LA VECCHIA PAZZA
e la
disinteressata spettatrice
L’ho vista
tempo fa per strada.
Quella vecchia pazza sembra non volerne sapere
di farsi rinchiudere. Continua a girare per le strade mugugnando. O almeno a me
sembrano essere vaghi mugugni. Potrebbe anche essere un linguaggio
extraterrestre. Oggi giorno non si può mai sapere.
Si vocifera
che da piccola avesse avuto dei problemi in famiglia e da quella volta non ne sia più uscita,
non ne sia mai guarita.
A vederla fa
pena, lo ammetto.
Eccola ancora
lì, che vestita di vecchi stracci, cammina sul marciapiede, un po’ sbilenca. Si
appoggia con le mani al muro ogni tanto e se per caso capita vicino ad una
vetrina subito i padroni la scacciano per paura che questo si
sporchi.
La trattano
come una zingara, invece, a quanto pare è un italiana doc.
Tutti la
conoscono, ma nessuno ne parla.
È come se
fosse uno di quei segreti immani che la cittadina tiene per se. Un po’ come nel
medioevo quando si aveva paura di parlare di certe cose.
Alcuni hanno
sentito dire da altri che a loro volta avevano sentito da altri ancora e così
via, che quella pazza avesse augurato
la morte a qualcuno e che poco tempo dopo, questo sia morto veramente. Sembra
veramente far paura questa qui. La additano come la Strega per quest’episodio, ma lei non se
ne cura.
Per gioco i
bambini le tirano addosso gli oggetti: a volte pescano dai secchioni
l’immondizia e fanno a gara a chi fa più centri con la sua testa.
La vecchia pazza non dice mai niente.
Continua a camminare e mugugnare.
Capita anche che quando si ferma
inizi a dondolare prima sulle punte e poi sui talloni. Poi si arresta e dopo
qualche minuto di assoluta immobilità riprende a camminare.
È strana
forte, ma io non le ho mai fatto niente. A dir la verità cerco di evitarla, come
fanno un po’ tutti, e certe volte mi sento un po’ in colpa per
questo.
Penso che
magari questa vecchia pazza si senta
sola come un cane e che, sempre magari, se qualcuno provasse a farle un po’ di
compagnia, si scoprirebbe che poi tanto pazza non è.
Ha capelli castano chiaro, quasi biondi.
Sono lunghissimi e in disordine, sempre, ma qualcuno rammenta che da giovane lì
abbia tenuti corti e che forse presa da un raptus di follia, il preludio del suo
avvenire, se li sia tagliati a colpi di forbici nel bagno di casa,
sola.
La osservo
ciondolare a destra e a sinistra, ora, come se cercasse un equilibrio del corpo.
Alcuni dicono che chi è pazzo a volte lo fa: è come se cercando l’equilibrio del
corpo cerchino quell’equilibrio mentale che non hanno.
Sempre
dicendo la verità, a mio parere, questa donna non è pazza. È semplicemente una
donna che ha bisogno di aiuto.
A volte,
vorrei avere il coraggio uscire di casa e portarla via con me: farla lavare,
pettinare, mangiare. Insomma vorrei curarla. Eppure c’è sempre qualcosa che mi
ferma, che mi blocca. C’è qualcosa che mi dice di non farlo.
Ancora non ho
capito cosa sia questo qualcosa, ma di certo è molto più forte di me.
Forse è la
paura di essere giudicata. O forse no. Non credo sia quella: in fondo la voglia
di aiutare gli altri chiunque essi siano prevale la paura del
giudizio.
Credo.
Non saprei,
non saprei davvero.
Ora la donna è scomparsa dalla mia vista.
Spesso accade mentre tu la guardi: lei procede sempre lentamente poi giri per un
secondo lo sguardo e quando vai per guardarla ancora, lei non c’è più. È
scomparsa, come volatilizzata. E magari non si fa vedere per giorni interi, poi
torna e la vedi sempre sullo stesso marciapiede, nella stessa
posizione.
È davvero
strana, dai, la gente ha ragione. Chissà quella che ha fatto nella vita e poi
che fine ha fatto tutta la sua famiglia.
Non credo che
siano stati così crudeli da averla lasciata così sola e indifesa, in fondo sono
sangue del loro sangue. Alcuni dicono che invece sia così, che siano partiti per
un’altra città più grandi dove sarebbero stati sconosciuti e irriconoscibili
agli occhi di tutti. Altri, invece, dicono che li abbia ammazzati lei, la cara
vecchia pazza.
Chissà se è
vero. Io non lo posso sapere, posso solo fidarmi del mio buon senso, però potrei
anche sbagliarmi. E poi l’opinione pubblica è così forte, è difficile non essere
contagiati dalle dicerie comuni. È così difficile quanto stupido, perché solo un
ignorante non avrebbe un’idea propria e ora, non per fare la saputella o una che
si crede chissà chi,ma ignorante non lo sono proprio.
È la società,
si ne sono sicura: è la società così strumentalizzata e cattiva. È lei che ti
attrae nella sua ragnatela, ti cattura e ne è fiera: sembra davvero di sentirla
ridere malefica una volta allargato il suo bottino di caccia.
Ed ora eccola
ancora lì, sul marciapiede opposto. Ha cambiato posizione.
Ora è lì che
fissa mi guarda negli occhi, guarda in alto e proprio verso di me. Non c’è
dubbio non è un illusione ottica e nemmeno la mia mente che mi dice così per le
mie fissazioni.
Guarda
proprio me.
Ed io,
spettatrice comune e disinteressata delle vite altrui, mi scosto lentamente
dalla finestra e ricado nell’ombra.
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