Persia,
220 a.C.
La figura rapida ed esile, non più alta di un ragazzino
umano di quattro o cinque anni, scivolava silenziosa ed anonima tra la
fiumana di gambe umane e zampe animali che ingombrava l’ampia
strada del mercato cittadino, stringendo saldamente un fagotto contro
il petto e mormorando ossessivamente una frase, l’indirizzo
che gli avevano indicato per la consegna.
Il fatto di essere stato scelto tra la moltitudine di creature magiche
che si riunivano ogni giorno per cercare lavoro lo rendeva speranzoso,
orgoglioso e più determinato che mai nel portare a termine
l’incarico alla perfezione. Sperava che il suo cliente,
vedendo quanto fosse stato veloce, efficiente ed economico, in futuro
si sarebbe ricordato ancora di lui e lo avrebbe indicato anche ai suoi
amici, aiutandolo a farsi una reputazione e a sopravvivere in quel
mondo che oramai sembrava essere di dominio assoluto degli Esseri
Umani.
Il giovane goblin lasciò finalmente la grossa strada
trafficata e si immerse nel complesso reticolo di viuzze che costituiva
la parte antica della città, quella dove ancora le Creature
Magiche potevano vivere dignitosamente, lontane dal controllo degli
usurpatori.
Finalmente raggiunse l’indirizzo indicato e, mentre si
concedeva qualche secondo per ricomporsi dopo la corsa, la lama nera e
ritorta del lungo pugnale lo raggiunse velocemente da sinistra,
trapassandogli dapprima le costole e subito dopo il cuore. Il giovane
morì quasi subito, senza neppure dare tempo allo stupore di
dipingersi sul suo viso, e l’assassino lo trascinò
velocemente all’ombra di un androne.
Per prima cosa recuperò il pacco che si era spedito quella
mattina, poi si dedicò al cadavere: lo sezionò
rapidamente, con movimenti secchi e precisi, recuperò le
parti che gli servivano e si allontanò a passi svelti,
lasciandosi dietro i resti.
Tentare di ristabilire il contatto con la sua energia magica era stata
sicuramente la prova più difficile che si fosse mai trovato
a sostenere in tutta la sua lunga e misera vita.
Aveva provato di tutto: digiuni, salassi, svariate combinazioni di
questi due elementi, infiniti cicli di preghiere, i miscugli
più improbabili di pozioni e cataplasmi; nulla,
però, aveva funzionato.
Ma non si era arreso, e aveva deciso di intraprendere
un’altra strada: aveva rubato tutti i trattati di Magia nera
che uomini o Creature Magiche avessero mai scritto, e li aveva letti
fino a consumare le pergamene.
Per anni ed anni officiò riti di evocazione e sacrifici in
numero sempre maggiore, non perdendo neppure per un istante, nonostante
l’assenza di risultati, la fede nella sua opera diabolica.
Provò, riprovò e provò ancora
finchè la sua bramosia, in una torrida notte estiva, non
venne pagata dalla Sua venuta.
La potenza del Suo contatto mentale fu tale che il vecchio essere si
trovò a perdere sangue da naso, orecchie e bocca, senza che,
in verità, gli importasse poi molto. La fredda voce
infernale stava incendiando la sua mente con promesse ed immagini del
trionfo che avrebbero conquistato assieme, e a lui null’altro
importava.
La meravigliosa sensazione di terrore ed inadeguatezza che provava,
l’enorme quantità di potere che percepiva in ogni
minimo frammento dell’aria bastavano a renderlo felice ed
appagato.
Tutto quello, presto, sarebbe stato suo.
E anche se deluso da quell’ulteriore, piccolo, intoppo nella
sua scalata verso il trionfo e la vendetta, era troppo felice ed
impaurito per poter obbiettare.
In fin dei conti, non si trattava che di rubare qualche altro oggetto,
sacrificare qualche altra vita e rimuovere uno stupido sigillo umano.
Nulla di complicato.
Ora, finalmente, il momento era davvero giunto, e lui era
più che pronto. Guidato, come sempre, dalla voce del demone,
la creatura accese due bracieri sconsacrati col sangue e li intrise
degli olii essenziali più preziosi.
Osservò per qualche secondo le fiamme levarsi verdi ed
innaturalmente alte, poi le nutrì di nuovo combustibile:
diede loro in pasto centinaia e centinaia di pergamene e volumi dagli
argomenti più disparati, e bruciò anche disegni,
abiti ricercati e oggetti di vanità.
Attese che venissero consumati fino alla fine e poi ne raccolse la
cenere rovente a mani nude.
La unì ai resti delle vittime sacrificali, salmodiando lodi
alla grandezza della sua Signora, la mescolò a lungo e, dopo
avervi sputato dentro tre volte, ne bevve un lungo sorso e se ne
intrise le braccia sin oltre al gomito.
Usò il resto di quel miserabile composto per tracciare sul
pavimento un grosso e complicatissimo simbolo, il sigillo della strega,
e il liquido sfrigolò e ribollì ad ogni tratto,
come imprimendosi a fuoco sulla dura terra battuta.
La creatura magica si gettò prono sopra di esso e subito
provò a divincolarsi ed arretrare, poiché il
dolore che il contatto con quel sigillo santo gli causava era troppo
atroce.
Ma la volontà del demone prigioniero lo spinse nuovamente a
terra, e lo costrinse a grattare furiosamente il suolo con le lunghe
dita adunche e la vecchia lingua.
Ad ogni millimetro di terra smossa le sue viscere si contorcevano ed un
acuto dolore lo scuoteva da capo a piedi, ma la voce del demone lo
sorreggeva e spronava a continuare, sempre più forte e ferma.
Dopo ore ed ore di supplizio, il simbolo venne quasi totalmente
cancellato, e la creatura ebbe finalmente il permesso di alzarsi.
Esausto e tremante sulle gambe, l’essere emise qualche breve
ed affannato rantolio nell’aria tesa ed irrespirabile della
stanza, e si diresse verso i bracieri mentre, alle sue spalle, il
demone cominciava a manifestarsi in una nebbia oscura.
Da dietro uno dei due altari, il vecchio trasse un sacchetto di
tessuto, lo stesso che l’ignaro ragazzo goblin aveva
trasportato quella mattina. Ritornò presso il sigillo
spezzato e fece rotolare parte del contenuto all’interno
dell’antico perimetro.
Centinaia e centinaia di rubini e diamanti catturarono le scintille dei
bracieri, e si accesero di mille lividi bagliori.
La polvere di platino, invece, venne gettata direttamente sul fuoco,
trasformandosi in pioggia incandescente che sibilava sommessamente
mentre si scioglieva, attendendo che il demone la riempisse e le desse
una forma.
Non ci volle molto.
La nebbia si condensò e brillò per qualche
istante, andando poi ad avvolgere e plasmare le preziose componenti di
quello che sarebbe stato il suo nuovo corpo.
La creatura magica cadde in ginocchio e picchiò il vecchio
capo a terra più e più volte, in preda
all’estasi mistica.
Finalmente, finalmente avrebbe potuto ergere il capo dinnanzi agli
umani e…
La punta della coda rovente del demone lo raggiunse e gli
perforò il petto, fermandosi a pochi millimetri dal suo
cuore pulsante.
Gli occhi del vecchio si spalancarono, feriti ed increduli.
“Tu mi avevi promesso…”
“E intendo mantenere la promessa. Sterminerò tutti
gli esseri umani, e lo farò da sola. Ma tu hai ancora due
importanti compiti da realizzare. Il primo è liberarmi
completamente da questo sigillo, come promesso.”
Il vecchio osservò bene lo sbiadito simbolo che ornava terra
e vide che un legaccio mistico legava ancora saldamente il demone.
“ E come pensi che potrei fare? Mi hai condannato a
morte.”
“Precisamente morendo.” Assentì il
demone, dando uno strattone alla coda e strappando il cuore
dell’essere.
“Il tuo cuore pieno di devozione tradita è la
chiave che cercavo da secoli e secoli.” Il demone si godette
appieno la sua prima mezz’ora di
libertà, la usò per distruggere e
devastare ogni cosa.
Poi passò alla seconda parte del piano.
“ Ora” Sibilò rivolta al cadavere
“passiamo al tuo secondo compito.”
La creatura avanzava lentamente, incespicando spesso, ma era davvero
molto anziana e nessuno vi fece caso.
Portava una cappa marrone con un cappuccio, e sotto una logora veste
scura che pendeva da tutti i lati. Sembrava innocua, ma le guardie
imperiali erano pagate per fare domande ed impedire ai popolani di
entrare scompostamente a palazzo, quindi lo fermarono in ogni caso.
Videro che l’età si era presa entrambi i suoi
occhi e quasi tutta la sua forza, quindi furono più gentili
e meno accurati del solito.
E comunque, quando il vecchio fece brillare davanti ai loro occhi un
meraviglioso anello a forma di serpente, essi dimenticarono ogni cosa.
Lo scortarono all’interno come se fosse il loro Signore,
lasciando incustodita la porta principale e sventrando con le lunghe
scimitarre chiunque si parasse loro innanzi.
Raggiunsero così indisturbati il meraviglioso giardino dove
il Maharaja stava celebrando un banchetto mangiando, bevendo e ridendo
di gusto.
Fu facile arrivargli vicino: la festa era stata organizzata per
celebrare l’ennesima vittoria del Grande Sovrano, quindi lui
era al centro della scena e tutti gli altri troppo occupati a
banchettare, ridere ed osservare le danzatrici ed i giochi di prestigio
per controllare che non venisse avvicinato da individui sospetti.
Ucciderlo a sangue freddo gli avrebbe dato grande soddisfazione, ma la
creatura magica voleva tutta l’attenzione per sé,
quindi si fermò prima alla spalle di un invitato qualsiasi e
lo colpì con una folgore.
Immediatamente l’atmosfera gioiosa scemò, e tutti
coloro che avevano una lama al fianco la impugnarono e si lanciarono
alla carica in massa.
Erano davvero una moltitudine, ma quelle che una volta erano due
semplici guardie della porta dopo l’incanto che gli
aveva lanciato la creatura combattevano con una ferocia diabolica,
dando prova di una forza prodigiosa e di un’assoluta mancanza
di umanità.
Il loro protetto, inoltre, quella povera creatura anziana e cieca, si
batteva, se possibile, con ancora più vigore, usando persino
magie ed incanti che non avrebbe dovuto conoscere.
Inoltre non c’era ferita, magica o di lama, che sembrasse in
grado di fermarla.
Il trio trucidò praticamente tutti gli invitati e, quando
non fu rimasto che il Maharaja, la creatura abbatté pure i
suoi commilitoni e diede inizio allo scontro finale.
Il sovrano sapeva di essere condannato, ma rimaneva comunque un
valoroso condottiero ed un uomo d’onore.
Impugnò la sua magnifica scimitarra e diede, in ogni caso,
battaglia.
Non fu uno scontro molto lungo e, ben presto, la Creatura rimase sola
con quelli che aveva prescelto come testimoni della sua ascesa.
Ignorando le loro lacrime sommesse, il vecchio pretese che lo
guardassero tutti, dopodiché prese ad indottrinarli.
Raccontò loro di come, centinaia e centinaia di anni prima,
fossero le Creature Magiche le sole ed uniche detentrici della Magia e
di come gli Esseri Umani avessero sottratto loro questa conoscenza con
l’inganno, rivoltandogliela contro.
Raccontò di come gli Uomini avessero setacciato palmo a
palmo le città ed i villaggi, imponendo il sigillo sulle
creature in fasce e uccidendo quelle troppo grandi per dimenticare del
tutto, di come lui fosse misteriosamente scampato alla morte e di come
avesse deciso di vendicarsi.
“E ora sarò io a comandare! Riotterrò
il dominio e schiaccerò fino all’ultimo, maledetto
Umano! Ucciderò tutti gli uomini ed obbligherò
donne e bambine a demolire le vostre luride città e a
riedificare la mia splendida civiltà! Saro un re! Un capo
assoluto! Non vi sarà autorità al di fuori della
mia!”
Si udì un sibilo, e la sua testa cadde di netto, spiccata
dal disco lanciato da un giovane dignitario fortunosamente sfuggito al
massacro. Le palpebre e la bocca del vecchio si contrassero
spasmodicamente ancora per qualche secondo, poi rimasero paralizzate in
una smorfia di mortale stupore. Il piccolo corpo avvizzito cadde
all'indietro e cominciò a marcire e a decomporsi siccome, in
realtà, era già morto da più di un
mese. Il meraviglioso anello in foggia di rettile sentì il
dito del suo precendente signore raggrinzirsi e ratrappirsi dentro le
sue spire, e ne provò un'incontenibile gioia, che espresse
rilucendo debolmente. Sapeva che il cadavere del criminale che aveva
sterminato la famiglia Khan e tante altre persone sarebbe stato
perquisito, e lei non avrebbe permesso di non essere notata.
Sapeva che sarebbe stata raccolta e tramandata come un simbolo
di forza e un potente trofeo. Sarebbe diventata forte, e avrebbe
distrutto il mondo.
Buongiorno miei cari. Torno
dopo molto tempo con una storia alla quale lavoro da parecchio, anche
se per un lungo periodo l'ho abbandonata. Ma ultimamente ho ritrovato
molti degli appunti che avevo preso e me ne sono innamorata nuovamente,
così ho deciso di riprenderla in mano e sono
più che decisa a terminarla, anche se già so che
sarà una cosa molto lunga. (Anche se mai quanto "What If",
prometto!) Spero davvero che vi possa piacere! Vi mando un bacio, Ysis.
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