The Novices
Prologo
Immaginatevi
la Terra.
Ma non il nostro pianeta, quello moderno.
Una Terra alternativa, piena di magia e creature di tutti i tipi, che
vivevano
in un tempo simile al basso medioevo, dove ogni persona credeva
complessivamente in due entità: divinità e demoni.
I demoni erano creature affascinanti, persuasive, che si nutrivano
della
malvagità umana e di tutti i suoi difetti: erano egoisti,
inducevano i propri
adepti a celebrare riti con frequenti sacrifici di sangue e che
tenevano il
potere per sé; vivevano in un mondo sotterraneo, caldo, dove
la luce arrivava
attraverso piccole fessure nel terreno.
Le divinità, invece, erano personaggi semplici, con ognuno
un compito, un
obiettivo e una personalità ben precisa: traevano il loro
potere dalle
preghiere della gente, senza le quali non potevano nemmeno esistere e
che
donavano loro l'immortalità e l'immunità alle
malattie.
Ricambiavano questa dedizione e affetto esaudendo quando possibile i
desideri
della gente e facendo sì che tutto il creato continuasse a
funzionare a dovere:
questo li distingueva dai demoni, ovvero il ricambiare la fiducia con
buone
azioni.
Vivevano in un posto chiamato dagli umani “Alto dei
cieli'” perché questa terra
si poneva oltre il cielo, nel punto più alto dell'atmosfera
terrestre.
Entrambi questi posti erano irraggiungibili dalle persone che non
appartenevano
a una o l'altra fazione.
Fazione sì, perché combattevano da sempre per
ottenere l'attenzione della
gente.
Per loro gli anni non incidevano troppo sulla carne, il tempo era
uguale come
sulla Terra ma invecchiavano più lentamente.
Una battaglia fu decisiva in questo periodo, e spero siate curiosi di
sapere
perché.
La
nostra avventura iniziò nell’Alto dei cieli,
più precisamente in una
zona in particolare.
Hi era un bambino solare, vivace e senza pensieri per la testa,
poiché pensava
solo a vivere nel presente e godersi tutto quello che lo circondava,
dalla
natura alle persone a cui voleva bene, ovvero i suoi parenti e i suoi
amici.
Poteva correre e giocare dove voleva, ma c’era solo un posto
che il padre,
Hisyooziki, gli proibiva di frequentare: l’albero di
ciliegio, al confine dei
loro possedimenti.
Erano nella sala da pranzo della grande villa di famiglia.
“Perché non posso andare a esplorare quella zona
papà?” chiese il piccolo,
curioso.
“ Perché...” il padre si fece
pensieroso, mentre la madre, Tsuchimazime-na,
preparava loro del pane con la marmellata.
L'uomo osservò il bambino, che lo stava guardando
impaziente, in attesa di una
risposta soddisfacente, e quindi non poteva far altro che esclamare con
enfasi
e gesti esagerati : “ Perché c'è un
orso cattivo che si mangia i bambini!”
Hi sobbalzò sulla sedia, aggrappandosi al bordo della tavola
per lo spavento.
Un orso.
Un orso!
Trattenne il fiato, immaginandosi un mostro deforme peloso fare la
guardia a
quel posto tanto interessante.
“Prometti che non ti avvicinerai?”
domandò allora il genitore, con un
sopracciglio inarcato.
Hi annuì subito, stringendo le mani a pugno come a darsi
forza.
Non avrebbe disobbedito, non voleva certo finire nello stomaco di un
orso e
rendere triste la mamma!
Mamma che si avvicinò al bambino e lo abbracciò,
con dolcezza.
“Ma certo che il mio ometto non
disobbedirà!” rimarcò, con un sorriso
fiducioso.
Hi le sorrise di rimando, ricambiando l'abbraccio con un bacio sulla
guancia
morbida della donna.
Non avrebbe tradito la loro fiducia...
Però...
Passò
qualche mese, e non si sa se per il caso o altro, Hi si
ritrovò
proprio da quelle parti.
L’albero di ciliegio non era distante, ma nemmeno troppo
vicino, e rimase lì,
in piedi, fermo, a fissare quella cosa tanto bella quanto proibita.
Non sentiva nessun rumore, forse l’orso stava dormendo...
Ad un tratto, un grido dolorante attirò la sua attenzione, e
sembrava provenire
proprio dall'albero di ciliegio.
Hi deglutì a vuoto. Che fosse l’orso? Sembrava un
grido umano. Forse era l’animale
che aveva attaccato qualcuno? Era consapevole che vivessero altre
persone nell’Alto
dei cieli, quindi doveva per forza essere qualcuno in pericolo!
Al diavolo l’orso, doveva aiutare quella persona!
Corse velocemente verso l’albero, trovando una bambina dai
capelli neri lunghi
fino sopra alle spalle, vestita con una canotta e pantaloni neri
lunghi, seduta
a terra mentre si teneva il ginocchio destro tra le mani.
Piagnucolava, fissando la ferita che aveva sul ginocchio.
“Ehi! Tutto bene?” domandò il bambino,
avvicinandosi e fissando quella gran
sbucciatura.
“ Cavoli!!” esclamò, sorpreso, era
davvero una brutta ferita.
“Mi fa male... un gran male! E perdo sangue, tanto
sangue...” singhiozzò la
piccola.
Hi la fissò per un po’, poi, senza pensarci
nemmeno troppo, prese un lembo
della propria canotta bianca e la strappò con forza.
“M-ma... Ma cosa fai??” chiese la bambina, mentre
Hi iniziava a legare la
stoffa attorno al ginocchio dov’era la ferita, con attenzione
e il nodo ben
stretto.
“Va meglio così?” domandò il
piccoletto, con un sorriso incoraggiante.
“Io... sì... grazie!” mormorò
la moretta, alzandosi con cautela sulle proprie
gambe.
In uno slancio di coraggio abbracciò Hi, colma di
gratitudine, e lui ricambiò
tale abbraccio con entusiasmo.
Davvero carina, pensò, mentre si
guardavano.
“Come è successo?” indicò la
stoffa che intanto aveva iniziato a tingersi di un
leggero rosso.
“Stavo camminando e... c’era questa pietra che mi
ha fatto cadere.” borbottò la
piccola in risposta spolverandosi i pantaloni con le mani.
“Bisogna stare attenti.” disse saggio Hi, mentre
tendeva la mano. “Io sono Hi,
abito là in fondo.” spiegò, con un
altro sorriso, indicando la parte da cui era
venuto.
“ Io sono Yoru, piacere. Io abito dall’altra
parte.” si presentò la bambina,
stringendo la mano con educazione e ricambiando appena il sorriso.
Quell'incontro fu l'inizio di una grande amicizia tra Hi e Yoru, che
continuarono a vedersi senza dir nulla ai genitori, perché
entrambi avevano
disobbedito e temevano di non vedersi più.
Gli anni passarono, e i due crebbero.
Hi si era fatto un bel ragazzo, i capelli bianchissimi con una forma
strana,
tirati all’indietro a parte i due ciuffi che ricadevano ai
lati
incorniciandogli il viso ancora infantile e allegro: non era cambiato
negli
anni.
A Yoru erano solo cresciuti i capelli, che arrivavano ben oltre alle
spalle, e
anche la frangia sfilata le copriva gli occhi.
Quel giorno, i due dimostravano all’incirca sui tredici anni,
e arrivati all’albero
di ciliegio si accorsero che erano entrambi un po’ sbattuti.
“Purtroppo devo cominciare gli allenamenti con mio
padre.” mormorò Yoru, senza
riuscire a guardare Hi in faccia: teneva le mani dietro la schiena,
sembrava
tremasse appena.
“ Anche io, comincio domani.” confessò
allora Hi, cercando il suo sguardo: “Ma
vedrai che in qualche modo ci vedremo... ci vediamo lo stesso
no?”
Yoru gli rivolse un’aria esitante, si portò una
mano alla bocca, pensierosa.
“ Prima... Prima che tu vada voglio confessarti una
cosa.” iniziò, con voce un
po' tentennante.
“ Ecco, io... Ti voglio bene! Sei… Sei il mio
migliore amico in assoluto.”
soffiò, arrossendo appena per l'imbarazzo di questa nuova
rivelazione.
Hi perse qualche battito, senza parole.
Quella semplice frase lo aveva reso felice, si sentiva pieno e
scoppiettante di
felicità.
Era certo di poter fare qualunque cosa in quel momento, qualunque...
“ A... Anch’io Yoru! Anch’io!”
esclamò, abbracciandola forte e stringendola a
sé, mentre la ragazza soffocava una risata, invitandolo a
non strozzarla.
Avrebbe voluto starle sempre vicino, per il resto della sua vita...
Ma quella fu l’ultima volta che la vide.
L'addestramento per diventare un novizio dio era massacrante e il padre
molto
severo.
A volte si allenavano a casa, a volte alla Pianura Dorata, ma non ebbe
più
tempo di andare all’albero di ciliegio a trovare Yoru, e lo
stesso
probabilmente fu per lei.
Soffriva nel non vederla, perché era stata l’unica
persona a farlo sentire
felice e completo.
Qualche volta si vedeva con i suoi amici Ho, Kaze e Uragiri, altri
novizi dei,
ma non era lo stesso…
Note Finali
Questa storia in
realtà è un fumetto che disegnai nel lontano 2007.
Non l'ho mai disegnato
bene e ho vari spezzoni di vignette e pagine su fogli
vari, e dopo anni e anni ho deciso di scrivere la storia come una
specie di
sceneggiatura e darmi un punto di riferimento, invece che tenermela in
testa e
disordinata.
Sono molto affezionata
a questi personaggi perché è una storia che mi
rappresenta, ma lo spiegherò più avanti :D
Spero piaccia anche a
voi come è piaciuta anche ad altre persone, e spero che
quelli che già li conoscono le cose così siano
più chiare.
In ogni capitolo
cercherò di inserire disegni dei personaggi che popolano il
capitolo u_u
Per ora ho pronti tre
capitoli, ma li posto con parsimonia…
Alla prossima puntata!
ewe
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