a Lost Dreamers b
Hello! Finalmente Sakurina
trova il tempo e l’ispirazione per pubblicare la sua prima KibaIno…
lo so, lo so che è una coppia un po’ strana ed inusuale, ma io mi sono
appassionata moltissimo a loro due, non so bene neanche io il perché! Forse perché
li trovo tanto simili? Belli e ribelli! XD
Non so come uscirà questa ficcy, e non so nemmeno se la continuerò o la lascerò
finire così… sarete voi a farmi sapere se ne vale la pena o no (e ovviamente
anche la mia ispirazione farà la sua parte! XD)… Per adesso vi lascio con questo “Prologo”
iniziale… fatemi sapere che ne pensate! ;-) Grazie! Un Bacione a tutti, Sakurina.
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Prologue:
"Torn Into Pieces"
"Here
I Am
Once Again
I'm Torn Into Pieces..."
Kelly Clarkson, "Behind These Hazel Eyes"
Kiba uscì dal locale, portando gli occhi al cielo
stellato, sospirando.
Sorseggiò un paio di volte la bottiglia di sakè che aveva
arraffato al bancone, cominciando a camminare per il grande giardino della
discoteca.
Dentro la gente ballava e si divertiva, fuori le coppiette
pomiciavano, le coppiette litigavano, le coppiette si tradivano, le coppiette
si lasciavano; sempre il solito ed eterno tran-tran amoroso.
Alcuni collassavano sul prato, troppo ubriachi o troppo
drogati, altri ridevano e saltavano contenti... troppo ubriachi o troppo
drogati.
Kiba li fissava con un ghigno amaro sul volto: erano tutti
vuoti. Nessuno di loro si divertiva davvero. Riempivano il vuoto dentro di loro
ingerendo alcol e droga, altri si lasciavano andare a passioni lascive con
sconosciuti per attenuare un po' la solitudine che li opprimeva. Tutto
fantastico per una notte, perfetto se non fosse stato per l'alba del giorno
dopo che immancabilmente sorgeva per tutti. Con tanto di postumi della sbornia
e di solitudine moltiplicata per mille.
Il ragazzo decise di allontanarsi un po' da tutta quella
gente che gli pareva senz'anima, quella sera accompagnato solo dalla sua fedele
bottiglia di sakè: ad Akamaru non piacevano i posti
troppo rumorosi come quello. A dirla tutta, nemmeno lui sapeva bene cosa ci
facesse lì: si annoiava quella sera, nessuno dei suoi amici poteva uscire, e
così aveva messo su un paio di jeans e una camicia (a cui aveva strappato le
maniche perché le trovava troppo "ingombranti") e si era abbandonato
alla fiumana di persone che invadeva le strade di Konoha
il sabato sera, ed era finito lì. Non che quel locale gli piacesse
particolarmente, ma non poteva negare che vedere tutti quei poveracci gli
sollevava il morale: c'era qualcuno ridotto peggio di lui.
Kiba si diresse verso la sponda del laghetto, troppo
lontana per essere raggiunta da chiunque non fosse stato sobrio e troppo umido
per le coppiette appartate. Solitamente ci stava solo lui laggiù, lui e qualche
pescatore che arrivava intorno alle 5 del mattino.
Ma quella sera, qualcun altro aveva deciso di onorarlo
della sua presenza.
Non appena arrivò, l'Inuzuka
intravide la sagoma di una bellissima ragazza seduta sulla riva: vista da
dietro, poteva scorgerne solamente i lunghissimi capelli biondi e lisci, le
spalle nude per via di una canottiera scollata, le gambe snelle e perfette
vestite di una minigonna viola e di un paio di stivaletti lilla.
Il ragazzo inarcò un sopracciglio, perplesso: che diavolo
ci faceva quella ragazza lì, nel suo posto preferito? Gli sarebbe scocciato
fare il maleducato invitandola ad andarsene, visto che di posto ce n'era tanto
e che soprattutto non c'era scritto il suo nome, su quella spiaggetta.
Kiba sospirò rassegnato, girando intorno alla ragazza e
dirigendosi verso uno scoglietto poco lontano da lì,
con passo felpato per non disturbare i pensieri dell'unica donna che forse
possedeva un minimo di cervello in quella discoteca.
I suoi passi però vennero istintivamente fermati dal
singhiozzare disperato della biondina, che solo ora il chunin
riusciva a percepire. Rimase fermo per qualche secondo sul suo posto,
ascoltando dispiaciuto il pianto malinconico della ragazza, guardandosi
attorno, perplesso.
Sbuffò scocciato: se davvero quella aveva intenzione di
continuare a piangere, non avrebbe trovato pace nemmeno lì. Era già abbastanza
triste per i cavoli suoi, non aveva davvero bisogno delle lacrime di qualcun
altro.
Mentre si allontanava, Kiba percepì la figura della
ragazza accasciarsi al suolo, sofferente. La fissò per qualche secondo, sempre
più perplesso, non sapendo cosa fare. Sospirò, dovendo ammettere che il suo
istinto da crocerossino era più forte del suo
menefreghismo.
Sbuffando sonoramente, l'Inuzuka
si avvicinò alla bella biondina, inginocchiandosi di fianco a lei, dubbioso.
-"Ehi, tutto a posto?"- chiese, fintamente
interessato.
Trasalì non appena si accorse di aver davanti nient'altri
che Ino Yamanaka, una delle
ragazze più belle e popolari di Konoha.
La biondina aveva il volto inumidito dalle lacrime che
continuava a versare, dalle goccioline di sudore che, nonostante l'aria fredda,
le imperlavano numerose la fronte e dal trucco sbavato che le creava delle
insolite macchie nere intorno agli occhi e lungo le guance.
Sebbene Kiba la conoscesse poco o niente, sapeva quanto
quella ragazza ci tenesse al suo aspetto esteriore e vederla così devastata
era... sorprendente.
Il ragazzo si guardò attorno ancora una volta, esitante,
mentre Ino si agitava debolmente a terra, come se
fosse preda di incubi o di lievi fitte che la pervadevano.
-"Ehi, calmati..."- asserì l'Inuzuka,
inarcando un sopracciglio, cominciando a preoccuparsi notando che l'amica stava
veramente male.
-"...mmh... no... non...
non vo... mmh... più..."- mugugnò Ino, confusamente.
Kiba storse la bocca, percependo una forte puzza di alcol,
e poteva giurare di non essere lui; capì al volo che la Yamanaka
era ubriaca persa, così tanto che non riusciva nemmeno a stare seduta da sola.
Il ragazzo sospirò amaramente, constatando che anche lei
in fondo non era diversa da tutti gli altri. Non si sarebbe mai immaginato di
vedere un'allieva di Tsunade così apparentemente
perfetta crollare a causa di una sbornia. Ma questo lo fece riflettere. Le
ragazzine superficiali che avevano una vita tutta rosa e fiori non si
ubriacavano quasi fino al collasso senza una buona ragione. Kiba capiva che
forse... Ino Yamanaka non
era poi quella ragazza così perfetta e forte che tutti credevano.
E ora gemeva lì distesa al suolo, vittima di una tremenda
sbornia triste che le martellava la testa. Non poteva lasciarla così, la
poverina rischiava di collassare da un momento all'altro.
Prendendola facilmente in braccio, Kiba si avvicinò alla
riva del laghetto e s'inginocchiò insieme alla biondina. Stringendola a sé, il chunin immerse una mano nell'acqua limpida e fresca, poi la
passò gentilmente sul volto affaticato di Ino,
lavandole via il trucco colato e rinfrescandola un po'.
Ino
aprì lievemente i suoi occhi cristallini, puntando la sua vista offuscata
sull'immagine confusa dell'Inuzuka. Non capiva chi
fosse, ma sentiva che il suo abbraccio forte e sicuro emanava un tepore
rassicurante, che riusciva a calmarla. La testa le girava terribilmente mentre
il senso di nausea aumentava sempre di più. Come se non bastasse, la tremenda
tristezza che provava dall'inizio di quella serata, e che l'alcol era solo
riuscito a far aumentare, travagliava sempre di più la sua anima e la sua
mente, facendole vivere un terribile incubo ad occhi aperti.
-"...non è giusto... io non voglio..."-
singhiozzò la ragazza, stringendosi di più al petto dell'amico.
-"Sì, lo so... ma adesso cerca di calmarti..."-
cercò di tranquillizzarla Kiba, appoggiandole una mano sulla fronte e
portandole la testa indietro. In fondo, le faceva tanta tenerezza.
Ma subito la kunoichi si liberò
della presa, buttandosi in avanti di slancio e finendo con le mani nel lago,
cominciando a rimettere nell'acqua tutta la vodka, il rum e le mille altre cose
che aveva ingerito quella sera.
-"Brava brava... vomita tutto che poi stai
meglio..."- commentò con ghigno amaro l'Inuzuka,
che si sdraiò sul prato umido per evitare di assistere a quella scena fin
troppo familiare.
Con la coda dell'occhio, lo shinobi
poté scorgere il solito pescatore delle 5 giungere puntuale sul suo scoglietto, sistemare ben benino tutti i suoi attrezzi e
salutarlo sollevandosi il cappello. Kiba ricambiò con un cenno e un mezzo
sorrisino, mentre il pescatore scuoteva la testa perplesso osservando la povera
Ino vomitare l'anima nel lago.
"Vomiterà su tutti i pesci" pensò Kiba
sogghignando divertito, notando il volto contrariato dell'uomo.
I suoi pensieri vennero interrotti dall'ennesimo barcollamento
della Yamanaka, che rischiava di cadere in acqua per
via della sua instabilità. Prontamente l'afferrò per la vita, trascinandola
indietro sul prato insieme a lui e adagiandola sull'erbetta umida.
Ino
rimase sdraiata in stato confusionale per parecchi minuti, ancora preda della
sua tremenda sbronza triste.
Sentiva brividi percorrerla un po' dovunque, visto che
quei vestiti lasciavano veramente poco all'immaginazione. Ma sentiva un buon
profumo, il profumo fresco e frizzante dei fiori al mattino presto, quando è la
natura la prima a svegliarsi, accesa dai raggi infuocati del primo sole.
Percepiva quella presenza rassicurante accanto a lei,
vegliarla silenziosamente, senza pretendere spiegazioni di alcun genere.
E Kiba non riusciva a toglierle gli occhi di dosso.
Sebbene fosse in terribile stato, devastata e sconvolta da alcol e dispiaceri,
rimaneva... semplicemente bellissima. Gli era sempre sembrata tremendamente
bella, di quella bellezza sensuale che poche possedevano.
-"...non... non te ne andare..."- mugugnò Ino, aggrappandosi alla maglia del ragazzo.
L'Inuzuka non poté fare a meno
di arrossire lievemente, guardandosi intorno spaesato, mentre il pescatore
ficcanaso gli lanciava eloquenti occhiate maliziose.
-"...tranquilla... dove vuoi che vada..."-
rispose Kiba imbarazzato, cercando di scostare un po' la ragazza.
-"...non... non a Suna...
per favore..."- singhiozzò la Yamanaka, che
aveva ripreso a piangere, sempre più appiccicata al petto del chunin.
Finalmente, Kiba capì. Sentire il nome di quella città fu
per lui come un'illuminazione. Subito il suo cervello connetté delle semplici
parole, semplici fili logici che messi assieme e uniti avevano un senso: Ino-Shikamaru-Suna-Temari. Tutto tornava perfettamente. E
forse adesso capiva anche il motivo di quella sbronza.
-"Tranquilla, non ci va a Suna..."-
la calmò l'Inuzuka con tono secco, sciogliendo
bruscamente l'abbraccio in cui l'aveva stretto la biondina. Era stanco di
essere sempre usato come sostituto dalle donne: prima da Hinata
per Naruto, adesso da Ino
per Shikamaru. E no, eh.
Improvvisamente, Ino scoppiò in
un pianto ancora più disperato, buttandosi a peso morto nuovamente tra le
braccia di Kiba.
-"Ti prego... non andarteneee..."-
singhiozzò al limite della disperazione.
L'Inuzuka sospirò, rassegnato
all'idea che si dovesse sorbire tutta la sbronza di Ino
fino alla fine.
-"Okay Ino, okay... non me
ne vado..."- sbuffò sonoramente il ragazzo, fulminando il pescatore che
intanto se la rideva di gusto sotto i baffi.
Ci volle almeno un quarto d'ora prima che Ino si tranquillizzasse, smettendo di piangere e
addormentandosi tra le braccia di Kiba.
Il ragazzo sospirò, guardando la bella kunoichi
con sguardo perplesso: non poteva né lasciarla lì, né riportarla a casa in
quello stato. L'unica soluzione plausibile era portarsela a casa sua, sebbene
sapesse che il giorno dopo avrebbe dovuto dare un sacco d'inutili spiegazioni
sia a lei che alle donne Inuzuka. Ma non poteva mica
lasciarla al pescatore!
Così, storcendo il naso per quello strano imprevisto, Kiba
si caricò la bella e purtroppo semisconosciuta Ino Yamanaka sulle spalle, non sapendo che quello sarebbe stato
solo l'inizio di qualcosa che gli avrebbe sconvolto l'anima e la mente...
Thanks for Reading! …to be continued?