Dreamer

di Distopia
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Dreamer

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Per come la vedeva lei, la vita era un fatto semplicissimo. Tu ti volevi divertire, loro te lo volevano impedire, e allora tu facevi del tuo meglio per infrangere le regole.

 
1984 _George Orwell_

 

 

 

 

Prologo

 

 

 

 

 

 

Una volta sognai di trovarmi in un sala di tribunale. Era enorme, pareti bianche, grandi colonne sulle mura ogni cinque metri, un lunghissimo tavolo di mogano nero e una sedia di metallo al centro della stanza. Nient'altro.

Io mi trovavo sulla sedia. Ammanettata. Era scomodo, sentivo che il metallo delle manette era stranamente caldo e questo mi infastidiva ancora di più. Davanti a me, dietro il grande tavolo, c'erano sette persone: tre donne e quattro uomini, tutti vestiti con gli stessi pantaloni di seta grigi e la stessa maglia nera di cashmere.

Sopra le loro teste, sul muro, c'era un enorme foglio bianco, circondato da una cornice rossa. Sul foglio c'era scritto in caratteri cubitali: ANCHE LE STELLE SONO NOSTRE.

Il motto della Grande Legione.

Ce lo insegnavano il primo giorno di scuola.

L'uomo al centro del tavolo si alzò in piedi. Non riuscivo a vedere i suoi occhi, la luce me lo impediva.

-Rispondi al nome di Leara Muddy? -aveva una voce noiosa, strascicava le parole.

-Sì. -risposi, e mi stupii di quanto la mia voce suonasse tremula.

-Tu sai perchè sei qui? -chiese nuovamente.

-No. -mentii. Sapevo esattamente perchè mi trovavo lì.

-Ti trovi qui per innumerevoli atti criminali da te compiuti durante gli ultimi sei anni della tua vita.

-Non ho fatto nulla. -mentii di nuovo.

-Non ti è consentito mentire, Leara Muddy. -disse una voce di donna, pungente come un rasoio -Tu hai fatto esattamente quello che noi sappiamo tu hai fatto.

Il cuore sembrava volermi spaccare la gabbia toracica e correre via. Avevo paura, prchè ero a conoscenza di cosa mi stesse per accadere.

-Sei stata esaminata da questa corte, Leara Muddy. -riprese l'uomo, che sembrava volesse sbadigliare da un momento all'altro -E sei stata ritenuta colpevole per i seguenti crimini: tradimento, sollevazione, assass...

-So per cosa sono ritenuta colpevole. -lo interruppi senza troppe pretese, tanto ormai avevano deciso la mia sorte.

-Il tuo livello di pericolosità ti sarà riferito una volta portata nell' Atlante.

Le parole mi arrivarono lente, fredde, desolanti. Sarei stata rinchiusa nell' Atlante. Non volevo essere rinchiusa nell'Atlante.

Poi, all'improvviso, le luci si spegnevano e venivo circondata dal buio. E poi aprivo gli occhi.

 

Mi svegliavo.

 

E mi rendevo conto che non era stato un sogno.





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