentro.
Sono
allegra, come non lo sono mai stata, finalmente rivedrò
mamma e papà, e anche i miei fratelli.
Sono
passate tante ore dall’inizio di questo lavoro.
C’è
quasi il buio che oscura l’orizzonte, che pian piano si
avvicina furtivo a noi.
Poggio
l’ago e il filo accanto a me, per riposarmi un attimo e mi
asciugo il sudore dalla fronte.
Sono
stanca, ora.
Voglio
solo la mia collana rossa e andarmene a casa.
Oh
no! Arriva il padrone!
Svelti,
svelti, ognuno ai propri posti!
Ma
non faccio in tempo a prendere l’ago, che già Lui
è qui.
Mi
squadra truce, con in mano il bastone, che si picchietta sulla mano
grande.
Non
ho fatto bene il lavoro, mi dice, troppo visibili le cuciture.
Altri
tre anni.
Ed
io mi alzo e urlo, lancio per terra le sue scarpe e le sue borse,
strappo i fili mentre lui cerca ti tenermi ferma.
Ecco,
sta chiamando quei due, quelli che mi terranno ferma mentre lui mi
picchierà.
Mi
fanno girare di schiena, e vogliono che tutti vedano.
Alzano
la mia maglia e, prima di quel dolore lancinante che ti squarcia il
petto, sento solo la sua risata.
Mi bastonano
anche sul collo, meno forte però, perché potrei
morire e non servirei più.
Mi
scaraventano per terra e mi dicono di continuare a lavorare, che ci
saranno
altri tre anni per piangere.
Siedo.
Prendo
in mano l’ago, lentamente, cercando di rimuovere le immagini
di prima dalla mia testa.
Sento
il sangue scendere tutto il collo, freddo.
E
poi scivola sul petto, come una collana.
Eccola,
la mia collana rossa, la mia collana della libertà.
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