Tuomas aprì gli occhi.Era seduto in mezzo alla radura di un bosco.L'aria era adorna di una sottile nebbia,
che decorava le chiome degli alberi e rendeva quel posto magico.Tuomas amava le emozioni che quel luogo
gli trasmetteva; amava il profumo dell'erba fresca, il rumore che producevano le foglie degli alberi
quando una brezza leggera le sfiorava.Solo in quel luogo si sentiva sè stesso, percepiva le vibrazioni
della foresta come se ne facesse parte.
Un piccolo, fragile esserino con due ali che sembravano zucchero filato e dal volto femminile si
sedette su un suo ginocchio.Tuomas non aveva paura di lei e lei non aveva paura di lui.Tuomas le sorrise e
la fatina fece altrettanto.C'era una ragione se lui poteva vederla e gli altri uomini no; uomini con cui
Tuomas non si era mai trovato bene, come un lupo fuori dal branco.Tuomas possedeva la vista; non che gli
altri uomini non l'avessero, ma non sapevano di averla, essendo troppo concentrati sulla vita materiale.
Tuomas si era trovato fuori dal mondo e aveva dovuto trovarne uno che gli appartenesse veramente.Non si
interessava alle tematiche umane, l'unica cosa che lo collegava con quel mondo che riteneva grigio era la
musica, una scintilla in quella oscurità.aveva sempre sperato di poter trovare delle persone che potessero
provare a capirlo, ma dopo anni non aveva trovato nessuno e pian piano aveva abbandonato l'idea.La cosa non
lo rendeva poi così triste, dopotutto ora aveva nuovi amici.
"Devo andare." Pensò. "Perché continui a vivere nel mondo delle falsità?" La fatina si alzò e gli svolazzò
davanti alla faccia. "Perché è il mio dovere." "Staresti meglio con noi." "Un giorno forse.Sono ancora in
tempo per aiutare quelle povere anime a trovare il vero senso della vita." "Ti aspetterò per sempre.Intanto
continua a venirmi a trovare." "Lo farò." La fatina si avvicinò e gli diede un bacino sul naso.Tuomas sentì
una nuova forza in lui, mista all'odore di vaniglia, che lo avrebbe aiutato a sopportare quei giorni neri.
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