Gabbie di inganni.

di Katniss_Lovegood
(/viewuser.php?uid=308662)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Mi chiudo la porta dietro, mi butto sul letto a peso morto, non ce la faccio più.
Sono appena stata in commissariato, in pratica Eleanor scappa e io devo continuare ad essere disponibile per gli agenti. Non ce la faccio, questa storia è troppo complicata per me.
E Ed? Lui non ha il coraggio di parlarmi, dopo avermi accusata. Non è possibile che Ed lo abbia fatto, non me lo sarei aspettato da lui. Davvero no.

«Emily, svegliati, è pronta la cena!» Apro gli occhi lentamente e metto a fuoco la sagoma di mia nonna chinata su di me. Mi sono ancora addormentata sotto al ciliegio.

«Nonna, mi dispiace, dovevo crederti quando mi dicevi che mi avrebbe fatto soffrire» le dico smettendo di masticare.
«Stai tranquilla, tesoro, non è niente» dice lei con il suo solito tono rassicurante.
Continuiamo a mangiare un silenzio, finché lei non appoggia le posate e mi guarda seria.
«Ho sentito tuo padre, ti verrà a prendere domani per tornare in città».
Appoggio anche io le posate e la guardo esterrefatta.
«Cosa? Niente più mare?» «Mi dispiace, è per quello che è successo»
«Digli che sto bene!»
«Non vuole sentire ragioni, ormai sta finendo l'estate e tu devi studiare».

Vado per l'ultima volta al mio scoglio.
Sono in piedi sulla roccia, che guardo il riflesso della luna sul mare. Un leggero venticello mi accarezza i capelli. Non riesco a trattenere le lacrime, mi copro il viso con le mani colme di singhiozzi.
Piango. Piango per tutto. Quello che è successo, per lui, per tutto. Mi sento esplodere dentro.
Mi tolgo i vestiti velocemente e mi tuffo, comincio a nuotare, nuotare, nuotare, fino all'orizzonte.

Mi asciugo e mi rivesto dopo questo sfogo, il mio ultimo sfogo nell'acqua salata.
Mi appoggio per guardare le stelle, sono seduta con le gambe avvolte nelle braccia, un po' infreddolita.
Arriva qualcuno.
Ed.
Lo guardo, mi guarda.
«Mi perdonerai mai?» dice con la voce spezzata da un singhiozzo.
Ricominciano a scendermi le lacrime.
«Domani torno in città».
Mi alzo, lui si avvicina e mi abbraccia.
Sento il battito del suo cuore.
Ed è caldo, rassicurante.

«Allora addio» mi dice prima di andare via.
«Addio» gli rispondo con un filo di voce, guardando per l'ultima volta i suoi occhi illuminati dalla luce della luna e riempiti dalle onde del mare.
Mi bacia, per l'ultima volta.
Mi saluta e se ne va, per l'ultima volta.
Mi volto verso il mare, guardo le stelle, guardo la luna, mi scende un'altra lacrima.
Ora è tutto finito. Non posso far altro che tornare alla mia vita.
Come se non fosse successo niente.
Normale.
Neutra.
Io.
Solo io.




Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2212456