Liverpool,
28 aprile 2014
"
Ciao Amore mio!
Ecco,
adesso le tue labbra si saranno già increspate in un
sorriso, e statai scuotendo la testa avanti e indietro chiedendoti il
motivo per il quale ho scelto di iniziare questa lettera in modo
così poco scontato. Nessun 'Cara Emma, come stai?'..no,
fortunatamente tu sei parte della mia vita, e non c'è certo
bisogno di un testo scritto per sapere come stai, mi basta guardarti
negli occhi ogni giorno, per scoprire ogni tuo più intimo
segreto. Noi due comunichiamo anche così, non è
vero? Sguardi, che esprimono i nostri sentimenti meglio di quanto
sappiano fare le parole.
Stammatina
sono uscito presto, tu dormivi ancora, non ho voluto
svegliarti con un bacio, anche se so che non ti sarebbe affatto
dispiaciuto, e invece, sono andato via silenziosamente, senza che tu
nemmeno te ne accorgessi..forse perchè se ti avessi destato
dal mondo dei sogni, i nostri baci posti a sigillo di un
giorno speciale qual'è oggi, non avrebbero avuto fine, e
avrei tardato al lavoro. E tu sai quanto è rompi scatole il
mio capo..è un tipo intrasigente!
Auguri
amore! Esattamente cinque anni fa, a quest'ora tu eri in camera tua,
più bella e raggiante che mai, ti guardavi allo specchio e
sorridevi tra lo stupore di tua madre, di tua zia e della tua
migliore amica che continuavano a ripeterti quanto fossi perfetta,
quanto quell'abito bianco con lo scollo a cuore, stretto in vita e
pomposo all'altezza delle gambe ti donasse; indossavi pure i guanti
bianchi, il velo ti copriva i capelli rigorosamente raccolti in uno
chignon..eri meravigliosa. E io, il fortunato uomo con il quale avevi
deciso di condividere la tua vita, il tuo sposo, il tuo unico amore.
Questa
lettera è il mio regalo di anniversario per te. Non so come
mi sia venuta questa stramba idea, ma l'ho trovata una cosa molto
dolce. Così, quando la nostra piccola Jasmine, e Matt (si,
ho deciso che si chiamerà Matt) il maschietto a cui tra
pochi mesi donerai la vita, diventeranno grandi, scopriranno l'amore e
ti chiederanno 'mamma, tu e papà come vi siete conosciuti?"
tu potrai mostrargli questa lettera.
Lo
so cosa stai pensando amore..' magari non me lo chiederanno mai' e
forse hai pure ragione, ma metti caso che uno dei nostri figli abbia
bisogno di un consiglio, di un'esortazione a seguire il cuore, questa
lettera saprà spiegargli quanto è bello l'amore,
e quanto noi due siamo stati fortunati a trovarci a vicenda."
Le
mani le tremavano già, gli occhi già lucidi, e lo
sguardo già sognante, Emma afferrò saldamente
quel foglio di carta spiegazzata e se lo strinse al petto, pensando a
quanto amasse suo marito, lui era tutta la sua vita, assieme alla
piccola Jasmine, o come spesso la chiavama lei Jamie, e al nascituro.
Matt, si corresse all'istante, si sarebbe chiamato Matt.
Tornò a posare gli occhi su quelle righe, impaziente di
leggere cosa Harry le aveva scritto.
"Te
lo ricordi, eh amore? Te lo ricordi il giorno in cui i nostri sguardi
si sono intercettati per la prima volta? Sono sicuro di si, ma voglio
rinfrescarti la memoria.
La
nostra non è una storia di quelle che si vedono nei film,
con quei paesaggi mozzafiato che si estendono a perdita d'occhio, e
quelle musiche di sottofondo che ci inducono sempre e comunque a
pensare a una fiaba. Tu non eri un'ereditiera, una principessa moderna
o una cavallerizza, e io non ero un principe.
Il
nostro amore non corrisponde nemmeno a quel genere di film tanto amato
dai teenager, nel quale il campione di football perde la testa per la
ragazza più timida e insicura della scuola. Io non ero il
quaterback e tu non eri una sfigata, non lo sei mai stata.
E
non mi sei nemmeno caduta accidentalmente addosso in un giorno di
pioggia. Quando ti ho vista per la prima volta, eri una studentessa di
lingue di origini italiane, arrivata da poco a Liverpool e costretta a
lavorare in un bar la mattina, invece di seguire i corsi, per
racimolare qualcosina in modo tale da permetterti di pagare l'affitto
del tuo angusto monolocale. E io ero uno studente universitario, da
quel giorno innamorato dei tuoi cappuccini e ubriacato della tua
dolcezza.
Quella
mattina, la sveglia aveva deciso di non suonare, io mi ero alzato
più tardi del solito, ero quasi ruzzolato giù per
le scale mentre scendevo in cucina, vivevo con i miei genitori, ma loro
erano già usciti come sempre, e tanto per cambiare, mi
dovevo preparare la colazione da solo. Ma era tardi, mia madre non mi
aveva nemmeno lasciato il caffè già freddo nel
ripiano superiore, accanto allo zucchero, dove lo metteva sempre, e io
avrei impiegato troppo tempo per rifarlo con la macchinetta, avevo
fretta, e la cosa più sensata da fare mi parve quella di
lasciar perdere tutto, vestirmi in fretta e uscire di casa. Avrei fatto
colazione al bar.
Entrai
come furia, ma tu facesti finta di niente, e tra un
caffè e l'altro ti rivolgesti a me con quel tuo accogliente
sorriso. "Buongiorno! Dimmi pure" avevi ventiquattro anni e mi
parlasti dandomi del tu, perchè si intuiva al volo che io ne
potevo avere al massimo due in più di te "un cappuccino" ti
ordinai alzando finalmente lo sguardo, specchiandomi nel tuo "arriva
subito" mi sorridesti di nuovo per poi tornare alle tue faccende. E io
restai lì imbambolato.
Prima
di ordinarti quel cappuccino, di cui io la mattina non potevo proprio
fare a meno, non so perchè ma avevo sempre tenuto lo sguardo
basso, fisso sull'orologio al polso, e quando i nostri occhi si
incontrarono, mi dimenticai dell'ora, così, di punto in
bianco. Ti guardai mentre trafficavi con la macchinetta del
caffè, e intanto disponevi un paio di tazze sul ripiano
d'accaio del bancone del bar, pronte a essere riempite, eri veloce,
agile, spigliata e bellissima. Indossavi il grembiule bordeaux con il
logo del bar, una camicia bianca a mezze maniche poco scollata, un
semplicissimo jeans scuro, e tenevi i capelli legati in una coda di
cavallo, funzionale al lavoro, ad eccezione di quei ciuffi che
sfuggivano alla presa dell'elastico e ti incorniciavano il viso.
"Ecco a te" posasti il cappuccino proprio sotto il mio naso,e
io non ti ringraziai nemmeno, tanto che ero preso a guardarti; tu
continuasti a servire gli altri clienti mentre io poggiavo le labbra
sull'orlo della tazza e ne gustavo il contenuto. Fu questione di meno
di un minuto, eri indaffarata e si vedeva, ma mi accorgevo
perfettamente che ogni tanto mi guardavi con coda dell'occhio, io finii
il mio cappuccino e andai a pagare alla cassa "arrivederci" salutai
uscendo "buona giornata!" tu eri gentile con tutti.
Il
cappuccino che mi avevi servito era sublime, amore, ma questo fu
soltanto il motivo apparente che mi indusse a tornare a far colazione
al bar dove lavoravi il giorno dopo. La verità era che
mentre tentavo perlomeno di seguire le lezioni
all'università, invece di concentrarmi sui tomi di
ingegneria da cinque kilogrammi l'uno, rivedevo la ragazza che mi aveva
preparato il cappuccino al bar, la stessa che aveva un sorriso
raggiante e un paio di occhi scuri e penetranti.
Davvero,
il tuo sorriso è la ragione del mio, e i tuoi occhi mi
trasmettono una miriade di sensazioni che faresti fatica soltanto a
immaginare.
Il
nostro secondo incontro fu quasi uguale al primo, c'era sempre gente in
quel bar, e tu non potevi trattenerti a chiacchierare con me, anche se
so che lo avresti voluto, lo capivo da come mi guardavi di sottecchi,
pensando chissà cosa di quello studente che aveva preso
l'abitudine di bere quasi tutte le mattine i tuoi deliziosi cappuccini,
e che ti sorrideva quando lo servivi, senza essere capace di articolare
frasi.
Sapevo che lavorari lì da poco, perchè mi era
già capitato diverse volte di svegliarmi tardi e imprecare
contro mia madre che si era finita tutto il caffè, diverse
volte ero entrato in quel bar, però non avevo mai trovato te
ad accogliermi, sempre sorridente."
Emma cambiò posizione, stendendosi interamente sul letto
matrimoniale, facendo attenzione al rigonfiamento che si ritrovava
all'altezza della pancia, dovuto alla gravidanza, e stringendo la
più bella lettera che avesse mai ricevuto tra le
mani, perdendosi a tentare di rivivere quei primi giorni
successivi all'incontro con Harry. Ricordava tutto alla perfezione.
Si, era vero, lei era gentile con tutti, perchè era giusto
che fosse così, perchè era nella sua
indole, e perchè anche i suoi datori di lavoro pensavano che
un sorriso gratutito donato dalla ragazza che serve i cappuccuni a
tutti i clienti super indaffarati del bar, fosse un modo ideale per
augurare una buona giornata.
Però con Harry, era diverso. Sin dalla prima volta che lo
aveva visto entrare, non aveva potuto fare a meno di notare quanto
fosse affascinante, avvenente, e al tempo stesso tenero come un
bambino, non lo conosceva, non sapeva neppure quale fosse il suo nome,
intuiva soltanto che doveva gradire parecchio il cappuccino, ma a parte
questo, per lei era un perfetto sconosciuto. Comunque, il fatto di
ignorare ogni cosa che lo riguardasse, non le aveva impedito di restare
ammaliata da quegli occhi più verdi che azzurri, e
più azzurri che verdi che si ritrovava ad avere, da quelle
fossette che prendevano vita sul suo viso ogni volta che increspava le
labbra in un sorriso, dalla scompigliata e riccia capigliatura, da
quelle braccia toniche e muscolose, e dal quel fisico così
perfetto. Cavolo, se era bello!
Era la prima cosa che aveva pensato quando lo aveva visto entrare, e
sorrise, ripensandoci sdraiata su quel letto, perchè
all'epoca era stata una ragazza italiana appena arrivata a Liverpool,
con tanta voglia di imparare la lingua, di divertirsi, e magari anche
di trovare l'anima gemella...e lui, con quello sguardo magnetico,
l'aveva stregata sin dal primo istante. Quando i loro occhi si erano
incrociati, lei ricordava benissimo di aver avvertito dentro di
sè scintille, un fuoco, ardente di emozioni nuove, ancora
ignote, e assurdamente coinvolgenti.
Durante quella prima settimana, si era ritrovata più volte a
spiarlo quasi, con la coda dell'occhio, e mentre svolgeva il proprio
lavoro, si era maledetta più volte da sola, convinta di
essere l'unica in preda a una fastidiosissima cotta.
" Sono sicuro che ricordi anche che trascorsero una decina di giorni,
prima che ci decidessimo a dirci qualcosa di diverso da quelle semplici
battute, dal buongiorno, seguito dall'ordinazione, da qualche sguardo
non troppo indiscreto, e dal saluto. Mi sembra di averti già
detto milioni di volte, che da quando ti ho conosciuto, sono diventato
un ritardatario cronico, e non a caso, la nostra prima vera
conversazione amore mio, si fondò proprio..sul mio essere
perennemente in ritardo!
Era giovedì, e come sempre, ero seduto al secondo sgabello a
partire da sinistra, aspettavo la mia colazione ingannando il tempo
guardandoti, e voltandomi puntualmente dall'altra parte ogni volta che
tu ti sentiva fissata.. diventavi rossa in meno di un istante, le tue
guance andavano a fuoco rendendoti ai miei occhi ancora più
carina, ti portavi sistematicamente una ciocca di capelli
dietro l'orecchio e senza nemmeno rendertene conto, ti mordevi
nervosamente il labbro inferiore, non appena ti voltavi verso la
macchinetta del caffè. Nessuno se ne accorgeva, soltanto io,
semplicemente perchè non riuscivo a fare a meno di posare i
miei occhi su di te... però devo ammettere che ero bravo,
non mi facevo scoprire, perchè prima di quel
giovedì non c'era mai stato un momento in cui i nostri
sguardi si erano incrociati quando non eravamo l'uno di fronte
all'altra, e stavamo facendo qualcosa di diverso.
" chissà se riuscirò mai ad arrivare in orario"
pensavo di averlo soltanto pensato, invece lo avevo detto ad alta voce
nel momento esatto in cui tu mi avevi servito la colazione "posso
consigliarti di impostare l'orologio dieci minuti più
avanti?" restai spiazzato, non mi aspettavo che mi avresti risposto, e
non mi aspettavo che avresti detto una cosa simile, forse non te lo
aspettavi nemmeno tu, perchè mi regalasti un altro dei tuoi
sorrisi e poi abbassasti lo sguardo. Notai che eri imbarazzata,
probabilmente pentita di ciò che ti era sfuggito di bocca,
ma ti era venuto spontaneo, magari perchè mi vedevi ogni
mattina, sempre di corsa. "Potrebbe essere davvero una buona idea" non
so dove andai a prendere il coraggio, ma risposi, e se te lo stai
chiedendo, pensavo sul serio che fosse una genialata; a quel punto tu
scoppiasti a ridere, e io persi completamente il senno. Te l'ho sempre
detto, e te lo ripeto anche oggi, la tua risata è il suono
più dolce e travolgente che abbia mai udito, un po' come i
tuoi baci, dolci e travolgenti all'ennesima potenza.
Un paio di minuti più tardi, tornasti da me per riprenderti
la tazza, ti vidi esitare prima di parlare "nemmeno io sono mai stata
una che spacca il secondo, e quello di mettere l'orologio qualche
minuto più avanti, è il trucchetto che ho
escogitato per essere perlomeno puntuale" mi spiegasti ridendo "da oggi
in poi sarà anche il mio trucchetto, ti dispiace?" era bello
chiacchierare con te, anche se quel giorno stavo tardando
più di tutti gli altri giorni.
Sul tuo viso si fece largo un sorriso che per poco non mi fece
rincitrullire del tutto, e notai un luccichio nei tuoi occhi "no,
affatto" fu la tua risposta, poi tornasti alle tue faccende, e visto
che quella mattina, il bar era misteriosamente molto meno affollato del
solito, decisi di trattenermi ancora un po'..ora che avevamo avuto una
pseudo-conversazione, non potevo scappare via. Non volevo andarmene,
perchè i tuoi occhi fissi nei miei mi intrigavano da pazzi,
perchè mi piacevi.
" comunque mi chiamo Harry" esclamai, tu eri intenta a fare
caffè come al solito, ti voltasti verso di me e mi porgesti
la mano "sono Emma" ti presentasti, io strinsi la tua mano, e una
scarica elettrica si impossessò di me, quello era il nostro
primo timidissimo contatto puramente fisico, la tua mano era calda e
morbida, era piacevole stringerla, e lo sai amore, è
piacevole tutt'oggi camminare con le dita intrecciate nelle tue, come
se fossimo fidanzati, invece che marito e moglie da ben cinque anni.
Anche tu percepisti un brivido, vero? Quando le nostre mani si
strinsero, nei nostri corpi si sprigionò energia pura, e
tutto per un banalissimo contatto.
" Sei italiana?" me ne ero accorto dal nome "perspicace" commentasti
tu, mollando lentamente la presa e sorridendomi... quel giorno avevi
proprio intenzione di mandarmi in tilt, eh? C'era qualcosa che ci
legava senza che due ce ne rendessimo conto, e i nostri occhi
incatenati gli uni altri altri erano la prova tangibile che quel
qualcosa che stava nascendo dentro di noi, sarebbe sbocciato, prima o
poi.
" Sei a Liverpool da poco?" ormai non mi frenava più
nessuno, dopo l'imbarazzo iniziale, desideravo conoscerti, sapere tutto
su di te. "Soltanto tre settimane. Hai indovinato, sono italiana, e
sono qui per studiare lingue, ma l'affitto del monolocale in cui vivo
è più alto di quanto io possa permettermi, ci
tengo a restare qui, perciò la mattina lavoro in questo bar
per guadagnare qualcosina.. tanto i corsi sono facoltativi" mi
spiegasti, senza alcuna vergogna "e tu? cosa studi?" mi chiedesti
curiosa, avevi intuito che frequentassi l'università sempre
per la faccenda dei ritardi "Ingegneria.. E' veramente dura, e io non
sono il classico studente modello" a quel punto sorridesti di nuovo
"però tu hai l'obbligo di frequenza" mi facesti notare,
sempre con quella luce negli occhi che mi impediva di concentrare la
mia attenzione su qualcosa che non fossi tu; mi scossi all'improvviso,
intuendo cosa avevi voluto dire "oggi avevo già deciso di
seguire solo il corso delle dieci.." mi giustificai "umm..certo certo"
avevi pure senso dell'umorismo..eri perfetta. Sei perfetta.
Mi resi conto di essermi tirato la zappa sui piedi da solo, visto che
solo..venti minuti, quaranta minuti? non lo sapevo più...mi
ero lamentato di non riuscire ad arrivare mai in orario. Quella mattina
chiacchierammo ancora, io seduto sempre allo stesso sgabello, e tu
dietro il balcone; e la stessa scena si ripetè per
più di un mese, parlavamo anche mentre tu servivi gli altri
clienti, ci conoscemmo un po' meglio, io ti parlai di me e tu facesti
lo stesso; e ricordo perfettamente che di tanto in tanto, eri
addirittura costretta a mandarmi via per non farmi perdere pure il
corso delle dieci, anche se mi accorgevo che lo facevi a malincuore, e
che spesso e volentieri mi fissavi, come se nei miei occhi vedessi la
tua ancora di salvezza e contemporaneamente l'oceano più
profondo, ci annegavi, ti ci perdevi dentro rifugiandoti da tutto,
salvandoti mentre affondavi nel mio sguardo, rubandomi il cuore.
Ci siamo amati silenziosamente dal primo giorno, l'ho sempre saputo.
Piano, piano, imparai tutto di te. Ti spogliai lentamente di ogni velo
che custodiva la tua anima, mi intrufolai nel tuo cuore, e lo sai
amore? Ancora oggi, sono bloccato lì, sono la parte
più intima di te, sono incastonato fra il cuore e l'anima,
ma sto bene dove sono, e voglio restarci per sempre.
Ho sempre adorato chiacchierare con te, di qualunque cosa si trattasse,
è sempre stato facile parlarti di me stesso senza vergogna e
restrizioni, e poi tu hai il potere speciale di strapparmi un sorriso,
o addiritura farmi ridere, quando non vorrei far altro che piangere. Mi
hai sempre salvato in tempo amore, e quando anche la voglia di voltare
le spalle al mondo era condivisa, ci siamo sempre stretti in un
abbraccio convulso, e spesso, abbiamo finito per piangere l'uno sulla
maglietta dell'altro, finendo chissà come, labbra contro
labbra, e dimenticandoci lentamente di qualunque cosa che non fossimo
noi due mentre ci amavamo. Eh lo so..ne abbiamo passate tante insieme,
e ne superaremo il doppio, il triplo, il quadruplo sempre e solo
insieme.
La tua risata, i tuoi occhi, e il tuo sorriso, sono la mia ricetta
personale per la felicità, e lo scoprii giorno dopo giorno.
Non uscimmo mai insieme, ci vedevamo sempre e solo a colazione, e il
nostro amore aumentò d'intensità tra un cappucino
e una tazza vuota da lavare. Lo so, non è molto romantico da
dire, e tantomeno da scrivere, ma è così che
andarono le cose, e te lo giuro, fu tutto meraviglioso.
Scoprii che se ti domandano 'qual'è il tuo colore
preferito?' tu rispondi citandone quattro o cinque, senza saperti
decidere; scoprii che il frutto che mangi più volentieri
è l'anguria, che ami gli spaghetti e il gelato con i gusti
extracalorici, ma che nulla per te può battere una buona
pizza. E poi che ami l'estate con tutta te stessa, e che per
controsenso, ti piace leggere un libro coperta da un plaid e con una
tazza di camomilla in mano, mentri rischi di bruciarti i
piedi come Pinocchio. Scoprii che sei un tipo sportivo, ma che non ti
dispiace indossare vestiti nelle occasioni speciali, che ami le
converse e le ciabatte, e che non sopporti i tacchi, che adori i
bracciali e gli smalti colorati, ma proprio non ti piace l'ombretto
sugli occhi. Matita e mascara per la vita, vero?
Mi raccontasti pure che da quando a tredici anni, avevi avuto un
problema con gli orecchini, avevi vissuto come se quelli non
esistessero, mai più indossati, come il rossetto... quello
non lo sopporti proprio, e te ne sono grato perchè proprio
non mi entusiasma l'idea di ritrovarmi con un bel timbro in faccia ogni
volta che mi baci, e tu lo fai spesso amore.
Scoprii che a scuola eri piuttisto brava, tra le migliori della classe,
ma c'erano alcune materie che ti facevano venire l'ansia solo a
sentirle nominare, tipo latino, è sempre stata la bestia
nera per te, così come la fisica, non voleva saperne di
entrarti in testa; in compenso eri un asso in inglese, in italiano, e
pure in storia e filosofia; matematica, chimica e biologia ti
piacevano, ma solo quando ti venivano gli esercizi, e perdevi pomeriggi
interi a cercare di bilanciare reagenti e prodotti, o a memorizzare le
fasi di mitosi e meiosi. Scoprii che ti sei diplomata con cento, e che
hai scelto lingue all'università, perchè avevi
una voglia matta di viaggiare, e anche perchè ci ero
portata, e speravi di poter lavorare nel settore turistico un
giorno.Beh, direi che hai realizzato il tuo progetto firmando il
contratto di guida turistica della nostra bella Liverpool!
E chiacchierando con te capii che sei solare, generosa, altruista,
spontanea, intrapendente, determinatata (tranne per quanto riguarda la
scelta di un colore piuttosto che di un altro, pure quando si tratta di
comprare un paio di calzini) ..bella da togliermi il fiato, e
pure stonata come una campana, disordinata negli spazi che consideri
soltanto tuoi, ansiosa, e volte seriamente pazza!
Pensavi che ti avrei ricoperta soltanto di pregi eh...beh mi dispiace
amore mio, ma tu sai bene che se ti amo così tanto,
è anche per tuoi difetti. Lo so che li odi, tutti vorremmo
esserne privi, ma te lo giuro, per me sei perfetta. E la
perfezione non consiste nell'essere senza difetti, ciò
significherebbe non essere più umani... tu sei perfetta
perchè tutte le componenti del tuo carettere, del tuo
aspetto, dei tuoi modi di fare, tutto ciò che è
parte di te, si fonde in un mix che ti rende ciò che sei. La
mia ragione di vita, ecco cosa sei."
Fu costretta a interrompere la lettura, semplicemente perchè
necessitava di recuperare il respiro, dopo quelle ultime frasi. Rivolse
lo sguardo al soffitto con gli occhi ormai colmi di lacrime, lacrime di
goia, e con il cuore in tumulto. Desiderava abbracciarlo, baciarlo e
fare l'amore con lui non appena Harry fosse rientrato a casa, ma c'era
Jasmine che glielo avrebbe sicuramente impedito, e avrebbe dovuto
aspettare fino a quando non fossero rimasti soli.
Suo marito le aveva scritto una lettera d'amore per il loro quinto
anniversario, e per lei, quel semplice foglio di carta arrotolato su se
stesso, bagnato delle sue lacrime e testimone degli innumerevoli
sorrisi che si erano impossessati suo viso mentre leggeva, era il
regalo più bello al mondo, il più prezioso..non
avrebbe scambiato quella lettera nemmeno con il diamante più
grande e brillante mai visto sulla Terra. Quella lettera significava
che aveva lui, il ragazzo che aveva amato con tutta se stessa e che era
diventato l'uomo della sua vita, e se aveva Harry, non poteva
desiderare niente di meglio,aveva tutto. Tutto.
" Amore mio.. non ti nascondo che mi fa male la mano, perchè
ti sto scrivendo di getto, ma non posso fermarmi qui. Ti devo scrivere
del nostro primo bacio.
Ci conoscevamo da circa un mese e mezzo, non ci eravamo mai incontrati
al di fuori del bar, e non so esattamente il motivo per il quale non ti
chiesi mai un appuntamento, ma comunque non lo feci, anche se persi la
testa per te praticamente dal primo giorno. Era sabato mattina, ormai
venivo a fare colazione lì pure quando i miei erano a casa,
pure quando non c'erano i corsi da seguire all''università,
semplicemente perchè venire a bere uno dei tuoi cappuccini,
significava trascorrere altro tempo con te, e permetterti di
rimbambirmi ancora di più di quanto non lo fossi,
semplicemente specchiandoti nei miei occhi e donandomi dei sorrisi
mozzafiato, oltre che a spezzoni della tua vita e calorose risate.
Di sabato al bar non c'era mai tanta gente, più che altro
perchè quest'ultimo ero situato a pochi metri
dall'università, e vuoi o non vuoi, i clienti più
affezionati erano proprio gli studenti..ero convinto che alcuni
venissero per te, però si limitavano ai giorni feriali, il
sabato preferivano dormire fino a tardi, invece io preferivo vederti, e
non te l'ho mai detto forse, ma mi gasava da morire il fatto che tu
avessi ormai preso l'abitudine di servirli quotidianamente scherzando e
ridendo con me, guardando sempre nella mia direzione, e rischiando
più volte di non centrare la tazzina con il cucchiaino colmo
di zucchero!
Non si poteva più negare c'è tra noi esistesse
una certa sintonia, tenerezza, passione e complicità,
altrimenti chiamato amore.E quel sabato eravamo soli al bar.
Stavamo chiacchierando mangiandoci con gli occhi, io ero seduto al
solito sgabello, e tu eri intenta a lucidare il bancone d'acciaio;
ciuffi di capelli ti ricadevano sul viso come sempre, e ogni minuto che
passava mi sembravi sempre più bella. Sapevo di farti lo
stesso effetto, mi accorgevo che eri diventata dipendente dai miei
occhi e dal mio sorriso, perciò feci ciò che feci
senza troppi preamboli.
Ad un certo punto, non so come facesti di preciso, te l'ho sempre detto
che sei stonata, rovesciasti il caffè a terra, mentre ne
versavi i chicci nella macchinetta, ricaricandola, dopo aver finito con
le pulizie del locale. Combinasti un macello amore, ti mettesti le mani
tra i capelli, non sapendo da dove iniziare a raccogliere tutto quel
caffè, sopratutto perchè avevi appena terminato
di pulire; io non ci pensai due volte, ti raggiunsi dietro il bancone,
tanto non c'era nessuno, tu eri chinata a ripulire il
pavimento, e io volevo darti una mano.
"non puoi stare qui, se ti vedesse qualcuno saremmo nei guai"
affermasti, quando ti accorgesti di avermi accanto, in quel momento ti
afferrai per le spalle costringendoti a guardarmi negli occhi mentre mi
avvicinavo impercettibilmente a te, ormai i freni inebitori non
funzionavano più "non puoi stare qui" ripetesti tu, quasi
sussurrandolo, con il fiato corto per via di quella vicinanza tra i
nostri corpi che non c'era mai stata prima "e questo posso farlo?" ti
domandai filtrando inequivocabilmente con te, non ti diedi il tempo di
rispondere, e meno di un secondo dopo le mie labbre erano sulle tue.
Non ti sottraesti a quel dolcissimo primo bacio, e quando ci staccammo,
ti provocai ancora "posso?" domandai di nuovo, sempre in un sussurro,
guardandoti dritta negli e soffiandoti quella parola sulla bocca,
eravamo vicinissimi.
Di nuovo non ti lasciai il tempo di replicare, ti baciai ancora, e
questa volta tu schiudesti lentamente le labbra permettendomi di
assoporarti sul serio. Non volevo altro che quello, tutti e due non
desideravamo niente di meglio che baciarci dietro il bancone di un
bar,inginocchiati sul pavimento impregnato di
caffè. Fu un bacio più passionale del primo, ma
nulla rispetto ai successivi. "Puoi" "anche dieci, cento, mille volte
al giorno" mi dicesti, inducendomi a sorridere a più non
posso e infiammandomi il cuore, un attimo prima che le nostre labbra
combaciassero di nuovo.
Un incastro perfetto, un'emozione profonda e inspiegabile, una scossa
elettrica, un brivido, una vampata di calore, il desiderio di
appartenerci. I nostri corpi si incollarono l'uno all'altro, impedendo
persino a uno spiffero d'aria di mettersi tra noi, le mie mani prima
sul tuo viso e poi sui tuoi fianchi, ti attiravano sempre di
più a me, le tue braccia intrecciate dietro la mia nuca, e
non sembravamo intenzionati a smetterci di baciarci. Non ci impotava
dove fossimo, che ora fosse e se qualcuno ci avesse visto, era come se
all'improvviso il mondo circostante fosse sparito di punto in bianco,
come se un pittore si fosse divertito a dipingere tutto con un pennello
macchiato di un colore invisibile...esistevamo noi e basta, e non c'era
nulla di meglio.
Ricordo perfettamente i tuoi occhi quando riuscimmo a mettere fine a
quel bacio, avevano assunto la forma di due cuoricini, avevamo il
respiro affaticato, eravamo pazzi l'uno dell'altra, e le uniche due
parole che in quel momento sembravano calzare a pennello, erano 'ti
amo'. Ce lo sussurrammo quasi nello stesso istante, si, ci amavamo
davvero, e avevamo finalmente trovato il coraggio di confessarcelo a
vicenda.
E da quel momento amore, siamo stati inseparabili, non ci siamo mai
più divisi, arrivando all'altare tre anni dopo il nostro
primo incontro.
Potrei continuare a scriverti della nostra vita insieme, di tutte le
volte che mi hai mandato in tilt e che continui a farlo mordendoti il
labbro inferore, delle sensazioni che provo guardandoti negli occhi e
della voglia che ho di stringerti e amarti in tutti i sensi,
ventiquattro ore al giorno; ti scriverei delle mille passeggiate, delle
risate, degli abbracci, delle coccole, dei baci; ti scriverei
raccontandoti ancora una volta cosa ho provato quando mi hai giurato
amore eterno e quando mi hai reso padre. Amore mio, scriverei un libro,
anzi un'intera collana, soltanto per dimostrarti quanto intensamente ti
amo, e forse prima e poi lo farò sul serio, come ne 'Le
pagine della nostra vita', ma fino ad allora, godiamoci ogni singolo
istante, continuiamo ad amarci, sempre più profondamente.
Credimi, se ti dico che la mia vita senza te farebbe schifo, e fidati,
quando ti dico che non vedo l'ora di dare un fratellino alla nostra
Jamie.
Sei tutto ciò che ho, e tutto ciò che desidero.
Ti amo così tanto...come non amerò mai nessuno.
Il mio cuore è tuo, e il tuo è mio.
Sei....vita."
Tuo Harry.
In quel preciso istante, sentì suonare il
campanello, si precipitò ad aprire con gli occhi
gonfi di lacrime, e si ritrovò davanti la sua bambina."Ciao
tesoro!" la salutò schioccandole un bacio sulla guancia,
somigliava tanto ad Harry, sua figlia aveva i meravigliosi occhi del
suo papà ,e il sorriso di sua madre "tutto bene a scuola?"
le domandò ancora accovacciata accanto a lei "si" si
sentì rispondere, l'abbracciò sapendo benissimo
di avere gli occhi gonfi di pianto "mamma, sei triste?" le
domandò la piccola stringendola "no amore, la mamma
è felice, tanto felice" rispose carezzandole dolcemente i
capelli "e lo è anche il fratellino?" Jamie era un amore
"si, certo" rispose lei sorridendole. "Dov'è
papà?" domandò alla bimba, Harry era andata a
prenderla a scuola, ma la piccola era salita da sola.. era davvero
vivace "giù, stava parcheggiando" "amore ascolta, tu vatti a
lavare le mani bene bene, così ci sediamo a tavola e ci
racconti cosa hai fatto oggi, d'accordo?" la piccola annuì
entrando in casa "la mamma torna subito!".
Emma scese le scale velocemente, poteva ancora permetterselo, visto che
era all'inizio del quarto mese, arrivò al piano terra del
condominio in cui vivevano, e si precipitò fuori, finendo
direttamente tra le sue braccia, si lasciò stringere in
quell'abbraccio così intenso che sapeva soltanto d'amore, e
non riuscì a fare a meno di piangere sempre stretta contro
di lui.
"ei" Harry le accarezzò teneramente una guancia,
non appena riuscirono a staccarsi "auguri anche a te amore mio!" disse
lei, guardandolo dritto negli occhi e legandogli le braccia intorno al
collo, lui sorrise calorosamente "non ho parole per dirti quanto sia
bella quella lettera, e forse non esistono proprio parole che rendano
giustizia a ciò che provo per te. Dirti che ti amo
più della mia vita, più della distanza esistente
tra la Terra e il suo pianeta gemello situato in chissà
quale galassia dell'universo, dirti che sei la mia stella, la mia luce,
il mio cuore, il mio tutto, non basta. Nulla è abbastanza,
nemmeno l'infinito dei numeri, i secondi che compongono una vita
intera...pensa quanti ne sono, impossibili da contare, così
come è impossibile quantificare il mio amore per te. Non
esistono grandezze, non esistono simboli, non esistono limiti in
ciò che provo quando mi guardi, quando mi sorridi, quando mi
stringi, quando mi baci, quando mi rendi tua, soltanto tua. E forse
è banale ciò che ti sto per dire, ma io Harry, lo
giuro sulla mia stessa esistenza, ti amo da morire."
Lui la baciò di tutta risposta, attirandola a sè
con passione e dolcezza allo stesso tempo, le loro labbra si cercavano
e i loro respiri si fusero in uno solo, Harry teneva le mani sui
fianchi di sua moglie, e lei tra i suoi ricci scompigliati, e si
baciavano ardentemente, come se non ci fosse un domani, lasciando che i
gesti si esprimessero per loro. Lui poggiò una mano sulla
sua pancia, accarezzandola dolcemente, per poi chinarsi e parlare al
futuro nascituto.
"ei ragazzo, ascoltami bene, perchè devo dirti una cosa: tua
madre, è la stessa ragazza che mi ha rubato il cuore
semplicemente preparandomi un cappuccino, ed è l'unica donna
che amerò ogni giorno sempre più intensamente,
fino a quando non esalerò l'ultimo respiro. Tua madre
è la mia voce, è l'essenza della mia
felicità, ricordalo sempre, piccolo Matt" Emma gli prese il
viso tra le mani facendolo rimettere in piedi "e ricordalo anche tu"
sussurrò Harry sulle sue labbra, baciandola ancora,
desiderando amarla in ogni cellula del corpo. Ancora non sapeva quale
fosse il suo regalo per lui, e quel weekend che lei aveva organizzato
solo per loro due, affidando la loro bambina ai nonni, non avrebbe
saziato la sua sete di averla. Però sarebbe stato
sicuramente una buona occasione per amarla tutto il giorno e tutte le
notti.
" Sei il dono più bello che la vita potesse farmi"
sussurrò lei, quando riuscirono a staccarsi, dovevano
tornare a casa, Jamie li stava aspettando, e sicuramente aveva anche
fame; ma quando furono sul pianerottolo, Harry la bloccò
fermandola per un braccio, prima che potesse entrare "ti amo" le disse
rubandole un altro bacio "anche io, ti amo da morire" rispose lei,
perdendosi in quello sguardo come se fosse la prima volta.
Poi entrarono in casa, Harry le schioccò un bacio sulla
fronte stringendola per le spalle, e la bambina di fronte a loro
sorrise, pensando che la sua fosse una famiglia, per dirlo con le sue
parole, tanto tanto ma tanto bella.
Salve a tutti!
Non so da dove mi sia venuta l'idea di scrivere una cosa
del genere..ma spero con tutto il cuore che vi sia piaciuta! :DD
Dire che sono una sognatrice, è dire poco! ahahahah :DD
Ci terrei davvero a sapere cosa ne pensate! ♥
Un bacione, alla prossimaaaaaaa <3<3<3
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