La posto in tutta
fretta... Come al mio solito!
Fatemi sapere cosa ne pensate...
Ci sono alcune cose in comune con la mia altra fanfiction, "l'ottavo
anno": questo perché ad alcune situazioni, personaggi e
scene non so proprio rinunciare... Ma sentivo il bisogno di
scrivere qualcosa di molto leggero ed allegro...
In grassetto (nei capitoli seguenti) sono riportati alcuni brani tratti
dal diario di “guerra” di Draco Malfoy…
Ho potuto carpirne solo pochi stralci prima che se ne accorgesse e
desse alle fiamme tutte le prove scritte. O forse le ha fatte mangiare
a Tiger e Goyle… Non lo so e preferisco non saperlo: mi
preme restare viva.
Stava giungendo ormai la fine della scuola.
Con Voldemort risorto ma provvidenzialmente disperso chi sa dove a fare
chi sa cosa, Harry aveva avuto un anno insolitamente tranquillo, dove
la cicatrice non gli aveva fatto male, non aveva rischiato la vita, non
lo avevano torturato, non era morto nessuno dei suoi cari.
La sua sola spina nel fianco era stato come al solito Piton.
La sua solita nemesi del quotidiano, invece, Draco Malfoy: se Piton era
una spina nel fianco, Malfoy era un dito in culo, come Harry non
mancava mai di far notare al biondino.
Era stato un buon sesto anno, dove finalmente aveva potuto far
più che risolvere misteri e salvare il Mondo Magico: aveva,
cazzo, finalmente studiato per vedere di farsi un futuro, Voldemort
permettendo; e poi si era divertito, aveva giocato a Quidditch, aveva
infilato la lingua in bocca a qualche ragazza di Hogwarts, prima di una
rivelazione sessuale presentatasi come Justin Finch-Fletchley parecchio
ubriaco per i corridoi poco prima delle vacanze di Natale, dopo la
quale aveva guardato il mondo con occhi nuovi.
Occhi che non disprezzavano toraci muscolosi invece di tette.
Una ridente mattina di festa si era guardato allo specchio e si era
salutato come
Il-bambino-che-è-sopravvissuto-ED-È-GAY.
Una triste sera di cinque settimane dopo aveva ammesso di
avere seri peccaminosi pensieri su Draco Malfoy e si era dato la
buonanotte come
Il-bambino-che-è-sopravvissuto-ed-è-gay-E-QUESTO-È-UN-GROSSO-CASINO-HARRY.
Dopo di che, si era sforzato di mandare avanti la sua vita pensando che
aveva cose più importanti da fare che lasciarsela rovinare
dalla linea della mascella di Malfoy.
Solitamente, ci era riuscito decentemente.
Sempre meno con il passare dei mesi.
Ad un certo punto, preferiva gli incubi di Voldemort a quei sogni
vividi e bagnati.
Ecco, lo sapeva: Voldemort non era mai nei paraggi, quando serviva.
Merda!
Ed era arrivata quasi la fine della scuola.
A quel punto, avrebbe voluto attaccare Malfoy ad un muro in piena Sala
Grande e fargli e farsi fare cose indicibili.
Il caldo si era ripresentato prepotentemente ad Hogwarts e gli studenti
cercavano riposo durante le ore vuote da lezione tra le fresche mura
del castello.
I Grifondoro deambulavano come zombie, visto che la notte sulla torre
era impensabile dormire, data la temperatura da altoforno che
raggiungeva il dormitorio dopo un’intera giornata di
esposizione al sole. Simile era la situazione per i Tassorosso, che con
le loro stanze accanto alle cucine erano assaliti dalle peggiori vampe
infernali: potevano scegliere se morire lessati tenendo le finestre
chiuse o mangiati vivi dalle zanzare se lasciavano i vetri aperti.
I Corvonero non godevano di sorte migliore.
Gli unici a girare freschi come rose erano i Serpeverde, i soli a
riuscire a riposare nelle ore notturne, dal momento che rintanati nei
loro sotterranei sotto il Lago Nero godevano del giusto clima a
dispetto della stramaledetta afosissima fine di aprile, inimmaginabile
per quelle latitudini.
Tutti erano durante la giornata comunque abbastanza isterici, persino
gli elfi domestici, che un paio di volte avevano servito la colazione
al posto della cena e poi avevano tentato di punirsi gettandosi fuori
dalla finestra dell’ufficio di Silente come lemming impazziti.
Il fatto preoccupante e che dava la giusta misura dello stato in cui
tutti versavano era stato che Silente non avesse mosso dito per
fermarli. Piton li aveva bloccati affermando che altrimenti sarebbero
dovuti scendere loro a preparare i pasti. La Cooman aveva chiesto con
aria interessata se nelle cucine potesse fare più fresco.
-Prova a indovinare-,
aveva risposto Piton, acidissimo.
Era scoppiata una lite furiosa.
Non erano certo momenti buoni per esasperare situazioni già
al limite. Come quelle di rapporti tesi a cose normali.
-Cosa ti salta in mente, Ron?-
-Eddaihermioneèsolounoscherzoinnocente…-
-Assolutamente no! Harry dimmi che almeno tu non c’entri
niente in questa storia!-
-Beh, Hermione… È molto buona come
idea… Originale… Seamus e Dean ci si sono
impegnati tanto…-
-Il fatto che la cosa sia partita dalle loro menti malate non
è che un incentivo a lasciar perdere!-
-Ehi, l’ho progettato anche io!-
Harry si passò una mano sugli occhi: come faceva a volte il
suo amico ad essere così deficiente da fregarsi da solo?
La ragazza si rigirò come se fosse una delle Erinni verso il
rosso.
“Appunto”, confermò Harry a se stesso.
-Ronald Weasley!! Ammetti la tua colpa! Proprio ora che dovremmo
cercare di collaborare tra di noi…-
-Oh, andiamo! Quando mai quelli
hanno collaborato?-
-Non mi lasciate altra alternativa: venti punti in meno a Grifondoro! E
adesso tutti…-
Ma proprio in quel momento un piccolo fuoco d’artificio blu
partì da sotto il porticato.
-Eccolo!-, sussurrò carico di anticipazione Ron saltando su
Hermione e tappandole la bocca con una mano. Poi, la
trascinò dietro il grosso albero del cortile.
Una figura alta e longilinea si muoveva con grazia attraverso il
porticato: il mantello era slacciato e buttato indietro sulle spalle
con fare noncurante, il nodo della cravatta allentato solo un pochino,
giusto per permettere ad un filo d’aria di arrivare sul collo
pallido. Non appena il ragazzo arrivò sotto la luce del
sole, un lampo, un riflesso quasi argenteo da quanto era chiaro
partì dalla sua chioma.
-Malfoy!-, chiamò una voce proveniente dal nulla.
Draco si voltò ed il giro di sole sui suoi capelli era
abbacinante.
-Pietrificus Totalus-, sbraitò la solita voce dal solito
nulla.
Draco crollò a terra rigido come uno stoccafisso.
Urla di giubilo risuonarono nello spiazzo; Ron mollò
Hermione che era talmente basita da essere rimasta senza parole e si
scapicollò dall’altra parte del cortile insieme a
Neville e Dean, dove nel frattempo Seamus si era sfilato il Mantello
dell’Invisibilità di Harry e roteava la bacchetta
tra le mani con fare superiore.
Colin iniziò a scattare foto forsennatamente.
L’unica ragazza del gruppo stava tentando di convincere i
suoi testosteronici amici che quella non era per niente una buona idea:
dopo aver minacciato ritorsioni sul punteggio (ignorata), denunce alla
McGranitt (ignorata di nuovo), si era attaccata al braccio di quello
che sapeva essere il più sensibile tra tutti: Harry.
-Non potete farlo…!-
-Herm, lo stanno già facendo-, puntualizzò il
moro mentre si godeva la scena dei suoi compagni che issavano il corpo
di Malfoy su un pinnacolo. Va bene che gli piaceva parecchio e che
vederlo gli procurava antipatici arrotolamenti dello
stomaco… Ma, cazzo, era pur sempre soddisfacente vedere che
quella indiscussa merda ogni tanto riceveva una lezione! Nel frattempo
Dean urlava a squarciagola richiamando quanta più gente
possibile: dato che gli unici a non aver nessuna lezione a
quell’ora erano i Grifondoro stessi, a godersi lo spettacolo
c’era tutta la loro casa, che si sganasciava alle spalle, e
neanche poi tanto, di Malfoy.
Hermione si strinse ancora un po’ di più per
entrare nel campo visivo di Harry appendendosi ora alla sua spalla.
-Harry, tutto ciò è sbagliato-,
iniziò a dire con il suo migliore, o peggiore, a seconda dei
punti di vista, tono saccente. -Silente non vorrebbe che in periodi
come questi noi ci mettessimo a rinfocolare il divario tra le Case.
Anzi, ha chiesto più volte che ci sostenessimo gli uni con
gli altri. Anche se-, proseguì distraendosi dal discorso e
con un tono del tutto diverso, -Malfoy ha un fisico veramente
spettacolare e mozzafiato-.
I ragazzi infatti avevano deciso che legarlo alla guglia non bastava e
lo avevano spogliato; al grido di Ron “rosa è
bello!” lo avevano cosparso da capo a piedi di una pasta
brillante fucsia e poi lo avevano avvolto di funi con
l’intenzione di lasciarlo appeso ad oltranza. Harry aveva
strizzato gli occhi per mettere meglio a fuoco la scena, poi di colpo
li aveva strabuzzati. A quel punto Hermione lo aveva visto arrossire
improvvisamente: all’inizio aveva pensato che fosse per
l’imbarazzo creato dal senso di colpa derivato dal suo
discorso, salvo accorgersi dopo che gli stava schiacciando il seno
addosso.
-Oh, accidenti, Harry, ti fai problemi per le cose più
stupide! Alla tua età ancora ti vergogni di queste
bazzecole?-
Sbuffò esasperata allontanandosi con un gesto spazientito:
Harry Potter la guardò veramente stralunato e confuso.
-Ma come fai a sap…-, cominciò, ma lei non lo
ascoltava.
–Ora andrò dalla McGranitt e
sarà bene che nessuno di voi si faccia trovare qui al nostro
ritorno-, gridò ai ragazzi in aria e fece per voltarsi con
la tipica camminata Granger…
-Ahia!-
-No, Granger! Ahia io!-, ribatté Zabini, che era appena
sopraggiunto, ridacchiando mentre si massaggiava il petto.
–Cosa guardate di bello?-, proseguì interessato.
Hermione restò senza parole.
Cosa strana per Hermione.
Harry sentì che si approssimava la catastrofe e
reagì d’impulso, prima che l’altro
potesse piantare un casino.
-Ok, basta con questa storia. Vado a recuperarlo. Accio Firebolt!-
Saltò sulla scopa al volo e salì verso i suoi
amici che improvvisavano un giro di quadriglia intorno al Serpeverde in
mutande, legato ed impiastricciato. Dal basso arrivavano fischi ed
applausi, addirittura grida estatiche.
Colin continuava con il suo servizio fotografico.
-Ragazzi, andiamo, smettetela… Hermione è fuori
di sé dalla rabbia ed è arrivato Blaise Zabini;
vi conviene scendere e prepararvi ad una bella strigliata, forse ad un
duello… Lui… Lui lo tiro giù io-,
aggiunse tetro voltando il manico verso il castello.
Malfoy era ancora sotto l’incanto della pastoia total-body;
solo gli occhi erano liberi dalla fattura, e facevano realmente
impressione: dardeggianti qua e là, neanche avesse potuto
uccidere con lo sguardo: in realtà per un momento Harry si
chiese se potesse avere sangue di Basilisco nelle vene ed
optò per un approccio cauto e progressivo.
-Malfoy, ora ti libererò dall’incantesimo e ti
porterò a terra. Se non tenterai di farmi cadere, nessuno
dei due si farà male-.
Per un attimo si chiese che effetto gli avrebbe fatto avere sul manico
di scopa il biondo, discinto, lì accanto a lui.
“Mi impiastriccerà l’ultima tunica
leggera pulita”, considerò tentando di rimanere su
pensieri pratici e neutrali.
Qualcosa si mosse nelle sue parti basse, nonostante tutto.
“Fa che almeno non se ne accorga lui”,
pregò.
La sua erezione continuò ad insorgere, fieramente
fregandosene delle preoccupazioni del cervello.
Imprecò pesantemente, prese un respiro e lanciò
l’incantesimo.
–Finite Incantatem-.
La Serpe non fiatò e non gli sputò contro:
sembrava un ottimo inizio, così Harry
pensò di potersi avvicinare.
Ma quello che vide lo pietrificò come se fosse stato messo
lui stesso sotto fattura.
Gli occhi di Draco erano colmi di lacrime. Certo,
l’espressione era dura ed incazzata, oltremodo incazzata, ma
il grigioazzurro delle sue iridi era tremulo di lacrime e Draco neanche
si azzardava a chiudere le palpebre per paura che qualcuna rotolasse
fuori.
E non guardava Harry.
-Draco…-, mormorò tendendo una mano… E
poi? Cosa avrebbe fatto? L’avrebbe consolato, tirandoselo
sulla scopa? Si parlava di Malfoy, cazzo!
Per quanto in quel momento facesse quasi tenerezza, a dispetto della
furia con cui due ore prima si erano presi a cazzotti, quando Malfoy
aveva visto bene di lanciargli una Tarantallegra alle spalle.
-Draco…-, ripeté.
-DRACO!-
Un urlo, una voce allarmata e squillante e poi un proiettile umano
travolse il Grifondoro che precipitò facendo appena in tempo
a recitare qualcosa che lo salvasse dall’impatto con il
terreno.
Era Pansy Parkinson, scoprì Harry appena si
rialzò.
Pansy che si era lanciata al salvataggio con una foga indicibile per
tirare giù il suo amico ed ora stava tentando di farla
pagare carissima a tutti i presenti: Neville era già riverso
a terra ricoperto di brufoli verdi; Finnigan correva via tenendosi una
mano sul culo, dove i pantaloni gli erano stati incendiati. Ron aveva
strane cose tra i capelli.
La Serpeverde stava minacciando di morte chiunque avesse addosso i
colori oro e rosso: metà della casa se l’era
già data a gambe. In realtà, rimanevano solo loro
dell’ultimo anno, e nemmeno tutti.
-Tu, ragazzino! Consegnami immediatamente quella macchina fotografica
prima che io decida che le tue gambe non ti servono-, urlò
contro Colin.
Tempo perso: era già arrivato ai margini della Foresta
Proibita prima che Pansy avesse terminato la parola
“ragazzino”.
Harry si fece l’appunto mentale di andare a recuperare Canon
se non si fosse ripresentato entro la cena del giorno dopo.
Blaise Zabini, nel frattempo, stava aiutando il biondo a rialzarsi e
ripulirsi… Ma non a rivestirsi, visto che Seamus aveva
utilizzato i suoi indumenti per spegnere i propri, con il risultato di
aver dato fuoco anche a quelli.
In un lampo di rara carità verso i Grifondoro, Zabini
nascose la bacchetta di Draco nella tasca della propria uniforme.
Malfoy, disarmato, insultò ampiamente e ad alta voce tutti i
presenti, forse fatta eccezione per Hermione, dato che anche lei stava
urlando contro i suoi compagni di casa.
Ma fu solo Harry che guardò fisso negli occhi.
Ad un certo punto abbassò il tono e si sporse in avanti
contro la stretta di Blaise sul proprio petto, lottando per non farsi
portare via di lì, gli occhi ridotti a due fessure cattive.
-Pagherai per questo, Potter. A costo di uccidere io stesso Tu-Sai-Chi
per avere personalmente il piacere ed il privilegio di rendere la tua
vita un inferno al posto suo-, sibilò velenoso e gelido.
E osservando quelle iridi ghiacciate ed il viso stravolto dalla furia,
mentre Zabini trascinava Draco fuori dal cortile a viva forza, Harry
seppe che l’avrebbe pagata sul serio.
-Ma io ti ho salvato-, mormorò sconsolato ai dorsali tesi
del Principe delle Serpi.
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