Nota
per coloro che non seguono i fumetti (magari solo il film, i cartoni, o
hanno interrotto anticipatamente la lettura o cominciato dopo gli
eventi narrati in questo Crossover in universo alternativo).
In House of M,
la maga e mutante Scarlett (figlia di Magneto) ha alterato la
realtà in modo che tutti i suoi 'amici' possano vivere la
vita che hanno sempre desiderato (accontentando loro, si sente
autorizzata a coltivare la propria illusione genitoriale).
In questo universo, Logan è il nuovo Fury (anche se per
cacciare le visioni si dà all'alcol e alle droghe), Mistyca
il suo secondo e la sua amante... In realtà di Remy e Rogue
non abbiamo alcun dato. Ipotizzo tutto io (perché
sì!). Ma potendo... ecco come andrebbero le cose.
Il rating è arancione per il semplice motivo che,
sì, finiranno per farlo (sono tre capitoli e sarà
un crescendo), ma non sarà un racconto hard (anche se
all'inizio i due mi avevano spaventata con minacce in quel senso).
Penso che l'arancio possa bastare.
Buona lettura.
Questi
personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stan
Lee, Chris Claremont, della Marvel, Marvel studio, Walt Disney Pictures
e tutti quelli che mi posso essere dimenticata; questa storia
è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.
I stole your love.
Finalmente sono nel pianerottolo del mio appartamento. La settimana
è stata pesante. E siamo solo a mercoledì. Ho
passato tre giorni pieni a inseguire il mio capo, l'uomo che considero
un padre, un fratello, un amico e un confidente.
Logan,
la mattina di lunedì, ci ha lasciati.
Non nel senso tragico del termine: è semplicemente scappato.
All'inizio avevamo dei dubbi sulla sua fuga ma quando l'abbiamo beccato
alla Torre Stark che delirava... beh... è stato
inequivocabile.
Mystica, la mia madre adottiva, la mia superiore e la donna di Logan
ritiene che sia impazzito. Pare che la mattina in cui tutto
è cominciato sia scappato dal loro letto, farneticando sulla
realtà che non era come doveva essere. Prima di lanciarsi
nel vuoto dall'Helicarrier, dritto nel cuore della città.
Trovo
le chiavi con un gesto automatico e cerco di infilarle nella toppa
della serratura.
Logan
che scappa e noi dietro come cani a cercarlo, a cercare di fermarlo, di
parlargli, di farlo ragionare. Ma non c'è stato nulla da
fare. E' il migliore in quello che fa.
Così, dopo tre giorni in cui tutti, nella squadra, non
abbiamo visto un letto che per poco più di un ciclo R.E.M. e
toccato cibo se non per una quantità tale da coprire a
malapena il fabbisogno per la giornata di un bambino depresso e in
stato comatoso, il colonnello Shaw ci ha obbligati ad allontanarci dal
luogo di lavoro. D'altronde, venivamo da un'altra mezza settimana
intensa, una missione snervante e massacrante e già al
momento del fatto non eravamo nel pieno della lucidità. Ora,
la nostra squadra è quanto di meno professionale possa
esserci sulla Terra.
Sbuffo
nervosa: la chiave continua a scivolarmi mentre cerco di imbroccare la
fessura al buio, dato che le luci si sono già spente e non
ho voglia di allontanarmi dalla soglia per riaccenderle.
Shaw
ha ragione: non siamo svegli, sragioniamo e ci azzanniamo tra noi.
Siamo esausti.
La giustificazione è molto semplice, in realtà.
Più della stanchezza è il voltafaccia
incomprensibile del nostro capo ad averci destabilizzati.
Abbiamo cercato di pensare come lui, di esaminare i luoghi dove lui
sarebbe andato. Ma nulla. Logan non si comporta secondo nessun
parametro a lui riconducibile. Sembra un'altra persona. E la cosa ci
spaventa. Perché, in fondo, siamo come una famiglia. Si
potrebbe parlare di nepotismo, ma lavoriamo dannatamente bene, assieme.
Io, Nightcrawler, Mystica, Logan, Toad e la Sapiens geneticamente
potenziata Jessica Drew
La
chiave trova, infine, il suo alloggio e io giro la maniglia senza tanti
complimenti.
A
volte, la vita allo S.H.I.E.L.D. è davvero tutt'altro che
semplice. E' contorta, caotica, imprevedibile. Come ci si
può costruire una famiglia con questi presupposti? Quando
rischi la vita ogni dannato giorno? Non c'è da sorprendersi
se le coppie di colleghi sono la maggioranza e se i figli lavorano
nello stesso luogo dei genitori. Certo, non credo che nessuno vorrebbe
che il proprio figlio facesse questa vita. Ma quando cresci in un
ambiente così affiatato, cameratesco, in cui tutti si
conoscono e tutti hanno gli stessi problemi, diventa difficile tagliare
i ponti. C'è una certa bellezza nostalgica nelle nostre
divise, nei nostri riti, negli odori, nei luoghi, nelle musiche che
accompagnano e scandiscono le nostre giornate, nel vedere e vivere
– e non da turisti – luoghi diversi e non farne mai
parte. E' qualcosa che, credo, nessun'altra professione può
darti. E che, difficilmente, qualcuno potrebbe realmente capire.
Per questo il comportamento di Logan ci suona così alieno.
Ci sono state, certo, come in tutte le professioni, i bravi e i cattivi
comandanti, i traditori e quelli ligi al dovere. Ma James Howlett
è l'esempio per tutto il nostro corpo armato, una legenda
vivente.
Sguscio
all'interno senza un emettere il minimo rumore. Deformazione
professionale. Sono esausta eppure ancora carica d'adrenalina. Avrei
voglia di... non lo so... di fare qualcosa, qualsiasi cosa. Ma mi
è stato impedito.
Allungo la mano a dove so che si trova l'interruttore, mentre poso a
terra il mio borsone. Invece del pulsante, però, incontro la
morbida resistenza del calore di una mano. Sarò piena
d'adrenalina ma non sono lucida. Per niente. Non gli è
difficile piegarmi il braccio dietro la schiena, costringermi col volto
contro la parete mentre con la mano libera mi copre la bocca e col
corpo mi schiaccia al muro.
Reagisco d'istinto, che vedrebbe una persona normale cercare di
togliersi una delle due mani di dosso. Mi sta così vicino
che anche per me, ridotta come sono, è estremamente facile
assestargli, in un'immediata risposta, una gomitata alla bocca dello
stomaco che lo piega in due per il dolore. Senza riflettere, il mio
corpo sta già agendo e avverto appena il movimento d'aria
sollevato dalla mia treccia mentre mi volto. Ha beccato male: un'agente
S.H.I.E.L.D. è l'ultima persona da aggredire. Mi volto,
facendo perno su una gamba mentre l'altra falcia l'aria. Avverto di
aver colpito in pieno il mio aggressore e prima che frani a terra, ho
già acceso la luce.
“Sei impazzito!” Sbraito riconoscendolo all'istante
mentre lui si rialza da quella posa plastica che assume sempre, dopo
ogni caduta. “Cosa sarebbe successo se non mi fossi
trattenuta, perché troppo stanca?”
“Ah, ma Chére...” sospira e non capisco
se è sollievo o irritazione “Questa è
casa mia...” sorride ma il gesto non raggiunge gli occhi:
è preoccupato e io ho appena versato benzina su quanto deve
aver pensato mi fosse capitato.
“Non è casa tua!”
preciso, cercando di ignorare il senso di colpa.
Tre giorni che non dormo e non mangio decentemente. Ma sono almeno sei
che non rientro.
“Giusto...” risponde condiscendente.
“Dobbiamo smetterla di vederci così,
dolcezza”
“Lo credo anch'io...” replico sbottonandomi la
giacca a doppio petto tricolore. Me la tolgo di dosso quasi con rabbia
e la butto su una sedia un paio di metri più in
là, in cucina, e mi dirigo verso il bagno: ci mancava solo
lui.
“No no no, Marie...” dice con fermezza afferrandomi
per il gomito. “Va a cambiarti mentre io ti preparo
l'acqua...”
Senza rispondergli, imbocco il corridoio che porta alla zona notte. Non
fa domande. Non ne fa mai. Lo apprezzo. Davvero. Non so cosa farei a un
uomo anche minimamente più curioso di lui. Eppure
è chiaro che è roso dalla preoccupazione,
dall'ansia e dalla curiosità. Giustamente.
Ritorno in bagno con indosso solo la biancheria e, in una mano, un telo
per asciugarmi, il pigiama e la biancheria pulita.
Lui è lì, seduto sul bordo della vasca,
l'avambraccio immerso a metà nell'acqua saponata per
controllarne la temperatura, la camicia rimboccata fin sul gomito. Il
rombo prodotto dal rubinetto aperto a piena potenza copre gli eventuali
rumori che potrei produrre entrando.
Ora che mi permetto di osservarlo, ha profonde occhiaie sotto quelle
fessure che ha per occhi: di solito sono due tizzoni ardenti e ora
sembrano come congelati sotto strati di neve. Una stretta mi prende
all'altezza dello stomaco.
Per sei giorni non ha avuto mie notizie, per sei giorni si è
domandato cosa mi fosse successo. Per sei giorni non ho avuto testa di
chiamarlo.
Posso solo immaginare l'angoscia... non so se voglio sapere davvero
cosa ha provato. Mi sarebbe così semplice. Una carezza, un
bacio. Non se ne accorgerebbe nemmeno.
“Scusami...” inizio sedendomi accanto a lui
“Devi aver pensato che fossi morta in missione...”
cerco di abbozzare un sorriso ma mi esce una smorfia patetica.
“Ho sentito che c'è stato un po' di movimento, nei
quartieri alti...”
replica, apparentemente indifferente. “E' un bene che non
abbia lasciato il giro.. lo S.H.I.E.L.D. è abbastanza parco
di informazioni...”
“Quindi sai tutto?” domandò, sollevata
“Sì...” dice allungando il braccio alla
mia spalla nuda per tirarmi a se. Lo lascio fare: ho bisogno di questo
abbraccio. Improvvisamente, sento tutta la stanchezza.
“L'acqua è pronta... riposa... posso solo
immaginare cosa sia successo dopo... la partenza di
Logan...” dice alzandosi per lasciarmi un momento per me,
prima di continuare col terzo grado.
“Remy...” lo trattengo e lui mi tira a
sé. Gli cingo la vita, la guancia poggiata sul suo addome
contratto, le sue mani che mi carezzano i capelli e piano sciolgono la
treccia rigida in cui costringo i miei capelli bicolore quando sono in
servizio. Dopo un minuto passato così, in silenzio, mi alzo
e mi spoglio, pronta a immergermi nella schiuma soffice e nell'acqua
bollente sottostante. Lui fa due passi per andarsene ma, giunto sulla
soglia lo richiamo. “Fa il bagno con me... recuperiamo un po'
di tempo”
Lui si ferma e si volta. Stira un sorriso stanco “Ci
vorrà ben più di un bagnetto per recuperare sei
giorni di lontananza totale... e la tua totale mancanza di buon
senso.” replica ma si toglie la camicia, già
sbottonata sul petto, come fosse una maglietta.
Mi immergo per bagnare anche i capelli e quando riemergo, probabilmente
simile a un barboncino, con tutta quella schiuma sulla testa, lui si
sta immergendo con cautela alle mie spalle.
“Sembrava meno calda...” impreca
“A me piace così...” replicò
abbandonandomi al suo petto come fosse un cuscino. “Cosa hai
fatto mentre non c'ero?”
“Nulla di che... il solito...” risponde prendendo a
massaggiarmi la base del collo con frizionamenti sicuri e precisi
mentre io mi lavo i capelli.
“Remy!” sibilò infastidita
“Gelosa, Chére?” domanda senza sollevare
lo sguardo dal suo lavoro
“Allarmata
è un termine che si avvicina di più...”
Mette il broncio, non è la risposta che voleva sentirsi
dire, lo so. “Ho cercato di farmi arrestare. Da un'altra
agente governativa... forse la conosci... bionda, costume succinto..
una sapiens...
una genezero...”
Parla di Miss Marvel. Una delle poche super-umane che, con le sue gesta,
si sia guadagnata il rispetto dalla comunità mutante al
potere. E una delle poche persone con cui ho avuto ripetuti e violenti
scontri. Ci odiamo reciprocamente, a pelle, anche se, generalmente,
evitiamo incontri-scontri diretti. E, nonostante questo,
è come se una togliesse l'aria all'altra, letteralmente.
“Una Sapiens, eh... quella
Sapiens...” replico, piatta.
“E' un gran bel vedere... dovresti concordare...
Sai...” aggiunge prima che possa riempirlo di insulti
“... mi sentivo solo... e mi mancava essere arrestato da un
agente governativo... dici che qualcuno prima o poi inizierà
a notare una certa ricorrenza tra le mie incarcerazioni e i tuoi
interventi?”
“Abbiamo altro a cui pensare che non i tuoi patetici
tentativi di distrarmi dal mio lavoro...” replico con
più acidità di quanto vorrei.
Avrebbe ogni ragione di essere offeso: gli sputo addosso questo dopo il
suo essere sempre a mia totale disposizione. E c'è anche il
fatto che non mi son fatta viva per giorni.
“Certo, il fatto che viva con un ladro non getterebbe una
bella luce sul mio CV... Ma né Logan né Mystica
ne farebbero una questione di Stato... visti i loro trascorsi di
mercenari...”
“Tuo fratello non approverebbe, credo...” aggiunge,
quasi sovrappensiero.
“Kurt può farsi una vita sua...”
rispondo stanca “Sono io che ti ho sposato, non lui,
né loro...”
“Indirettamente faccio parte della sua famiglia”
Sarà anche un ladro, ma ha un buon cuore. Non perde
occasione per difendere il mio strambo fratello dall'aspetto demoniaco.
“E tu di quella di un demone...” ribatto per non
essere da meno e dare, idealmente, ancora in testa a Kurt.
“E tu di quella di uno scienziato pazzo” risponde
lui. A quella osservazione non posso replicare nulla. Lascio perdere
quest'inutile discussione e torno ad allungarmi
nell'acqua.“Inoltre, credo che Mortimer abbia un debole per
te. Gradirei marcare il territorio... e schiacciare quel
rospo!”
“Toad? Ma per piacere...” replico divertita
“Ridi ridi... non hai idea di come possa starci... lui ti
vede tutti i giorni. Io no. Forse usate pure gli stessi spogliatoi in nome del supremo spirito di corpo... E' molto brutto essere tagliato
fuori..”
“Ti prego... Toad...” sto ancora ridendo. Non
è possibile che sia geloso. “E poi non parlare
come un maschio alfa a una femmina incapace di ragionare...”
replico “Lo stipendio lo porto a casa io, ti
ricordo”
“Se facessi una vita più tranquilla, potrei anche
lasciar perdere il furto...”
“A proposito di furto... perché mi hai aggredita,
prima?”
“Pensavo fossi un ladro... hai armeggiato troppo, rispetto al
solito, sul cilindro della serratura. Se non fosse stato per il tuo
profumo avrei potuto spezzarti il collo: sei entrata furtiva... troppo
silenziosa. ”
“Ho imparato a muovermi
dal migliore...” lo provoco con cattiveria reclinando la
testa sulla sua spalla.
“Marie...” sospira lui chinandosi sulle mie labbra
in risposta “Senza tener conto che non si ruba in casa di un
ladro...” dice a mo' di rimprovero, come se stuzzicare
l'altro fosse solo una sua prerogativa “Il furto è
una forma d'arte incompresa... e ci sono cose che non vanno violate. E
il domicilio di una dei più begli agenti governativi
è nella lista delle cose da evitare...”
“E cos'altro comprende questa lista?”
“Tu”
“Io so badare a me stessa...” rispondo divertita
trattenendo uno sbadiglio. Potrei uccidere col mio tocco, se solo
volessi.
“Possiamo cambiare argomento? Mi dà terribilmente
fastidio solo l'idea...” dice, mentre le sue mani si spostano
dal collo ai fianchi per poi risalire al seno e la sua bocca si posa
sul mio collo.
“Scusami per averti aggredito...” dico in un
sospiro, reclinando il capo per baciargli, a mia volta, la base della
mascella.
“Sei sicura...?” lo sento fermarsi, incerto. La
domanda di certo non riguarda le mie scuse: sa che se non direi mai
nulla di cui non fossi pienamente convinta “Sei
stanca...”
Grugnisco qualcosa che vorrebbe essere una risposta affermativa. E'
vero, sono stanca e sento le palpebre pesanti.
Ma, forse, si tratta solo del piacere che mi regalano le sue attenzioni.
X - X - X - X -X - X -X - X -X - X -X - X -X - X -X - X -X - X - X
Eccoci qui... spero che il delirio pre-tesi vi sia piaciuto: l'universo
di House of M
è l'unico in cui ste due povere anime possono davvero
combinare
qualcosa (o in cui, cmq, Rogue possa toccare qualcuno a piacere.. a
parte la versione The
End... non è l'universo in cui tutti i
desideri sono realtà?).
Come
Logan ha avuto le sue visioni prima di ricordare la realtà
d'origine e
fuggire alla follia che viveva, vedremo che anche Rogue (nel fumetto
è
una delle poche persone che riescono a far rinsavire) ha questi dubbi
su una vita altra... ma non vi dico altro o vi rovino la sorpresa.
Ci risentiamo tra una settimana mentre, nel frattempo, proseguono le
vicende de L'ira degli
eroi.
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