Note dell'Autrice:
Una breve guida per leggere in modo corretto questa One-Shot. La
scritta in blu è il testo della canzone, quella in nero
normale sono i pensieri nel presente di Michiru, quelli in corsivo nero
sono ricordi.
Sono un
pò arrugginita ma è da tempo che volevo scrivere
una song-fic su questa canzone che mi sembra molto adatta alla coppia.
Come sempre i commenti sono ben accetti quindi fateli pure, specie
perché non scrivevo più da un sacco e non vorrei
essere regredita alla preistoria come stile.
Il
Vento
Idea
di Arwen297 – Personaggi Naoko
Takeuchi – Canzone
"Il vento" di Daniele Ronda
È
mattina presto col sole che si è appena affacciato
Tutto
è identico intorno, la casa col tempo seduto
A
riprendere fiato
Apro
gli occhi nella penombra del mattino, come se avessi dormito
chissà
quanto stanotte. Mi bruciano, non riesco quasi a tenerli
aperti, il tempo si è fermato. Nell'esatto momento in cui il
mio
cuore si è rotto in una miriade di pezzi. Lo stesso instante
in cui
ho visto quella casa esplodere e coprirsi di fuoco.
La
stessa frazione di secondo in cui ho visto sfumare la speranza, la
convinzione che ti avrei stretta nuovamente tra le mie braccia.
Tra
quelle fiamme è diventata cenere anche una parte di me. Mi
sembra di
annegare, di non riuscire a respirare. Di essere di continuo spinta
sott'acqua da un mare invisibile, sconosciuto ma che non riesco
più
a controllare. Un mare che non mi è più mio
amico, un mare che mi
costringe a lottare per riempire di ossigeno i miei polmoni. Per
riprendere fiato ogni volta
che mi invade come un estraneo. Il vuoto dentro di me è
insopportabile. Questa stanza lo è, ha perso il motivo di
esistere.
Nell'aria ancora sento il tuo profumo, allungo la mano a toccare il
tuo cuscino. Ma non ci sei tu, è gelido. Freddo. Come il mio
cuore
ridotto a un muscolo che si muove per inerzia. Senza nemmeno sapere
il motivo della sua esistenza.
Non
riesco a stare in questa camera in cui abbiamo condiviso i nostri
attimi più intimi, un sacco di momenti felici. Una stanza in
cui ci
siamo ritrovate dopo ogni scontro più duro degli altri,
dopo una
litigata troppo focosa.
Non
questa volta.
Il
mio corpo ancora ha le ferite causate dall'ultima battaglia, ma il
loro fastidio e niente rispetto a quello che sento dentro. Mi alzo,
esco da questo luogo senza quasi sapere dove dirigermi. Come se
fossi un automa che si muove senza meta.
Vado
in sala e i miei occhi si posano sul tuo pianoforte bianco, sul casco
che hai lasciato li ieri sera. E gli occhi incominciano a
bruciare
più forte. Apro la finestra ed esco sul balcone.
Ed
è un vento che muove i pensieri e ci resti aggrappato
Perché
è quel vento lì che ti ha preso, strappato
Ed
è un vento che suona le foglie degli alberi fuori
E
sei tu che attraverso di lui tiri questo pigiama
E
mi sfiori
E
riprendi quello stupido vecchio discorso
Che
non avevamo finito
Ed
io posso chiederti solo perché non l'abbiamo finito
Sono
circa le sette del mattino, l'orizzonte è già
chiaro, ma fa ancora
abbastanza freddino, nonostante sia ormai Maggio. E mi torna in mente
la prima volta che ho incrociato i tuoi occhi verdi, tu non sapevi
nemmeno che esistevo nella realtà. Ero solo una componente
sempre
presente nei tuoi sogni più agitati e più
incomprensibili. Ti ho
seguita per tanto tempo senza farmi vedere. Fino a quel giorno in cui
Elza Grey non ti ha sfidata. Il vero primo incontro è stato
li, dopo
quella gara. Eri accaldata per quella corsa. Avevi il fiatone, ti
passavi l'asciugamano sul viso. Mi sembrava di essere caduta vittima
di un bellissimo incantesimo. Anche se ero cosciente che ti avrei
condannata a portare un fardello troppo grande sulle spalle, un
fardello che già io stavo portando. Non potevo ignorare la
felicità
che mi pervadeva l'animo nel sapere che eri tu ad essere la mia
compagna di squadra, poteva essere chiunque altra. Ma la fortuna
aveva voluto che fossi tu. Così sfuggente, così
impulsiva e
testarda.
Felicità
che adesso mi è stata brutalmente strappata via insieme a
te. Fisso
la ringhiera del terrazzo sopra alla quale ho appoggiato le mani,
sento i capelli che cadono a formare una tenda che mi separa dal
mondo esterno, non dal vuoto incolmabile che sento dentro. Una goccia
d'acqua colpisce il ferro, mentre non riesco a trattenere le lacrime.
Non poterti stringere a me, non poter essere consolata da te come
ogni volta che ne ho avuto bisogno, mi fa sentire tremendamente sola.
Vorrei
poterti avere qui, per togliere l'armatura che porto sempre e che
solamente tu riuscivi a togliere, mostrando al mondo il lato
più fragile e delicato di me.
Inizia
a soffiare una brezza, improvvisa nel giro di pochi istanti,
così
talmente improvvisa e strana che ho la sensazione che
dovunque tu
sia tu mi stia osservando. Probabilmente stai male quanto me, o forse
no. Forse stai talmente bene lassù da non avere il bisogno
di
vedermi, di condividere ogni secondo della nostra vita futura
irrimediabilmente distrutta. E insieme a lei un sacco di discorsi,
propositi e obbiettivi che ci eravamo prefissati di raggiungere
insieme senza mai finirli e che non saranno realizzati.
Il
leggero tocco di questo venticello mi fa sentire a casa, mi sembra di
averti accanto, sembra che voglia consolarmi con la sua presenza.
Sfiora
la mia pelle come fino a qualche sera fa facevi delicamente tu, prima
che mare e vento iniziassero a mescolarsi donandosi a vicenda. Ho
quella stessa sensazione di essere improvvisamente coccolata, di non
essere più sola.
Ed
è il vento che mi parla
Ha
occhi, mi guarda
Ed
è il vento che ora corre, cazzo se corre
Mi
stropiccia la faccia
E
mi soffia il tuo ricordo
Addosso
e adesso
Un
vento che improvvisamente mi sbatte con una crudeltà
inaudita
addosso una marea di ricordi che ti riguardano. Come se già
non ne
avessi abbastanza di cose a cui pensare e a cui abbiamo fronteggiato
insieme.
Ricordo
la violenza con cui mi hai respinta quando hai capito che io ero
colei che ti appariva in sogno, al pari del vento che sento
avvolgermi in questo momento. La paura che ti leggevo negli occhi per
un destino che in realtà non volevi e che non riuscivi ad
accettare.
Per ogni giorno mi prendo un momento, anche stupido e lo tengo
lontano da sguardi in discreti per sentirti di nuovo come allora.
Il
sole splendeva nel cielo, ormai era estate e finalmente dopo tanti
mesi di battaglie contro l'esercito del silenzio era arrivato il
momento anche per noi di tornare ad una vita normale. Senza pericoli
da affrontare ogni giorno. Avevamo sfidato Bunny prima di lasciare
Tokyo e non avevamo potuto fare a meno di riconoscere che lei era
veramente la nostra principessa. La piccola Ottavia ormai era stata
consegnata a un dottor Tomoe libero da qualsiasi follia demoniaca.
Libera di fare una vita normale senza correre pericoli. La nostra
macchina sfrecciava lontana dalla città da circa due ore. La
meta?
La casa al mare di mio nonno, ero l'unica libera di andare quando
volevo e li erano racchiusi i ricordi più belli della mia
infanzia
passata accanto alla sua figura che per me era sempre stata
importante. Un punto fermo, che cercava di capire il malessere che
provavo a causa delle aspettative dei miei genitori riguardanti il
mio talento musicale fuori dal comune. Così alla sua morte,
avvenuta
quando già ero maggiorenne ero subentrata come proprietaria
dell'appartamento. Aveva tagliato fuori i miei genitori, e questo a
loro non era mai andato giù.
"
Siamo arrivate credo" mi disse lei, girandosi brevemente verso
di me. Uscii fuori dai miei pensieri e nel mio raggio visivo comparve
l'abitazione cui ero tanto affezionata, a dire la verità non
era
niente di particolarmente appariscente, ma era proprio grazie alla
sua semplicità che mi piaceva tanto. Non vi erano sfarzi
inutili,
era una classica casa al mare costruita per essere vissuta
principalmente in estate, con accesso diretto alla spiaggia.
Al
piano superiore una terrazza si affacciava sul mare, permettendo di
godere dei tramonti estivi.
***
I
raggi del sole si frangevano sulla superficie cristallina del mare,
illuminandolo di una miriade di schegge luminose mentre la sfera
celeste piano piano si abbassava sull'orizzonte, dipingendo il cielo
di un rosso fuoco.
Uno
spettacolo che più volte avevo visto da piccola, ma che ogni
volta
mi appariva semplicemente meraviglioso.
Sentii
una presenza dietro di me, ma non mi allarmai, ero sicura che fosse
lei. Ormai avevamo raggiunto una complicità tale da sentire
la
reciproca presenza anche senza vederci. Quasi come se avessimo avuto
gli occhi dietro la testa. La sento avvicinarsi, e dopo qualche
istante eccola dietro di me.
Il
mio cuore perse un battito.
Trattenetti
il respiro chiudendo gli occhi.
Un
brivido percorse la mia schiena.
"A
cosa pensavi?" mi chiese, il suo respiro sul mio orecchio.
"Nulla
ammiravo il panorama, sai...ogni volta mi lascia senza fiato, anche
se è ormai da anni che posso goderne" risposi io, anche se
quella volta sapevo che era tutto diverso: non avevo mai sentito il
mare così vivo, così forte.
Così
presente e voluminoso dentro di me.
"Uhm.."
mi rispose lei "E come mai lo trovi diverso ogni volta?"
concluse.
"Non
lo so, credo di riuscire ogni volta a vedere un lato che prima mi era
sconosciuto...e questa volta sento palpabile il mare...l'ultima volta
ancora non avevo accettato i poteri.." le risposi cercando di
non perdere la lucidità a causa della sua bocca che
esplorava la mia
spalla. Sentii le sue mani sulle spalle e mi girai, specchiandomi in
quegli occhi verdi che mi facevano venire le farfalle nello stomaco
come a una ragazzina di quattordici anni alle prese con la prima
cotta. I miei occhi viaggiarono dai suoi alle sue labbra, poco
più
in basso. Sentii presto il loro calore sopra le mie, il cuore che
batteva forte.
"Lo
senti?" mi sussurrò.
"Che
cosa?" le risposi.
"Il
vento"
Prende
senso quella volta quando mi hai detto
Ascolta
il vento
Ora
come allora sono sempre su un terrazzo, e capisco solo adesso cosa
volevi dirmi con ascoltare il vento. Anche ora sono sono affacciata ad
osservare il mondo che mi circonda, a
vedere il sole che illumina sempre di più questa
città che si sta
pian piano risvegliando.
Come
allora anche adesso sono avvolta dal vento, anche se non posso
sentirlo dentro di me. Ma solo attorno, e improvvisamente mi sento un
pò meno sola. Anche se il dolore non è per nulla
alleviato, anzi.
Forse quel ricordo, che mi ha sbattuto in faccia lui stesso, mi fa
tremendamente male. Non riesco a pensare ai momenti felici, non a
quei momenti che mi sono stati brutalmente portati via. Quel giorno
lo ricordo bene, mi fece sentire più viva di quanto ci fosse
riuscito qualunque altro, mi sentivo finalmente completa. Sicura di
me.
Scambierei
tutta quanta la vita per un solo momento passato
E
per farmi più male cancello i sorrisi
E
ricordo soltanto le volte che abbiam litigato
Perché
il senso di colpa è un dolore e un sollievo malato
Per
l'assurda illusione che con un colpevole
Il
dolore sarà cancellato
Non
so per quale motivo, in preda a un masochismo assoluto mi convinco a
pensare ai momenti meno belli, quelli in cui abbiamo litigato. Come
se questo potesse in qualche modo farmi sentire meglio, come se fossi
capace di iniziare a odiarla per tutte le parole che sono volate in
quelle situazioni.
Il
problema e che non riesco a odiarla.
Non
ci riuscivo quando era al mio fianco.
Non
riesco ora che non è più qui con me.
Solo
ora mi rendo conto di quanto fossero futuli e inutili quelle
litigate, solo ora capisco quanto tempo abbiamo perso a tenerci
rispettivamente i musi per giorni senza rivolgersi la parola, facendo
finta che l'altra non esistesse.
Quanti
istanti sprecati al discapito della nostra felicità insieme.
Ora non
ci è più possibile litigare, ne far pace. Ma
preferirei litigare
altre mille volte con te, pur di poter vederti. Pur di tornare a far
pace in un modo unicamente ed esclusivamente nostro. Mi concentro
nuovamente sul vento che soffia intorno a me.
È
la tua voce che mi parla
La
sento addosso
È
un'immagine che corre, cazzo se corre
Ed
il cuore si spacca
E
non voglio respirare
Aspettami,
arrivo
Ma
prendo fiato se ripenso a quando mi hai detto
Ascolta
il vento… il vento
Mi
sembra di sentire la tua voce. Lui è la tua voce.
È come se il mare
dentro di me parlasse con te attraverso di lui. Perché una
massa
così grande non può rimanere immobile quando
viene sfiorata da una
corrente d'aria simile.
E'
la tua voce che mi parla, che ci parla. Vuoi consolarmi lo so, ma la
verità e che non so nemmeno io come trovare un qualcosa a
cui
aggrapparmi per venirne fuori. Ogni volta che ci provo mi sento
annegare in un mare che nemmeno io so come controllare. Sento il
respiro mancarmi, l'aria mancarmi. E' iniziata un eclissi del mio
cuore e non so nemmeno io come poterne uscire.
Ma
il punto è, voglio uscirne veramente? Alla fine basterebbe
così
poco per non soffrire più così tanto come sto
soffrendo io ora.
Basterebbe
così poco...
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