A VOLTE RITORNANO.
Ad Alexander piaceva giocare
in posti sempre nuovi, passava intere giornate a cercare angoli
tranquilli dove poter esplorare tutto, scoprire insetti nuovi e
spiare gli uccelli sugli alberi.
Tutto per lui era una nuova
avventura.
Come per ogni bambino di
nove anni del resto.
Alexander era un bambino
molto vivace, non stava fermo un attimo e spesso faceva impazzire la
mamma.
Quel giorno aveva deciso di
seguire uno scoiattolo che aveva scorto nel bosco vicino a casa.
Un passo per volta seguiva
l'animaletto cauto e attento a non fare rumore.
Ma lo schiocco di un ramo
spezzato spaventò lo scoiattolo che si mise a correre nel
folto del bosco.
Il bimbo lo seguì
correndo più veloce che poteva saltando radici e schivando
rami.
Continuò a stargli
dietro fin quando l'animale prese uno svincolo e si rifugiò in
un buco nel tronco di un albero.
Il bimbo sospirando per il
disappunto si guardò intorno.
Non gli parve di aver già
visto quel posto così decise di proseguire per vedere se
avrebbe trovato un bel posticino dove giocare.
Cammina cammina arrivò
in uno spiazzo dove un enorme capanno si ergeva in mezzo agli alberi.
“Figo! Un capanno!
Chissà cosa c'è dentro?”
Disse tra i sorrisi.
Per fortuna il lucchetto che
teneva la porta era rotto e Alexander ebbe libero accesso al capanno.
Entusiasmo si guardò
intorno ma non vide nulla di insolito.
Vi erano attrezzi da
giardinaggio, una carriola, diversi scaffali con vasetti vuoti.
Proprio al centro della
stanza vi era un grosso buco con della terra e una piccola piantina
con un solo grande bocciolo.
Era ancora chiuso.
Affascinato Alexander lo
guardò da più vicino.
Con sua grande sorpresa il
bocciolo ebbe un fremito e lentamente si aprì.
All'interno aveva tre petali
di un rosso scuro ma la cosa che più lo stupì furono
dei piccoli spuntoni simili a dentini sui bordi di ogni petalo.
Il bimbo si scostò e
il bocciolo si richiuse.
Trovò la cosa
divertente e continuò a farlo aprire e chiudere per diverso
tempo finché non si rese conto che si stava facendo tardi ed
aveva fame.
Avendo buona memoria e
grande senso dell'orientamento fu facile trovare la strada verso
casa.
Il giorno dopo ritornò
al capanno per giocare con la pianta.
Mentre si divertiva a farla
aprire e chiudere uno scarafaggio passò accanto alla piantina.
Il bocciolo dapprima non si
mosse ma quando l'insetto cercò di arrampicarsi sul gambo si
aprì e con una mossa rapida si richiuse sopra di esso.
Lo mangiò
letteralmente. Si sentì il rumore del guscio duro che veniva
rotto e lo scoppio del corpicino dello scarafaggio.
Il bimbo non poteva credere
ai suoi occhi, quella pianta era speciale.
Nei giorni seguenti catturò
molti insetti e li diede in pasto alla piantina, ci passava intere
giornate a dare cibo ad essa quasi come se la pianta fosse un cane.
Era diventata il suo
cucciolo, il suo gioco.
Cresceva impercettibilmente
ogni giorno di più.
Nei mesi successivi in
bocciolo era diventato il doppio e il gambo si era allungato
arrivando quasi ad eguagliare l'altezza del bimbo.
Sempre per curiosità
un giorno Alexander riuscì a catturare un piccolo topo.
Lo chiuse in un vasetto e
corse nel capanno.
Aprì il barattolo
accanto alla pianta e quella si avventò sul povero animaletto
spaventato.
Il topo rimase mezzo dentro
e mezzo fuori dal bocciolo, il sangue prese a gocciolare dalla pianta
disegnando una piccola pozza sulla terra.
Lo squittio disperato e
pieno di dolore dell'animale gli stringeva il cuore ma allo stesso
tempo lo divertiva.
Lo scricchiolio delle ossa
che venivano frantumate gli fece venire la pelle d'oca.
Il topolino smise di
dibattersi e si afflosciò senza vita.
La metà rimanente
cadde a terra con un leggero tonfo.
L'intestino dell'animale
usciva dalla pancia tagliata a metà e le zampe scattarono
ancora un paio di volte prima di fermarsi del tutto.
Il tempo passava e la pianta
crebbe ancora fino a diventare più alta del bimbo e sempre più
affamata.
Ovviamente il bambino stava
attento a non toccarla mai ma un giorno gli venne in mente il suo
vecchio cane ghiotto di biscotti.
Gli dava i biscotti
direttamente in bocca così decise di provare a dargli i
topolini allo stesso modo.
Ne prese uno per la coda e
lo lasciò penzolare sopra al bocciolo.
Quest'ultimo si allungò
verso il topo come un gatto che aspetta il pesce.
Il bimbo sorrise divertito e
fece calare la mano un po' più in basso.
Il bocciolo si aprì
in tutto il suo stupendo colore rosso sanguigno, i denti scattarono
veloci intorno all'animale e lo presero per intero.
Ma Alexander non fu
abbastanza veloce a ritrarre la mano e un dentino gli bucò un
dito.
Il sangue iniziò a
gocciolare dal dito e il bimbo cercò di fermarlo con una
smorfia.
“Stupida! Mi hai fatto
male!” Urlò contro ad essa rabbioso.
Poi pentito si rivolse alla
pianta con voce dolce.
“Ma non l'hai fatto a
posta, ne sono sicuro. Scusa piantina.”E detto questo con
delicatezza accarezzò il bocciolo chiuso.
Non successe nulla.
Con un sorriso il bimbo
annuì soddisfatto: la piantina aveva capito lo sbaglio.
Ma all'improvviso il
bocciolo scattò e si chiuse sulla mano del bambino.
Un dolore lancinante gli
attraversò il corpo.
Sentì i denti
affilati penetrargli la carne ed il sangue prese a scorrere
impetuoso.
Uno schiocco precedette il
distacco tra la mano ed io polso.
La mano rimase all'interno
del bocciolo ed il polso sanguinante del bimbo ne uscì fuori.
Urlava di dolore e paura ma
nonostante tutto ebbe la forza di mettersi a correre per tornare a
casa.
Il tragitto era lungo e
Alexander si sentiva debole ad ogni passo.
Non sapeva nemmeno lui come
aveva fatto ma alla fine cadde davanti al portone di casa sfinito e
debole per la perdita di sangue.
La madre lo trovò lì
svenuto e con la mano recisa.
Lo operarono d'urgenza ma
alla fine non trovando la mano dovettero suturare il polso lacerato
senza poter riattaccare la mano.
Quando si riprese il bimbo
raccontò tutto alla mamma e ai dottori.
Diede le indicazioni
adeguate per trovare il capanno e la piantina venne distrutta per
sempre.
L'agente Turner stava
parlando con l'agente Wilson di un caso di qualche anno prima.
“Ti ricordi quel caso
di due anni fa? Quel pazzo che aveva importato illegalmente un
esemplare di pianta carnivora?” Stava dicendo Turner al
collega.
“Ma chi Culio? Quello
della testa mozzata dalla pianta?” Chiese Wilson assorto.
“Si proprio quello.
Ebbene il capanno dove è stata trovata la pianta che ha reciso
la mano al bambino è lo stesso dove Culio teneva la sua pianta
carnivora.”
“Cazzo! Vuoi dire che
quella pianta prima di essere distrutta aveva sparso i semi?”Chiese
stupito Wilson.
“Si, ne sono certo. Ho
letto che queste piante hanno bisogno di tempo per germogliare una
volta piantati.” Continuava Turner.
“Ma ora siamo sicuri
che sono stati debellati tutti i semi e tutte le piantine?”
“Si ora si, dicono che
hanno abbattuto il capanno e scavato a fondo per rimuovere ogni seme
nascosto.”
“Meno male! Piante
carnivore! Quello era proprio matto da legare!”
“Intanto ora sarà
un cumulo di ossa e polvere proprio come le sue amate piante.”
Ad Alexander venne fatta una
protesi su misura.
Ci volle molto tempo prima
che si abituasse alla mano finta ma alla fine riprese la sua vita
come sempre.
Amava sempre esplorare e
divertirsi in posti sempre nuovi ma di una cosa aveva il terrore:
tutte le piante che gli ricordavano quella maledetta pianta carnivora
che gli aveva strappato la mano.
Non l'avrebbe mai
dimenticata ne era certo, nemmeno fra un milione di anni.
FINE
ANGOLINO
DELL'AUTRICE:
Come avrete
capito questo era un piccolo sequel della storia “Tutto per una
pianta” non chiedetemi perché l'ho fatta, non saprei
rispondervi.
Diciamo che
avevo quest'idea del semino malefico che da origine ad una nuova
piantina carnivora.
Spero che non
sia troppo stupida come storia.
Grazie in
anticipo per averla letta se mai qualcuno avrà voglia di
leggerla.
Un bacio da
Fly90
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