Questa
one-shot è ambientata nel passato;
Hannibal e sua sorella Mischa hanno rispettivamente otto e tre anni.
Chi non
conosce la storia dell’infanzia di Hannibal (che è
narrata nei libri), può
consultare la pagina di wikipedia a lui dedicata, che fornisce un
riassunto
breve e chiaro. In ogni caso la ff che segue può essere
letta anche senza
conoscere la storia.
Buona
lettura :)
"La
fame ci rende animali".
Hannibal Lecter aveva otto anni e avrebbe ricordato quel momento per il
resto
della sua vita.
Il momento in cui la fame diventò l'unica cosa a cui
riuscisse a pensare. Più
angosciante della paura, più dolorosa del gelo che gli
entrava nelle ossa.
Era pronto a qualsiasi cosa. Avrebbe ucciso pur di mettere fine a
quella
tortura; la sua mente infantile non riusciva a classificare quel
pensiero come
sbagliato. Da quel momento, non ci sarebbe riuscito mai più.
Qualcosa era
cambiato dentro di lui. Era un istinto primordiale, qualcosa che
giaceva in un
recesso della sua mente da sempre, ma che non era mai emerso
razionalmente.
Stava tentando di analizzare quel nuovo sentimento ancora oscuro,
quando
percepì l'acuto odore di carne arrostita.
Ogni muscolo del suo corpo si contrasse fino a dolere. Il suo stomaco
sembrava
stretto da tenaglie roventi.
Si voltò in cerca di Mischa, ma un istante dopo
ricordò che non l'avrebbe
trovata. Avevano portato via sua sorella qualche ora prima, quando i
suoi colpi
di tosse erano diventati simili ai lamenti di un animale in agonia e fu
chiaro
a tutti che non sarebbe sopravvissuta a lungo. Hannibal volle piangere,
ma non
ci riuscì. Non gli erano rimaste altre lacrime.
Quando una mano tremante gli porse un piatto, il bambino affamato non
esitò
neanche per un istante e si avventò sul cibo. La carne era
secca e cruda
all'interno, ma Hannibal non se ne accorse.
Avvertiva solo il suo corpo, ogni singola cellula, che urlava di
sollievo per
la vita che riprendeva a scorrere al suo interno.
Sapeva da dove proveniva la carne che stava mangiando. L'aveva saputo
sin
dall'inizio, ma solo dopo aver goduto del sollievo da quella tortura
concesse a
se stesso di pensarlo.
Non provò orrore, né repulsione, solo una
profonda disperazione.
Due lacrime solcarono le sue guance e si trasformarono in ghiaccio dopo
aver
toccato terra. Anche qualcos'altro diventò ghiaccio quella
sera.
Hannibal non seppe dire cosa, ma sapeva che non sarebbe stato
più lo stesso.
Si sarebbe vendicato su quegli uomini spregevoli, fu il suo secondo
pensiero.
Avrebbe riservato loro lo stesso destino di Mischa.
Dei bisbigli concitati giunsero alle sue orecchie sensibili.
Gli uomini discutevano. Avevano ancora fame e avevano paura.
<< È debole >>, disse uno di
loro, << Non resisterà tanto più
a lungo della bambina >>.
Hannibal lasciò cadere il piatto in cui aveva mangiato e lo
vide andare in
frantumi. Prese il pezzo più grande e osservò la
porcellana tagliente e
appuntita. La strinse tra le dita finché non caddero gocce
di sangue e leccò le
piccole ferite con avidità.
La
fame ci rende animali, pensò.
Poteva ancora sentire il sapore della carne in armonia con quello del
sangue.
Scoprì che gli piaceva.
"Un banchetto si presenta da solo.
Un
banchetto è vita.”
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