Fra i salici piagenti

di xingchan
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Fra i salici piagenti

 

"TU!"

La voce in tensione e imbufalita di Edward gli arrivò da dietro facendolo sobbalzare vistosamente. Forse non era nelle intenzioni dell'alchimista coglierlo alla sprovvista, ma il fatto stesso di averlo sorpreso a pensare gli provocò una lieve alterazione che non mostrò interamente, tranne che per quel cipiglio infastidito.

Fortuna che non lo avesse colto nel momento più critico di quei minuti. Non voleva dimostrarsi debole e vulnerabile, e sapeva che anche per gli umani era così.

"Tu, e quei due!! Non potete appiopparmi quello schifoso liquido biancastro come e quando volete!" sentenziò rabbioso il giovane alchimista con le sopracciglia aggrottate e agitando il pugno di metallo davanti a sé. Ma si bloccò all’istante quando vide quel velo di tensione sui lineamenti dell’homunculus.

Sapeva fin troppo bene che quel corpo era di Ling Yao, ma aveva fatto l’abitudine di associare il suo aspetto alla presenza perenne di Greed. Perciò, ormai aveva identificato i tratti orientali del principe di Xing come parte integrante dell’essenza dell’Avido; ciò era dovuto anche al fatto che dopo quella volta nella catapecchia abbandonata, Ling non si era più ripresentato. Così, non si rivolgeva più a lui con il nome proprio del principe di Xing; in tal modo era decaduta anche la confusione che ne derivava.

"Ti abbiamo soltanto aiutato." ribatté l’altro non degnandolo di uno sguardo. "Non c’è bisogno di prenderla male…"

Non ne era sicuro, ma l’alchimista poté scorgere una profondissima malinconia nei suoi occhi, così come nella cadenza di voce, affranta e leggermente stanca. Furono questi semplici dettagli colti quasi per caso che fermarono la sua furia omicida, mettendola repentinamente da parte più per arrendevolezza dettata dalla quiete del momento che per vera intenzione di accantonare la rabbia. Di tutto il rancore provato per averlo forzato a fare una cosa che non voleva non rimase che un piccolo barlume affievolito.

Il volto di Greed appariva così disarmante che per un attimo Edward si chiese se gli fosse concesso d’intraprendere un discorso strettamente personale.

Ma era certo che se avesse scavato a fondo, tentando di carpire cosa aleggiasse nella mente dell’Avido, l’homunculus si sarebbe arrabbiato, se non peggio. Perciò, sarebbe stato molto più saggio evitare argomenti che potevano risultare spiacevoli, ma una parte di lui gli intimava almeno di restare lì, e confortarlo con la sua sola presenza nonostante avesse la bruciante esigenza di chiedergli per quale motivo fosse in quella zona periferica della foresta, e non accanto a quella che si poteva definire squadra, in un modo o nell’altro.

Prese a studiarlo minuziosamente, per poi appoggiarsi anch’egli contro lo stesso albero, pressappoco all’opposto rispetto all’altro. Impercettibilmente sbuffò, rivolgendo lo sguardo al cielo ammantato di stelle per un periodo di tempo che sembrò interminabile.

Infine, il suo tentennamento lo abbandonò all’improvviso, sputando tutto d’un fiato la questione che gli premeva già da molti minuti. Al diavolo tutti i dubbi!

"Che ci fai qui? Perché non sei con gli altri?"

"Non sono affari che ti riguardano." puntualizzò Greed con una punta di irritazione. Quasi non gli fece finire la domanda, tanta era la voglia di sviare. Proprio non riusciva ad essere meno scontroso con quel ragazzo che, in un certo senso, lo aveva salvato. Anche perché non conosceva e quindi non poteva definire quella forza che spronò le sue gambe ad avviarsi verso quel luogo così appartato.

Edward strabuzzò gli occhi lievemente indispettito. Ma tentò una seconda volta, confidando nelle sue capacità di persuasione disinteressate.

"Non riuscivi a dormire?" insisté ancora l’alchimista di Stato.

"Anche questo non deve interessarti…" sbottò l’Avido.

Ed aggrottò le sopracciglia ancora una volta ma non voleva lasciarsi sopraffare dall’ira. Anche perché l’altro non sembrava poi così propenso a litigare.

Infatti, Greed aveva altro su cui rimuginare, quindi, se fosse stato per lui, avrebbe cacciato Ed a pedate, al tempo stesso lo voleva lì con lui così da riuscire a trarre un desiderato conforto dalla sua compagnia.

Però, l’ultima cosa che voleva era lasciar trasparire la propria inquietudine, così come aprirsi liberamente a qualcuno. Non aveva più parlato di sé a Edward e alle due chimere dopo che Ling aveva ripreso il controllo del suo corpo. Li aveva soltanto informati sulla sua ribellione soltanto perché il principe lo aveva spifferato ad Edward senza il suo consenso. Giusto così, per completare l’opera e sparire subito dalla loro vista.

O almeno, erano queste i suoi iniziali intenti.

Perché poi, tutto lo scenario era cambiato.

Il maggiore dei fratelli Elric lo aveva preso con sé, strappandolo alla solitudine con la quale si voleva malinconicamente condannare, e gli aveva ridato una seconda possibilità di rivalsa. Di questo, gli era segretamente grato, ed era inutile nascondere la sua riconoscenza almeno a se stesso. Sì, Greed si sentiva bene, superando di gran lunga le aspettative che la sua Avidità si aspettava saziando le sue voglie.

Questo Ed lo sapeva, e tollerava abbastanza bene i suoi silenzi. Nonostante non lo desse a vedere, ma che anzi, facesse ogni sforzo possibile per non ostentarlo, si percepiva che l’homunculus tutto sommato era tranquillo con loro. Non era inquieto come quella volta in cui lo spinse ad accettarli come compari, e questo dimostrava che neanche Greed era convinto di quel destino da eterno eremita che si era scelto.

In questo in particolare, in cui vi era di mezzo il suo futuro senza il suo gruppo originario fatto di soli immortali, dimostrava una certa remissività nell’esternare i propri sentimenti, e spezzare in due questa sua reticenza non rientrava assolutamente nelle mire dell’alchimista d’Acciaio. Il ragazzo non voleva di certo invadergli il territorio cominciando a fare domande che per Greed potevano costituire un peso che non voleva condividere con nessuno.

Però, se per assurdo Greed avesse avuto bisogno di una spalla amica, Edward ci sarebbe stato. Non sapeva minimamente cosa il futuro prospettasse per loro, specie dopo il giorno della Promessa. Ma per quel lasso di tempo che rimaneva, il ragazzo avrebbe fatto davvero l’impossibile per farlo sentire a suo agio.

"Non hai il timore che, stando lontano dal resto del gruppo, qualche homunculus potrebbe farsi vivo per attaccarti?"

L’homunculus tacque di fronte ad una domanda di così ovvia intuizione. In effetti, intavolare una conversazione che aveva per oggetti gli altri esseri artificiali non avrebbe fatto altro che solleticare la sua già fragile irritazione, trasformandola in rabbia in grado di accecarlo.

Sebbene sapesse che Edward Elric non era proprio il tipo da spifferare gli affari altrui ai quattro venti, non voleva che i suoi punti deboli venissero scoperti in modo così facile. Tantomeno ora che stava accarezzando la succulenta pianificazione della sua rivincita, ovvero adesso che doveva dimostrarsi all’altezza di ciò che era.

Dal canto suo Edward, dopo un moto di collera interna faticosamente repressa, rispettò la sua muta risposta iniziale.

Tuttavia, Greed replicò in una maniera che l’alchimista d’Acciaio non poteva immaginare.

"Perché, dovrei? Io sono Greed, e posso ottenere tutto, anche la vittoria! Ricordalo, Ed."

"Ma non hai paura?"

L’homunculus rimase ancora in religioso silenzio per lunghi secondi rabbuiandosi, anche se non lo diede a vedere. Sì, aveva una paura tremenda, in effetti. Di essere catturato e torturato, o di essere relegato ancora una volta dentro l’essenza del Padre. Ecco perché aveva contato sulle bassissime probabilità che gli accadesse qualcosa del genere nel caso in cui si fosse imbattuto in qualche gruppo.

Un gruppo che rispecchiasse quello che il vecchio Greed aveva.

Perché no? La sua naturale ambizione scalava anche quelle vette irraggiungibili; ma al di là di quello che voleva possedere, Greed quella volta dovette arrendersi alla forza che la morte esercitava sui mortali.

Chissà cosa avrebbe fatto il vecchio Avido se fosse sopravvissuto per molto alle sue compagne chimere, le stesse che si facevano vive soltanto quando c’era la nuda solitudine a circondarlo. Forse ne avrebbe cercate altre per rimpiazzarle, o si sarebbe arrovellato il cervello per trovare una soluzione che rispecchiasse il meno possibile la prima ipotesi.

Scosse il capo digrignando i denti che ora parevano aguzzi. Pensare lo avrebbe soltanto portato ad autocommiserarsi e ad impazzire. E queste erano le ultime cose che voleva.

"Non devi vergognartene… Tutti abbiamo paura di qualcosa" disse Edward con un sorriso amaro. "Io stesso ho paura di un sacco di cose…"

Già, il nanetto aveva proprio ragione. Greed l’aveva già provata. In molte, molte occasioni; ed anche per svariati motivi. E non si stupì più di tanto quando l’alchimista glielo confessò senza farsi problemi d’orgoglio. Al contrario, l’Avido desiderava conservarne almeno ciò che ne rimaneva.

"Del latte, per esempio…" sghignazzò l’altro.

"Ehm, quello è un dettaglio..." rispose il ragazzo biondo evasivo. "Ma non è niente in confronto a tutto il resto."

Per Edward, quel resto era ben più rilevante della semplice avversione per un alimento. Era un vero, tangibile timore di non riuscire nelle imprese che si era prefissato, finendo per fallire miseramente. Erano paure, le sue, che aleggiavano sulla sua persona senza sosta ma che, in un modo o nell’altro, riusciva a gestire senza l’aiuto di nessuno.

Nonostante tutto, percepiva che di Greed ci si poteva fidare al punto da poter esprimersi liberamente.

"Io… ho paura di non raggiungere i miei obiettivi, di non riuscire a far ritornare mio fratello come una volta, nonostante io stesso abbia inculcato ad Al la convinzione di potercela fare."

Glielo aveva promesso, ed era più determinato che mai affinché Alphonse riottenesse il suo vero corpo, però a volte gli capitava di sprofondare nell’incertezza dalla quale difficilmente riusciva ad emergere.

"Ho paura di veder morire le persone a cui tengo, e di rimanere solo."

Strinse a pugno gli orecchini di Winry che teneva custoditi nella sua tasca, cercando di trarne quanto più supporto possibile, dandosi poi dello sciocco; contemporaneamente Greed sussultò all’ultima parola. Cominciò a tremare impercettibilmente, mentre d’un tratto ogni cosa sembrava oscurarsi.

Gli si era aperta una voragine sotto i piedi non appena uccise la chimera lucertola di nome Bido e decise, seppur di sua iniziativa, di allontanarsi dagli altri homunculus. Lo aveva fatto però perché avrebbe preferito rimanere tale pur di non appurare ancora una volta l’orrenda atmosfera mista fra odio e indifferenza che i suoi fratelli si creavano intorno, spesso fatte sfociare anche solo per pura mania di divertimento.

Ma questo non era il caso dell’alchimista d’Acciaio. Edward aveva così tanto da dare, ed inoltre nutriva le sue stesse insicurezze, contorniato da tanti dubbi, molti dei quali per le sue stesse capacità, cosa che gli immortali non avevano, almeno in apparenza.

La novità era che ne parlava come se stesse discutendo su una leggerezza, decisamente in maniera del tutto disinibita.

Ma perché si stava esponendo così tanto? A cosa mirava esattamente?

"Perché mi sta dicendo tutto questo?" chiese poi, ruotando la testa nella sua direzione ma senza vederlo realmente, puntando i suoi occhi rossi al vuoto.

"Perché tu sappia che io mi fido di te e delle tue intenzioni. E di quanto riesca a comprenderti, sebbene ti risulti alquanto strano."

Egli non lo avrebbe mai scoperto, nemmeno alla persona più fidata che ci potesse essere sulla Terra, ma non era poi così oscuro da confutare: l’homunculus aveva la fobia reverenziale di rimanere solo. E nel constatare ciò, si identificava molto con lui. Perché non era una bella cosa per nessuno, neanche per un uomo o un qualsivoglia essere che dalla vita poteva ottenere di tutto. E per chi l’aveva sperimentato in prima persona non era affatto facile discuterne.

"Io non ti dirò di cosa ho paura, invece," bofonchiò l’Avido un poco accigliato per quella che, a suo avviso, era una precedente pretesa dell’alchimista, affinché sputasse il rospo "ma ti sono grato, nano…" concluse sorridendo.

Ed non ebbe dubbi su ciò che gli aveva appena confessato. Stava seriamente dicendo la verità. Ma Greed lo aveva un’ennesima volta preso in giro, un dettaglio che non sopportava. Non importava da chi provenisse l’insulto: doveva essere vendicato come si meritava.

"A CHI HAI DATO DEL MICROBO MICROSCOPICO?!?!?" ringhiò in segno di protesta il giovane voltandosi ferocemente verso di lui.

"A TE, MIO CARO BAMBOCCIO MALCRESCIUTO!" lo provocò ancora l’altro con un ghigno divertito dipinto in volto.

"Ad ogni modo, perché mi ringrazi…?" rimediò Edward sospirando con una punta di curiosità.

Greed chiuse gli occhi per un istante, tentando di elaborare i suoi pensieri così da poter dar loro forma attraverso le parole.

"Perché mi hai restituito qualcosa per cui vale la pena vivere…"

Ciò che risultò imprevisto all’alchimista era che non si sentì affatto fuori testo. Anzi, si sentiva perfettamente adatto ad offrire la sua amicizia ad uno che inconsciamente non aspettava altro ma che celava questo bisogno dietro una barriera infrangibile. Tuttavia, una battuta simile da parte di Greed credeva non l’avrebbe sentita mai, e non ci voleva un genio a comprendere a cosa l’homunculus si riferisse.

L’Avido, oltre ad accettare la sua proposta, ne aveva anche voluto trarre profitto, cullandosi tacitamente nel confortante posto che Ed, Darius e Hankel gli avevano offerto.

Non vi era nulla di ciò che gli omaccioni del Devil’s Nest rappresentavano per l’altro Greed, la sua reincarnazione ne era più che convinta. Ma era comunque palpabile lo spirito di collaborazione che permeava in questa nuova cerchia di matti.

Perché per quanto cercasse di riprodurre un periodo passato della propria vita, per quanto potesse riuscire in questa impossibile impresa, c’era sempre qualcosa nel risultato che differiva dal modello originale.

Come se si avesse perso numerosi pezzi fondamentali di un puzzle, quelli che davano un senso all'immagine che se ne ricavava. E se questi molteplici pezzi erano diversi, poi, il risultato finale non avrebbe avuto niente a che vedere con quello precedente.

Dentro al suo cuore ne era ben consapevole, ed era per questo che aveva preso una decisione drastica per se stesso; ma la sua esistenza sarebbe stata scarna se avesse sul serio deciso di errare da solo per l’eternità. Perché Greed non era fatto per essere solitario: era piuttosto propenso a circondarsi di amici a più non posso e spassarsela con loro, o chiunque fosse degno di meritarsi la sua fiducia.

Un amico, un parente, un amante...

Qualcuno che ciascuno vorrebbe al proprio fianco, specie nei momenti più critici della propria vita, ma che, per una ragione o per un’altra, non ci fosse più nessuna probabilità di riaverlo indietro, godendone della compagnia.

Per coloro che ormai avevano perduto la vita, non ci sarebbe stato più niente da fare, e non aver riconosciuto uno di loro a tempo debito aveva minato tutte le sue certezze, facendo scaturire a cascata le immagini dei ragazzi di Dublith nel suo cervello sebbene non ci fosse modo di rimediare, se non affrontare i responsabili della loro dipartita, salvando così altre vite, come quella di Edward, che gli aveva fatto dono di tutto ciò di cui un uomo poteva essere felice: dell’amicizia disinteressata, come le chimere per il primo Greed. E sapendo che gli uomini non avevano una vita lunghissima quale era quella di un homunculus, Greed aveva preso in seria considerazione le sue buone intenzioni: non avrebbe mai sprecato con lui dei giorni preziosi se non lo avesse voluto nella squadra, o meglio, se non avesse voluto lui.

Il biondo era ancora mezzo scombussolato dalla risposta dell’immortale, quando quest’ultimo dedicò alcune parole a Ling, prendendo alla sprovvista il suo amico.

"Il principe" esordì poi, attirando la completa attenzione di Ed "è davvero un osso duro. Non si lascia sopraffare facilmente. È bello prepotente, nonostante quella sua indole gentile." terminò sorridendo, nient’affatto dispiaciuto della permanenza dell’altro.

Edward sorrise a sua volta, ripensando a quanto fosse arrendevole in assenza di cibo. Era ovvio che così facendo, Greed volesse in qualche modo rassicurarlo sulla sorte dell’anima del giovane principe, rimasta integra all’interno del suo stesso corpo a dispetto dell’homunculus.

Anche Ling Yao aveva collaborato per non farlo sentire solo, questo Greed lo considerava riprovevole anche solo non pensarlo. Gli aveva fatto capire che i legami erano molto più forti dei circoli viziosi, dei peccati e di qualsiasi altra cosa, e che anche ad un tipo come lui era concesso averne.

Che fosse a malincuore o meno, avrebbe fatto meglio a coglierli come il tesoro più prezioso a cui potesse mai aspirare.

Accettare i vecchi compagni riservando loro un posto d’onore e fraternizzare con gli attuali, spremendo con loro la più minuscola stilla di soddisfacimento: era questo a cui ora mirava.

Piangere rispettosamente per i primi e ridere e condividere tutto con i secondi.

Ma le suddette lacrime dovevano essere calde ma invisibili, però sempre presenti, che raramente si palesavano ad altri. Perché il vero pianto viene sfogato dentro, senza farsi vedere, e benché non smettessero di scorrere, ci si doveva comunque estrapolare la forza per andare avanti.

E fu così che diede un’interpretazione personale ai salici che lo circondavano: anche loro piangevano, silenziosamente, in eterno, ma andando avanti nella loro crescita e formazione, continuando a sfidare le intemperie che la natura riservava loro.

"Si può sapere che ci fate qui? Vi stiamo cercando da ore!"

Henkel tuonò incollerito a pochi passi da loro; e la sua veemenza aveva messo a disagio i due, ancora immersi nei loro pensieri.

"Ah, scusaci, uomo leone…" disse Ed rammaricato e sorpreso allo stesso tempo.

"Scusaci un corno!" sbottò Darius, molto più inferocito dell’uomo con i baffi. "Abbiamo battuto il sentiero per diverso tempo prima di trovarvi!"

L’alchimista prese a ridacchiare nervosamente e Greed, vedendolo in difficoltà, si mise semplicemente le mani in tasca ed intervenì per lui. "Non si ripeterà, sta tranquillo…"

Si avvicinò a Edward, posandogli una mano in testa ed arruffandogli amichevolmente i capelli, mentre gli altri due li facevano da guida verso l’accampamento.

"La tua antenna è ancora qui, se non sbaglio." gli fece notare, non senza una nota di scherno nella voce.

"Idiota" rimbeccò il suo interlocutore imbronciato, scacciando via la mano dal suo capo.

Gli umani lo capivano e gli davano supporto, regalandogli la serena convinzione che non lo avrebbero mai tradito. Gli umani lo avevano salvato da ciò che era veramente, e sempre loro hanno dato una motivazione alla sua anima, perennemente segnata dalla sua Avidità.

Non avrebbe mai abbandonato gli umani, perché loro non avevano abbandonato lui.

 

 

 

 

NDA

Finita ieri sera!! Ma era tardi (quasi mezzanotte), e non mi sono connessa.

Allora, oltre a metterci anima e corpo (meglio, anima e dita), mentre scrivevo ho avuto anche un’altra idea attinente a questo lasso di tempo del manga. Chissà che riuscirò a continuare a scrivere su di loro, che poi, questa ff è andata a convergere più su Greed che sul resto... errore mio, sorry. -.-'

Anyway, sono strafelice di aver scritto questa mini long e sono altrettanto felice di vedere che molte persone avevano cominciato a seguirla! Essendo una compagnia poco considerata non lo avrei mai immaginato. Perciò grazie mille ai lettori! ^o^

Tornando a noi, penso che il secondo Greed non ha potuto fare altrimenti. Sebbene il tema stesso della morte fosse difficilissimo da digerire per lui che non muore facilmente si è dovuto trovare comunque una conclusione, perché era questo che gli comportava a stare con degli umani o delle chimere, no? Rimanendo con gli homunculus non gli avrebbe nemmeno dato la possibilità di conoscere a fondo i veri valori, rendendolo poi uguale a tutti gli altri. Ed è proprio questa sua diversità dagli altri homunculus che ce lo fa amare tanto! <3

Ora, il fatto che Greed veda in loro una "nuova" compagnia, che non ha nulla a che vedere con quella che l’altro Avido ha avuto a Dublith, e che riesca in qualche modo ad accettarne il divario che ne deriva è una personalissima interpretazione della sottoscritta. Ergo, condividerla o meno è una scelta vostra.

Spero davvero sia stata di vostro gradimento.

A presto!! ;)
 





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