COME
PRIMA E PIU’
DI PRIMA:
Pov
Leorio
Te ne sei andato… ancora una volta… un saluto
veloce, uno sguardo deciso e sei salito a bordo di quel grande
dirigibile, portando Senritsu con te.
Mi hai lasciato solo di nuovo… ma so che lo hai fatto
perché il tuo destino è già stato
scritto e ahimè, tu lo stai seguendo con passo deciso, senza
voltarti…
Chiudo la porta della stanza che hai usato in questi giorni, quando
quella strana febbre ti ha assalito… la chiudo come fosse
quella parte dei ricordi in cui tu regni sovrano, quella parte di me
che resterà per sempre tua, ma alla quale ora voglio
sfuggire…
Osservo il cielo attraverso le piccole finestre di questo palazzo ormai
ridotto in macerie e noto un dirigibile solcare
l’orizzonte… lotto invano, voglio allontanarmi da
te Kurapica, basta! Le immagini e i ricordi che ho di te mi vorticano
nella mente senza respiro, lasciandomi nudo di fronte alle mie
emozioni… ed io ho tremo dal freddo…
Anche Gon e Killua ora partiranno per inseguire il loro obiettivo,
Greed Island li attende impaziente… ed io tornerò
ai miei studi, più solo di quanto non lo sia mai
stato…
Intanto sul dirigibile…
Kurapica rivolse ancora una volta il suo sguardo sulla città
che lenta si perdeva sotto di lui. Rivide per l’ennesima
volta il volto abbattuto di Leorio quando gli aveva comunicato la sua
decisione di ripartire, e lo rivide ancora prima di salire a bordo,
triste e rassegnato.
Si sostenne con entrambe le mani al sottile corrimano in legno,
sentendosi improvvisamente pesante, poggiò la
fronte contro il vetro freddo dell’ampia finestra e chiuse
gli occhi.
Un lungo sospiro gli scivolò fuori le labbra appannando un
poco il vetro.
Perché continuava a rivederlo? Perché era sempre
nei suoi pensieri? Non capiva… perché non Gon o
Killua? In fondo erano suoi amici proprio come lo era Leorio, no?
Di nuovo quegli occhi… di nuovo quella voce
profonda… e ripiombava nella malinconia… ma
doveva partire, non era un desiderio, piuttosto un bisogno.
Batté la punta del piede contro la moquette viola,
pensieroso, riaprì poi gli occhi, tornando a scrutare gli
enormi grattacieli che si ergevano alti l’uno accanto
all’altro. E la mente tornò inconsciamente a
lui… rifletté su quanto tempo
sarebbe trascorso
prima di poterlo rincontrare e poter di nuovo ridere delle sue
figuracce.
Sospirò ancora, cercando inconsciamente con lo sguardo il
palazzo rovinato dove ora, presumibilmente, poteva trovarsi Leorio.
<< Il tuo battito è strano… sicuro
di star bene? >> chiese dolcemente Senritsu facendolo
sobbalzare.
<< Oh… sei tu… mi hai
spaventato… >> disse Kurapica ancora un
po’ scosso.
<< Perdonami… pensavo mi avessi sentita
arrivare… >> si scusò lei.
<< Non preoccuparti, ero solo sovrappensiero…
>>
<< Pensavi a Leorio? >>
<< Eh? C-cosa? P-perché credi che stessi
pensando a lui, scusa? >> disse Kurapica con voce
stranamente acuta, arrossendo improvvisamente.
<< Ho solo notato che quando sei vicino a lui, il battito
del tuo cuore muta, si trasforma, proprio come ora… sento
che tieni molto a lui… >> concluse guardando
anch’essa fuori dal finestrino.
Kurapica annuì impercettibilmente ancora lievemente
imbarazzato, osservando il sole che calava lento
all’orizzonte, donando al cielo sfumature cremisi.
<< Capisco che tu possa sentirti triste, non deve essere
stato facile allontanarti ancora una volta dai tuoi amici…
ma non fartene una colpa >> disse piano, allontanandosi
dal corrimano e guardandolo negli occhi << ti porti
dietro già abbastanza fardelli, non serve stare in pena per
loro, sono ragazzi in gamba, se la caveranno anche in tua assenza,
vedrai. >> affermò sorridendo, rassicurandolo.
<< Grazie >> sussurrò il
biondino girandosi a guardala << sei molto gentile a
darti tanta pena per me… e per i miei sentimenti, lo
apprezzo molto >> si rivolse educatamente a lei,
sorridendole di rimando.
<< Sono contenta di poterti essere d’aiuto
>> gli disse la donna prima di voltarsi e incamminarsi
lungo il corridoio vuoto.
<< E non reprimere i tuoi sentimenti, non fa bene
all’anima >> gli confidò misteriosa
prima di voltare l’angolo e lasciarlo da solo con i propri
pensieri.
Kurapica aggrottò la fronte per un momento, riflettendo sul
significato celato dietro quelle parole, prima di immergersi di nuovo
nelle sue tristi riflessioni.
Sebbene Senritsu avesse cercato di rassicurarlo, non riusciva a placare
la sua inquietudine. Pensò che forse c’era la
possibilità di non rivedere mai più i suoi
amici... di non rivedere più Leorio e una tenaglia gli si
avvinghiò con forza allo stomaco che si contorceva sotto la
sua presa.
Voleva davvero bene ai suoi compagni d’avventura. Durante
l’esame, forse per la prima volta dopo la scomparsa della suo
clan, non si era sentito solo al mondo. Ma sapeva anche che senza
vendetta non avrebbe avuto pace, e lui aveva immensamente bisogno di
pace, di placare la rabbia che gli ribolliva dentro ogni volta che
pensava ai membri del ragno… che gli opprimeva il petto ogni
volta che chiudeva gli occhi prima di addormentarsi… che gli
stringeva la gola come una morsa ogni volta che vedeva una famiglia
felice passargli accanto… Aveva assoluto bisogno di fermare
questo cancro che lo logorava e lo corrodeva dall’interno, lo
doveva a se stesso e alla sua tribù.
Tre mesi dopo…
Università Shikuzu
<< Allora ci vediamo domani alle 14
all’edificio di anatomia patologica, ok? Mi raccomando sii
puntuale! >> disse un ragazzo sulla ventina, sorridendo
amabilmente.
<< Ok, ok, ci sarò…
>> rispose Leorio sbuffando mentre riponeva la penna
nella tasca intera del suo zaino a tracolla. Il suo amico lo
guardò scettico.
<< È vero! Verrò! E non
guardarmi così, malfidato che non sei altro!
>> continuò scocciato per la scarsa fiducia
dimostrata.
<< Allora ti aspetto sulle scalinate di marmo
dell’edificio… alle 14! Non un minuto di
più, non un minuto di meno! >> lo
ammonì severamente.
<< Certo che sei proprio petulante Ghito! Ho detto che ci
sarò, punto. >> prese la borsa e se la mise
sulla spalla superando l’amico e dirigendosi verso
l’uscita dell’aula con passo deciso.
<< Hey aspettami! >> gridò il
ragazzo correndogli dietro velocemente, schivando un gruppetto di
ragazzi che si erano fermati a chiacchierare e lo raggiunse.
<< Mmmh… lo scocciatore è
tornato… >> commentò Leorio alzando
gli occhi al cielo, ma sorridendo divertito.
Ghito forse non era il ragazzo più divertente in
circolazione, ma era generoso e disponibile, gli doveva molto. Da
quando Kurapica era partito, lui aveva passato momenti davvero
difficili, in alcuni periodi lo aveva odiato per quello che gli aveva
fatto, in altri gli mancava così tanto da sentirsi
soffocare, ma sebbene provasse sentimenti contrastanti di sicuro non
riusciva a toglierselo dalla mente. E lì era intervenuto
quel ragazzo magrolino ed energico. Lo aveva ascoltato e consigliato,
lo aveva sopportato e consolato. Nei momenti più bui si
rendeva conto di essere stato oltremodo scorbutico, e per questo gli
era doppiamente grato.
Ora camminavano fianco a fianco dirigendosi verso l’uscita
dell’università, tra aiuole e fontanelle.
Era una fredda giornata invernale e Leorio si strinse maggiormente
nella sua giacca, lottando contro il vento che gli sferzava le guance e
gli gelava le orecchie.
<< Uffa! Ancora questo freddo… non lo
sopporto! >> borbottò cercando di far salire
ancora un po’ la lampo della sua giacca scura.
<< A me invece non dispiace, odio il caldo soffocante, mi
fa sentire perennemente stanco! Il freddo invece tonifica!
>> disse allegro Ghito, mentre i capelli castano chiaro
ondeggiavano al vento.
<< Tsè… se non muori prima di fre-
>> si interruppe bruscamente fissando immobile il cielo
plumbeo.
Ghito invece continuò a camminare senza essersi accorto di
nulla, ma quando sentì di essere rimasto solo si
voltò indietro sorpreso.
<< Ma cosa… >>
mormorò prima di capire cosa fosse successo.
Il suo amico stava fissando immobile il cielo con sguardo malinconico e
spento. Guardò anche lui nella stessa direzione, ben sapendo
cosa vi avrebbe trovato.
Gli si avvicinò con passo lento e gli poggiò una
mano sulla spalla, guardandolo fisso negli occhi.
<< Leorio devi smetterla di comportarti così
ogni volta che vedi un dirigibile, capisco che sia stato duro per te,
ma devi superare la cosa, la vita va avanti. >> strinse
di più la mano sulla spalla, come per infondergli coraggio,
poi si voltò e ricominciò a camminare. Leorio
riprese a seguirlo a testa bassa, qualche passo indietro.
Arrivati silenziosamente davanti alla grande entrata
dell’università si salutarono e divisero le loro
strade, e quando ancora non erano troppo distanti per sentire ognuno la
voce dell’altro, una raccomandazione giunse alle orecchie di
Leorio.
<< 14-anatomia-patologica, puntuale!!! >>
un ultimo appunto prima di lasciarsi e il moro sorrise. Appena tre mesi
e già lo capiva alla perfezione, quel dannato orario proprio
non gli entrava in testa!
Alla fermata del treno, Leorio tirò fuori dalla tasca il suo
grosso cellulare scuro e lo fissò sospirando, prima di
comporre quel numero tanto familiare e sperare come ogni giorno di
ricevere risposta.
Qualche attimo di trepidazione fece ammutolire il suo cuore, poi un
suono, forse stavolta… no, era la solita voce femminile che
lo avvertiva che la persona chiamata non era al momento raggiungibile e
come ogni giorno degli ultimi tre mesi, la delusione lo travolse, come
una onda enorme e distruttiva.
Il treno arrivò sferragliando e vi salì con passo
lento e stanco di un condannato e mentre le porte si chiudevano dietro
di lui, sentì una parte delle sue speranze rimanere sulla
banchina e abbandonarlo per sempre.
Quella sera stessa, avvolto tra le calde coperte del suo letto si
sentì così solo da rabbrividire, si
sentì pizzicare dietro gli occhi ripensando a lui, a quel
biondino minuto ma tenace, pensò che avrebbe potuto
fermarlo, che avrebbe potuto impedirgli di allontanarsi da lui, che
avrebbe potuto fare qualsiasi cosa e invece non fece nulla, non una
fottutissima mossa, dannazione!
NOTE POST-LETTURA: Questa come avrete intuito
è solo
un’ introduzione, la vera storia deve ancora cominciare,
anche se la trama è ancora incerta… diciamo che
vado ad ispirazione! XD
Spero che via abbia quantomeno incuriosito e che continuerete a
seguirla (i toni sono un po’ troppo scuri e deprimenti per i
miei gusti, quindi cercherò di alleggerire un po’
nei prossimi capitoli, ma capite pure che questa prima parte riguarda
l’addio e quindi non poteva andare diversamente).
Fatemi sapere cosa ne pensate, se avete qualche idea sulla trama o
qualche consiglio tecnico.
Alla prossima!!
Aka_Z
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