1 - Royal encounter + Information
HAPPILY
NEW AFTER.
©
2013 by sosodesj.
Tutti i diritti riservati. Nessuna parte di questo documento
può
essere riprodotta o trasmessa in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo,
elettronico, meccanico, fotocopiato, registrato o altro, senza permesso
scritto di sosodesj.
HAPPILY
NEVER AFTER
Di sosodesj
☣
ROYAL
ENCOUNTER
«Ricordate signore, siate
educate. Il principe è alla ricerca della sua sposa».
La
gente mi faceva diventare pazza con quella frase. Avrei voluto vomitare
ogni volta che la sentivo. Voglio dire, tutto il regno ne parlava.
Tutti parlavano di come il Principe fosse stato costretto a sposarsi in
poco tempo perché avrebbe compiuto venti anni in poche
settimane. Perché
sposarsi a vent'anni?
Il Re aveva ordinato al proprio figlio di sposarsi prima che avesse
compiuto vent'anni per assicurarsi che la famiglia reale sarebbe
continuata avendo eredi maschi. Così, ovviamente per loro,
sposarsi significava avere figli subito dopo e la sposa del principe
avrebbe dovuto continuare ad averne fino a quando la coppia non avrebbe
avuto un maschio. Il problema, in ogni caso, non era la strana
tradizione. Il problema era che il Principe Louis era molto lontano
dall'essere in grado di diventare padre. Era un donnaiolo. La parte
peggiore è che ha glorificato il titolo.
I
media parlavano molto delle sue 'avventure', ma alla gente del Regno di
Headow non importava. O forse sì, ma non osavano parlare
erroneamente di qualsiasi membro della famiglia reale,
perché
dieci anni prima, una persona che si era permessa di farlo fu uccisa.
Se la scuola mi aveva insegnato una cosa importante in tutti
quegli anni, era non mancare mai di rispetto alla famiglia reale,
verbalmente o con qualsiasi altro mezzo.
Ad ogni modo, ci stavamo
avvicinando rapidamente a dicembre e il Principe
Louis Tomlinson aveva inviato una dichiarazione per ricordare che era
alla ricerca della sua sposa e che ogni ragazza in età di
sposarsi, il che significava di almeno diciotto anni, avrebbe potuto
fargli visita al castello. Non passò molto tempo prima che
le
ragazze facessero la fila davanti alla sua porta, ma io non ero una di
quelle. Sì ero maggiorenne. Avevo diciannove anni, venti a
febbraio. Il fatto che ero riuscita da subito a leggere facilmente fra
le righe. Voleva scopare con quante più ragazze possibili
prima
di essere incantenato a una donna. Patetico.
Abbracciai
la mia borsa a me quando l'aria fredda autunnale di Headow raggiunse la
mia pelle. Tornando dal lavoro anche se le strade erano tranquille,
feci una smorfia quando vidi l'ennesima dichiarazione pubblicata sul
muro. Mi guardai intorno per assicurarmi che nessuno mi vedesse prima
di strappare la carta con la faccia del Principe dal muro.
Odiavo
il Principe per tre motivi principali. In primo luogo, lui era
assolutamente stupendo e quindi era difficile dirgli di no. I suoi
occhi erano di un invidioso turchese, aveva capelli morbidi di un
castano chiaro sempre disordinati e le sue labbra apparivano
così baciabili. Secondo, trattava le donne come oggetti. E
in
terzo luogo, beh era ricco e amava ostentare il suo denaro. Il minimo
che poteva fare, almeno dare qualcosa a quelli che ne avevano bisogno.
I poveri senzatetto che chiedevano cibo, poteva dargli venti sterline
ogni tanto.
Arrotolai
la dichiarazione in una piccola palla e con odio la lanciai in un
vicolo vicino, poi proseguì camminando in silenzio. Un paio
di
minuti più tardi, arrivai in una modesta casa in legno. Mi
fermai di fronte ad essa e sospirai, guardando il debole fumo che
usciva dal camino, le piccole oscillazioni dell'albero, le pareti della
casa mezze mangiate dalle termiti e altri insetti.
Scossi la testa sconsolata e
camminai lungo la breve via di pietra, bussando alla porta due volte
prima di aprirla.
«Ehi, sono a casa». Dissi, chiudendo la porta
dietro di me.
«Belle! Belle! Belle!» I
gemelli urlarono eccitati mentre correvano dalla loro stanza, il
ticchettio dei loro piccoli piedi risuonarono sul pavimento di
legno.
La
casa era tutta sullo stesso piano, composta da una piccola cucina e
sala da pranzo, un soggiorno in miniatura, un bagno e tre camere da
letto. In piedi davanti alla porta, si vedevano chiaramente le sei
camere.
«Ehi, piccoli cespugli».
Amoreggiai,
raccogliendo Leah e Finn in braccio. Li tenni stretti, baciandogli le
loro guancie. I gemelli avevano tre anni, quindi ovviamente, si
pulirono le loro guance dopo, ridendo su come fosse disgustoso baciare.
Depositai i miei fratelli a
terra, tirando fuori il piccolo vestito blu che avevo cucito per Leah a
lavoro.
«Questo l'ho fatto per te, Lee»
Ho
sorriso, dandolo alla mia sorellina.
Lei lo prese e lo
strinse.
«Grazie Belle!» Cinguettò, prima di
saltare via per mostrarlo alla mamma.
«Belle, fai un vestito a Finn?»
Mi chiese
Finn indicando se stesso. Scossi la testa.
«Gli abiti sono per le ragazze.
Ti farò qualcosa per i ragazzi domani, va bene?»
Annuì felice.
«Allora, come è
andata a scuola?»
Chiese
mia mamma dalla cucina, dopo aver esortato Leah a portare il piccolo
vestito nella sua stanza.
«La scuola è la
scuola».
Mi
strinsi nelle spalle, togliendomi gli stivali. «E' necessario». Continuo
desolatamente, sfilandomi il cappotto e la sciarpa e appendendoli al
gancio accanto alla porta. Finn iniziò a giocare con i miei
stivali e Leah lo raggiunse poco dopo.
«E il lavoro?»
Chiese,
apparecchiando la tavola. «Hai fatto un vestito molto
grazioso a Leah».
«Ho guadagnato solo cinquanta
sterline oggi». Annunciai tristemente,
avvicinandomi al tavolo per aiutarla a sistemarlo. «Il mio capo mi ha fatto andare
via prima, tagliando il mio stipendio».
«Hei, non ti preoccupare
Annabelle». Mia madre mi diede un
abbraccio rassicurante. «Staremo bene per una settimana».
Lei
sorride.
«Ma sono sicura che avrei
potuto fare di più».
Negai. «Avremmo potuto usarli per
comprare anche dei dolci. Forse un paio di giocattoli per Leah e Finn».
Sussurai,
non volendo che i piccoli mi sentissero parlare di dolci.
«Tesoro, non abbiamo bisogno
né di dolci né di giocattoli».
Continuò
lei, scostando uno dei miei riccioli biondi dal mio viso. «Stai già facendo un
sacco andando a scuola e lavorando. Smettila di preoccupare delle
piccole cose, va bene?» Mi
abbracciò.
«Sì».
Mormorai,
circondandole la schiena.
«Bene. E' ora di mangiare!
Finn, Leah!»
Chiamò
gli altri due, che si trovavano solo a pochi metri di distanza da noi.
«Sìì,
affamato!» Esclamò
Finn, lasciando andare i miei stivali prima di correre verso la cucina.
Leah lo seguì, battendo le mani allegramente.
Sorrisi. Mamma ha ragione: ho solo
bisogno della mia famiglia per essere felice.
☣
Il
giorno dopo a lavoro, fui licenziata. A quanto pare, non c'ero per
troppo tempo. Volevano che lasciassi la scuola e lavorassi a tempo
pieno come sarta, ma dissi loro che non potevo. Gli dissi che avevo
bisogno di finire la scuola e ottenere il mio diploma, in modo di
riuscire ad ottenere un lavoro migliore in seguito. Loro hanno risposto
con o scuola o lavoro. Ho scelto la scuola.
Era il crepuscolo ormai, e
l'aria fuori era fredda.
Continuavo a pensare a quello
che avrei dovuto dire a mia madre quella sera. Mamma, mi dispiace. Ho perso il
lavoro. Se non ne trovo un altro presto, potremmo morire di fame.
Sentì le lacrime pungenti ai lati dei miei occhi, ma le
asciugai. Almeno ho
avuto il tempo di fare qualcosa per Finn prima di essere licenziata.
Tenni la borsa vicino al
petto, evitando di guardare chiunque negli occhi. Ero quasi a casa,
quando mi imbattei in qualcuno.
«Mi
dispiace.»
Dissi,
alla ricerca del volto della persona. Il mio sangue di gelò
nelle vene quando i miei occhi incontrarono quelli verdi- turchesi
pieni di malizia.
«E'
abbastanza okey, non stavo guardando nemmeno io». Ridacchiò il
Principe Louis, guardandomi dall'alto in basso. «Direi stupendo,
perché non ti ho mai visto prima? Un bel viso come il tuo
non sarebbe passato inosservato al castello».
«Tendo
ad evitare le persone reali.» Risposi bruscamente.
«Tendo a tenere lontante le
persone reali».
Lui inclinò il
sopracciglio verso l'alto. «E perché?»
«Mi mettono a disagio. Ora, se
mi scusa signore, io-»
«Puoi chiamarmi Louis». Tagliò.
«Beh, signore... Io non credo
di avere il diritto di chiamarla con il suo nome. Ora mi scusi
ma devo andare a casa». Provai a superarlo
ma lui mi fermò.
«Ho detto che mi chiamo Louis».
Ripeté.
«No».
Sbuffai
irritata.
Lui sorrise.
«Sei una ragazza speciale, non
è vero?»
«Non proprio. Buona giornata».
«Non così in fretta,
piccola». Le sue dita si chiusero
intorno al mio polso. «Vuoi venire al castello con
me, come mia Principessa?» Il Principe sorrise
sfacciatamente.
Wow. Che cosa?
Un'immagine vola attraverso la mia mente. Un sacco di cibo, vestiti
nuovi, un grande castello, un letto caldo, camerieri, ... Ma Louis.
Louis e nessuna Leah o Finn o mia madre. Niente da fare. Come potrei
anche solo pensare di lasciare la mia famiglia da sola nella loro
miseria?
«No,
grazie. Sono sicura che ci sono molte altre ragazze a cui piacerebbe
questo titolo, ma io non sono una di loro. Sono contenta della mia
attuale vita. Arrivederla». Cercai di andarmene ancora
una volta, ma lui mi fermò nuovamente, irritandosi.
«Sei
una contadina. Potrei farti sparire da queste strade sudice in una
manciata di secondi e nessuno se ne accorgerebbe. Potrei prenderti
senza nemmeno il tuo permesso. Ma io ti sto offrendo una vita reale,
gentilmente, e tu te ne vai?» Disse incredulo.
«Si».
Mi
strinsi nelle spalle, prima di allontanarmi. Lui mi afferrò
il braccio.
«Non
capisci? Io sono il principe: quello che dico si fa e quello che
voglio, lo ottengo. E ciò che voglio è che tu sia
la mia
Principessa». Insisté il
Principe Louis.
«No».
«E se chiedessi a tuo padre la
tua mano? Sicuramente non rifiuterebbe».
«Dimmi quando lo trovi, okey?
Mi piacerebbe parlare con lui». Sbottai. La mia pazienza si
esaurì a causa della rapida corsa di emozioni che
portò il pensiero di mio padre.
«Ehi calmati amore, non volevo
recarti alcun danno». Il ragazzo dagli occhi blu
fece un piccolo passo indietro. «Mi
dispiace per la tua perdita, okey? Ma un rapido consiglio: non dovresti
seriamente usare questo atteggiamento con me. Potrei farti arrestare.
Per quanto ne so, potrei farti uccidere per la mancanza di rispetto che
stai mostrando a un membro della famiglia reale».
Lo guardai inorridito. «Non puoi farlo! Non sarebbe-».
«Amore,
devo ricordarti che io sono il Principe? Ho il diritto di fare
qualsiasi cosa, quindi arrestare e uccidere chiunque io penso meriti
quel destino». Fece notare. «Anche se forse potrei cambiare
idea, se hai decido di darmi delle sincere scuse». Il Principe mi
minacciò con un sorriso amichevole sul volto. «Una dove mi chiami
per nome». Precisò.
Quel ragazzo è un
piccolo stronzo.
«Mi dispiace, Louis». Lo dissi con amarezza.
«Seriamente? Per che cosa?». Giocò.
«Sì,
Louis. Sono immensamente dispiaciuta per aver avuto un atteggiamento
scorretto nei tuoi confronti e averti mancato di rispetto in qualsiasi
modo».
«Bene. Visto? Non sono un
cattivo ragazzo». Sorrise Louis. «In
realtà raramente perdono, ma ogni tanto faccio delle
eccezioni... Ora, non te lo chiederò più
gentilmente:
vuoi venire a casa con me?»
«E'
ello sapere che tu hai un cuore, ma io non voglio ancora essere la tua
principessa. Anche se fossi l'ultimo uomo sul pianeta, non ti sposerei
mai». «Mi dispiace. Cosa?» Ringhiò, il suo
sguardo penetrò attraverso il mio.
«In quante lingue
dovrò dirtelo?» Esclamò con
rabbia, perdendo la calma. «Io
non voglio stare con te. Mi fai schifo. Non c'è nessuna
possibilità che io abbandoni la mia vita per vivere con te.
Le
donne non si trattano come oggetti. Sei un imbecille».
In quel preciso momento,
descrivere Louis con la parola 'furioso' sarebbe generoso. No, il
Principe stava fumando, il suo viso diventò bordeaux in un
secondo.
«Oh, cosa c'è che
non va?» Lo provocai. «Hai
intenzione di piangere? Vuoi che vada a chiamare la tua tata? Povero
Principe Louis, non ha ottenuto quello che voleva quindi fa i capricci?» Lo derisi, roteando gli occhi
mentre mi voltavo.
La
sua mano afferrò improvvisamente la mia vita, mi
girò
verso di lui mentre mi sbatteva contro il muro di mattoni. «Ascoltami Principessa». Ribollì.
«Non chiamarmi così». Vomitai.
«Tu vivi nel mio regno, quindi
ho il diritto di chimarti in qualsiasi modo voglia, Principessa». Scattò, dandomi
una leggere spinta contro il muro.
Mi ritrassi a causa
dell'impatto forte, ma tenni gli occhi chiusi con la sua aria di sfida.
«Perché dovrei
sposarti quando non sai nemmeno il mio nome?». Ribollì. «Dovresti conoscere il nome
della persona che si suppone tu ami». Il suo volto cambia da una
smorfia a un sorriso arrogante.
«E' questo che ti fa arrabbiare
così tanto? Il fatto che io non sappia il tuo nome?»
«No. Come ho detto, mi fai
schifo. Cammini in giro come se fossi il dono di Dio per le donne,
quando non lo sei».
«Ma il fatto che io non conosca
il tuo nome, ti fa irritare». Mi fece notare, toccando il
mio naso. «Se riuscissi a trovarlo,
Principessa, sarai più incline ad accettare la mia offerta?»
«No».
«Non ci resta che aspettare e
vedere ora, non è vero?» Sorrise.
«Principe Louis!»
Il Principe mi
lasciò andare, facendo un paio di passi indietro.
Un
uomo, o meglio, un ragazzo della stessa età di Louis fece la
sua
apparizione nel piccolo vicolo. Corse verso di noi e anche alla luce
fioca potei dire che la sua pelle era più scura. L'ho già visto... Lui
è il braccio destro di Louis.
«Principe Louis! Dove
è stato? Suo padre l'ha cercata ovunque!». Il ragazzo ripeté.
«Ay Zayn, calmati. Non sono
stato lontano. Ho solo parlato con questa bella ragazza. E' una bella pollastrella». Ridacchiò,
facendomi cenno.
«Sarà la tua sposa?» Zayn indagò,
saltando automaticamente alle conclusioni. «Hai intenzione di portarla al
castello e presentarla a tuo padre?»
«Dovrei, onestamente. Ma lei-».
«Ma io non voglio». Conclusi, facendo un sorriso
falso.
«Attenta. Sta parlando con il
Principe. E' un tuo superiore. quindi deve essere educata». La voce di Zayn era piena di
veleno mentre mi parlava.
«Non mi importa, Zayn». Rise Louis, mettendo una mano
sulla spalla del ragazzo più scuro. «E'
piacevole avere qualcuno che mi parla come se fossi una persona normale
ogni tanto... Anche se, non potrei goderne per molto tempo». Continuò,
lanciandomi un'occhiata di avvertimento. «In ogni modo, è
stato un piacere incontrarla Principessa, ma devo andare a casa ora».
«Addio, allora. Dubito che ci
vedremo nuovamente». Dissi, cercando di essere un
po' più civile.
«Errato. Credo che ci rivedremo
molto presto, amore». Il Principe Louis mi
strizzò l'occhio. Mi fece un cenno di saluto e
seguì il ragazzo più scuro.
«Spero di no, pomposo bastardo». Mormorai sottovoce, prima di
tornare a casa.
ANGOLO
TRADUTTRICE
Ciao
a tutti, sono Giulia.
Nessun
elemento di questa storia è di mia invenzione; questa storia
è una traduzione.
E' stata scritta da sosodesj
e pubblicata sul sito
www.onedirectionfanfiction.com (x)
| Autorizzazione (x)
(per leggerla sul
sito dovete essere registrati perché è vietata ai
minori di diciasette anni).
CREDITI
Storia
di sosodesj
Traduzioni di Giulia
Banner
di sosodesj
Siete pregati di
non pubblicare in giro le mie traduzioni senza permesso.
Io cercherò di pubblicare ogni volta che mi sarà
possible.
Spero
che questa storia vi appassioni e che lascerete tante recensioni,
positive, neutre o negative.
Accetto
critiche e consigli per migliorare nella traduzione e ovviamente
aspetto vostri pareri per farmi sapere cosa ne pensate.
☣
Per
qualsiasi cosa potete scrivermi un
messaggio privato o contattarmi su twitter; sarò felice di
rispondere a chiunque.
Twitter |
Ask.fm | Tumblr - Tumblr |
Instagram:
mariigit
L'autrice:
Twitter
| Tumblr | Ask.fm | Kik:
suchdirectioner | Instagram: suchdirectioner
LE
MIE TRADUZIONI
|