Scricchiolio

di Eoviel
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Uno sbuffo aspro di fumo e lei compare; piccola, misera, come l'immagine e l'idea che di lei mugola incessante nelle mie orecchie e davanti ai miei occhi. Un corpicino esile, tanto fragile da sentirne lo scricchiolio d'ossa, del resto muto nel suo rimirarsi incerto e sublimato davanti allo specchio della propria fame.
Innocente nella sua caparbia povertà, e per questo ancora più odiata, presuntuosa e avvolta nelle vesti di una mente che è cappa dorata, creazione barocca, che è borghesia arricchita.
Ancora un'altra nube grigia mi abbandona il palato, lei scompare e riappare e forse il viso non è più il suo; si confonde, triste e beffardo, con le mille altre facce della mia paura, ma di lei conserva ancora qualcosa, un nonsochè di piccolo e di spento che contamina il mio disprezzo, lo respinge ancora su di me. e per un attimo è come se l'amassi anch'io, povera figuretta e regina ignota di sfere nascoste.
Il crepitio ribollente del sangue mi gonfia le guance e sputo disperata anche l'ultimo strascico di fumo freddo; la guardo ancora, ma adesso sembra un po' velata, non lo so, forse sono le mie lacrime o forse presto sarà sposa, le auguro gioia e dolore mentre candida incede verso l'altare, piccola e misera e regina, in vesti barocche, ancora le sue ossa scricchiolano e i miei occhi piangono - ma forse è solo il fumo che mi ha velato gli occhi, che sì, mi ha velato gli occhi...




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