Dietro la porta
Dietro la porta
E tu non lo sai che il silenzio cresce come un cancro.
Simon and Garfunkel
Alec è un poliziotto, prima di essere una persona.
È sempre stato così.
Un padre, un marito, un essere umano, certo, ma prima di ogni altra cosa, un poliziotto.
A volte si pente di aver scelto una vita così categorica ma,
puntualmente, arriva un altro caso e si dimentica dei sensi di colpa.
Non sa come consolare le persone, Alec, perché non è il suo compito.
Non ha mai avuto motivo di imparare, dopotutto: i criminali non hanno
certo bisogno di una spalla su cui piangere e, comunque, non sarebbe la
sua. Ma con Ellie è diverso, lo è sempre stato.
E adesso, proprio adesso, vorrebbe tanto aver imparato a consolare le
persone, Alec, perché ora non sa cosa fare né come farlo.
Alec è sicuro che Ellie non si riprenderà, adesso e,
probabilmente, mai più.
Non ci si riprende dalle batoste, Alec lo sa bene.
Si va avanti, si ride, ci si ricostruisce una vita - o, almeno ci si prova -, la maggior parte delle volte.
Ma il dolore, quello vero, rimane acquattato nell’angolo, pronto a riempire un vaso già colmo.
E lei, Ellie, ha quello sguardo, quello che lui conosce bene: lo sguardo di chi si è già arreso.
Alec vorrebbe davvero dire qualcosa per consolarla, fosse anche quell’anonimo andrà tutto bene
che tutti vogliono sentirsi dire, ma non ci riesce. Così sta
seduto, fuori da questo putrido bagno, aspettando che lei smetta di
rimettere e piangere.
Non è molto, ma è il minimo che possa fare. Il poco che può fare.
Capita spesso, da quando è finita tutta la storia. Basta una frase sbagliata, una parola di troppo oppure niente ed Ellie scappa via, da nessuna parte o dappertutto, non importa.
A volte è presente ma a volte non lo è. Alec preferisce
non pensare ad Ellie che si ritrova da sola nella sua stanza,
mentre aspetta che le ore della notte passino.
«Preferirei non vomitarti le scarpe, puoi andare via?»
«Non ho impegni per la serata.»
È sempre così, ogni volta.
Ellie che gli chiede di lasciarla sola e Alec che, forse un po’ bruscamente, rifiuta.
Poi Ellie sbuffa, come sta facendo adesso, ed esce dal bagno, con i
capelli sconvolti e qualche lacrima intrappolata fra le ciglia, che non
si prende la briga di asciugare.
Si sciacqua il viso, scacciando l’ombra che le offusca gli occhi e la stanchezza di un’altra notte sveglia.
Alec la vede trascinarsi stancamente verso di lui e scivolare in
silenzio per terra, con la schiena alla porta a bloccare
l’ingresso a chiunque non siano loro due.
Non dovrebbero stare lì, non dovrebbero stare insieme ma a nessuno dei due interessa veramente, così ci stanno e basta.
Se fumassero, sarebbe il momento perfetto per tirare fuori un pacchetto
di sigarette e accenderne due. Sfortunatamente nessuno dei due lo fa,
per cui Alec abbandona l’idea, anche se con un po’ di
rammarico.
«Come sta tuo figlio?» domanda, misurando tono e parole.
Ellie fa spallucce, giocherellando con un filo che sporge dalla manica.
«Non parla molto con me. Mia sorella dice che sta meglio, per quanto possa stare meglio in questa situazione.»
«L’hai portato a…» Alec lascia la frase in sospeso aspettando che Ellie capisca senza essere costretto a concludere la domanda.
«Non ha voluto» risponde Ellie, sospirando «non credo sia ancora pronto.»
«E tu lo sarai?»
«Lo sarò per lui» fa una pausa e una mezza smorfia con la
bocca, voltandosi a guardare Alec «finché tu sarai pronto ad
aspettare che finisca di vomitare anche l’anima fuori da un
qualunque bagno come questo.»
Alec sta in silenzio. Non è abituato a esprimere i suoi
sentimenti, e di certo non comincerà adesso. Spera comunque che
Ellie capisca la sua risposta, dai suoi occhi, da quel modo particolare
che hanno di parlare, loro due, o qualsiasi altra cosa.
Stanno un altro po’ così, l’unico vicino
all’altra, le gambe che neanche si sfiorano e il respiro calmo di
chi è consapevole che fra poco dovranno tornare alla
realtà. Ma per un po’, solo per un po’, ad Alec fa
piacere dimenticare cosa aspetta entrambi fuori.
I rumori dietro la porta sono di un altro mondo, per ora.
Ps. I'm a Serial Addicted
Sono rimasta folgorata da questo bellissimo telefilm e volevo scriverci
qualcosa sopra. Corta, senza dubbio, ma i personaggi sono piuttosto
complessi e non so bene ancora come muoverli, per cui mi
prenderò il mio tempo per esplorarli e vedere un po' se ne sono
in grado di farlo, principalmente (e questo vuol dire che, molto
probabilmente, tornerò. Sì, è una minaccia). Per
ora ci accontentiamo di questo breve stralcio u_u il mio amore
imperituro per la coppia Tennant/Colman perché insieme sono
fantastici, ecco.
Jess (Mrs C)
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