sweet goodbye
Sweet
Goodbye
Quel
lungo corridoio di albergo sembrava davvero infinito.
O
almeno così pensava Chris mentre stava tentando di
rallentare al
minimo l'andatura, rendendola quasi inesistente. Un passo davanti
all'altro sempre più piccolo.
Non
voleva arrivare alla meta.
O
meglio, voleva con tutto se stesso ma, al contempo, sapeva che quando
ci sarebbe riuscito sarebbe finito tutto.
La
magia, l'incanto, la pace, la gioia.
Avrebbe
dovuto dirgli addio e fare finta che non fosse mai successo nulla.
Piuttosto gli sarebbe piaciuto sparire e lasciar perdere ogni cosa.
Stava
facendo un male cane ma, per quanto avesse cercato di convincersi a
non andarci, quella sarebbe stata l'ultima
volta, non
l'avrebbe persa per nulla al mondo.
Prese
un profondo respiro, buttandolo fuori con un leggero sbuffo al
termine, per poi decidersi a riprendere una camminata normale,
cercando anche di stamparsi addosso l'espressione e l'aria
più
normali e tranquille possibili, anche se, davanti a lui,
sarebbero cadute miseramente senza problemi.
Si
fermò davanti alla porta designata con un lieve
tentennamento nel
passo e una forte lotta interna con sé stesso e le proprie
emozioni,
mentre si rese conto, ancora una volta, di sentirsi peggio di un
ragazzotto alla prima cotta quando si trattava di lui.
Dannato
americano, tremendamente affascinante e dalla parlantina imbattibile.
Non
sarebbe mai riuscito a reggere il confronto, per quanto cercasse ogni
volta di ribadirsi il contrario, ma lui lo batteva immancabilmente su
tutto e non c'entrava il fatto che fosse più anziano. Era
solo
irrimediabilmente spiazzante e sexy in ogni fibra del suo essere.
E
lo sarebbe stato a qualsiasi età.
Perché
lui era così: quasi cinico o impassibile in certi istanti,
quello
che ti mostrava com'era la vera vita e come affrontarla, mentre in
altre diventava il coglione più diretto mai esistito, che ti
faceva
sputare persino le budella dalle troppe risate, riuscendo anche ad
essere romantico.
E
sapeva di essere tutte queste cose.
Eccome
se lo sapeva, anche troppo bene. Sapeva anche come usarne ciascuna a
seconda delle circostanze, per questo era così facile innamorarsi
di
lui.
Prese
un altro profondo respiro, chiudendo un istante gli occhi mentre
alzò
il braccio a mezza via, la mano chiusa a pugno, e quando li
riaprì
diede due leggeri colpi sul legno della porta.
Nessuna
risposta dall'altro lato per qualche secondo, poi un frusciare quasi
impercettibile si avvicinò di più, come di calze
strisciate sulla
moquette.
La
porta si aprì e si trovò davanti al suo sguardo
che sollevò per
raggiungere la sua altezza quando capì chi aveva davanti e
fu lo
sbuffo basso successivo che gli fece aumentare di fretta i battiti.
Come
volevasi dimostrare sapeva che non sarebbe dovuto andarci.
“Chris..”
tono laconico, apparentemente tranquillo ma che nascondeva una
malcelata esasperazione, di chi sapeva che tutto quello di cui
avevano parlato durante quei giorni non era valso a niente.
Lo
sapeva, cazzo.
L'aveva
capito che non avrebbero più potuto rivedersi. Che lui aveva
la sua
famigliola, il figlio neonato, e che si divertiva così,
volendolo
certo, ma non chiedeva mai nulla di quello che in realtà
volevano
gli altri.
E
non si trattava di illusione. Non lo faceva apposta.
Ma,
forse, non si rendeva conto com'era facile affezionarsi a lui, come
si cadeva facilmente tra le sue braccia. Persone come sé
stesso che
non aveva mai pensato, prima di incontrarlo, che sarebbe finito a
letto con un uomo.
Lo
stesso uomo che, pochi giorni prima, gli aveva gentilmente fatto
capire che non avrebbe potuto continuare a dargli davvero quello che
avrebbe voluto.
“...è
tardi, cosa ci fai qui?” aggiunse Robert fingendo di non
saperlo.
Era
l'ultima serata di promozioni.
Certo,
dopo si sarebbero rivisti per il sequel ma sarebbe stato ancora lo
stesso? No.
Sicuramente
no.
E
sapeva di doversene andare così, perché doveva
smetterla di
caderci, di finire nello stesso baratro di sempre. Quello che aveva
incontrato con Jude.
Doveva
smetterla di illudere le persone e, soprattutto, se stesso.
Continuò
a guardare quel ragazzone, big
boy,
come si divertiva a chiamarlo lui, scherzosamente sul set quasi in
maniera paterna, che invece aveva tutt'altro dell'essere la persona
imponente che dimostrava attraverso il fisico.
Lo
sguardo, gli occhi ancora da ragazzo dolce che avevano bisogno di
scoprire e che domandavano troppo. Cose che non poteva avere.
Soprattutto non da lui.
E
Robert ne era consapevole, ma più di mandarlo via
gentilmente non
avrebbe saputo cosa fare.
“Ahm...volevo..”
Cosa?
Dire una bugia.
Sarebbe
stato inutile giusto?
Siete
al capolinea, guys.
Robert
sospirò, prendendosi inconsciamente un lato delle labbra tra
i
denti, mentre Chris abbassò lo sguardo al pavimento per un
secondo,
sentendosi trafiggere dallo scuro dell'altro.
“Ne
abbiamo già parlato Chris”
Sei
stanco di me, no? Il tuo tono me lo dimostra.
E
non riusciva a rinfacciarglielo perché sapeva che aveva
fatto bene a
troncare tutto, per sé stesso, per loro, perché
non ci sarebbe mai
stata una svolta.
Ma
continuava a fare male comunque.
“Lo
so ma..” rialzò lo sguardo, sentendosi uno stupido
a supplicare ma
sentendone lo stesso il bisogno.
“Non
continuare a farti del male”
Chris
gli puntò gli occhi addosso, accusatori, quasi risentiti
perché se
si trovava in quella situazione, non era colpa sua. O meglio...forse
sì.
In
parte..ma il resto ce l'aveva messo
lui.
Gli
scherzi, le battute e le toccatine amichevoli sul set erano una cosa.
Quello che c'era dietro tutt'altro.
E
non voleva che finisse così.
“Non
è la mia volontà...solo...non ci
riesco...” confessò, abbassando
il tono e vedendo Robert sospirare sommessamente di nuovo ma, questa
volta, non per insopportazione, ma per rassegnazione propria.
“Sarà
ancora peggio dopo”
Chris
annuì “Lo so, non m'interessa”
“A
me sì”
“Andiamo
Rob!” si spazientì leggermente “...prova
a capire come mi stia
sentendo adesso...dio! Vorrei ucciderti piuttosto che lasciarti
andare”
L'altro
fece una mezza risata, scuotendo la testa addolcito mentre
allungò
un braccio per appoggiare una mano dietro alla nuca dell'altro,
tirandolo leggermente in basso per fargli scontrare la fronte sulla
sua.
“Non
sai quello che sto sentendo io...e non sai nemmeno cosa voglia
dire”
“Sì
che lo so”
“No,
fidati..” lo seccò “...non lo
sai”
Chris
sospirò guardandolo a distanza così ravvicinata.
“Quindi
è finita sul serio. Posso andarmene e scusa per averti
disturbato”
Rob
aumentò la presa di riflesso, trattenendolo contro di
sé e
facendogli capire di non spostarsi.
“Calma
big boy..nemmeno io voglio che finisca, ma è meglio per
tutti e due”
“Sei
tu che hai scelto”
“Sai
che non posso fare altro”
La
verità. Gelida.
Quella
non gliela risparmiava mai. Era sempre così diretto,
dannazione. Mai
una volta che girasse attorno a qualcosa per nasconderlo o evitarlo.
Non
sarebbe stato Robert Downey allora.
“Lo
so...” un sussurro, seguito da un avvicinamento maggiore
delle
labbra alle sue ma che non prese per via di una leggera ritrosia
dell'altro.
Chris
lo guardò deluso.
“Sarà
ancora più difficile lasciarti andare domani, se rimani
adesso”
“Per
favore..”
Ecco.
Succedeva sempre. Lo portava a supplicarlo. Dannato.
Solo
lui ci riusciva.
Ennesimo
sospiro. La porta si chiuse dopo pochi secondi dietro la sua schiena,
Chris liberò un sorriso appoggiando le mani sui fianchi
dell'altro
appena si sentì al sicuro nel chiuso della camera.
“Non
sorridere” ammonì con finto rimprovero ma era
inutile.
“Non
mi resisti lo sai”
“E
tu te ne pentirai, sai anche questo”
“Te
l'ho detto che non m'interessa”
Fu
solo dopo che riuscì nella conquista delle sue labbra, di
nuovo, e
ancora per molto. Quelle labbra piene che adorava mordere e succhiare
prima di farsi spazio nella sua bocca per chiedere altro.
Sì,
lo sapeva benissimo che se ne sarebbe pentito. Ma sapeva anche che
Robert avrebbe trovato il modo per non dirgli addio il mattino dopo.
Sarebbe
scomparso, dopo averlo lasciato in un limbo di illusioni.
Come
faceva sempre.
|