CAPITOLO 1
DEMOS 2016
“Anche un mondo
Come tanti altri
Nell’Universo
Può cambiare di bene in male…”
Demos (il mondo parallelo terrestre) era uno dei tanti pianeti
dell’Universo in cui regnava la pace e la serenità
prima dell’anno 1987, anno in cui arrivarono due vampiri con
lo scopo di conquistarlo. Sette anni dopo, poi, ebbero un figlio e lo
chiamarono Rei; ed è proprio a causa di
quest’ultimo se ora Demos si trova in condizioni
catastrofiche, perché anche lui,
dall’età di 14 anni, divenne malvagio e
fondò, con un vampiro e un lupo mannaro, un gruppo, con il
quale cominciò ad attaccare le persone della sua
città facendole diventare suoi seguaci, in altre parole
vampiri. Dopo la sua città, iniziò ad attaccare
la sua provincia, la sua regione, la sua nazione, il suo continente,
fino ad arrivare a tutto Demos.
Fu così che quest’ultimo cadde sotto il suo
controllo e quello del suo esercito d’alleati, ovvero
demosiani divenuti vampiri, guidati da Cody Lloyd, l’amico
vampiro, e Duke Roland, l’amico lupo mannaro. Per questo
motivo, la gente aveva paura di uscire di casa, casomai potesse essere
attaccati dai vampiri e quindi diventare tali; in più, ogni
crimine era lecito. La legge non esisteva più e
ciò rendeva la vita facile a Jigen Daisuke, Aì
Aibarat e Arsenico Lupin III, i tre famosissimi ladri. Una volta,
questi ultimi appartenevano alla stessa banda di Fujiko Mine e Goemon
Ishikawa; ma, siccome degli ultimi due si era persa ogni traccia, erano
rimasti loro e basta.
Nonostante le leggi non venissero rispettate c’era ancora chi
voleva farle valere come Pam Hiwatari, una poliziotta che voleva
vendicarsi del fatto che dopo la morte dei suoi genitori suo fratello
Kei era diventato un drogato alcolista; e Max Mizihara, il presidente
del continente americano che con i suoi collaboratori cercava di
cacciare Rei a qualunque costo, tanto è vero che nel 2014
aveva formato una squadra speciale che potesse ammazzare tutti i
vampiri, ma che fallì dopo un anno. Pam e Max volevano,
insomma, che Demos potesse tornare quello di una volta, ovvero un
pianeta con abitanti felici, acque pulite, boschi ricchi di alberi,
animali e piante…
Oltre a loro due, c’erano Buffy Summers, migliore amica
d’Aì e ammazza vampiri, ed Angel Aibarat, fratello
d’Aì e vampiro che una volta era socio di Rei, ma
che poi ha cambiato idea e si è schierato contro; entrambi
volevano sbarazzarsi dei vampiri per lo stesso motivo per cui li
volevano uccidere la poliziotta e il presidente. Inoltre, Angel, che
era un umano trasformato in vampiro, sarebbe potuto tornare un umano
solo dopo che Rei fosse stato sconfitto.
Ad avere problemi, oltre al fratello di Pam, c’era anche
Takao Kinomiya, un uomo di 35 anni che si era chiuso in solitudine ed
era finito in un manicomio, “Villa Giose”,
perché era convinto di poter salvare il mondo ammazzando Rei
a mani nude e da solo. Veniva visitato dalla sorella Dalila, una
ballerina sfigata che lavorava in un bar gestito da lei di nome
“Divertiti per l’ultima volta”, dove
andavano spesso i famosi ladri, e proprio da lì ha inizio la
storia…
Era il 17 agosto 2016, ore 19:45. In un vicolo del quartiere
Gesù (quello più malfamato) della
città di Crotone, un ragazzo alto, magro e dai capelli
argentati stava passeggiando, incurante degli altri e di ciò
che lo circondava. Era Kei Hiwatari.
“Che vita da cani!” pensava. “Non ho
più nulla da fare in questo mondo! Se non avessi cominciato
a bere e a drogarmi sono sicuro che non sarei diventato così
pessimista, starei anche meglio di salute. Avrei dovuto dare retta a
mia sorella; anche se ora ho smesso, sono sicuro che ormai è
troppo tardi per tornare indietro, lo so. Ormai non
c’è nessuno con me, non ho nessuno come amico;
sono solo.”.
Il ragazzo ad un tratto si trovò davanti un bar con scritto
sull’insegna “Divertiti per l’ultima
volta”. Decise di entrare. Sapeva in cuor suo che non avrebbe
dovuto continuare a bere, ma la sua forza di volontà non era
più quella di una volta. Si sedette al bancone per ordinare
un bicchiere di birra.
Quando comparve la barista, a Kei quasi non venne un colpo: era una
donna magrissima, bionda, alta, teneva sempre una sigaretta in bocca e
indossava un tutù rosa confetto e delle scarpe di danza
classica.
“Che diamine! Divertiti fuori per l’ultima volta e
poi entra in questo bar che muori d’infarto! Ecco il
significato del cartello!” esclamò esterrefatto il
giovane. “Mi scusi signora, mi può portare un
bicchiere di birra?” chiese, poi, gentilmente.
“Abbiamo solo bottiglie” rispose la barista.
“Vuoi la Peroni, la Nastro Azzurro, la Heineken, la
Beck’s, la Tuborg… a te la scelta. Da un litro,
uno e mezzo, due, scegli con comodo; il bar è aperto
ventiquattro ore su ventiquattro. Vendiamo anche sigarette, abbiamo le
MS mild, le Palmall azzurre, blue e bianche...”.
“No grazie, ancora non ho iniziato a fumare! Non potrebbe
aprire la bottiglia e versare il contenuto nel bicchiere?”.
“Stai scherzando? Il bicchiere dopo devo lavarlo io, mica
tu!”.
Nel frattempo, in un tavolo a parte Aì e Jigen, due dei tre
famosi ladri, discutevano sul prossimo furto che avrebbero dovuto
compiere.
“Di cosa si tratta zio Jigen?” chiese la ragazza al
parente.
“Non lo so Aì ” rispose Jigen.
“Per quel che ho capito da Lupin al telefono, si tratta di un
pezzo di stella grande quanto un palmo di mano che brilla di sette
colori”.
“Non possiamo agire da soli, in altre parole fare il piano da
noi?” chiese Aì.
“Ma cosa dici?! Ricordati che siamo una squadra!”
esclamò Jigen.
“Quando c’erano Fujiko e Goamon ai piani ci pensava
solo Fujiko e noi agivamo tranquilli senza reagire contro! Ora che lei
non c’è perché dobbiamo farlo assieme e
invece non lo fa solo uno di noi?” si alterò
Aì.
“Perché io non voglio prendermi la briga, ho altri
compiti, tu anche e l’unico che non né ha
è Lupin” rispose Jigen. “È
lui che si occupa di trovare informazioni e da esse ricavarne il
piano.”.
“Dici sempre così!”.
Aì si era alterata con lo zio, così si
alzò dal tavolo e andò a sedersi vicino a Kei,
casualmente. Anche a lei, la barista chiese cosa voleva, ma
contrariamente al ragazzo lei non ordinò niente.
Kei, quando la notò, rimase colpito dalla sua bellezza:
capelli biondo rame, occhi cangianti dal verde al grigio,
carina…
Rifletté su ciò che avrebbe potuto fare per
rivolgerle la parola, ma non gli venne in mente niente, se non quello
di chiederle “Come mai non hai ordinato nulla,
piccola?”.
Aì si voltò e gli mollò un ceffone.
“Cosa t’importa a te?!”
esclamò ancora alterata Aì.
Solo dopo si rese conto di quello che aveva fatto.
“Perdonami” si scusò. “Non
volevo risponderti in quel modo. Il fatto è che sono
incavolata con mio zio per lavoro” rispose poi con calma.
“Come ti chiami?” chiese Kei.
“Io mi chiamo Aì e prima che tu me lo chieda ho 22
anni” rispose. “Tu invece?”.
“Io mi chiamo Kei Hiwatari, ho la tua stessa
età” rispose. “Come mai una bella
ragazza come te sta in un bar come questo? Insomma, non è un
bel posto.”.
“Per lavoro” rispose lei. “Te
l’ho accennato prima. Sono qui con mio zio per lavoro;
aspettiamo un collega. Tu, piuttosto, come mai sei qui? Sei
giù di morale e vuoi tirarti su?”.
“Forse è meglio che tu non lo sappia. Scapperesti
come tutti gli altri.”.
“Non sono come tutti gli altri.”.
“Può darsi che tu abbia ragione. Ecco, vedi, io
sono… un drogato alcolista, anzi drogato lo ero, ora ho
smesso; l’unico difetto che mi è rimasto
è che devo bere almeno una bottiglia di birra al
giorno.”.
“Non c’è niente di male. I miei colleghi
di lavoro ne devono bere anche due.”.
“Senti Aì, tu vivi sola?” le chiese.
“Veramente vivo con mio zio da quando i miei genitori sono
morti. Per me è come un padre. In pratica è da
quando sono nata che vivo con lui. Comunque, ho anche un fratello,
è ospite a Sunnydale a casa di una mia amica,
Buffy” rispose Aì.
Ad un tratto, nel bar entrò un tipo strano con spalle
larghe, alto, vestito con una cravatta gialla su una camicia blu e una
giacca rossa. Era Lupin. L’uomo aveva circa una trentina e
più d’anni; siccome vide che Aì stava
parlando con un ragazzo, non la salutò per non disturbarla e
andò direttamente al tavolo dov’era Jigen.
Come al solito, quest’ultimo aveva acceso la sua sigaretta.
Nel momento in cui vide il collega di lavoro, si alzò e si
diresse insieme a lui verso la nipote. I due dovettero far interrompere
la conversazione ad Aì perché dovevano andare a
casa a mettere appunto il piano per rubare quel prezioso pezzo di
stella e, siccome si erano fatte le 20:05 e loro dovevano agire alle
24:00 dello stesso giorno, la ragazza dovette salutare Kei.
“Aspetta Aì!” esclamò il
ragazzo. “Quando posso rivederti di nuovo?”.
“Io vengo qua tutte le sere con mio zio e il suo amico alle
19:00. Ci vedremo domani molto probabilmente” rispose
Aì, mentre salutava l’amico; intanto Lupin
squadrava il ragazzo in maniera strana.
Pochi minuti dopo che se n’andarono, una ragazza alta, magra
e dai capelli lilla si avvicinò a Kei.
“Cosa ci fai in un bar?!” gli domandò,
stupita.
“Niente” rispose, calmo, il ragazzo.
“Niente?!” esclamò la ragazza.
“L’ultima volta che sei stato dentro un locale
simile, ti ho trovato sbronzo come non mai! Ora io e te ce ne torniamo
subito a casa!”. Finita la frase, prese il fratello per un
braccio e lo trascinò alla villa.
“Ehi! Lasciami andare!” esclamò Kei,
mentre veniva trasportato via.
Nel frattempo, i tre ladri arrivarono a casa. Vivevano in un gran
palazzo di sette piani con tre appartamenti l’uno, ormai
evacuato da molto tempo; occupavano un piano l’uno. Lo
chiamavano “Palazzo di Lupin” perché era
stato quest’ultimo a scoprirlo. Quel giorno decisero di
occupare l’ultimo piano. Appena entrati, Lupin si
sdraiò sul pavimento a bere una birra, anzi una granita di
birra; Jigen si sdraiò sul divano sempre con la sua
inseparabile sigaretta piegata in bocca e Aì si
affacciò alla finestra.
“Ah! Me ne stavo dimenticando!” esclamò
Jigen. “Il pezzo di stella come si chiama?”
domandò poi a Lupin.
“Si chiama SL1. Si trova nella villa Hiwatari, precisamente
al secondo piano, nella seconda camera a sinistra appena finite le
scale” rispose Lupin.
Aì rimase stupita nel sentire il nome della villa. Era
uguale al cognome di Kei. Per non far insospettire Lupin e Jigen,
decise di assumere un’aria normale.
“Chi la ruberà di noi?” chiese
Aì svogliatamente, sempre per non destare sospetti.
“Ovvio, tu!” esclamò Jigen.
“Non fartene un problema solo perché è
la casa del tuo nuovo amico. Lui non sarà dentro stasera
secondo quello che ho scoperto” aggiunse Lupin.
“Come fai a saperlo?!” si stupì
Aì. Non aveva detto a nessuno di Kei; inoltre Lupin non era
ancora arrivato quando il ragazzo si era presentato. Può
darsi che l’abbia sentito suo zio? Forse era
un’ipotesi da scartare, dato che il tavolo era lontano dal
bancone. L’unica era che Lupin avesse trovato anche una foto
di Kei mentre cercava informazioni sulla SL1.
“Aì!” esclamò Jigen.
“Si può sapere cosa ti prende? Sono un bel
po’ d’anni che vivi con noi, dovresti sapere
com’è fatto Lupin!”.
“Scusa” disse la ragazza. “Io non so cosa
mi abbia preso.”.
“Te lo dico io” rispose Lupin. “Ti sei
innamorata del ragazzo! Potresti fare come faceva Fujiko: fai finta di
esserti innamorata di lui per abbindolarlo e poi lo derubi.”.
“Non è vero!” ribatté
Aì. “Non mi sono innamorata di lui!” poi
aggiunse più calma “In ogni caso, non voglio fare
come Fujiko, quello era il suo modo di derubare, non il mio.”.
In quel momento, bussarono alla porta. Lupin andò ad aprire.
Erano Angel e Buffy.
“Salve!” salutarono gentilmente.
“Angel! Buffy! Che sorpresa!” esclamò
Lupin. “Qual buon vento vi porta qui?”.
“Passavamo da queste parti e abbiamo pensato di venirvi a
trovare” rispose il ragazzo.
Tutti e tre andarono nella stanza dove Aì e Jigen stavano ai
loro soliti posti.
“Salve” salutarono Buffy ed Angel. Jigen e
Aì fecero altrettanto. Quest’ultima era ancora
turbata per l’incarico che le spettava ed Angel se
n’accorse.
“Aì” le disse. “Che
cos’hai? Perché sei giù di
morale?”.
“Questioni di lavoro” rispose Aì.
Lupin ne approfittò.
“Allora, cos’hai deciso di fare?” le
chiese. “Ruberai la SL1?”.
Aì non sapeva cosa fare: doveva tradire un amico o perdere
il suo lavoro? Non sapeva cosa rispondere, ma ciò che Lupin
aggiunse le fece trovare una risposta.
“Se non vuoi possono farlo Angel e Buffy, sono sicuro che a
loro farebbe piacere prendere il tuo posto per sempre e tu ti occuperai
solo dei piani!” affermò il capo banda.
“Quand’è così”
disse Aì. “Dico che accetto.”.
Aì non si sarebbe mai fatta soffiare il lavoro. Avrebbe
rifiutato se nessuno l’avrebbe sostituita nella banda e
avrebbe fatto le sue veci solo in quell’occasione, ma in caso
contrario no.
“Molto bene!” esclamò Lupin.
“Allora ci conviene cominciare ad andare; si sta facendo
ora.”.
Tutti si avviarono alla porta.
“Imbroglione!” pensava Aì.
“Cos’ha di tanto speciale quella cosa che dobbiamo
rubare?!” chiese, poi.
“È una mezza parte di una stella
speciale” rispose Jigen. “Trovando anche
l’altra metà si possono ottenere poteri
incredibili!”.
Aì si poneva molte domande. Che poteri poteva dare la stella
completa? A che scopo sarebbe servita a Lupin? Era già il
ladro numero uno al mondo, quindi di cos’altro aveva bisogno?
Alla fine, il quintetto uscì di casa. Angel e Buffy andarono
per i fatti loro, mentre Lupin, Jigen ed Aì si diressero
verso la villa Hiwatari, il luogo dove avrebbero colpito. Erano le
23:50 e il trio era dietro un cespuglio del giardino
dell’abitazione.
All’interno della casa si stava avendo una discussione di
famiglia.
“Io esco” disse Kei alla sorella. “Non
dovevi andare a lavorare?” chiese poi seccato.
“Ho chiesto un giorno di riposo” rispose Pam.
“Finché non tornerai a casa ti
aspetterò alzata in camera.”.
“Ma perché devi fare così?! Ti ho
già detto che sto smettendo anche di bere, e poi io sono
più piccolo di te di solo un anno, non puoi comportarti in
questo modo!”.
“Guarda che io lo faccio per il tuo bene, non per il
mio!”.
“Ma figuriamoci!”. Kei era arrabbiato nero con la
sorella; così uscì di casa sbattendo la porta.
Da fuori, Aì lo notò.
“Oh! Kei” pensava. “Ti prego, perdonami
per quello che sto per compiere. Credimi, non vorrei farlo; ci ho
provato, ma non ci sono riuscita.”.
A farla riprendere dai suoi pensieri, fu Jigen.
“Aì, ti sei addormentata?” le chiese.
“Muoviti!”.
La ragazza raggiunse suo zio e Lupin.
“D’accordo” disse Lupin.
“Aì, tu entrerai nella casa. Sai già
dove si trova la SL1, Jigen, tu resterai fuori a fare la guardia e io
andrò al piano di sotto ad aspettarla.”.
Tutti annuirono.
Aì entrò nella casa, senza fare il minimo rumore,
con Lupin. Quest’ultimo si fermò davanti le scale
che conducevano al secondo piano, mentre lei continuò a
salire. Trovò subito la stanza, nonostante ci fosse tanta
oscurità, e vi entrò. La guardò bene,
era una camera come tutte le altre, a prima vista; mentre se
l’aspettava più lussuosa. Si guardò
attorno, poi, e trovò la SL1 su di uno scaffale. La prese.
Pensava di andarsene, ma un particolare la bloccò. Sulla
scrivania sotto la mensola su cui era appoggiata la metà
stella, c’era un foglio dove lei vide di sfuggita il suo
nome. Lo prese in mano e lo lesse.
“ Aì…Fin dalla prima volta che
l’ho vista,
Il suo sguardo mi ha rapito…
Non posso fare a
meno di pensare a lei…
Alla sua bellezza…”.
La ragazza non sapeva a cosa pensare, per un istante si
sentì mancare e si appoggiò alla scrivania
facendo cadere un oggetto di cristallo che si ruppe provocando un gran
rumore.
Pam e Lupin l’avvertirono all’istante,
perché si trovavano in luoghi molto vicini alla stanza della
SL1, e si precipitarono entrambi. La persona che arrivò
prima, però, fu la poliziotta. Per un breve istante, e per
la prima volta nella sua carriera, Aì si lasciò
prendere dal panico, permettendo a Pam di catturarla mettendole un paio
di manette. Lupin arrivò tardi.
“Aì!” esclamò.
“Scappa Lupin!” gli gridò lei.
“Ma cosa dici?!”.
“Ecco l’altro complice della tua banda!”
esclamò Pam.
“Lupin scappa!” gli gridò Aì.
Lupin era indeciso sul da farsi, ma alla fine decise di seguire il
consiglio dell’amica e scappare.
Aì e Pam erano rimaste sole nella stanza.
“Molto bene” disse la poliziotta. “Vuoi
darmi la SL1 spontaneamente, o devo portarti in prigione?”.
“Fa di me quello che vuoi” rispose Aì.
“Ma io non ridarò mai quel pezzo di
stella.”.
“Allora andremo in prigione per rinchiuderti.”.
Così la poliziotta fece salire nella sua auto Aì
e la condusse alla centrale di polizia.
Al dipartimento, le due ragazze incontrarono l’ispettore
Zenigata, che aveva il turno di notte; l’uomo le fece entrare
per interrogare Aì.
Oltre all’ispettore, c’erano altri agenti che
dovettero portare la ventiduenne in una sala per interrogarla.
“Chiariamo una cosa” disse l’ispettore ad
Aì. “Se tu ci dirai dov’è
nascosto Lupin e ci restituirai la SL1, allora noi ti lasceremo libera.
Al massimo sconterai una pena di tre giorni, perché hai
lavorato con loro. Cosa intendi fare?”.
“Non tradirò mai la mia banda e non vi
restituirò la SL1!” rispose Aì.
“Sei sicura?”.
“Preferisco stare qui dentro rinchiusa!”.
“Peggio per te, se la metti così! Potresti
pentirtene un giorno!”.
“Sto tremando di paura.”.
“Adesso basta! Agenti venite qua!”
Zenigata diede l’ordine di rinchiudere Aì in una
cella; poi raccomandò a Pam e ad altri quattro uomini di
sorvegliarla (gli ultimi quattro erano fuori la porta delle celle, Pam
era dentro la stanza). In seguito, l’ispettore se
n’andò nel suo ufficio.
A casa di Lupin, quest’ultimo, Jigen, Angel e Buffy (tutti e
quattro si erano incontrati mentre i primi due fuggivano verso casa)
non erano rimasti con le mani in mano, anzi avevano già
preparato un piano d’azione.
“Siete d’accordo, agiremo come
stabilito?” domandò Lupin al resto del gruppo.
Tutti annuirono e partirono in auto verso il distretto di polizia.
In quel posto, nel frattempo Pam aveva deciso di attaccare discorso con
la prigioniera.
“Mi stavo chiedendo” iniziò a dire.
“Come mai una ladra esperta come te si è lasciata
prendere dal panico di fronte ad una poliziotta soltanto;
chissà quante n’avrai soggiogate prima di
me!”.
“Ecco” disse Aì. “Avevo letto
una cosa che mi aveva scioccata e…”.
“Che cosa?”.
“Era un insieme di pensieri, credo. C’era il mio
nome.”.
“Lo sai di chi è quella stanza dove eri entrata,
vero?”.
“La tua non di sicuro.”.
“È di mio fratello Kei.”.
“Il ragazzo del bar?!”.
“È stato con te, in quel posto?”.
“Sì, ma non preoccuparti, non ha toccato un goccio
di birra o altra roba simile e non si è nemmeno drogato;
stai tranquilla.”.
“Ho capito. Vuoi sapere una cosa? Pensavo che tu fossi
più aggressiva; sentivo parlare di te e della tua banda alla
televisione e vi descrivevano come assassini.”.
“Sono un mucchio di cavolate! Noi non abbiamo mai ucciso
nessuno! Non siamo quel genere di ladri che entrano in banca, prendono
gli ostaggi e dicono ‘consegnateci tutto o li
uccideremo!’”.
In quell’istante si sentirono dei rumori. Erano Lupin e il
resto della banda, venuti per riprendersi Aì.
Lupin e Jigen trattenevano i poliziotti, mentre Angel e Buffy
entravano. Purtroppo Pam si parò davanti a loro; quindi
Buffy, per permettere all’amico di liberare la sorella,
iniziò una lotta contro di lei.
Angel provò in tutti i modi a liberare Aì, ma non
ci riuscì; le celle erano troppo irremovibili. Intanto la
sorella scarabocchiava qualcosa su un foglio che aveva trovato in
precedenza.
“Accidenti!” esclamò il ragazzo.
“Non si muove di un millimetro!” poi aggiunse
guardando la sorella “Ma cosa fai?!”.
“Niente, non farci caso; e in ogni caso solo la chiave
potrebbe aprirla!” disse innervosita Aì.
“Intendete questa?” domandò una voce
familiare. Tutti si fermarono. Sulla soglia della porta c’era
Kei che teneva in mano la chiave che serviva per liberare Aì.
“Ehi tu! Prendila!” gridò ad Angel,
lanciandogli la chiave. Il vampiro l’afferrò e
liberò la sorella.
Zenigata arrivò in tempo per assistere alla scena di
Aì, Buffy, Angel, Lupin e Jigen che saltavano dalla finestra
e atterravano sulla loro auto, per poi partire a tutta
velocità; lasciando i quattro poliziotti svenuti e Pam un
po’ scombussolata, mentre si rialzava da terra. La stanza era
nel più totale disordine. Ad un tratto,
l’ispettore notò Kei che si chinava dentro la
cella dov’era stata messa Aì per raccogliere un
foglio.
“Cos’è quella roba?” gli
chiese.
“Cartaccia” rispose. “Pensavo ci fosse
scritto qualcosa d’interessante.”.
Il ragazzo, dopo aver finito la frase rivolta all’ispettore,
uscì dalla stanza chiudendosi la porta alle spalle;
aprì il biglietto e lo lesse.
Fatti vedere alle 00:45 am.
Ti aspetto di fronte il bar “Divertiti per l’ultima
volta”.
A. A.
Kei sapeva che quelle due iniziali potevano essere o di Aì o
di Angel, il fratello; tuttavia aveva dei dubbi sul fatto che potesse
avergliela lasciata il vampiro. Solo Aì poteva averlo fatto,
anche perché era l’unica dei cinque fuggitivi che
lo conosceva, come amico.
Mancavano quindici minuti, giusto il tempo per arrivare dalla centrale
di polizia al bar; allora, il ragazzo iniziò ad avviarsi.
Aì era già sul posto quando arrivò Kei.
“Sapevo che me l’avevi lasciato tu quel
biglietto!” esclamò vedendola.
“Perché mi hai fatto venire?”.
“Devo restituirti una cosa” rispose lei.
Aì prese una mano del ragazzo e gli mise la SL1, con grande
stupore di lui.
“Perché?” domandò incredulo.
“Hai passato tutti quei guai solo per
quest’oggetto! A me non serve, tienilo pure!”.
La ragazza fece un gesto negativo con il capo.
“Appartiene a te” gli rispose. “Non
preoccuparti, a Lupin dirò che l’ho perso mentre
saltavamo dalla finestra.”.
“Lo cercheranno di nuovo da me, capiranno subito che ce
l’ho ancora io.”.
“Potrebbe averlo trovato chiunque a quell’ora,
no?” gli domandò ironicamente, facendogli
l’occhiolino.
“Che mente diabolica!”.
“Devo chiederti un’ultima cosa Kei. Come facevi a
sapere che eravamo tutti alla centrale di polizia?”.
“Ero tornato a casa e non avevo trovato mia sorella,
così avevo pensato che potesse essere lì. Una
volta arrivato, ho scoperto che eri stata catturata perché
me l’aveva riferito un agente.”.
“E le chiavi, come facevi ad averle?”.
“Le ho trovate appese su un chiodo appena sono entrato nella
stanza dov’eri rinchiusa. Pare strano che nessuno le ha
notate prima, ma in mezzo a quella confusione...!”.
“Ah! Ah! Ah! Ho capito. Non so come potrei
ringraziarti.”.
“Quando avrò trovato un modo, te lo
farò sapere.”.
I due ragazzi risero.
“Vuoi fare una passeggiata?” domandò Kei
alla ragazza.
“Ecco, io…” rispose lei. “Non
lo so, forse è un po’ tardi.”.
“Non avrai il coprifuoco?!”.
“Chi? Io? Ma per favore! È solo
che…”.
“Che?”.
“Fantastico!” pensò Aì.
“Ora come faccio a dirli che mi vergogno? Farò la
figura della fifona! Non è che non sia bello come ragazzo,
al contrario, però… forse è meglio
temporeggiare. Sarebbe il mio primo appuntamento; non ho potuto
frequentare nessuno a causa del mio lavoro da ladra, ma ormai lui
conosce la mia identità, quindi…”.
“Solo una passeggiata?” domandò la
ragazza.
“Sì, certo!” rispose il ragazzo.
I due, nonostante l’ora stavano attraversando un piccolo
parco; mentre camminavano parlavano, finché non si fermarono
a sedersi su una panchina.
“I miei genitori hanno dovuto affidarmi a mio zio
perché erano dovuti andar via” raccontava
Aì.
“E da quel giorno, tu ed Angel avete vissuto sempre con tuo
zio Jigen” disse Kei. “Tu, poi, hai deciso di
diventare una ladra, mentre tuo fratello si è trasferito da
una vostra amica di nome Buffy, ovvero la ragazza che combatteva contro
mia sorella.”.
“Esatto! Di te che mi dici?”.
“Non credo sarà una storia interessante la mia. Ho
vissuto felice finché non sono morti i miei. Da quel giorno
ho iniziato a bere, drogarmi ed a buttare via al vento la mia vita, per
ottenere nulla!”.
“Mi dispiace. Non preoccuparti, comunque; non tutto viene per
nuocere! Puoi sempre cercare di disintossicarti!”.
“È quello che ho iniziato a fare da sei mesi; per
mia fortuna non ero messo così male.”.
“Hai rischiato di morire.”.
“Lo so. Prendere qualche malattia tipo l’A.I.D.S.
sarebbe stato un gioco da ragazzi in quelle condizioni.
Però, c’è una cosa che non ho fatto
ancora: fumare.”.
“Non penserai di farlo?!”.
“Tranquilla, no.”.
“Vuoi sapere una cosa? Adesso che ti conosco meglio, mi fido
anche di più di te!”.
“Che tipo! Ti salvo la vita, non ti aggredisco e ancora non
ti fidi di me?!”.
“Scusa, ma sono stata abituata così; quando sei un
ladro non puoi fidarti di nessuno. Dimmi, hai un lavoro?”.
“No. Non ho mai pensato di cercarmene uno. Per ora vivo sotto
le spese di mia sorella; so che mi comporto da egoista,
ma…”.
“Perché non ti arruoli nella mia banda?”.
“Non credo di essere fatto per fare il ladro; senza offesa,
ma non va bene come lavoro per me. Non credo di essere agilissimo come
te o qualcuno della tua banda!”.
I due parlarono senza rendersi conto che erano passate più
di tre ore.
“Accidenti!” esclamò Aì.
“Ma che ore sono?!”.
L’orologio messo come un palo, accanto alla loro panchina
segnalava le 4:10.
“Oh no!” esclamò di nuovo Aì.
“È tardissimo! Mio zio mi
fucilerà!”.
“Puoi sempre svignartela in fretta”
suggerì Kei.
“Magari! Lui è il miglior tiratore del mondo;
riesce sempre a colpire un bersaglio quando vuole.”.
“Questo significa che devi tornare a casa, vero?”.
“Sì, mi dispiace. Sappi, però, che mi
ha fatto piacere stare con te!”.
Aì sorrise dicendo la frase e Kei ricambiò.
“Grazie, sei la prima persona che lo dice” disse
per ringraziarla.
“E tu sei il primo ragazzo con cui sono mai uscita prima
d’ora!” esclamò lei. “Ci
vediamo al bar qualche giorno di questi!”.
I due si salutarono a malincuore. Avevano preso gusto a parlare; in
particolare Kei, che si era innamorato di Aì. Non voleva
lasciare che se n’andasse, ma non poteva ad ogni modo tenerla
sotto chiave! Non sapeva né quando e né dove, ma
sapeva che l’avrebbe rincontrata prima o poi. Solo lei, come
aveva detto prima il ragazzo, aveva dichiarato che le aveva fatto
piacere stare in sua compagnia, quando non lo aveva mai detto nessun
altro.
Arrivata a casa, la ragazza si rese conto che non aveva chiesto a Kei
la cosa più importante che voleva sapere da lui: era davvero
innamorato di lei? Ancora la ragazza non era a conoscenza di quella
verità.
Entrò nell’appartamento dell’ultimo
piano per avvisare gli altri del suo arrivo e Lupin le si
avvicinò.
“La SL1?” le chiese.
“Ops! Mi ero scordata di dirti che l’avevo persa
mentre saltavamo dalla finestra!” rispose, facendo finta di
essere allarmata.
“Oh no!” gridò Lupin. “Tutto
quel lavoro per niente!”.
“Mi fa venire in mente i tempi in cui in squadra eravamo io,
tu, Goemon e Fujiko soltanto!” esclamò divertito
Jigen.
“Davvero?” domandarono Buffy ed Angel.
“Succedeva sempre così. Non riuscivamo a rubare
niente perché Fujiko ci voltava le spalle. Non mi fidavo mai
di quella donna e facevo bene. Metterei la mano sul fuoco se quello che
ho detto sui nostri furti non fosse vero!”.
“Allora te la bruceresti, perché ogni tanto
riuscivamo a portare a segno un colpo!” esclamò
irritato Lupin.
“Ma se gli unici oggetti che riuscivamo a rubare li prendeva
Fujiko!” lo rimproverò Jigen.
“Ecco perché non avevate mai un soldo
bucato!” esclamò Aì.
Ci fu una risata generale.
Alla villa Hiwatari, invece; il ritorno di Kei aveva fatto arrabbiare
Pam.
“Finalmente sei tornato!” esclamò.
“Grazie per l’accoglienza!”
ribadì Kei.
“Adesso devi spiegarmi per quale motivo hai liberato
Aì!”.
“Sono fatti miei!”.
“Hai liberato una ladra! La gente come lei va spedita in
galera! Hai mai letto un fascicolo di Lupin? Per i suoi furti dovrebbe
essere mandato ad Alcatraz anche se non ha ucciso nessuno!”.
“Ti sbagli! Lei… non è malvagia.
È buona, sensibile… non è una ladra
come tutte le altre!”.
“Farò finta di crederti. In fin dei conti sei
sempre mio fratello. Penso che ora sia meglio andare a
dormire.”.
I due fratelli andarono nelle proprie stanze.
Kei si coricò solamente in boxer. S’immerse
nell’ozio, mentre guardava il soffitto.
“Per la prima volta in tutta la mia vita, sono
felice” pensava. “Felice di aver fatto amicizia con
qualcuno di speciale! Vorrei che questa amicizia diventasse qualcosa di
più. Aì, tu non immagini quanto amore io ho
iniziato a provare per te! Vorrei incontrarti ancora.”.
Alla stessa ora, ma in un altro luogo, anche Aì stava
pensando a Kei.
“È stato gentile, infondo” pensava
mentre ricordava le ore trascorse poco tempo fa con lui. “Ha
qualcosa di speciale e non una persona come tante. Credo che mi
farà piacere rivederlo; infondo non è male come
ragazzo e pensandoci bene direi quasi che… lo amo. Sembra
strano. Quando l’ho visto al bar, non ho pensato a queste
cose su di lui. Magari, in futuro…”.
Aì si addormentò, dimenticandosi di finire il
pensiero.
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