Donde vieni, fratello mio?

di Moonage Daydreamer
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Donde vieni, fratello mio?

 

“Donde vieni, fratello mio?
Di fango e sangue i tuoi stracci son imbrattati.
In quale funesto cimento adempiesti al tuo dovere,
trovandovi certamente atroce morte?”

“Non distante di qui v’è un declivio;
ivi i corvi volteggiano esultanti, pronti al loro macabro banchetto.
Una grande battaglia si accese in quel luogo:
da lì provengo, dove il mio corpo giace abbandonato.”

“Ahimè, fratello,  piango la tua sorte.
Non dissimile dal tuo è il mio fato:
combattei per il mio signore sul campo,
finché il nemico mi privò dell’ultimo fiato.”

“Non compiangermi, ti prego, ma rallegrati per me;
trovai la morte con onore, combattendo per il signore e per la terra.
Un affondo ricevetti nel mezzo del petto:
questa cicatrice è ciò che del mio cuore rimane.”

“Quale follia ti spinge a vantarti di questa ferita?
Solamente lo sciocco mostra al mondo il colpo fatale
attraverso cui la sua anima si perse nel vento,
e solo lo stolto gioirebbe, come fai tu,
dell’attimo della morte che distrugge ogni gioia.”

“Non fu certo follia, fratello, ma lealtà.
Pur ferito, non volli lasciare i compagni accerchiati.
Che vergogna c’è in questo?
Ma tu, piuttosto, dimmi: sporca e insanguinata è la tua bella cotta, ma illesa.
Dove la lama affondò  nel corpo, privandoti del respiro?”

“Non desidero rivelarlo, ma te lo dirò se mi costringerai con la forza.
Ebbene, sappi questo: nessun buco per i vermi mi troverai in seno
in luogo di una medaglia al valore.
Fratello mio, se cerchi la ferita mortale, devi guardare qui, fra le scapole.”

“No,  fratello mio tu non sei, infame!
Ai compagni e ai fratelli voltasti la schiena,
 per non vedere mentre al posto tuo essi morivano.
Grazie agli dei la lama non penetrò a sufficienza per passarti,
e tu ora non hai modo di vantarti della tua vergogna.”

“Non giudicarmi, fratello, e dimmi:
per quale ragione avrei dovuto dare la vita per un signore
che mai ha combattuto le sue guerre al fianco dei suoi uomini,
quando avevo a casa una bella moglie e degli eredi
che il mio ritorno attendevano?”

“Davvero pensi che la tua donna, una volta fatto ritorno,
avrebbe potuto accoglierti senza provare ribrezzo?
Davvero pensi che i tuoi figli, saputo ciò che avevi compiuto,
si sarebbero trattenuti dal gridarti il loro disprezzo?”

“Forse quella sarebbe stata la sorte da me meritata,
ma, anche se odiato, sarei stato vivo,
e avrei potuto vederli diventare uomini migliori di loro padre
ed insegnare loro il coraggio che io non ho mai avuto.”

“E invece trovasti una morte peggiore di quella che sfuggisti,
e ora il segno indelebile del tuo disonore
è  tutto ciò che ti resta e ciò che lasci in eredità
a coloro che rimangono.”

“La tua gloriosa cicatrice sul petto non ti portò certo ad una sorte migliore della mia:
non sei meno morto di me solamente perché sei morto con onore,
il tuo corpo non marcirà di meno, non verrà risparmiato dai corvi e dai cani
perché hai un buco sul petto invece che sulla schiena.”

“Nessuno fugge la morte, ma tutti possono decidere il modo in cui accoglierla.
Tu moristi nella vergogna e i tuoi figli e figli dei tuoi figli rammenteranno il tuo disonore.
Il mio ricordo di eroe lascio ai vivi,
agli Dei io provai il mio valore, e dopo la mia morte vivrò nella gloria.
Può forse un uomo mortale sperare in una morte migliore?”





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