“Il dado è tratto” Aveva
detto un qualche grande personaggio di chissà quale epoca
storica (Ma chi era,
poi? Mhà, si confondeva sempre...).
Ed era una frase
maledettamente adatta, aveva pensato Edward, osservando i
dadi rotolare come al rallentatore, quasi il tempo scorresse
più piano, per farsi beffe di lui.
Il suo destino era legato a degli stupidi dadi che non riuscivano a
fermarsi.
Il cuore di Edward batteva forte, sempre più forte.
E quei dadi rotolavano ancora (maledetti!),
trascinandosi dietro un potenziale infinito di aforismi e pensieri
pseudo-filosofici sulla vita, sul tempo, sul destino e quant'altro.
Ma Edward aveva ben altro per la testa.
I dadi si fermarono: cinque puntini neri lo fissarono beffardi.
“No, Al! Non può essere! Sono sicuro che hanno
urtato contro qualcosa! Rilanciamoli!”
“Non se ne parla proprio, Niisan! Ci vedo bene, sai? Ho vinto
io!”
Alphonse osservò risoluto (ed anche compiaciuto,
sì) il fratello che cercava di appellarsi all'affetto che
nutriva verso di lui.
Ma questa volta non si sarebbe fatto impietosire, proprio no.
“Niisan, fila a letto!”
“Ma Al...!”
“Niente ma!”
Meglio cambiare
strategia...
“Non puoi darmi ordini, sono tuo fratello maggiore!”
“Non sembrerebbe proprio! Hai l'influenza e devi riposarti,
ed in più ho vinto io, devi eseguire!”
Edward gonfiò le guance, offeso.
“E' tutto inutile, Niisan, proprio non attacca! Andrai a
letto anche dovessi infilartici io stesso!”
“Potrei prenderti in parola, Al!”
Alphonse alzò gli occhi al cielo, esasperato.
Quello stupido del suo fratellone, non voleva saperne di starsene fermo
neppure un minuto, nonostante avesse la febbre.
Gli aveva addirittura fatto la concessione di lasciar decidere ai dadi
se dovesse rimanere alzato fino a tardi. (Almeno con quelli non avrebbe
barato!)
Si prospettava una lunga battaglia.
Edward, approfittando di un attimo di distrazione del fratello, stava
cercando di sgusciare via, diretto verso il salone (per fare cosa, poi, non era
dato saperlo!), ma inciampò miseramente nelle
sue stesse ciabatte.
Una ben misera fine per
l'Alchimista d'Acciaio.
“Niisan, non cercare di scappare, eh!”
“Ma stavo solo andando in bagno!”
“Non m'incanti, sai? Il bagno è dall'altra parte
del corridoio!”
...Ops!
“Eddai, Niichan!”
“Eddai
un cavolo! E tu avresti diciotto anni? Secondo me ti sei fermato ai
tre, e sarebbero fin troppi!”
“Ho capito, ho capito, vado a letto...”
Edward si diresse con aria fin troppo affranta verso la porta a
sinistra.
“Ah, Niisan, ci terrei a precisare che la nostra camera da
letto si trova a destra!”
Edward dovette capitolare, sospirando teatralmente, mentre apriva la
porta giusta.
.:*^*:.
Suo fratello, quando ci si metteva, sapeva essere davvero...
bhè, avrebbe potuto tranquillamente definirlo stressante! (anche
se non certo in sua presenza!)
Alphonse stava appunto assaporando la tanto agognata
tranquillità, turbata soltanto dal chiacchierio della radio,
mentre metteva apposto la cucina. (Cosa
che Edward non faceva mai! Passava il suo tempo libero inventando le
scuse più fantasiose per evitare la suddetta incombenza!
Fossero credibili, almeno!).
Al spense la radio.
Silenzio.
Edward doveva essersi addormentato, sì.
Perché allora una vocina, che aveva la stessa voce di Winry,
gli sussurrava che il suo Niisan non si sarebbe mai arreso
così facilmente, dopo averne fatto una questione di principio?
(Alphonse avrebbe tanto voluto sapere in cosa consistesse un simile
principio, che gli imponeva di girare per casa con la febbre, di non
riposare, e di non far riposare neppure lui).
Il suono del telefono fece sussultare Alphonse, che
ridacchiò nervosamente della sua stessa tensione.
“Pronto, casa Elric”
“Alphonse? Buonasera”
“Oh, buonasera, Taisa Mustang! Che piacere sentirla”
“Grazie, anche se so che stai mentendo. Immagino di averti
svegliato, vista l'ora”
“No, no, affatto. Stavo sentendo la radio mentre mettevo
apposto. Aveva bisogno di qualcosa?”
“Tuo fratello dorme? Te lo dovrei rubare per pochi
minuti”
“Spero proprio che dorma, Taisa”
“Perché? Ha ancora la febbre?”
“Sì, e non vuole saperne di starsene buono a
letto”
“Mi dispiace per te, Alphonse, non deve essere facile badare
a quel fagiolo isterico di tuo fratello. Senza offesa, eh!”
“Bhè, mica ha chiamato me fagiolo isterico...”
“CHI SAREBBE L'ESSERE COSI' MINUSCOLO DA DOVER
USARE LA SCALA PER ANDARE A LETTO?!”
“Niisan! Che ci fai ancora in piedi? E che facevi,
origliavi?”
Roy ridacchiava divertito all'altro capo del telefono.
“Non ho fatto nulla di male, io! Tu invece che facevi,
complottavi con il nemico?”
“Taisa Mustang? E' la sua sera fortunata, per così
dire. Le passo mio fratello.”
“Grazie, Alphonse”
La cornetta passò dalle mani di Al a quelle di un certo fagiolo isterico.
“Che vuole?”
“Buona sera anche a te, Acciaio”
Edward poteva sentire il tono ironico dell'altro anche attraverso la
cornetta.
Avrebbe quasi giurato di poter vedere il suo ghigno così
fastidioso.
“Faccia meno lo spiritoso. Che ha chiamato a fare? Ha
svegliato mio fratello!”
Alphonse pigolò qualcosa che suonò come una vaga
protesta per la sua bugia.
“Tuo fratello mi aveva detto che era ancora sveglio. Mi
dispiace, volevo disturbare te, non lui”
“Sì sì, mi dica cosa vuole e mi lasci
in pace”
“Acciaio, in tutta sincerità, non posso accettare
il tuo rapporto neppure se mi sforzassi di farlo”
“Cos'ha che non va il mio rapporto? E' perfetto!”
“Soprassedendo su vari errori grammaticali, non puoi chiamarmi bastardo d'un colonnello in
un documento ufficiale!”
“Perché no? E' scandaloso che non si
accettabile!”
“Scandaloso è il fatto che tu l'abbia
scritto”
“E comunque non poteva dirmelo domani? Ho preso tre giorni di
ferie! Il rapporto glielo porterò giovedì in ogni
caso”
“Infatti avevo chiamato fondamentalmente per scassati le
scatole, Mame-chan”
“Certo, certo... EH?? FAGIOLO A CHI, BASTARDO D'UN
PIROMANE?!”
“Ora vado, Mame-chan, non mi piace far aspettare le mie
donne”
“STA SCAPPANDO, BASTARDO?”
Il segnale di libero rispose con un anonimo Tu Tu Tu...
Edward avvertì l'aria farsi decisamente più
pesante.
Oh-Oh...
“Al, posso spiegarti!”
“Spiegarmi cosa, stupido Niisan? Perché hai
insultato il Taisa? O perché hai scritto quello che hai
scritto in quel rapporto? O forse perché non stai ancora
dormendo?”
Edward si fece piccolo piccolo.
Avrebbe potuto giurare di aver scorto dei bagliori rossastri negli
occhi azzurri del fratello.
“E prega che le tue scuse siano convincenti, Niisan”
“Ehm... Sì, ecco, io... bene, io...”
“Tu cosa?”
“Io, bhè, io... vado, sì”
Edward si sentì la schiena perforata dallo sguardo
decisamente irritato
del fratello.
.:*^*:.
Alphonse sorrise compiaciuto.
Finalmente dormiva!
Entrò in camera in punta di piedi, per non disturbarlo.
Nella penombra della stanza poteva scorgere la sagoma del fratello
dormire abbracciato al cuscino, con i capelli sciolti che gli coprivano
il viso.
Muovendosi piano, con cautela, Alphonse si infilò sotto le
coperte, appoggiando un braccio sul fianco del suo Niisan.
Finalmente...
Peccato che, da dove si trovava, Alphonse non potesse vedere la buffa
linguaccia del pupazzo con le sembianze di Edward, fresco di
trasmutazione.
.:*^*:.
Edward era avvolto dall'oscurità più fitta.
Mannaggia ad Al e alla
sua mania di abbassare completamente le serrande!
Ma non poteva accendere la luce, o indicibili sofferenze l'avrebbero
atteso.
Se l'avesse beccato
Al... Non voleva neppure pensarci.
Ecco il suo obbiettivo, sapeva che era lì, anche se non lo
vedeva. Ne aveva memorizzato la posizione.
L'anta del frigorifero
si aprì silenziosamente.
Eccolo lì, davanti a lui! Bastava allungare la mano! Sarebbe
stato suo, finalmente!
Le dita di Ed si chiusero sulla confezione di gelato al cioccolato e al
pistacchio che aveva comprato Al quella mattina.
Ignorando tutte le comuni regole della buona educazione (ma sapeva della loro esistenza,
almeno?), infilò il cucchiaino direttamente
nella confezione.
Ed il tutto rigorosamente al buio.
Edward si stava appunto gustando il suo gelato (il cioccolato poteva curare i
mali dell'umanità, poco, ma sicuro) , quando
ecco che un brivido gli corse lungo la schiena.
Si sentiva osservato.
All'inizio non diede peso alla cosa; e sarà colpa della
febbre, e poi Alphonse non poteva essere lì o l'avrebbe
già afferrato per le orecchie.
Si, sarà la
febbre.
Un altro brivido.
Qualcuno aveva
calpestato la sua tomba?
Peggio! Per
un attimo gli era parso di scorgere un lampo giallo.
Un suono morbido, seguito da un fruscio, risuonò nel
silenzio.
Edward rimase immobile, col cucchiaino a mezz'aria ed il gelato che
gocciolava sulla superficie liscia del tavolo.
Ma lui non aveva paura,
assolutamente, no.
Era un Alchimista di
Stato, lui, un tipo tosto insomma.
E per di più
era anche il fratello maggiore, doveva essere coraggioso e dare
l'esempio.
L'ennesimo fruscio fece sussultare Edward.
Vabbè, magari
l'esempio l'avrebbe dato un'altra volta, tanto suo fratello non era
lì, no?
Bhè, allora
poteva pure scappare.
Edward si alzò dalla sedia, facendo attenzione a non fare il
più piccolo rumore.
Due occhi malevoli e diabolici lo scrutavano avvolti
dall'oscurità.
Il grande Alchimista d'Acciaio per poco non morì di crepa
cuore.
Ed il gelato terminò la sua breve esistenza sul pavimento
della cucina, con un “plof”
attutito come unico requiem.
Sia ode al gelato al cioccolato e pistacchio.
A dir la verità, Edward non si stava interessando
particolarmente alla cosa, anzi, era paralizzato dagli occhi del mostro.
Indietreggiò piano, fino alla porta, cercando a tentoni
l'interruttore della luce.
E al diavolo il fatto
che il suo Niichan si potesse svegliare!
Click.
Nella luce soffusa della cucina, osservò il “mostro”
lappare educatamente il gelato caduto sul pavimento.
“Miao!”
“ALPHONSE!”
.:*^*:.
Stupido, stupido, Niisan!
Non solo si era alzato di nascosto per mangiare del gelato (peggio dei
mocciosi!), ma l'aveva svegliato.
E cosa bene più grave, aveva spaventato Minù.
Poverina.
Che razza di fratello aveva: un barbaro!
Per non parlare delle condizioni della cucina! Sembrava ci fosse
passata una mandria di bufali, ed invece era solo colpa del suo
Niisan.
Ma questa volta gliel'avrebbe fatta pagare, poco ma sicuro.
Alphonse già architettava crudeli vendette, allo scopo di
riscattare l'affronto subito, che consistevano quasi sempre nel
ricordargli la sua statura...
ridotta.
“Eddai, Niisan, scusami! Non lo faccio
più!”
Alphonse si sentì un po' meno sicuro dei suoi intenti
bellici nei confronti del suddetto barbaro, alla vista di un Edward
imbarazzato e con la stessa espressione di un cane bastonato.
“Ok, ti perdono...”
“Grazie, Niichan!”
“...ti perdono, se ripeti con me questa frase: io, Edward Elric ho la stessa
intelligenza di un fagiolo”
“Ma, Niichan!”
“Su, caro mio, o ripeti questa frase, o ti prenderai cura di
Minù per il prossimo mese”
“Ah! A proposito di Minù... Cosa diavolo ci fa in
casa nostra?!”
“Fa compagnia a Fiocco di Neve”
“Fiocco di Neve?!”
“Sì, è della stessa cucciolata di
Biondo”
“Biondo??! Ho paura di chiederlo, ma quanti gatti ci sono in
questa casa?”
“Non tanti...”
“Quanti?!”
“E' solo una cosa provvisoria, Niisan...”
“Taglia corto, Al. Quante palle di pelo stanno mangiando a
scrocco in questa casa?”
“Solo sei”
“Sei?!”
“Sì, Minù, Fiocco di Neve, Biondo,
Romeo, Matisse, e Antonio”
“Ah, sì? Quale gatto non si chiama Antonio al giorno
d'oggi...”
“Davvero?”
“Al, ti voglio bene, ma, ecco non so come
dirtelo...”
“Cosa vuoi dirmi, Niisan?”
“... Niente, Niichan”
“Ah! E poi, oltre ai gatti, abbiamo anche un canarino: Fabio
Massimo”
“...”
“Ma, Niisan! Stai cercando di distrarmi, per caso? E'
tardissimo, devi andare a letto!”
“Ma sono solo le due, più o meno!”
“Mica ho cinque anni, Niisan, lo so leggere un orologio!
Guarda anche tu: qui c'è una lancetta sul tre e una sul sei.
Lo sai cosa significa, stupido Niisan? Che sono le tre e mezza,
ecco!”
“... Bhè, non a caso avevo detto più o meno...”
“...”
“Dai, Niichan, non fare quella faccia!”
“...”
“Ti va di vedere un film insieme?”
“...”
“Spuntino, magari? Dovrebbe esserci ancora un po' della torta
che ci aveva portato la signora Glacier...”
“...”
“O forse preferisci qualcosa da bere? Del the?”
“Niisan.”
“Sì, Al?”
“Niisan.”
“...Inizi a spaventarmi, Al”
“Non iniziare a spaventarti; inizia a correre”
.:*^*:.
Insomma, quella notte venne ricordata dai vicini di casa come la “notte degli
schiamazzi”, basta chiederlo alla signora
Houghton, l'amministratrice del palazzo.
E mi raccomando, sopportate i suoi discorsi sulla maleducazione dei giovani d'oggi:
siate educati, inizia ad avere una certa età.
E se, casomai, vorreste rileggere l'intera cronaca della vicenda, la
caserma dei carabinieri dovrebbe avere ancora il verbale di una certa denuncia per schiamazzi notturni.
Ma diamo un'ultima occhiata in casa Elric, ormai è passato
un giorno.
Il ragazzo con i capelli biondi, scuotendo teatralmente la testa ed
imprecando per la sconsideratezza del fratello, sta cercando nella
credenza delle medicine per abbassare la febbre.
Assurdo, mettersi a
correre così, in piena notte poi!
Menomale che c'era lui a
badare al fratello.
Con un bicchiere d'acqua in una mano e le medicine nell'altra, si
affaccia in camera da letto.
L'altro Elric sta rannicchiato sotto le coperte, e solo un ciuffo di
capelli biondi fa capolino tra le lenzuola.
Menomale che sta
riposando.
Ma deve prendere la
medicina; purtroppo si sarebbe dovuto svegliare.
“Alphonse! E' l'ora della medicina”
Alphonse si affaccia dalle coperte, rivolgendo uno sguardo piuttosto
scocciato al fratello.
“Niisan, perché mi hai portato delle pasticche per
il mal di macchina?”
“...”
“Niisan?”
“Devi guarire, Al”
“Non ho mica il mal di macchina, eh!”
“...Ora! Magari poi ti viene, no? Meglio prevenire che
curare”
“...”
“Al?”
“Di la verità, Niisan, non ci arrivavi al ripiano
delle aspirine, eh?”
Ebbene sì, al signora Houghton è una di quelle
persone che sanno tutto di tutti, capaci di memorizzare ogni singolo
pettegolezzo, per tirarlo fuori al momento meno opportuno.
Piuttosto fastidioso, sì.
E, per dirla tutta, è stata eletta amministratrice del
condominio soltanto perché era stata l'unica a candidarsi.
Eppure, la signora Houghton ancora si chiede perché questi
ragazzacci d'oggi debbano gridare di prima mattina.
Contro dei fagioli, poi!
Mhà.
FINE
Ok, lo ammetto anche questa era nata come drabble, ma
è decisamente degenerata! xD
E poi nella mia testa era in tutt'altro modo! Tutta colpa di greco:
è una materia troppo soporifera per prestare attenzione.
Bhè, che dire? Spero vi piaccia! ^_^'''
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