Titolo:
Noctis poenae
Autore: weeping_ice/kaos3003
Genere: drammatico, sovrannaturale
Raiting: giallo
Avvertimenti: violenza, death, tortura
Riassunto: la vendetta si consuma nell'ora
più tarda della notte.
NA: il titolo è una storpiatura del
famoso carmine "Dies irae" e significa "Le notti della vendetta".
Originariamente è stato scritto per il contest "Spoon
River" di ZKaoru69, ma non sono riuscita a consegnarlo per
personali motivi.
E
qual fosse li mio destino, come lo Santo Padre dixit, certamente fui
primo fra i mei pari in justicia et rettitudine in esta santa
bello.
Et nostro
Signore Jesus Christus testimone mihi
sim
e adiuvi l'umile
suo
servo nel guidare
esto
Sancto
Tribunale in verità e con fermezza.
Parole, parole che troppo presto avevano lasciato le sue labbra.
Vanità e ira, avrebbe dovuto ricordarlo, altro non erano che
due
vizi capitali capaci di allontanare perfino l'uomo più retto
dalla
Luce Divina.
“Sancta et pulchra Mater...”
Il sibilo alla sua sinistra e l'artiglio che gli si conficcò
nel
fianco, squarciando la tunica e il cilicio, lo fecero sussultare. Un
rivolo di sangue scendeva lento ormai da ore e quella bestia immonda
scavava e scavava, leccando oscenamente la carne, la bile e il
putridume dal proprio artiglio.
Non avrebbe mai dovuto addormentarsi, ma, si sa, perfino la carne del
servo più fedele di Dio può essere debole, specie
se provata da ore
di digiuno e preghiera.
I suoi fratelli più anziani lo avevano avvertito giorni
addietro: se
la strega vi maledice vegliate, affinché l'Iddio vi protegga
dal
demonio che costei vi scatenerà contro, ecco cosa avevano
detto poco
dopo le orazioni del mattino, mentre si dirigevano verso la prigione
dove l'accusata era stata rinchiusa una settimana prima.
Che Iddio lo perdonasse, però, non aveva ascoltato: troppo
trionfo
nell'essere stato nominato responsabile di quel tribunale, troppa
superbia dovuta ai suoi studi gli avevano fatto sottovalutare le
perverse trame che il Maligno poteva avere in serbo per lui.
Eppure era stato così certo, tutto era sembrato
così semplice alla
prima enunciazione.
Quando lo avevano chiamato per tenere il caso, si era aspettato di
trovare una vecchia megera, una di quelle che ormai vivevano ai
margini dei villaggi, raccogliendo erbe, funghi e minerali per
alterare gli umori corporei, inaridire i campi e rendere sterili
intere mandrie, invece... Iddio lo proteggesse, quella che aveva
trovato nella cella era una fanciulla di appena dodici anni, stremata
e spaventata.
Fosse stato un novizio probabilmente avrebbe avuto dei dubbi e la sua
fede avrebbe vacillato, ma ormai gli erano noto che il Demonio si
nascondeva negli aspetti più insospettabili e capi d'accusa
erano
ben chiari: un fratello domenicano, tornando da un pellegrinaggio in
Terra Santa, aveva visto la ragazza in un campo, circondata da
villici e contadine che bestemmiavano, mescolando versi di preghiere
con antichi riti pagani. Le gonne della giovane erano sollevate oltre
i fianchi e lei correva leggera come una cerva sulle zolle,
cantilenando una vecchia litania contro i vermi che infestavano le
colture1.
Erano stati duri giorni d'interrogatorio, ore in cui la carrucola
stridette, mentre la ragazza veniva sollevata da terra, ore e minuti
in cui il crepitio delle fiamme nel piccolo camino avevano
accompagnato l'arroventarsi delle tenaglie e dei ferri.
Quando l'empia aveva finalmente confessato, tutto era stato semplice,
veloce: il tribunale l'aveva condannata per il reato di stregoneria e
per l'uccisione di tre infanti ancor prima della nascita e in un
attimo il boia le aveva stretto le mani intorno al collo,
soffocandola. Solo quando il corpo era stato dato alle fiamme,
lasciando l'anima libera di giungere a Dio, la madre si era fatta
avanti, urlando come una posseduta, maledicendolo e condannandolo a
quel tormento.
Aveva provato a vegliare sino all'alba, sgranando i grani del
rosario, i Santi solo sapevano se ci aveva provato, ma tutto era alla
fine aveva ceduto alla stanchezza e, con riluttanza, aveva
abbandonato la testa sul guanciale. Per qualche ora aveva perfino
sognato: un addestramento di falconeria con suo padre e uno dei suoi
fratelli, le lunghe sere d'inverno passate nel castello a leggere i
classici... poi si era risvegliato in quell'incubo.
Quando aveva aperto gli occhi era stato per il dolore lancinante
della sua carne strappat, nell'istante in cui quella immonda presenza lo aveva trascinato sul letto...
Una piaga virulenta, ecco tutto ciò che era rimasto del suo
fianco
sinistro e della sua virilità. Nemmeno in età di
fanciullo aveva
avuto occasione di goderne, ma era bastato un morso di quel demone
per perdere ciò che spesso lasciava ai sovrani il diritto di
sedere
vivi sul trono.
Lentamente voltò il capo. Lei era lì, corpo di
femmina e zampe di
bestia, un sorriso ferino sul volto. Prima della mezzanotte, ne era
cosciente, quelle zanne insanguinate, da cui penzolavano i miseri
resti delle sue gonadi, gli avrebbero squarciato il petto,
prelevandogli il cuore e l'anima.
Era finita, pensò. Il suo respiro si spezzava e colpi
violenti di
tosse lo facevano sussultare e sputare sangue sul guanciale, eppure
sapeva che quella bestia infernale lo avrebbe trattenuto sulla lama
di quel rasoio fino a quando non avesse smesso di divertirsi.
Lei sorrideva, come faceva da ore, carezzandosi il fianco. Avevano
punto la ragazza per ore proprio in quella zona, cercando quel
piccolo lembo insensibile che avrebbe permesso d'emettere la giusta
sentenza, ma invano. Il cielo solo sapeva se non era la madre quella
da condannare.
“Siete febbricitante, padre,” mormorò al
suo orecchio l'essere,
leccandogli la tenera carne e mordendola leggermente. La mano
artigliata scese sulla sua coscia, scostando il saio e risalendo
verso il suo inguine, giocando infine lentamente col povero moncone
che ormai pendeva osceno fra le sue gambe. “Che succede? Non
mi
dite che preferireste essere il pellegrino sul camino di san Iago.2”
Probabilmente sì, almeno avrebbe smesso di sanguinare.
“Lo sa, padre,” continuò in tono dolce e
portandosi la sua testa
sul petto, quasi volesse fargli da madre. La sua pelle odorava di
lillà e gigli, tutto quello che non si sarebbe aspettato
dall'inferno. “La mia bambina soleva addormentarsi rivolta
verso
oriente. Aveva spostato perfino il pagliericcio sotto la finestra,
sfidando il vento invernale.”
Il demone si fermò un attimo e, per un istante nei suoi
occhi poté
rivedere quella donna disperata che aveva tentato di gettarsi sulla
pira per preservare i miseri resti della sua discendenza. Non aveva
capitò cosa la spingesse all'empio atto di togliere ad
un'anima
l'ultima possibilità di ricongiungersi al Signore fino a
quando non
l'aveva vista sul suo giaciglio con gli occhi di brace e le zanne
esposte.
“Voleva vedere il sole nascere. Odiava i tramonti e la notte
con
tutta se stessa. Paura del buio e di qualcos'altro,
immagino,”
continuò, lentamente, e affondando gli artigli nel suo
petto,
proprio all'altezza del cuore. “Non sarebbe mai diventata una
strega, non ha mai capito quanto male potesse esserci nel lato
sinistro del corpo.” terminò un basso
soffiò, spingendo di più
gli artigli nella sua carne e sputandogli in faccia l'olezzo di
marciume e zolfo.
E serrando gli occhi per il dolore l'unico pensiero che
attraversò
la sua mente ottenebrata fu che, infine, era giunta l'ora e non aveva
nemmeno tempo di raccomandare l'anima a Dio, poiché non
v'era dubbio
che quell'essere non gli avrebbe fatto tal cortesia, ansioso com'era
di trascinarlo fra le fiamme eterne: vederlo marcire come lei
all'inferno, mentre la sua dolce creatura cantava le lodi del signore
fra le schiere angeliche, ecco tutto ciò che quell'empia
strega
bramava.
Le campane della chiesa suonarono i dodici rintocchi, fuori un gufo
bubolava, cacciando i topi nel fienile, e i gatti miagolavano per
accoppiarsi. Fratello Riccardo, che ancor russava nella cella
accanto, si sarebbe dovuto seriamente impegnare quella primavera per
annegare i gatti ed evitare che rubassero i sanguinacci dalle cucine.
Il demone gli sorrise ferino, scoprendo le zanne affilate.
“Credo
sia ora di andare, padre,” mormorò dolce e lenta,
affondando per
l'ultima volta gli artigli nel suo petto “Avreste dovuto dare
ascolto ai vostri confratelli: dormire sul lato sinistro è
pericolo
dopo un processo.” Si bloccò un attimo,
osservandolo contorcersi
negli ultimi spasmi. “Be', dormire semplicemente è
pericoloso.”
sentenziò, dando uno strattone al braccio.
Il mattino dopo, quando i fratelli entrarono nella cella, preoccupati
per la sua assenza alle orazioni del mattino, trovarono padre
Bernardo steso sul suo giaciglio. Intorno a lui si era allargata una
pozza di sangue e il suo cuore era stato gettato ai piedi del letto.
Un novizio più tardi, pulendo la stanza, notò che
un lembo
dell'organo era stato strappato con un morso.
1 Vi furono veramente processi su
questa commistione tra paganesimo e cristianesimo nell'Italia
nord-orientale. Per il rito si sceglieva una giovane alle soglie del
menarca, quindi al massimo della fertitlità, per aiutare con
il raccolto.
2 Uno
dei più famosi miracoli ad opera di San Giacomo Maggiore ed
è
contenuto nel Codex
Calixtinus, ma anche nella Legenda Aurea di Iacopo da
Varazze. Potete trovare varie versioni del racconto qui |