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NdT: rieccoci con la seconda
parte. Ricordo, a chi è capitato qui per la prima volta, che questo
è il seguito di Phoenix Song, or Hermione Granger and the HBP. Trovate il testo originale della nuova storia qui.
Benvenuti ai nuovi lettori e
bentornati ai vecchi :). Non ringrazierò mai abbastanza grangerous, per avermi permesso di tradurre questa meravigliosa storia, e non so se
troverò nuovi modi per ringraziare silviabella per la beta (o per metterla in imbarazzo ;)). Buona lettura!
Anne London
Capitolo 1
Felix Felicis
Severus Snape fissò la
piccola fiala che gli aveva messo in mano. Riconobbe il contenuto
immediatamente. “Felix Felicis?” chiese. “Dove l'hai presa?”
“È di Harry,” replicò
Hermione Granger. “È una lunga storia. Ce la siamo divisi stasera.
”
Ne rimaneva soltanto una
scarsa sorsata. “Questa è la tua parte,” disse, colpito da
un'improvvisa certezza. Spinse indietro la fiala, ma lei si allontanò
da lui, scuotendo la testa e mettendo le mani dietro la schiena in
segno di rifiuto.
“No,” mentì lei, quindi
aggiunse con onestà: “Ne ha bisogno più di me, signore.”
Severus non aveva bisogno di
usare la Legilimanzia per leggere la sincerità dietro al gesto della
Granger. La sua lealtà sfavillava. Guardò la piccola fiala nelle
sue mani. Il cuore gli doleva. Felix Felicis, fortuna liquida. Non
c'era un modo più chiaro per mostrarle la
decisione che aveva
preso, doveva fare in fretta: i Mangiamorte avevano fatto breccia fra
le difese di Hogwarts, doveva trovare Dumbledore ed ucciderlo prima
che lo facesse qualcun altro e Luna Lovegood era lontana solo pochi
metri, separata da Severus e dalla Granger dalla porta del suo
ufficio. Non era questo il momento per fissare una studentessa e
pensare di baciarla.
O lo era? Con solo una
piccolissima fitta di senso di colpa, Severus tolse il tappo alla
bottiglietta nella sua mano e spinse indietro la testa, rovesciando
il contenuto nella sua bocca.
La risposta della Granger fu
immediata. Gli sorrise con piacere: le sue labbra si aprirono
leggermente mentre il sorriso si diffondeva sul viso. Severus colpì
immediatamente. Spostando la bottiglietta vuota nella mano che teneva
la bacchetta, liberò la mano sinistra e annullò la distanza che li
separava. Prese con fermezza il suo mento. La punta delle dita
scavarono nella soffice carne della guancia, forzandola ad aprire la
mandibola. Mentre si avvicinava ancora e abbassava la testa, il suo
profumo lo investì. La Felix Felicis formicolava contro la sua
lingua. Il suo calore si diffuse all'esterno – giù per la gola e
su verso le cavità nasali – anche se aveva fatto molta attenzione
a non berla. Schiacciò la sua bocca contro quella di lei e non
appena riuscì a inserire il suo labbro inferiore in mezzo a quelle
di lei, aprì la bocca, trasferendo il contenuto liquido da una
persona all'altra. Lei lottò leggermente: le sue mani afferrarono
senza effetto le dita di lui e la lingua spinse contro la sua in un
futile tentativo di spingere la Felix Felicis indietro nella sua
bocca.
Gli occhi di Severus erano
chiusi e stretti, la sua concentrazione limitata al punto del
contatto fisico. Le labbra della Granger erano esageratamente
soffici. Pochi secondi dopo, lei fu costretta ad ingoiare e la sua
lotta finì. Severus non trovò nessuna giustificazione per
prolungare il suo comportamento, ma si tirò indietro riluttante,
prolungando fino all'ultimo secondo il contatto fra le loro labbra.
I suoi occhi si aprirono di
scatto quasi immediatamente e fissò il viso di fronte a sé: le
ciglia arricciate, la curva delle labbra, il soffice incavo tra il
naso e la bocca. La sua mano sinistra scivolò dal suo mento,
scorrendo lungo il bordo della mandibola e lungo la gola per fermarsi
con la punta delle dita nell'incavo alla base del collo. Riusciva a
sentire il battito irregolare del suo cuore e il saliscendi del suo
respiro. Voleva baciarla ancora.
“Hermione!” La Lovegood
infranse il momento, il
panico evidente nel tono della voce. “Vieni, presto!”
L'interruzione riportò
Severus immediatamente in sé. Si allontanò dalla giovane donna di
fronte e le rivolse un'ultima occhiata prima di voltarsi sui tacchi e
correre.
Corse incolume in mezzo al
caos dei piani superiori, incerto se fosse per gli effetti residui
della Felix Felicis, che aveva assorbito attraverso le membrane della
bocca, la pulsione del Voto Infrangibile che prendeva il sopravvento
o mera coincidenza. Il corridoio che conduceva su alla Torre di
Astronomia scintillò distintamente e Severus riconobbe la barriera
che avrebbe ammesso solo coloro al servizio del Signore Oscuro.
Oltrepassando un irriconoscibile corpo caduto, corse su per le scale.
Severus aprì la porta in cima
con il tipo di colpo che normalmente riservava per la classe di
Pozioni. Mentre entrava, una folata di aria gelida spostò indietro i
capelli dal suo viso e increspò i vestiti delle persone che
componevano l'improbabile scena bloccata di fronte a sé: Dumbledore
appoggiato contro la ringhiera, tremendamente pallido e che si
reggeva a malapena in piedi. Due manici di scopa giacevano
abbandonati dietro i suoi piedi: la bacchetta non si vedeva da
nessuna parte. È così disposto a morire da non preoccuparsi
nemmeno di estrarre la sua bacchetta? Draco
era pallido come il preside e la mano che
stringeva la bacchetta
tremava in modo allarmante. Anche Yaxley e i Carrow avevano le loro
bacchette sguainate; Greyback era stato scagliato da un lato. Il
Marchio Nero era sospeso sulla scena e lanciava un'infausta luce
verde sui partecipanti.
“Abbiamo un problema,
Snape.” Era stato Amicus Carrow a parlare. Severus sentì le
sue parole come se provenissero da una grande distanza. “Il
ragazzo non sembra in grado-”
“Severus...” La
voce di Albus era a malapena un sussurro, ma catturò l'attenzione di
tutti.
Severus andò avanti a lui,
spingendo rudemente Draco lontano da una parte, con gli occhi fissi
su Albus. Il sollievo sul viso di Albus gli fece contorcere il petto
in modo spiacevole.
“Severus... per
favore...”
L'odio che Severus sentiva
sembrava iniziare a diffondersi nel profondo nel suo corpo, avanzava
impetuoso su per il petto e la gola come nausea, stringendogli i
muscoli della mandibola e delle braccia. Si deve arrivare a
questo. Dumbledore sembrava
vecchio. Sembrava debole. Si
teneva in piedi in modo
precario, come se un'altra folata di vento potesse farlo cadere dalla
torre, come se le ginocchia potessero cedere e mandarlo disteso ai
piedi del nemico. Come si permette? Questo
era l'uomo a cui Severus aveva dato la sua fiducia per salvarlo e
proteggerlo, l'uomo che aveva pensato potesse salvare il mondo magico
dal cancro maligno dell'insaziabile desiderio di potere del Signore
Oscuro. Ed eccolo lì, sul punto di morire. Come si
permette di apparire così vulnerabile? Come si permette di pregarmi?
Severus sollevò la bacchetta e
la puntò in modo infallibile sul viso impossibilmente caro di fronte
a sé. Albus – che tu sia maledetto!
- sorrise.
“Avada Kedavra!”
Urlò Severus. La sua voce gli
sembrò
estranea: la luce verde dalla sua bacchetta si mosse lentamente come
un tentacolo. La
guardò distendersi
attraverso
la distanza tra loro prima di – troppo velocemente – colpire con
un tonfo il petto di Dumbledore. Pensò di sentire il vecchio
sospirare delicatamente per l'impatto della maledizione. Privo del
brillante luccichio che lo caratterizzava in vita, il corpo spezzato
di Albus fu sollevato dalla forza della Maledizione che Uccide.
Rimase sospeso
nell'aria per un secondo infinito, poi cadde fuori dalla vista.
Severus girò sui tacchi. “Fuori
di qui, presto,”
ordinò, afferrando il colletto di Draco e spingendo il ragazzo
davanti a sé verso la scalinata.
*
Severus si Smaterializzò non
appena arrivato ai cancelli di Hogwarts. Solo pochi secondi dopo,
apparve sul pavimento piastrellato di bianco e nero nel Foyer di
Materializzazione a Malfoy Manor. Draco stazionava di fianco alla
porta, in attesa del suo arrivo. Il ragazzo, sempre pallido, aveva
una
sfumatura
verdognola.
Con un enorme sforzo, Severus
allontanò dalla mente il suo ultimo alterco con Potter: aveva
bisogno di mantenere il controllo. Con la mano sinistra si tastò la
scapola destra. L'ippogrifo gli aveva lasciato un largo taglio: stava
scorrendo del sangue, ma non abbastanza da dover prestare attenzione
immediata.
“Non dobbiamo far aspettare
il Signore Oscuro, Draco,” scattò, ancora una volta afferrando il
ragazzo per la collottola e spingendolo davanti a sé. La breve
camminata verso il salotto fu fin troppo veloce.
“Signore,” annaspò Draco,
incerto prima di entrare.
“Tieni la bocca chiusa,”
ringhiò di rimando.
Severus aprì la porta del
salotto e spinse Draco dentro. Molti mobili erano stati spostati
contro i muri della stanza, fatta eccezione per la poltrona alata su
cui sedeva il Signore Oscuro. I Mangiamorte erano in piedi in un
circolo sciolto, con la loro attenzione focalizzata sui nuovi
arrivati. Il senso di attesa era palpabile. Severus camminò verso
Voldemort, mettendo un ginocchio a terra e tirando Draco con lui,
finché la testa del ragazzo non fu premuta contro il pavimento.
“Mio Signore,” disse
Severus, chinando la testa.
“Ah, Severus. La notizia
della tua impresa ti precede. Credo che tu abbia qualcosa
d'importante da raccontare.”
“Sì, mio Signore.”
“Avvicinati, Severus.”
Severus lasciò Draco dov'era
e strisciò in ginocchio verso il Signore Oscuro.
“Allora?”
“Sono felice d'informarti
della morte di Albus Dumbledore.” Severus non riuscì a
trattenersi, ma si sentì impressionato dal tono colloquiale della
sua stessa voce. In qualche modo, era sempre più facile fronteggiare
il Signore Oscuro di quanto anticipato. Alzò la testa verso i tratti
distorti da serpente del quasi uomo che incombeva su di lui.
Voldemort sorrise. “Questa è
infatti una buona notizia, mia spia. Devi sentirti rincuorato.”
Severus abbassò la testa con
deferenza verso il padrone, ma il Signore Oscuro si sporse in avanti
e gli sollevò il mento con due dita pallide.
“Dimmi, Severus,” sibilò.
“È vero che il vecchio ti ha implorato di avere pietà?”
“Sì, mio Signore.”
“E dimmi, Severus,” gli
occhi di Voldemort lampeggiarono di rosso, “come ti ha fatto
sentire?”
Fu quasi troppo facile
ghignare verso il viso disumanizzato che incombeva sopra di lui e
dire la verità: “Sembrava un momento appropriato per dimostrare la
mia lealtà, mio Signore.”
Severus spinse avanti il
ricordo di ciò che era successo in cima alla Torre di Astronomia,
sapendo che il Signore Oscuro voleva vederlo lui stesso. In pochi
secondi, sentì Voldemort farsi largo dentro a spallate. Il Signore
Oscuro era così intento nella sua visione che dimenticò di causare
quel tipo di sofferenza mentale che era tipico delle incursioni
dentro la mente di Severus. L'assenza di dolore dell'esperienza lo
lasciò stranamente spiazzato.
“Alzati, Severus!”
Voldemort afferrò la toga di Severus da davanti e i due si alzarono
insieme. Voldemort fece girare Severus per guardare i Mangiamorte
assemblati con una mano fredda appoggiata sulla spalla – per
fortuna non quella maltrattata dall'ippogrifo. “Questa sera hai
dimostrato di essere il mio seguace più leale! Sarai ricompensato!”
Severus non disse niente,
lasciando che il suo sguardo scorresse lungo i visi dei Mangiamorte
disposti in circolo intorno a lui. Nessuno sembrava lieto dalla
dichiarazione del Signore Oscuro, anche se solo Bellatrix lo guardò
con puro e genuino odio.
“Mentre il giovane signor
Malfoy, tuttavia,” iniziò Voldemort, volgendo la sua attenzione
verso la figura che rimaneva prostrata nel mezzo del pavimento, “sarà
punito.”
“NO!” La parola scappò a
Narcissa come un singhiozzo spezzato e si lanciò in avanti, coprendo
il corpo del figlio con il proprio. “Per favore!” Implorò. “Per
favore!”
“Levati di mezzo!” Urlò
Voldemort. Con un bang il corpo di Narcissa venne scagliato indietro
contro il muro. Continuò a singhiozzare, anche se il Signore Oscuro
la ignorò, sollevando la sua bacchetta, puntandola su Draco.
Severus parlò prima che
colpisse.
“Mio Signore,” disse con
tono deferente. Solo perché era Severus, e solo perché Severus
aveva appena ucciso Dumbledore, il Signore Oscuro esitò. Senza
abbassare la bacchetta si voltò verso Severus. Severus alzò le
spalle, come per puntualizzare un impedimento da nulla. “Ho
promesso di proteggere il ragazzo,” disse quasi con tono di scusa.
“Il Voto Infrangibile?”
Severus piegò la testa in
segno d'intesa.
L'attenzione di Voldemort
scattò brevemente dal ragazzo tremante ai suoi piedi verso gli
altri, lungo la stanza, verso Bellatrix.
“Bellatrix,” cantilenò
con una cadenza minacciosa nella voce. “Mi viene da pensare al
perché non lo hai puntualizzato tu stessa. Sicuramente vorrai
proteggere il tuo prezioso nipote? E sicuramente non vorrai che a
Severus venga fatto del male?”
“Mio Signore!” Bellatrix
cadde sulle ginocchia. “Non ci ho pensato!”
“Rimuovi il Voto
Infrangibile!”
Bellatrix si affannò ad
estrarre la bacchetta. “Cissy!” sibilò, guardando verso la
sorella che cercò di barcollare sui suoi piedi, spingendosi lontano
dal muro contro cui era caduta e muovendosi attraverso la stanza
verso Severus. Il bellissimo viso di Narcissa era striato dalla
lacrime mentre afferrava la mano di Severus come se fosse un'ancora
di salvezza.
“Severus...” lo implorò.
“Ti prego...”
Nessuno ha la dignità di
non supplicare? Severus la
fissò, senza battere ciglio, col viso impassibile. Bellatrix prese
la sua bacchetta
per puntarla
sopra alle loro mani congiunte.
“Come
vostro Suggello,
voglio ricordarvi i termini del Voto Infrangibile.” Con le parole
di Bellatrix, le luminose linee magiche del Voto brillarono alla
vista. Severus notò che Draco aveva alzato la testa. L'attenzione
del ragazzo era fissa sull'evidenza della promessa che Severus aveva
fatto per proteggerlo. Sembrava terrorizzato.
Narcissa fece un sospiro
tremolante. “Io, Narcissa, dichiaro che sei sollevato dai termini
del tuo voto. Non hai più bisogno di controllare, proteggere o
assistere mio figlio, Draco.” – un singhiozzo interruppe le
parole formali della dissoluzione e per un momento sembrò come se
potesse essere completamente dominata dalla lacrime – “per te che
hai abilmente e adeguatamente servito come desideravo.”
Mentre parlava, il legame si
ruppe e si dissolse, lasciando soltanto l'ombra della sua
luminescenza a sbiadire lentamente nella retina delle persone
presenti. Quando l'ultimo barlume della pulsione magica sparì,
Narcissa si ripiegò su sé stessa, nascondendo il viso contro il
tappeto. Severus si alzò in piedi e si allontanò: Voldemort rise
con un suono secco e acuto.
“Ora, Draco,” esclamò
Voldemort con evidente piacere, “inizierà la tua punizione.”
“No.” Ancora una volta fu
Severus ad interrompere e, malgrado il tono di voce fosse debole, il
suo contributo fu così inaspettato da scioccare persino Narcissa che
tacque. Gli altri Mangiamorte rimasero cautamente pietrificati,
ovviamente preoccupati che Severus stesse per far scattare la rabbia
che avrebbe visto il Signore Oscuro punire chiunque presente. Severus
camminò al centro del circolo. Si abbassò e chiuse una mano sulla
toga di Draco, sollevando il ragazzo dalla collottola mentre rimaneva
in una posizione inginocchiata, con la testa sospesa sul fianco di
Severus. “Ti do la mia parola, mio Signore,” disse Severus dando
a Draco un leggero scossone e guardando senza paura nelle strette
pupille sul pallido viso di Voldemort. “Ci sono alcuni qui che
dovrebbero ben imparare che mantengo la mia parola, a prescindere
dalla presenza di un Voto Infrangibile.”
Voldemort lo guardò
valutandolo per un lungo momento, prima che le sue labbra si
contorcessero in un sottile sorriso, completamente senza
divertimento. “Vuoi proteggere il ragazzo, ancora?” Chiese
genuinamente curioso.
Severus annuì. “Può
essermi utile. I suoi voti in pozioni sono adeguati, o lo erano,
quando ero il suo professore. Ci sono dei compiti che può portare a
termine.” Severus aspettò, non lasciando registrare nessun segno
della sua tensione sul viso o nell'atteggiamento del corpo.
Finalmente, Voldemort parlò.
“Molto bene, Severus,” disse, piegando le dita altezzosamente
verso il corpo floscio di Draco. “Il ragazzo è tuo, fanne ciò che
vuoi.”
Severus s'inchinò
profondamente. “Il mio Signore è generoso.” Diede a Draco un
altro leggero scossone. “Di' grazie, Draco,” disse in modo
strascicato, suonando a tutti come un padre indulgente con un figlio
negligente.
Draco alzò la testa verso
Severus, poi velocemente verso il Signore Oscuro, prima di abbassare
la testa ancora una volta: il viso era cinereo. “Grazie, mio
Signore,” riuscì a dire.
Voldemort rise allo scambio.
“Che adorabile animaletto, Severus,” disse in modo colloquiale.
“Fammi sapere quando la novità si esaurisce – non è mai troppo
tardi per darlo da mangiare a Nagini.”
L'istinto perfezionato dagli
anni di lavoro con sostanze volatili lo avvisò giusto in tempo e
Severus allontanò il corpo di Draco. Il ragazzo svuotò il suo
stomaco sul lussuoso tappeto del salotto dei suoi genitori.
“Evanesco,” ringhiò
velocemente Severus, rimuovendo l'offensiva sostanza. Si voltò in
segno di scusa verso il Signore Oscuro, “Mio Signore–”
Voldemort lo interruppe con un
gesto della mano. “Portalo via, Severus. Tu ed io parleremo
presto.”
“Molto bene, mio Signore,
grazie.” Severus s'inchinò ancora una volta prima di tirare Draco
abbastanza rudemente in piedi e spostandolo velocemente verso il
Foyer di Apparizione. Non aveva alcun desiderio di rimanere ed essere
ringraziato ad nauseam da Narcissa Malfoy.
*
Severus si Materializzò
direttamente nel soggiorno di Spinner's End con il collo di Draco
stretto in una mano. All'arrivo spinse il ragazzo gentilmente, ma
fermamente, verso la poltrona più vicina e richiamò del Whisky
Incendiario con due bicchieri dalla credenza. Ne versò un generoso
bicchierino ad entrambi.
“Bevi questo,” disse
inutilmente premendo il bicchiere di alcol nella mano del ragazzo.
Draco bevve immediatamente,
col bicchiere che sbatteva contro i denti e il corpo che tremava.
Severus bevve la sua parte con facilità, apprezzando l'intenso
bruciore mentre scendeva per la gola e il confortante calore che si
formò nel suo stomaco. Facendo sparire la bottiglia sulla mensola
del camino s'inginocchiò per aprire le ante di finto mogano
dell'armadietto sotto al vecchio televisore.
Cercando all'interno, tirò fuori un unguento e diversi pezzi di
garza. Mentre sbottonava la giacca, il gilè e la camicia, si girò.
In pochissimo tempo aveva tirato fuori il braccio destro fuori dai
vestiti e guardava sopra la spalla per esaminare la ferita. La
maggior parte era fuori dalla sua linea visiva.
“Draco,” ordinò. Il
ragazzo alzò il viso dalle sue mani e guardò verso di lui, restando
sorpreso per la vista. “Vieni qui,” disse Severus bruscamente,
porgendogli i quadrati di garza e l'unguento. “Pulisci la ferita
con un Tergeo e passacelo sopra,” lo istruì.
Draco brancolò in cerca della
bacchetta e si mise in ginocchio dietro il padrone di casa. Prima di
voltarsi Severus vide il suo viso colpito.
“Non mi ero accorto che
fossi ferito.” Draco sembrava genuinamente turbato dalla scoperta.
“Tergeo”. Lasciò la bacchetta sul tavolo da caffè e
afferrò l'unguento. Inizialmente esitante iniziò a spargerlo sui
bordi irregolari del lungo taglio. Fece un profondo respiro. “Mi
hai salvato la vita.”
“Sì.” Un leggero sospiro
sibilò attraverso i denti mentre Draco premeva in un'area
particolarmente dolorosa. “Ho cercato di salvarti la vita per tutto
l'anno.”
“Io pensavo,” –Severus
poté sentire il tremito della mano di Draco intensificarsi–
“Pensavo volessi approfittarti del mio fallimento. Zia Bella
pensava addirittura che potessi tradirmi con Dumbledore.”
Severus digrignò i denti alla
menzione di Bellatrix, ma fu abbastanza scaltro da riconoscere le
implicazioni positive nel tentativo di onestà di Draco. “È tempo
che impari a pensare per te stesso Draco. Tradirti con Dumbledore
avrebbe salvato la tua vita molto più facilmente e, dalla tua
prospettiva, in modo molto più piacevole di com'è stato questa
sera. Albus Dumbledore, a differenza del Signore Oscuro, era un fermo
sostenitore del potere del perdono. Delle scuse contrite sarebbero
state sufficienti per guadagnarti la sua protezione. Avrebbe messo te
e tua madre molto lontano dalla portata del Signore Oscuro e dai suoi
gesti punitivi.” Severus era di fronte al televisore e riuscì a
vedere l'espressione di Draco riflessa nel vetro scuro dello schermo.
Il ragazzo si era paralizzato mentre parlava.
“Ha detto così,” sussurrò
Draco, “in cima alla torre prima che gli altri arrivassero.”
“È un peccato che tu non
abbia accettato l'offerta,” replicò Severus con un tono di voce
completamente incurante, girandosi per guardare oltre la spalla e ciò
che poteva vedere della ferita sulla scapola. “Ora che ho ucciso il
preside, con Potter come testimone, non vedo come l'Ordine della
Fenice possa accoglierci entrambi a braccia aperte–”
“Potter come testimone? Ma–”
Severus si voltò per guardare
Draco direttamente in faccia. “C'erano due manici di scopa in cima
alla torre. A meno che uno non fosse tuo, dobbiamo assumere che
Potter fosse presente, nascosto sotto al Mantello dell'Invisibilità.”
Severus alzò un sopracciglio derisorio. “Presumibilmente è anche
al corrente della tua conversazione con Dumbledore a proposito del
tuo perdono. Sembra che la tua migliore scommessa sia di salvare in
qualche modo la sua vita nell'imminente conflitto. Se giochi bene le
tue carte potresti ancora riuscire a cambiare fazione e vivere per
raccontare la storia.”
La bocca di Draco si aprì per
la sorpresa, con la garza dimenticata in mano. “Da che parte stai
tu, comunque?” Balbettò.
“Povero me,” sogghignò
Severus, voltandosi per cercare nell'armadietto sotto al televisore
ancora una volta, “che stupido sono stato a credere che le mie
azioni di stasera avessero risposto alla domanda una volta per
tutte.” Avendo trovato una scatola di cerotti a farfalla, Severus
si girò e aprì il contenuto sul tavolino da caffè. “Non stiamo
parlando di me, Draco, stiamo parlando di te.” Guardò direttamente
il ragazzo che stava tremando ancora una volta. “Non sei un
assassino, Draco, e non hai il favore del Signore Oscuro. Per
guadagnartelo dovresti diventare un omicida – o peggio. Persino se
lui, o la prova cui ti sottoporrà, non ti ucciderà direttamente, il
processo distruggerà una parte di te che ti rende ciò che sei. E
per quanto irritante, ingrato e ossessionato da te stesso su sia
stato per gran parte della tua vita, i tuoi genitori sembrano molto
affezionati a te.” Severus alzò le spalle. “Chissà perché?”
Chiese sarcastico.
Draco era bianco come un
lenzuolo e sembrava incapace di processare l'informazione che Severus
aveva appena articolato. “Che cosa stai dicendo?” Chiese con voce
spezzata.
Severus alzò la testa dai
cerotti a farfalla che stava contando sul tavolino e mettendoli nel
palmo aperto della sua mano sinistra. “Non sono sicuro di poterla
mettere in modo più chiaro senza ricorrere ad un linguaggio crudo o
parole di una sillaba. Cosa non capisci esattamente? Il Signore
Oscuro non è un tipo indulgente. Hai fatto una cazzata. La tua vita
sarà miserabile nel prossimo futuro. La tua miglior speranza è che
Potter vinca e che tu gli salvi la vita durante il processo. Sono
stato abbastanza chiaro?”
“Sì, signore,” disse
Draco meccanicamente, con l'abitudine ingranata nei suoi sei anni ad
Hogwarts che si faceva avanti quando il potere delle parole lo aveva
diversamente abbandonato.
“Bene,” disse Severus,
prendendo la mano di Draco e appoggiandovi i cerotti a farfalla. “Usa
questi per chiudere la ferita sulla schiena.” Mentre Draco fissava
le strisce bianche adesive con un'espressione completamente vuota,
Severus spiegò ancora. “Devi togliere la striscia, la parte
esposta è appiccicosa. Usali per avvicinare i bordi del taglio. È
primo soccorso Babbano: francamente non mi fido dei tuoi incantesimi
nello stato in cui sei.”
Arrivò la comprensione e
Severus ruotò per dare a Draco libero accesso alla sua spalla. Il
ragazzo fece un paio di tentativi per imparare a togliere la strisce
dalla plastica, ma presto il taglio fu cautamente premuto insieme al
suo posto.
“Signore?” Si avventurò a
chiedere quando aveva quasi finito.
Severus guardò verso il
televisore, ma la testa di Draco era abbassata, intento nel suo
lavoro, e il riflesso mostrava solo un accenno di capelli biondi,
stranamente distorti dalla curva sul bordo dello schermo.
“Sì?”
“Perché ha ucciso
Dumbledore?”
“Perché, Draco,” replicò,
all'improvviso sopraffatto dalla spossatezza, “il mio padrone mi ha
chiesto di farlo: ho avuto l'impressione che il Signore Oscuro fosse
soddisfatto.”
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