Il tempo scorre

di La Mutaforma
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“Che ore sono?”
“Non chiederlo”
“Perché?”
“Perché quando il momento in cui l’hai chiesto è finito. Non è più l’orario che mi hai chiesto”
“Quindi?”
“Il tempo fugge. Sappi solo che adesso è un momento. E –uh, è già finito”
 
“Hai uno strano orologio. Non so mai che ora segni”
“Non segna l’ora. Indica il tempo perso”
“Segna mezzanotte, c’è ancora il sole”
“E’ un giorno intero”
“Che hai perso?”
“Che ho lasciato andare”
 
“Giuro che una volta parlammo”
“Potresti annegare nella paura del suono della tua voce”
“Parlammo per un’eternità e mezza. Perché non credo che l’eterno possa durare così poco. Parlammo fino a diventare muti, e poi parlammo con gli occhi. Poi anche gli occhi si seccarono e smisero di muoversi. Parlammo fino a non avere più nulla da dire”
“E cosa vi diceste?”
“Ci scambiammo l’anima. Ma non dicemmo quasi nulla. L’orologio si era fermato”
“Di cosa è fatto il tempo?”
“Chi lo sa. Tempus fugit
“Cosa?”
“Finito. Adesso l’orologio torna indietro”







La Mutaforma appunta: 
Vi ho ingannati tutti, non mi prendo nessuna pausa. Però questo piccolo racconto è speciale, perchè per la prima volta dopo quattro mesi ho ripreso a scrivere senza un destinatario, senza uno scopo preciso. E' una cosa che mi lascia con un po' di nostalgia sulle dita. 
Va bene così. Passerà. 




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