Titolo: Il
sigillo del Cielo
Autore:
Liberty89
Genere:
Avventura, azione, comico a tratti
Rating:
Giallo
Personaggi:
Un po’ tutti, Sawada Tsunayoshi
Pairing:
Nessuna coppia in particolare.
Avvertimenti:
Interpretabile come “What if?”
Note dell'autrice:
*sbircia da dietro un angolino* Buona sera…? Sono arrivata
anche in questo fandom a dare fastidio x3 Dunque, questa fic
che non
so quanto verrà lunga né con che frequenza la
aggiornerò, si inserisce dopo la saga dei
Millefiore, quindi alla fine dell’anime. Ho messo
l’avvertimento “What if?” per precauzione
più che altro, perché volendo guardare la trama
del manga, se si inserisse lì cambierebbe non poco lo stato
delle cose xD Ma non siamo qui a mettere lo smalto ai piccioni, per cui
buona lettura! :3
Disclaimer: i
personaggi e l'ambientazione della fic non mi appartengono, ma sono
proprietà degli aventi diritto. La fic non è
stata scritta a scopo di lucro.
Il sigillo del Cielo
Capitolo I - Una giornata quasi
tranquilla
Quella mattina, Sawada Tsunayoshi si era alzato di buon'ora con un gran
sorriso e una strana voglia di mettersi all'opera in qualcosa. Persino
seguire gli assurdi allenamenti del suo bizzarro insegnante privato,
che al contrario, gli aveva fatto capire da subito che quel giorno
voleva riposarsi e lui doveva fare lo stesso, perché il
giorno dopo avrebbero recuperato. A quel punto, il quindicenne si era
congedato con una risatina rassegnata, dicendogli che sarebbe uscito
quantomeno a far due passi, visto che era una bella e soleggiata
Domenica di Maggio.
L'Arcobaleno annuì soddisfatto. -D'accordo, ma non andare da
solo, chiama Gokudera e gli altri.- consigliò, fermandolo
sull'uscio. -Non si sa mai cosa può accadere e sei pur
sempre il futuro Boss della Famiglia Vongola.-
Il ragazzo scosse il capo, archiviando la storia della Mafia e del suo
presunto ruolo di capo, nonostante avesse detto più volte
che non ci teneva minimamente a diventarlo. -Sì, non
preoccuparti, mi aspettano tutti davanti alla scuola, tranne
Gokudera-kun, che credo si stia precipitando qui.-
Sceso in cucina, il castano aveva trovato un placido quadro di
serenità e l'aveva osservato con un sorriso intenerito. Sua
madre che trafficava ai fornelli con un'espressione radiosa con Bianchi
al suo fianco che studiava ogni suo gesto, come se volesse imprimerselo
nella memoria, mentre seduti al tavolo, Lambo, I-Pin e Fuuta erano
tutti presi dai loro disegni e strani discorsi che nessuno a parte loro
avrebbe compreso.
-Buongiorno!- esclamò, attirando l'attenzione su di
sé e ottenendo in cambio un tripudio di sorrisi calorosi.
-Oh, Tsu-kun! Ben svegliato!- lo salutò Nana, facendogli
cenno di sedersi a tavola per mettergli davanti un'abbondante
colazione. -Sei mattiniero oggi.-
Il giovane annuì. -Vado a fare un giro.-
annunciò, rubando una fetta di pane tostato. -Mi basta
questa per oggi!-
-Sei sicuro? Non è poco?- si preoccupò sua madre,
accigliandosi appena.
-Tranquilla, se mi viene fame rimedierò.- rispose,
avviandosi verso la porta d'ingresso. -Ci vediamo più tardi!-
-Tsuna! Aspetta!- gridò il bambino pezzato, abbandonando i
suoi disegni per corrergli incontro e saltargli in braccio. -Lambo-san
vuole venire con te!- dichiarò, attaccandosi ai lembi della
sua felpa.
-Va bene Lambo.- acconsentì immediatamente,
perché nonostante tutti i guai che combinava un giorno
sì e l'altro pure, era contento di passare del tempo anche
con lui e gli altri membri di quella bizzarra Famiglia che in cuor suo
aveva già accettato. -I-Pin, Fuuta, volete venire anche voi?
E tu Bianchi?- propose agli altri, che scossero il capo e riferirono
che avrebbero aiutato Nana-mama con le faccende domestiche.
Salutati tutti, Tsunayoshi andò all'ingresso e infilate le
scarpe uscì, scorgendo subito la figura del Guardiano della
Tempesta appoggiata al muretto.
-Buongiorno Decimo!- esclamò l'argenteo, rimettendosi in
posizione eretta, pronto a seguirlo fino in capo al mondo.
-Buongiorno Gokudera-kun!- ricambiò, avvicinandosi.
-Andiamo, gli altri ci aspettano davanti alla scuola.-
-Neh Tsuna!- chiamò Lambo quando furono in strada. -Dopo
andiamo al parco? Eh? Ci andiamo?- chiese speranzoso e con una
gentilezza ben diversa dal suo solito imporsi su quello che aveva
cominciato a considerare un fratello maggiore.
-Perché no?- replicò il Cielo, sorridendo al
Guardiano del Fulmine che esultò, rendendolo partecipe di
tutta la sua genuina gioia di bambino.
Hayato osservò con orgoglio il ragazzo al proprio fianco,
quasi invidiandone la pazienza verso quello scricciolo che lui definiva
spesso e volentieri Scemucca, ma ammirando l'affetto che dimostrava per
tutti loro e la capacità di tenerli insieme, uniti, e pronti
a correre l'uno al fianco dell'altro per aiutarsi. Si sorprese
però del tono educato usato dal moro, chiedendosi quanto
l'esperienza del futuro li avesse provati, riplasmati, migliorati e
fatti maturare con le sue battaglie e difficoltà.
Tornò poi a guardare il profilo del giovane Boss, disteso in
un'espressione serena e luminosa, e ancora una volta si disse che gli
sarebbe stato accanto per sempre come suo braccio destro,
perché era quello il suo posto.
Sentendosi osservato, Tsuna girò lo sguardo, incrociando
quello verde dell’italiano, ma non chiese nulla. Si
limitò a donargli un nuovo sorriso, che si estese anche alle
calde iridi castane.
Quel giorno era semplicemente perfetto e niente sarebbe potuto andare
storto.
L'esplosione improvvisa ebbe la forza di scaraventarlo tra gli alberi,
che a causa del suo violento passaggio persero diversi rami. Tsuna
strinse i denti e aumentò l'intensità delle
fiamme sui propri palmi per frenare la sua corsa e spingersi fuori dal
boschetto che circondava il tempio di Namimori.
Avevano deciso di passarci, dopo il consenso di Lambo, per allungare un
po' la strada che li avrebbe portati al parco e mai avrebbero pensato
di finire sotto l'attacco di una Famiglia rivale dei Vongola, giunta
dall'Italia per uccidere il futuro Decimo Boss, o almeno questo era il
poco che aveva compreso dal discorso megalomane del sottoposto che
stava guidando l'operazione. Un uomo imponente dalle spalle larghe e
braccia muscolose, che brandivano una larga e letale scimitarra,
bruciante di Fiamme color magenta, simbolo inequivocabile della
Tempesta, e che si era presentato come Fernando, capitano della Prima
Divisione dei guerrieri della Famiglia Corallo, proveniente dalle coste
toscane.
Messo da parte il panico e lo sgomento iniziali -sì
perché ormai si era arreso all'idea di poter vivere una
giornata normale e tranquilla-, Tsunayoshi si era infilato i guanti di
lana e inghiottita una pillola dell'Ultimo Desiderio s'era lanciato
verso gli avversari seguito dai suoi Guardiani, tranne Chrome
perché non era riuscito a rintracciarla quella mattina, a
differenza di Hibari che era comparso da chissà dove
all'inizio della battaglia per mordere a morte
quei folli che avevano osato mettere piede a Namimori, disturbandone la
quiete domenicale.
In breve si era ritrovato a fronteggiare il capo della fazione
avversaria in un uno contro uno e la scimitarra gli aveva inferto
più di una ferita, il cui sangue ora gli insozzava gli abiti
insieme alla polvere. La sua Fiamma del Cielo comunque non era stata da
meno e aveva restituito con gli interessi quanto ricevuto. Si erano
affrontati per lunghi minuti, indietreggiando e avanzando a un ritmo
quasi regolare, finché l’uomo non aveva provocato
l’esplosione che l’aveva gettato lontano.
Ora, dall'alto della sua postazione, il Cielo studiò la
situazione e si preoccupò. I nemici non erano quel grande
esempio di forza, ma erano tanti e per uno che veniva sconfitto, tre ne
prendevano il posto e i suoi compagni stavano lentamente cedendo a una
stanchezza logorante.
Serrò i pugni, nervoso, sarebbe bastato un X-Burner per
spazzare via tutti quegli avversari, ma non poteva usarlo,
perché il rischio di coinvolgere persone innocenti era
troppo alto. Schivò un proiettile di Fiamme e
guardò sotto di sé quando udì delle
urla spaventate e il richiamo disperato di Lambo.
-Kyoko-chan! Haru!- urlò Tsuna, scendendo in picchiata e
mettendosi davanti alle ragazze con il mantello del Primo
già aperto per avvolgerle.
La scarica di proiettili avvolti dall’attributo Tempesta
arrivò in un istante, ma nemmeno un colpo passò
attraverso la stoffa nera, che come un muro insormontabile, era stata
posta a difesa del Decimo e della sua Famiglia.
-Tsuna-kun…- balbettò Sasagawa, fissando con
occhi spalancati la schiena del ragazzo, e scorrendo con timore sulle
macchie di sangue.
-State bene?- chiese lui, voltando appena il capo per incrociare i loro
sguardi.
Haru annuì, stringendosi il Guardiano del Fulmine al petto
per cercare di placare il suo pianto. -Lambo-chan, calmati. Adesso
c'è Tsuna-san qui con noi.-
Il bambino tirò su col naso, annuendo e girandosi verso
Sawada, che nonostante la serietà delle iridi color arancio
riuscì a trasmettergli un senso di pace e
tranquillità. Qualcosa, però, si mosse nel cuore
del giovane Bovino: avvertì un senso di impotenza e al
contempo un desiderio enorme di aiutare il suo Boss per farlo tornare
spensierato come quando giocavano insieme.
-Kyoko-chan.- chiamò il castano, mentre le porgeva il lembo
del mantello. -Tenetelo e usatelo per ripararvi, purtroppo,
è impossibile allontanarsi da qui.-
-Ma Tsuna-kun, tu come farai…?- replicò lei
impaurita, stringendo la mano dell'altro.
-Non preoccuparti per me.- disse solamente, prima di abbandonare la
sicurezza del mantello del Primo per rigettarsi nella mischia, di cui
iniziava a essere stanco.
In meno di un battito di ciglia si ritrovò circondato dagli
avversari che lo puntarono, chi con armi tradizionali, chi con armi
avvolte dalla Fiamma dell'Ultimo Desiderio. Li scrutò tutti
e sollevò i pugni, pronto a riprendere lo scontro e
concluderlo il più velocemente possibile. Sentiva forti e
chiare le voci degli amici che stavano tentando di raggiungerlo, fra
tutte quella di Gokudera che si stava facendo strada a colpi di
dinamite.
All'improvviso partirono dardi e fendenti e Tsunayoshi si difese
tracciando una scia di fiamme tutt'attorno a sé, che ridusse
in brandelli i colpi degli avversari. Fu in quel momento che il Cielo
si accorse di una presenza al suo fianco a cui rivolse una rapida
occhiata.
-Reborn.- pronunciò calmo.
-Scusa il ritardo. Si è presentata una faccenda abbastanza
importante e non sono potuto arrivare prima.- spiegò il
killer. -Ho anche recuperato Chrome, ora dovrebbe essere più
semplice liberarsi di tutti questi moscerini senza fare troppi danni.-
Infatti, verso la zona più esterna della battaglia, avevano
cominciato a levarsi grida di terrore e dolore, miste a qualche sparuto
ordine di mantenere i ranghi serrati.
-Quale faccenda?- indagò il giovane Boss, a cui non era
sfuggito il tono serio del bambino.
-È una cosa delicata Tsuna, ne parleremo più
tardi a casa.- rispose Reborn, lasciando intendere che non avrebbe
detto nulla di più.
L'altro annuì, fidandosi delle decisioni dell'Arcobaleno.
-Sai qualcosa su questa Famiglia?-
-Non molto, so solo che hanno chiesto di entrare a far parte
dell'Alleanza, ma non sono stati accettati.-
-Perciò questa è una vendetta.-
-Precisamente, ma né il Nono né il CEDEF si
aspettavano una simile eventualità.- chiarì
l'insegnante, aprendo la mano per invitare il piccolo Leon a mutare il
proprio aspetto in quello di una pistola. -Che ne dici di fare piazza
pulita?-
-Quando- il castano s'interruppe a causa di nuove urla provenienti dal
punto in cui aveva lasciato le ragazze e il giovane Bovino, che era
fuggito dalla protezione del mantello del Primo per correre verso di
lui.
-Tsuna!- chiamò a gran voce.
-Lambo torna indietro!- ordinò Sawada, girandosi per andare
incontro al suo Guardiano e affidandosi alla copertura del killer.
-No! Lambo-san vuole aiutare Tsuna!- affermò il bambino
pezzato, mettendosi le mani nella capigliatura afro e tirando fuori il
Bazooka dei Dieci Anni.
Sgranando gli occhi, Vongola Decimo pensò che forse la
presenza della versione adolescente del Fulmine sarebbe stata
effettivamente d'aiuto in quella situazione. Tuttavia,
avvertì un brivido intenso corrergli lungo la schiena quando
vide che l'arma viola era puntata su di lui. In pochi effimeri istanti
lo inghiottì, sparandolo nel futuro e liberando una nuvola
di fumo rosa; immediatamente, il mantello del Primo lo seguì
in quel viaggio, svanendo con un sonoro “puff” e
lasciando gli astanti sconvolti e stupefatti.
Giunti in quel momento nel centro di quella baraonda, Gokudera e gli
altri Guardiani osservarono la scena con orrore e preoccupazione
più o meno evidente, per essere sostituita l'attimo dopo da
un moto d'impazienza e curiosità, mentre un'inconscia
domanda si faceva largo nella mente di ogni membro della Famiglia
Vongola: come sarebbe stato il loro Boss più vecchio di
dieci anni?
La nube rosa s'era espansa in ogni direzione, celando Lambo, la sua
bizzarra arma e la versione futura del castano. Tutto pareva essersi
fermato, come in una stasi profonda, e il silenzio corse ovunque, fino
tra i ranghi degli avversari, che avevano alzato la guardia, pronti a
respingere qualsiasi diavoleria fosse capitata loro davanti.
-…Decimo?- chiamò Smoking Bomb, deglutendo e
rompendo quello strato d'invisibile ghiaccio.
Fu uno sbuffo quasi divertito a rispondergli. -Sembra che qui ci sia un
po' di confusione.-
Era matura quella voce, più profonda, ma il timbro era
inconfondibile.
-Decimo!- ripeté l'argenteo. -Tutto bene?!-
-Tranquillo Hayato, sto benissimo.- replicò il ragazzo,
incamminandosi per uscire dal fumo. -E sono certo che anche il me
stesso di questo tempo sia in salute, quindi rilassati.- concluse,
mostrandosi a tutti i presenti, che lo studiarono da capo a piedi.
L'ormai giovane uomo, molto più alto del se stesso
quindicenne, vestiva con un completo nero perfettamente in ordine,
accompagnato da una camicia bianca, una cravatta anche lei color pece e
un ampio mantello posato sulle spalle. I capelli castani, come sempre
un po' arruffati e fatti alla loro maniera, gli incorniciavano il viso
fino a metà guancia, ciò che però
attirò maggiormente l'attenzione dei compagni di Sawada
furono l'espressione del suo viso e i suoi occhi. Entrambi seri, come
quando il loro Boss era in Hyper-mode, ma allo stesso tempo trasudavano
una tranquillità senza pari in cui tutti riconobbero il loro
solito Tsuna. Vedevano, però, che tra quest'ultimo e il
venticinquenne che avevano davanti c'era un profondo abisso di
differenza a cui non riuscirono a dare un'origine.
-E tu chi saresti?!- sbraitò il comandante di quel folle
attacco, puntandogli contro la propria scimitarra avvolta dalle Fiamme
della Tempesta.
Il castano gli rivolse un'occhiata indecifrabile. -Non mi riconosci?
Sono il Decimo Boss della Famiglia Vongola, Sawada Tsunayoshi.- rispose
con incredibile cortesia. -Se non ricordo male, siete qui per
eliminarmi, o sbaglio?- disse, mostrando un'espressione pacata che ebbe
il potere di far rabbrividire l'uomo e tutti i suoi compagni.
-Oi Sawada!- esplose il Guardiano del Sole, riprendendosi a quelle
parole e piazzandosi davanti a lui, imitato immediatamente dalla Nebbia
e dalla Tempesta, mentre Yamamoto e Hibari affiancavano l'Arcobaleno
più avanti. -Non provocarli in questo modo estremo!-
L'altro si lasciò sfuggire una risatina. -Oh, Ryohei
onii-san, non preoccuparti.-
Il boxeur quasi trasalì nel sentirsi chiamare per nome,
esattamente com'era stato per Gokudera poco prima. I due ragazzi
osservarono il loro Boss dal basso all'alto con sguardo indagatore,
spostandosi per farlo passare quando s'incamminò tra di loro
con andatura sicura.
-Chrome-chan.- chiamò, attirando l'attenzione della ragazza
che sobbalzò.
-Sì, Boss?- rispose cauta, mentre si girava, non sapendo
come comportarsi con quella figura un po' misteriosa, che le rivolse un
caldo sorriso rassicurante, splendido come quelli che era abituata a
vedere.
-Per favore Chrome-chan, andresti da Haru e Kyoko-chan con questo?-
chiese, porgendole il mantello che gli copriva la schiena. -Vi
servirà, non vorrei che vi faceste male.-
Dokuro annuì, prendendo l'ampio soprabito e arrossendo
quando le mani calde dell'uomo sfiorarono le sue. Dopodiché
corse per fare ciò che le era stato chiesto, senza perdere
il colore sulle guance al ricordo di quel diminutivo affiancato al
proprio nome.
-Grazie. Ah, onii-san, puoi occuparti di Lambo?- continuò,
voltandosi appena nella sua direzione.
-Certo!- esclamò Sasagawa dopo un istante di smarrimento per
correre dal Bovino, che se ne stava ancora a terra con il Bazooka tra
le mani.
-Ehi Tsuna.- chiamò l'Arcobaleno, puntando le iridi scure
sull'allievo, che ricambiò lo sguardo con assoluta calma
mentre s’infilava i guanti. -Hai le pillole con te?-
-No, non ne ho bisogno.-
-Che vuoi dire?- domandò Reborn incuriosito, mentre un
dubbio cominciava a germogliare tra i suoi pensieri.
-Esattamente quello che ho detto. Non uso più le pillole
né i tuoi proiettili da parecchio tempo.- spiegò.
-Ora devo chiedervi di stare indietro. Anche tu Hibari-san.-
proseguì, calcando molto sulle sue ultime parole senza
girarsi verso il loro destinatario.
-Non osare dirmi quello che devo fare, erbivoro.- ribatté
con irritazione la Nuvola, alzando i tonfa.
Il suo stato d'animo poi, non poté che crescere quando
avvertì una risatina provenire da Vongola Decimo.
-Vuoi che ti morda a morte?!-
-Scusa Hibari-san, è davvero molto tempo che non mi sento
chiamare in quel modo.- confessò, voltandosi. -Ora per
favore, stai indietro. Raggiungete gli altri, sarete più al
sicuro.-
-Ma… Tsuna, cos'hai intenzione di fare?- si
azzardò a chiedere Yamamoto, attirando gli occhi del Boss e
incrociandoli con i propri.
-Pulizia.- rispose semplicemente, mentre le iridi si tingevano
d'arancio, sulla sua fronte compariva la Fiamma dell'Ultimo Desiderio e
i suoi guanti di lana divenivano di lucido metallo per poi essere
circondati dalle tumultuose lingue di quella stessa fiamma, molto
più pura e splendente di quella che conoscevano e che
emanava una potenza incredibile solo guardandola.
-Presto! Indietro!- avvertì il killer, saltando sulla spalla
del Guardiano della Pioggia, che si allontanò seguito da un
reticente Hibari.
Ciò che accadde poco dopo, nessuno l'avrebbe mai
dimenticato.
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