Ciauuuuu!!! *______* Niente, niente questi due mi stanno proprio
prendendo. Ho finalmente finito il primo libro di Shannara, e sono
più o meno a metà del secondo. Sono una lumaca a
leggere, ma il secondo anno di liceo classico questo comporta. Comunque
in un momento di ispirazione fulminante (che miete molte vittime XD) ho
scritto questa deliziosa cosuccia, piccola e quasi senza senso,
ambientata alla fine della battaglia finale (perdonate il gioco di
parole), chiaramente con protagonisti i nostri due cari fratelli elfi.
Sono così amorevoli *__________________*
Ah grazie millissime ai carissimi che hanno commentato "As Brothers, As
Lovers" e qualunque altro sclero io abbia scritto. Le vostre recensioni
sono sempre cosa graditissima X3
Dopo il discorso di rito, vi lascio alla lettura. *ciuuuuuuu* =3
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Sangue. Polvere. Urla. Spade.
Battaglia.
Tutto quello che percepisco attorno a me ora.
Gli ingredienti di un massacro che mai ha visto pari, che coinvolge
ogni razza esistente.
Noi compresi. La razza sopravvissuta, disinteressata, dimenticata.
Gli Elfi. Ma soprattutto me e te.
Mi chiedo come faccio a pensare tutto questo proprio nel bel mezzo di
una guerra.
Mi rispondo che non credo ci sia momento in cui non riuscirei a
pensarti.
Fendente e schivata.
Ogni mossa studiata e perfettamente appresa in anni ed anni di
allenamento. Sempre insieme.
Mi assalgono stranamente ricordi di giornate passate a far brillare le
spade al sole, sudati e sfiniti, nel cortile del palazzo. Quando alla
fine, stramazzando a terra, ci abbracciavamo in quel modo che ad un
occhio più esperto poteva far conoscere tutto quello che
nascondeva.
Uno schizzo di sangue sulla mia tunica blu.
E il ricordo di te su un letto bianco, sporco di sangue dalla testa ai
piedi, febbricitante. E sempre io accanto a te, in ginocchio a tenerti
la mano, terrorizzato soltanto dalla vaghissima idea di perderti.
Il sole che manda riflessi sulla spada oscurata dal sangue.
E il sole che brillava da una finestra al mattino, infastidendo i tuoi
occhi verdi che nuovamente si aprivano al mondo, sotto i miei raggianti
nel rivederti vivo.
Ogni ricordo vivido nel fragore della battaglia, tra grida e dolore,
rammarico e morte.
Un compagno cade accanto a me.
Subitaneo il ricordo di un’altra caduta, meno dolorosa, meno
fatale, ma più rifiutata.
La caduta scherzosa tra coperte di seta, in un’afosa sera
d’estate, nel gioco innocente di due fratelli. Il gioco che
poi era diventato quello appassionato degli amanti.
Non so quanto tempo passa, quanti corpi cadono, quanto sangue scorre.
So che ad un certo punto una calma quasi irreale assale una piazza
viscida per il sangue e inondata dai cadaveri, illuminata da una luce
di pace e desiderata speranza.
Il mio cuore esulta, lo sento battere più forte. La pace. La
guerra è finita. E’ finita.
All’improvviso la forza sembra mancarmi, le gambe non mi
reggono più. Senza la benché minima resistenza mi
accascio a terra, sulle ginocchia, la spada ancora stretta in pugno.
Alzo gli occhi al cielo, voglio gustarmelo questo azzurro
così naturale, dopo l’ombra infinita.
E’ bellissimo. E il piacere di aver salvato una cosa
così meravigliosa dalla distruzione alimenta in me una
sensazione di orgoglio che sembra quasi esplodere.
-Durin!-
Mi volto attirato. Un paio di occhi verdi. Capelli neri.
E non mi sto guardando allo specchio.
Dayel.
E il cielo diventa più azzurro, l’erba
più fresca, i corpi meno disgustosi, la pace più
bella.
L’orgoglio aumenta perché ho la consapevolezza di
aver salvato davvero il mondo adesso.
Il mio mondo. Tutto racchiuso in quella figura stanca, insanguinata e
raggiante che mi sta correndo incontro.
Sussurro appena il suo nome mentre mi abbraccia con foga, quasi
trascinandomi a terra.
-Abbiamo vinto, Durin! E’ finita!-
La sua voce esprime una felicità che avevo davvero temuto di
non poter sentire più.
Sorrido involontariamente, contro tutte le mie forze che in teoria mi
impedirebbero di muovere qualsiasi muscolo. Sorrido a lui, a me e a noi.
Sorrido e lo abbraccio più stretto di quanto non dovrei,
più di quanto un fratello non dovrebbe.
Sento il sangue dei nemici che ha ucciso fondersi con quello che ho
sugli abiti.
Sento le sue labbra sulle mie mentre lo bacio, non curandomi
minimamente di qualsiasi persona possa vederci.
Ora l’unica cosa che conta è il mio mondo. Gli
estranei aspetteranno.
Adesso voglio soltanto godermi la mia tanto desiderata pace.
Una pace che ha un paio di conosciutissimi occhi verdi, a quanto pare.
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