Come
al mio solito, presentazione iniziale XD
Alllor... che
dire?? La mia mente malata produce storie ad una velocità
impressionante in questo periodo. Sarà che sono malata,
sarà che sto troppo su youtube, comunque ho finalmente
deciso di scrivere la storia che mi proponevo da tempo. Il titolo
è abbastanza buttato là, ci sono stata a pensare
per una buona mezz'ora XD Non posso rivelarvi niente per ora, visto che
il LUI è ancora un mistero x3 Ringrazio comunque le ragazze
meravigliose e piene di talento che mi hanno ispirato con i loro video
magici, quali Balthierkingofskiez, ImaginaryHearts, SamuraiAngel, e
tutti coloro che creano su questa coppia sballata XD
Dai dai che
magari nel prossimo chap vi dico di più.
Mille grazie per
i commenti passati e futuri (_ _)
Buona lettura!
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-Ehi, tu!
Fermati, aspetta!-
Il grido sembrava
quasi inesistente nella desolazione che li circondava.
La ragazza
castana correva, correva a perdifiato. Ma lui non aveva intenzione di
fermarsi.
Inciampò
sul terreno e rischiò di cadere, ma tenne duro e
ricominciò a correre.
-Aspettami!-
E
quell’ulteriore grido nel vento sembrò fermarlo.
Si voltò, con una lentezza esasperante.
Lei sorrise
impercettibilmente e lo raggiunse ansante.
-Non
scappare…-
Queste parole una
preghiera sommessa, sussurrate fissandolo in quegli occhi verdi
assottigliati. Felini.
Lui non le
rispose, si limitò a fissarla di rimando, nei due occhi di
due colori distinti. Verde e blu. Il suo respiro era lento e regolare
sotto la stretta divisa di pelle nera, i capelli lisci ed argentati
ricadevano sul viso coprendolo in parte.
La donna fece per
aprir bocca. Voleva dire qualcosa, qualcosa d’importante, che
le premeva nel petto, minacciando di esplodere.
Voleva parlare,
voleva dire, voleva…
Sapere. Sapere
chi fosse la persona che aveva davanti. Perché, ora che ci
pensava, non la conosceva. Lo guardò meglio. La pelle
lattea, il fisico magro, le labbra sottili.
No. Lei non
conosceva nessuno con quelle caratteristiche.
Disorientata da
quella consapevolezza, fece nuovamente per dar voce al suo pensiero.
-Tu sai
perfettamente chi sono…-
La sua voce era
carezzevole e fresca, come quella di un bambino. Si era dolcemente
piegato verso di lei, e la scrutava con uno strano sorrisetto.
Avrebbe voluto
dirgli che non era vero, che non lo sapeva, che però avrebbe
voluto saperlo.
Ma non fece in
tempo. Lui cominciò a sparire, tanti lunioli colorati
nascevano dal suo corpo, portandolo via. La ragazza allungò
una mano, per riprenderlo. Ma non servì a niente.
-NOOOOO!!!-
Yuna
aprì di scatto gli occhi. La luce era spenta e la tenda era
completamente avvolta nel buio. Con il corpo grondante di sudore accese
la piccola lampada ad olio accanto a sé, sprigionando un
piccolo cono dorato.
Ansimava. Il suo
petto gracile si alzava ed abbassava ad un ritmo irregolare, il respiro
mozzato da quel sogno che restava vivido nella sua mente. Si
portò una mano sul petto, e attraverso la sottile stoffa
bianca poté sentire il suo cuore battere ad una
velocità folle.
Spaventata?
Delusa?
Non sapeva
nemmeno lei cosa sentiva. All’improvviso una mano sulla
spalla nuda la fece sobbalzare.
-Yuna,
cos’è successo? Stai male?-
Una voce
impastata dal sonno le parlò dolcemente nel buio. Yuna si
voltò, trovandosi davanti la scarmigliata chioma bionda del
suo Tidus. I profondi occhi azzurri brillavano di preoccupazioni
nonostante il sonno.
Senza una parola,
gli si buttò tra le braccia, gli occhi colmi di lacrime.
-Yuna…-
Un soffio che si
spense non appena la sentì piangere contro la sua spalla.
Senza una parola la strinse ancora di più a sé,
permettendole di affondare il viso nella sua spalla.
E Yuna
continuò a piangere per molto tempo, non sapendo nemmeno lei
per quale motivo.
Il dolore che
sentiva nel petto era forte e lacerante, l’immagine
dell’uomo che spariva le baluginava ancora di fronte agli
occhi.
Pianse e pianse
finché, cullata dall’amorevole abbraccio di Tidus,
non scivolò nuovamente nel sonno.
Stavolta senza
sogni.
Sole. Tanto sole.
Troppo sole per i suoi gusti.
Non che non
amasse il caro astro splendente, anzi lo amava particolarmente e per
più di un motivo.(*)
Ma a
quell’ora del mattino un sole fin troppo invadente era
decisamente di troppo.
Controvoglia,
Yuna si costrinse ad aprire gli occhi, strofinandoli abbondantemente.
Guardandosi attorno per prendere coscienza di sé stessa e
del resto del mondo, notò che il rumore e il chiacchiericcio
che provenivano da fuori erano abbastanza forti da infastidirla.
A giudicare dal
rumore di passi, doveva essere parecchio tardi. Quindi magari il sole
non aveva tutti i torti ad entrare dalla finestra lasciata beatamente
spalancata.
Si
alzò lentamente e con molta comodità si
preparò, lasciando che il tempo scorresse placido mentre si
sistemava.
Finalmente
uscì dalla tenda, godendosi appieno la luce calda del sole.
Inspirando
profondamente, si stiracchiò ad occhi chiusi. Il villaggio
di Besaid era sempre lo stesso: stesse tende variopinte, stesso tempio
ormai inutilizzato, stesse persone, stesse voci, stessi visi. Stessa
Rikku che le correva incontro alla velocità della luce e con
la grazia di un tifone. L’impatto con l’uragano
biondo fu peggio del previsto e Yuna rischiò di ruzzolare a
terra, se non avesse avuto un buon rapporto con il suo equilibrio.
-Yunieee!!
Finalmente ti sei svegliata, credevamo fossi caduta in qualche stato
comatoso!-
Esclamò
la giovane Albhed saltellando, mentre Yuna cercava di riprendersi.
Ma in fondo sua
cugina era così. E così sarebbe rimasta.
Alla fine, molti
zompetti e cose varie dopo, si scoprì che tutta
quest’agitazione era per l’imminente arrivo di
Gippal e compagnia bella Albhed il giorno successivo.
L’eccitazione e la felicità di Rikku erano
palpabili. Yuna rise e gioì assieme a lei. La vista del viso
arrossato della cugina e dei suoi occhi illuminati anche soltanto
dall’idea dell’arrivo di Gippal la riempivano di
gioia.
Pian piano si
fece trascinare con la bionda nel suo giro di
“controlliamo-se-è-tutto-a-posto” prima
dell’arrivo, riempiendosi le orecchie e il cuore delle sue
chiacchiere continue e agitate. Finirono per portarsi dietro anche un
recalcitrante Tidus incontrato per strada.
E per finire al
tramonto.
Dopo una capatina
di rito da Lulu e Wakka.
E già
che c’erano anche al tempio.
E
perché no? Anche sulla collina fuori del villaggio.
Ma come evitare
una ronda alle rovine. Nonostante gli svariati –Ma tu pensi
davvero che verranno alle rovine?!-
Giustamente per
finire in bellezza dovevano anche passare per la spiaggia.
Insomma tornarono
al villaggio dopo più o meno sei o sette ore. Sfiniti.
A parte Rikku che
aveva miracolosamente la forza di continuare a saltellare qua e
là.
Beata lei.
Yuna e Tidus,
appoggiati l’uno all’altra per la stanchezza, si
diressero verso la loro tenda, già con l’idea di
un comodo e morbido letto ad aspettarli.
Ma come si sa,
niente si ottiene senza lottare. Dalla tenda uscì Wakka,
visibilmente preoccupato.
I due gli si
avvicinarono ansiosi.
-Wakka, tutto
bene? Hai una faccia…-
L’ex-guardiano
scosse la testa e fece loro cenno di entrare nella tenda.
-Qui possiamo
parlare. Non mi va di far correre la voce per il villaggio.-
Si sedette sul
divano e loro lo imitarono, fissando lo sguardo su una strana sfera
poggiata sul tavolo. Wakka la accese senza una parola e delle immagini
cominciarono a scorrere davanti agli occhi dei ragazzi. Era Baralai.
-Yuna, so che
probabilmente questo messaggio che sto per riferirti non ti
lascerà per niente contenta. Ma abbiamo bisogno del tuo
aiuto. Del vostro aiuto. E’ successa una cosa che credevamo
debellata per sempre.-
Un sinistro
presentimento strisciò sottilmente nel cuore di Yuna. Non
poteva essere possibile.
-L’Oltremondo
è nuovamente a soqquadro. Ogni tipo di mostro imperversa per
Spira, molto più ferocemente della scorsa volta.-
Tidus e Yuna si
misero le mani tra i capelli. Di nuovo.
-Mi dispiace
chiedere di nuovo il vostro aiuto, ma davvero siete la nostra unica
speranza-
-Non possiamo
fare nient’altro che accettare…-
La voce esile
della ex-invocatrice, resa ancora più debole dalla
stanchezza, si sovrappose a quella del pretore. Non c’era
davvero null’altro da fare.
-Ah ci sarebbe
anche un’altra cosa…-
Ma Baralai
sembrò esitare, come se riflettesse su qualcosa. Le sue
sopracciglia bianche si aggrottarono per un secondo, poi ripresero la
loro posizione distesa.
-Nulla, ve lo
riferirò quando ci incontreremo.-
Si
inchinò in quella riverenza, memoria di un doloroso passato,
che oramai soltanto i vecchi sacerdoti usavano. Poi dopo un suo ultimo
sorriso, la sfera si spense.
Un lunghissimo
silenzio. Poi un sospiro profondo ruppe la quiete.
-Mai un secondo
di pace…-
Borbottò
Wakka in direzione della sfera, guardandola come se avesse voluto
buttarla a mare.
-Non
preoccuparti, Wakka. Sarà il solito guaio che i Guado non
riescono a risolvere-
La voce di Tidus
sembrava un po’ troppo allegra per la situazione. Gli altri
due lo fissarono.
Lo aveva scritto
in fronte che neanche lui ci credeva. Baralai, per un piccolo problema,
non li avrebbe mai chiamati.
-Sentite, abbiamo
ancora una notte davanti… domattina penseremo meglio.
Vediamoci di fronte al tempio, per definire meglio la situazione.-
Yuna fu
interrotta da un profondo sbadiglio, che coprì appena in
tempo con una mano.
-Buonanotte,
Wakka.-
E così
dicendo, mano nella mano con il biondo, si avviò fuori.
Seguita dallo sguardo limpido del suo guardiano.
Non appena fu
sulla porta però, ebbe come un ripensamento e si
voltò, scrutandolo dubbiosa. Incerta di qualcosa.
Aprì la bocca e fece per parlare.
-…Non
importa.- E con un sorriso si congedò, uscendo nella sera
senza nuvole.
Una coltre rossa.
Il presentimento che qualcosa di terribile stesse per succedere.
Yuna si
ritrovò seduta sul tetto di una casa, piatto, distrutto,
abbandonato.
Si
guardò attorno disorientata. Una città fantasma
si espandeva ai suoi piedi, nessun essere vivente di qualunque tipo era
visibile. Un silenzio mortale riempiva l’aria, soffocandola.
-Dove sono?-
Sussurrò
appena, per rompere quell’agghiacciante atmosfera.
Un eco cupo e
lugubre le rispose, ripetendo le sue parole.
Tremante, la
ragazza mosse due o tre passi verso il bordo. Guardò in
basso.
Nulla. Il niente
più assoluto la circondava. Soltanto palazzi abbandonati e
finestre scure.
-C’è
nessuno?!-
Il suo grido
risuonò nell’aria come un colpo di gong. Il
silenzio sembrò infrangersi, vetro frantumato.
L’eco cominciò a ronzarle attorno come una mosca
fastidiosa, attaccandole le orecchie, che fu costretta a tapparsi.
-Qualcuno
c’è…-
Yuna si
voltò di scatto. Alle sue spalle c’era lui.
I capelli
d’argento che rilucevano alla luce del tramonto, gli occhi
felini che la scrutavano.
Un senso
esagerato ed estraneo di sollievo la invase. Con lui era al sicuro. Non
le sarebbe successo nulla.
Pian piano, gli
si avvicinò, a passi lenti ed incerti.
-Sei
qui…-
Come la volta
precedente, lui non le rispose. Le si avvicinò di rimando,
poggiando la fronte sulla sua. La sua pelle era fredda come quella di
un serpente, ma liscia e candida come quella di un neonato.
La ragazza si
abbandonò completamente, lasciando che lui le percorresse la
pelle del viso con le labbra. Sentiva dentro un senso di rimorso che
non sapeva spiegarsi, un senso di colpa che però non sapeva
identificare.
-Ora ti ricordi
chi sono…?-
Sorpresa,
alzò gli occhi di scatto.
No. Non lo
ricordava. Però lo sapeva… lei sapeva chi fosse.
Ma non riusciva a
ricordarlo.
Era come qualcuno
che aveva conosciuto tempo prima, e di cui ora non riusciva a ricordare
nulla. Un senso di disperazione la invase.
I lunioli.
-No…-
Di nuovo stava
sparendo.
-No…
non sparire di nuovo ti prego…-
Il suo corpo si
faceva sempre più trasparente.
-Aspetta…-
Lo sentiva. Lo
sentiva nella mente. Il suo spirito gridava un nome. Un nome conosciuto
e sconosciuto allo stesso tempo.
Lui spariva, con
un sorriso canzonatorio sulle labbra.
Non voleva che se
ne andasse di nuovo.
Che la lasciasse.
Aspetta…
Aspettami…
-KADAJ!!-
(*) spero di non
sbagliarmi di grosso, ma mi pare che in giapponese Tidus voglia dire
"sole"
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