Waiting for carbonara

di Merope Molly Lestrange
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Se ci avesse pensato una sola volta ancora se ne sarebbe pentita amaramente.
Era la seconda ora e aveva fame e l'unica cosa a cui riusciva a pensare era al piatto di carbonara che avrebbe trovato a tavola, esattamente tra tre ore e quarantacinque minuti. Accanto a lei, Alfredo, non la smetteva di ridacchiare. Stava guardando qualcosa sul suo cellulare, accuratamente nascosto nel suo borsellino, ma Miche non riusciva a scorgere nulla. Spesso Alfredo si guardava qualche porno, solitamente nell'ora di religione cattolica, così, giusto per sentirsi trasgressivo. Una volta gli auricolari avevano perso contatto col dispositivo e gli ansimi avevano eccheggiato per un paio di secondi buoni tra le risatine generali. Alfredo aveva sorriso beffardo, Miche si era accasciata sul banco con la testa fra le braccia, vergognandosi a morte per lui, ma trattenendo a stento le risate.
La professoressa di italiano era talmente imbarazzata che aveva preferito non prendere provvedimenti e aveva continuato a spiegare dopo un semplice richiamo al silenzio. Alla fine dell'ora Miche l'aveva guardato e gli era scoppiata a ridere in faccia.
“Questa te la faccio incidere sulla tomba”.


Era passata un'altra ora, mancavano due ore e quarantacinque minuti al suo piatto di carbonara. Miche si guardò intorno annoiata e frustrata. Lezione di scienze, il prof leggeva dal libro e nessuno lo degnava della minima attenzione. Tutto regolare. Le due ragazze davanti si stavano scattando foto. Oh, sarebbe uscita sullo sfondo e avrebbe avuto una faccia improponibile. Si affrettò a collegarsi ad Instagram ed eccola lì, la foto delle sue compagne di classe, fresca di secondi. Cavolo, l'avevano beccata anche 'stavolta. Miche sospirò e si mise a cercare giochi sul suo cellulare, ma si rese conto che gli unici che non aveva cancellato erano Candy Crush e Fruit Ninja e non era proprio momento per mettersi a giocare a qualcosa dove il tema principale erano dolcetti e cibo. Il suo stomaco protestava rumorosamente. Alfredo si girò a guardarla e lei ebbe un sussultò, pensando che avesse sentito il brontolio del suo stomaco, ma non aveva sentito proprio niente, voleva solo una penna blu. Era certa che quella penna non l'avrebbe più rivista, ma gliela prestò comunque. Le dure ore seguenti passarono nella totale apatia. Ad un certo punto sentì un trillo che le parve il suono più bello del mondo. Si alzò di scatto e prese lo zaino salutando Alfredo. Lui aggrottò le sopracciglia e la guardò perplesso.

“Ma dove vai?!”

“A casa, è suonata”

“Cretina, è la suoneria del mio cellulare!” le disse scoppiando a ridere. “La campanella suona tra cinque minuti” aggiunse.

Si guardò interno sperduta e si risedette. Il supplente, che non si era accorto di nulla tanto era concentrato a leggere il giornale, richiamò la classe all'ordine intimandoli di mettere una nota se non la smettevano di far chiasso. Il viso di Miche passò dal pallido olivastro al rosa confetto per l'imbarazzo e Alberto quasi si strozzò per smettere di ridere e darsi un contegno. Quando la campanella d'uscita suonò Miche fu tra gli ultimi ad uscire.
La circolare, quindici minuti di percorso, fermata alla piazza, qualche traversa a piedi ed eccola a casa. La vicina la guardava dalla finestra come sempre, Miche la ignorò, quella vecchia le metteva un'ansia tremenda. Entrò in casa gettando lo zaino a terra, mancando per un pelo il gatto. Raggiunse i suoi a tavola ed era già tutto servito. Si avvicinò e si rese conto che quelli nel piatto erano bucatini al brodo vegetale e non assomigliavano minimamente a dei fusilli alla carbonara. Si sentì mancare.

“Mamma, ma non dovevi fare la carbonara oggi?”.
“Mi sono dimenticata di comprare la pancetta, te la faccio domani”.

“Oh, okay”.
Alle sei e un quarto di quel pomeriggio Miche era la supermercato a fare la spesa personalmente. L'indomani sarebbe tornata a casa totalmente esausta, ma almeno la carbonara sarebbe stata lì a consolarla.



*Note autrice*

Vi giuro che questa storia ha un senso *parte canzone di Vasco Rossi in sottofondo*.

Alla Mich, quell'idiota della Mich. Questa storia è tutta per lei.





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